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ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri... ».
Ciò accadeva nel 1906. Dopo due grandi guerre la situazione era immutata, se non peggiorata. Ricordo con amarezza le angherie umilianti che i tipografi, capi di famiglia, dovevano subire a salvaguardia del posto di lavoro. Oggi, grazie a Dio, tutti i tipografi dipendenti hanno riscattato diritti e dignità, sebbene, in diversi casi la pizza degli abusi si sia rivoltata. Questo dimostra che non esistono categorie o classi buone o cattive, ma che la benignità e la malvagità sono delle condizioni mentali presenti in ogni uomo, e che insorgono secondo la posizione che si detiene, in base a quale lato si tiene il coltello. L’homo homini lupus di Plauto, quindi di Hobbes, e l’estremizzazione di una cruda realtà, anche se oggi alla luce della psicanalisi si tende, se non a giustificare, a capire i meccanismi di difesa-aggressione dell’uomo. Perdonatemi il tono messianico, il dare sempre l’impressione di correre

sul filo della bravura e della filantropia, ma devo riportare un proverbio della raccolta di Annarosa Selene: Ci vuole un coraggio da leone per astenersi dal fare violenza ai deboli.
GIORGIO, AVANGUARDISTA AUTENTICO

Quando ripenso a Giorgio, vero maestro del colore, esperto di grafica artistica da riproduzione, mi prende il magone. Rimembro i tempi andati del dopoguerra, quando noi ragazzi campani venivamo coinvolti nei mestieri improvvisati dei grandi. Una volta tentai di fare il madonnaro: fu un disastro, la pittura non faceva al caso mio. Infatti non ho mai capito la pittura di Giorgio.
Amavo il suo entusiasmo, il suo credere ciecamente alla sua opera. Diceva che nelle sue super- avanguardistiche tele vi era concentrata tutta la travagliata storia di Napoli, un popolo clown. Ricordo Giorgio nella sua grossa mole fisica, quando fece saltare la serratura della porta d’ingresso di Via Purgatorio con una spallata. Si difese subito dicendo che la nostra è un’epoca disonesta, perché fanno le porte di ricotta... «Desidero cento visita – aggiunse - Luì, me li devi consegnare ieri».