La Storia di Torre del Greco
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TORRE  CINQUECENTESCA
E  SEICENTESCA.
L'ESTENSIONE  DELLA CITTA', 
LA COMUNITA' DEI CITTADINI, 
IL  GOVERNO, LE  ARTI  
E  I  MESTIERI,
LA  PESCA  del  CORALLO.
L'ECCEZIONALE BENESSERE 
E  LE  GRAVI SVENTURE.
LA  LENTA  RIPRESA.

Fra i secoli XVI e XVII il territorio di Torre del Greco era molto vasto confinando con Resina, Torre Annunziata, Scafati, Somma, Ottaviano e Trecase, borgo, quest'ultimo, che era stato fondato dagli stessi torresi e poi si staccò perché venduto (1). La città si estendeva dal mare verso l'interno ed era divisa in cinque quartieri, cioè quelli di Capo La Torre dalla porta d'ingresso da Napoli al largo ove era la nuova Chiesa di S. Croce, diventata Parrocchia nel 1517; di vico del Mare col Castello, la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, la Fontana e il Vaglio; del Borgo o Casale nuovo con la via del Borgo (attuale Corso Umberto) e vicoli adiacenti, il Rio (Via XX Settembre), le Chiese del Carmine e di S. Giuseppe alle Paludi; di Malafronte dal Borgo all'Orto della Contessa, Via Piscopio e vicoli Trotti; di Falanga tra Via Piscopio e S. Croce. Contava altre Chiese (il Balzano nel 1688 ne enumera in tutto 18) fra cui S. Maria dell'Ospedale, l'Assunta, Madonna delle Grazie, l'Annunziata, S. Maria del Popolo, S. Teresa, la Madonna del Principio, S. Maria del Pianto, conventi, un ospedale civile dipendente dagli Incurabili di Napoli, la fontana pubblica sotto il castello, un forno pubblico, una calcara, un medico condotto per i bisognosi, un maestro elementare per l'istruzione pubblica (ma c'erano anche maestri privati e preti che insegnavano a pagamento, in casa propria).
Ebbe dal Viceré Perafan de Ribera (1559-1571) le torri di Bassano e delle Mortelle per l'avvistamento delle navi barbaresche e la sistemazione della strada Regia verso Torre Annunziata. C'erano inoltre professionisti (avvocati, notai, medici, speziali, levatrici), artigiani e commercianti come i calzettai che confezionavano calze di seta e di cotone a maglia su telai e, uniti in confraternita, possedevano una Cappella propria in S. Croce.
Superati poi dalla concorrenza delle donne applicatesi allo stesso mestiere, i mastri d'ascia, i bottai, i mugnai, i muratori, i panettieri, i macellai, gli osti, i maccheronari, i


  Veduta di Torre del Greco, con la Parrocchia di
 S. Croce (al centro) e il Castello (a sin. in basso).
     Stampa seicentesca pubblicata in "Parrino"
               Guida di Napoli e dintorni 1709.

vermicellari, ecc. Numerosi anche i pescatori di pesci e di corallo. La pesca del corallo già praticata dal secolo XIII da provenzali, catalani, liguri, pisani e siciliani sulle coste mediterranee e dai torresi presso Ponza, la Sardegna e la Corsica, con apposite barche dette Coralline nonostante i pericoli dei barbareschi, procurava da vivere ad altri (1). Il Pio Monte dei Marinai, associazione benefica cittadina nata nel 1615, soccorreva Marinai e pescatori in caso di bisogno con denaro, viveri, medicinali, doti nuziali e riscattava i marinai caduti nelle mani dei barbareschi. L'agricoltura, affidata ai coloni, era molto prospera, tanto che riforniva i suoi prodotti alla capitale: soprattutto uva pregiata per il vino greco, olive per l'olio di frantoio, ortaggi, verdure, frutta (particolarmente le albicocche, dette grecamente "crusòmmele", da crusos = oro e melon = pomo). Diffuso anche l'allevamento del bestiame. La comunità dei cittadini era detta Università e, per la sua vicinanza a Napoli, godeva, come già detto, degli stessi privilegi di questa (anche Resina e Portici con Cremano erano Università). Il governo era tenuto da un governatore napoletano e dottore proposto dalle tre Università e nominato dal Viceré, che restava in carica per un anno e doveva rispettare le regole in uso; vi erano gli Eletti del Popolo, in numero di cinque, quanti era no i quartieri della città, che venivano scelti ogni anno con pubblico parlamento nel largo S. Croce e intervenivano a salvaguardare gli interessi del popolo (contratti, introiti e spese, prezzi degli alimentari); inoltre, dal 1674, dodici cittatini Deputati, scelti ogni tre anni tra i diversi ceti, controllavano l'opera degli Eletti e concorrevano al buon andamento dell'amministrazione impedendo intrighi,e corruzioni ai danni del popolo.

1) F. Balzano: op. cit. pag. 58-63; S. Loffredo: op. cit. pag. 363-381.
2) F. Balzano: op. cit. pag. 57; S. Loffredo op. cit. pag. 29 e 30.