Indice

Umberto 'u piciavino
di Peppe d’Urzo

Nel registro dei ricordi, "peschiamo" un noto personaggio torrese, che nel suo piccolo, ha contribuito a scrivere alcune pagine della nostra storia e tradizione. Si tratta di Umberto Monile (1911/1980), da Umberto e Maria Geniale.
Sin da piccolo cominciò a vendere pesci su di una carretta, diventando a tredici anni un esperto del mestiere. Convolò a nozze, appena diciassettenne, con Raffaella Nocito. Famiglia più che numerosa con diciotto figli, di cui dodici viventi. Prese, in seguito, un appalto con diversi titolari di "paranze" che si unirono in consorzio con sede in via Spiaggia del Fronte sulla banchina di levante del nostro porto. Qui venivano pescivendoli da tutta la Campania per i dovuti rifornimenti. Gli affari andavano bene...
Partì per il servizio militare a servire la Patria, ma dopo sei mesi fu congedato, avendo a carico la primogenita Maria. Riprese l’attività che aveva momentaneamente sospeso. La guerra aveva un po’ limitato la pesca nel nostro golfo, che divenne obiettivo militare, per cui era molto rischioso portarsi al largo per riempire le reti di pesci. Durante i concitati giorni di permanenza dei soldati tedeschi in città, dopo la resa incondizionata dell’armistizio dell’8 settembre 1943 da parte del governo italiano alle forze interalleate, Umberto fu preso dai militari germanici in uno dei tanti rastrellamenti a Torre.
Fu condotto su di un camion, unitamente ad altri torresi, diretto nel casertano, per essere, poi, inviato nei campi di lavoro in Germania e nei territori occupati dal Terzo Reich. Per fortunosa circostanza riuscì a scappare dal camion, e, dandosele a gambe levate, riparo in zone di campagna e montagne circostanti.

 

Si cibò di quel che trovava, e un po' di uva lo tenne in vita. Dopo cinque giorni di patimento, e denutrito nel fisico, alcuni contadini, vedendolo in questo stato, lo aiutarono e lo rifocillarono. Ebbe cosi l’opportunità di riprendersi e far ritorno verso casa... Con il lento progredire del dopoguerra e con gli alleati a Napoli e province che portarono serena convivenza e cibo per le martoriate ed affamate popolazioni, aprì due pescherie in Largo Santissimo e in via Falanga.
Con tenacia e competenza, allargò l’attività con l’apertura di un deposito ("munnazzero"), facendovi in esso, costruire delle vasche per "capitoni" (anguille, provenienti da Chioggia/VE, di ottima qualità), nei pressi del monumento delle Cento Fontane (cannelle), da cui attingere la preziosa e curativa acqua; molti i pescivendoli che acquistavano i "capitoni", provenienti anche dalla città limitrofe. Negli ambienti dei mercati del pesce in quel di Salerno, lo chiamavano "Albert ’a torre".
Egli era molto conosciuto e rispettato in Campania, Chioggia, Marsiglia (Francia) e Nord Africa; in questi porti andava a comprare il pesce, per poi rivenderlo ai pescivendoli di turno. Tre suoi fratelli avevano altre pescherie: Giuseppe (deceduto) alla 2^ traversa Salvator Noto ("'U vico ’dde carrozze"), Vincenzo in Largo Santissimo e Vittorio (deceduto) in traversa Avezzana.
La sorella Iolanda aveva, invece, un locale di frutta e verdura alla 2^ tr. Salvator Noto, in attività fino alla metà degli anni
sessanta; era una figura molto nota dall’epoca del dopoguerra; in seguito, il figlio Antonio si cimentò a vendere pesci.
Ricordiamo i suoi diletti figli: Maria, Anna (gelopesca all’inizio di via Falanga), Giuseppina, residente a Scalea/CS); Ciro, Antonio (in quel di Arezzo), Francesco (caffè chiosco in via Spiaggia del fronte), Immacolata, Vittorio, Rita,

 
 

Silvana (salumeria in via Salvator Noto/angolo "piazzetta"), Vincenzo e Raffaella. Questo ossequio, in segno di rispetto ed onoranza, è stato possibile grazie alla disponibilità del nipote Umberto (classe 1956, da Vincenzo e Maria Monile), il quale ha voluto ricordare l’epica figura del carissimo e stimato nonno, fra i decani pescivendoli di Torre del Greco.
Umberto il giovane è titolare del rinominato ristorante "Il veliero" in via Spiaggia del fronte n. 32 dal 1985; il nome del locale gli fu suggerito da Gigino De Marco (pensionato, ex Banca di Credito Popolare) che si ispirò al mare, ai pescatori, alle "paranze" e alle barche, in special modo quelle a vela.
Il ristorante in precedenza era appartenuto a Vittorio Frangiosa, detto "Tore ’a signora", ed ancora prima ad un certo Di Donna, da tutti ricordato come "Migni migni".
La clientela è vasta, la prenotazione è d’obbligo e la genuinità è garantita; molte persone vengono anche da fuori città.
"Il veliero" è considerato tra i migliori ristoranti, a detta dei palati fini, della nostra regione dell’italico suolo. A tal proposito alcune accreditate segnalazioni; sono incorniciate ad una parete del ristorante: "Roma, gennaio 2000 – Per la qualità dei piatti proposti a base di pesce fresco locale. Segnalazione su "I menu del porto", in collaborazione con "Arcigola slow food", ed inoltre: "Nel centro storico di Torre del Greco, vi segnaliamo un ristorante arredato in stile marinaro che propone da quindici anni eccellenti piatti a base di pesce. Umberto Monile si occupa del locale insieme ai familiari, privilegiando l’alta qualità della cucina, affidata alla moglie Anna. L’ottimo rapporto qualità-prezzo e il servizio sempre cordiale ed accurato. Hosteria "Il Veliero", via Spiaggia del fronte n. 32, Torre del Greco". "Da Business & Co., rivista specializzata (anno: 200l) – Hosteria "Il Veliero", specialità della cucina partenopea Menzione del Ministero delle politiche agricole e forestali (Direzione Generale della pesca e dell’acquarotta) – Il Direttore Generale". "Da Panorama Travel Milano – Menzione su "Panorama Travel, gennaio 1999", prestigioso mensile di viaggi e tempo libero, edito dal gruppo Mondatori, all’interno della rubrica Piccoli viaggi. "Torre del Greco, il porto dell’oro rosso" – Congratulazioni per l’esercizio. La segreteria di Redazione, Patrizia Borroni".

Le foto: Umberto Monile, detto "Umberto ’u pisciavino", prima del decesso; con la moglie Raffaella Nocito e le figlie Anna e Maria Maddalena (prima comunione; anno: 1944); il ristorante "Il Veliero", via Spiaggia del fronte n. 32, al presente.