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corrige è in disuso. I libri sono lo stesso zeppi di errori, ma data la società consumistica, chi volete che esibisca un documento di prodotto guasto al posto del certificato di garanzia?. Il sottoscritto, ad esempio, non utilizzerà l’errata corrige, altrimenti dovrebbe stampare un secondo libro a mo’ di note esplicative, tanti sono, probabilmente, i refusi, per non dire le... antipedanterie.
A Napoli vi sono diverse tipografie editoriali, senza dubbio di numero parecchio inferiore a quelle del nord industriale. I complessi tipografici meridionali producono diversi libri, specie i testi scolastici. Alcune minuscole tipografie artigiane, pure, talvolta, si cimentano in questa operazione. E’ il caso mio, ad esempio. Molti di noi sprovveduti, però, ci avventuriamo, magari senza conoscere a fondo certe regole fondamentali per la realizzazione di un libro. (Ma guarda che si deve fare per essere solidale!). Ma andiamo avanti. In questi casi interviene l’autore che monta le bozze realizzando un vero menabò, il quale servirà da guida al tipografo impacciato. Accade, però, che l’autore spesso non riesce ad ottemperare appieno questo compito per la scarsità

di conoscenza di certe regole grafiche fondamentali. Inevitabilmente viene fuori una pubblicazione alla maniera di Don Antonio.

UN TIPOGRAFO DI CAMPAGNA
Don Antonio è un tipografo di provincia che doveva stampare un volumetto religioso. Mi assicurò che il prete era pipì  e un po’ fariniello e che non ci teneva a fare brutta figura. In più quando si arrabbiava, non potendo essere blasfemo, profferiva le più variegate scurrilità e trivialità da baccalaiuolo o portuale, giustificandosi con la teoria che i peccati veniali sono sfoghi consentiti dal Signore. «Una volta, caro Marittiello, (da noi si vezzeggiano pure i cognomi), solo per scrivere culo, invece di culto, me ne disse tante che mi fece venire la diarrea. E’ vero che in Chiesa ridevano tutti, ma benedetto Iddio, che è il suo capo, urlava: devi fare le mani come i piedi; devono fare ventiquattr’ore di terremoto con te all’epicentro; tu non morirai nel letto tuo, disgraziato, ciuccio matricolato; figlio di una meretrice (forse credeva che la buonanima di mia madre vendeva merende...),