Cap. 4 - Pag. 122

Cap. 4 - Pag.123 

soffermeremo via via nel lavoro, il popolo partenopeo, sin dalle letterature romanze, non ha mai avuto molta dimestichezza con l’alfabeto. Apprendeva la storia e l’arte attraverso il teatrino dei pupi, fino alle rappresentazioni popolari della Commedia dell’Arte e il melodramma. Il popolo vesuviano era in cuor suo poeta ed artista e non ha mai attinto direttamente dai canoni della letteratura classica, in primo luogo perché l’analfabetismo, è inutile reiterarlo, nel meridione era quasi totale, in secondo luogo perché il benedetto clima non induce a concentrarsi sulle sudate carte, per dirla col pallido Giacomo che, nel suo soggiorno a Torre del Greco, preferiva l’ombra alla verzura. Il popolo napoletano, più d’ogni altro in Italia, specie in passato è quello che più ha marinato la scuola, forse per l’atavica influenza epicurea delle origini. Proprio i compaesani hanno fatto orecchi da mercante alla estetica crociana. Dalla Serao fino al De Crescenzo attuale la forma non avrà mai priorità sul contenuto. Vedi la canzone napoletana condannata per retorica. Il potere gerarchico dell’espressione letteraria si trincera dietro i virtuosismi dei capiscuola o si  

arrende, tutt’al più, agli sperimentatori avanguardisti, i quali, se hanno fama possono permettersi anche ciò che, fatto da un povero cristo, sarebbe quanto meno oggetto di dileggio. Senza generalizzare, naturalmente, e con tutto il rispetto per i milioni di grandi autori della letteratura. Dice bene il proverbio: Fatti buon nome e piscia a letto, diranno che hai sudato? L’espressione adottrinaria sincera, ma colorita, semplicistica, ma palpitante, è, secondo la letteratura bene, solo zavorra da dopolavoro rionale. Come esistono le classi gerarchiche inferiori cosi si classifica una letteratura non già minore, ma da scandalo. Ma il mio popolo non si lascia condizionare dall’intellighentzia, con buona pace di Croce e De Sanctis, e continua con i premi letterari aziendali o ad alimentare un mercato discografico dove il testo e la musica attingono da moduli frusti e rancidi, ma immortali per chi, per una ragione o per l’altra, non diventa dottrinario e la cui sfera sensitiva risente solo dei canoni impartiti dall’educazione domestica o quella della strada che, in alcuni casi, è l’anticamera della casa, fucina, talvolta, di candidati all’eslege. Sta ’ncopp’ ’a ’na mala strada, oppure: