LE VIE DEL CORALLO - 15

I GIOIELLI BEDUINI

Le ricerche petrolifere in Arabia Saudita hanno portato alla luce graffiti rupestri, databili al V millennio a.C., raffiguranti immagini umane adorne di bracciali, cavigliere, orecchini, pendenti con tratti sorprendentemente affini agli odierni ornamenti delle comunità beduine. L’arida penisola arabica fu popolata per secoli da popolazioni di pastori nomadi la cui precaria economia imponeva d’investire le limitate ricchezze in gioielli d’argento acquistati nei suq, luoghi d’incontro tra la società nomade e quella sedentaria. I loro gioielli sono massicci e spettacolari. Realizzati in argento e impreziositi da ambre, coralli e corniole, sono caratterizzati da pendenti, monete e intrecci di maglie a catena. Bracciali e cavigliere sono solidi e voluminosi, le loro superfici sono incise con segni calligrafici e arricchite da pietre semipreziose. Anelli, orecchini e ornamenti d’acconciatura hanno anch’essi decorazioni in argento, inciso a motivi astratti o ispirati a scritture coraniche. Le donne beduine ricevono i gioielli come dote di nozze che il futuro marito paga al padre della sposa. Alla morte della donna tutti i suoi monili sono venduti o fusi, al contrario delle comunità stanziali, sia rurali sia urbane, che conservano gli ornamenti per generazioni. Tra i beduini, infatti, e considerato sconveniente per la futura sposa ricevere gioielli appartenuti ad un’altra donna. Raramente gli orafi fanno parte di comunità nomadi beduine. Solitamente sono artigiani che seguono il gruppo per soddisfare richieste specifiche, realizzando le diverse tipologie d’ornamento con leghe di metalli meno pregiati per permetterne I’acquisto a un maggior numero di clienti. Oggi i gruppi beduini vanno progressivamente abbandonando la vita nomade. Le tradizioni ornamentali seguono lo stesso declino. La sopravvivenza di queste espressioni artistiche dipenderà dalla capacita della cultura beduina di mantenere viva I’identità etnica.
I motivi decorativi dei gioielli yemeniti definiscono lo stile e la provenienza della manifattura. La granulazione fu la tecnica favorita dalla scuola ebraica per tutta la prima meta del 1900. I pezzi più raffinati mostrano agglomerati di minute e regolari sfere. Per realizzare i minuscoli granuli, che debbono essere poi applicati alla superficie e mantenerne la sfericità a rilievo, occorre una corretta temperatura di fusione del metallo ed un laborioso processo tecnico. Gli artigiani usano anche un insieme di piccole forme geometriche (losanghe, fiori, cerchi) saldate sulla lamina precedente- mente forgiata o, in altri casi, combinate in decorazioni di filigrana e arricchite da granulazione. In questa foggia sono guarnite sia le perle in argento montate in lunghe e pesanti collane dugag, sia gli amuleti, i pendenti e i bracciali, nonché gli elementi in argento che formano le collane lazem e labbeh. L’argento utilizzato dall’oreficeria yemenita e importato oggi in barre dalla Cina, ma per secoli fu utilizzato il metallo recuperato da vecchi ornamenti e dai talleri di Maria Teresa d’Austria. Su una faccia della moneta, del diametro di cm. 4 e del peso di 28 grammi, e impressa I’effigie dell’Imperatrice. Sul retro e coniata I’aquila bicipite austro-ungarica, che ha suggerito il nome arabo della moneta: abu ris- he, ”con le piume”. I talleri furono coniati per la prima volta nel 1751, quando I’incremento dei traffici internazionali fece crescere la do- manda di valuta ad elevato titolo d’argento (I’84o/o). Napoleone li introdusse in Medio Oriente nel 1798 durante la campagna d’Egitto.
La moneta rimase popolare nei secoli seguenti soprattutto tra i mercanti nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa e nell’Impero Ottomano che la reintrodusse in Yemen e Oman, dove

Abito femminile delle comunità beduine con Burgoo, velo copriviso; fascia frontale decorata con un tallero di Maria Teresa d'Austria; collana in argento e corallo ed agata, manifattura yemenita beduina  del XX secolo

Cintura in pelle, argento doratp e corallo, manifattura yemenita del XX secolo



Ornamento per copricapo delle comunità beduine in argento, corallo e agata, manifattura yemenita del XX secolo

continuo ad avere corso legale fino a epoca recente. La data del 1780, anno della morte dell’imperatrice, venne stampigliata su tutti i coni, impedendo cosi I’esatta identificazione degli esemplari più antichi. La popolazione yemenita li conserva oggi sia come fonte di investimento economico sia come elementi decorativi di numerosi ornamenti insieme ad altre monete d’argento, come le rupie indiane.