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Ciro Barone
e quella "italica" Libia...


di PEPPE D'URZO
 

Il suolo libico, conquistato dall'Italia  con la guerra italo-turca definitivamente sistemato politicamente nel 1939 con la costituzione di province, compresa la zona del Sahara libico, divenne parte del territorio metropolitano italiano. Centri importanti furono Homs Zuara e il porto di Tobruck.
Nel 1932 ebbe inizio l'opera di colonizzazione agricola (gebel Cirenaico) e poi nelle zone costiere della Tripolitania. Qui vi arrivarono dalI'Italia molte famiglie. Tra cui quella di Ciro Barone, nato a Torre del Greco nel 1887 ed ivi deceduto nel 1966, detto "'U spugnaro", commerciante di spugne e titolare di una barca del tipo "tartana" (con un solo albero a grande vela latina e bompresso ad asta di fiocco), denominata "Rosetta".
Sposato con Annunziata Barlassini (1900-1973) detta  "'a padrona", casalinga,  ebbero sei figli:  tre femmine di cui una deceduta e tre maschi.
Verso la metà degli anni trenta, portò con sé la famiglia, andando a stabilirsi a Zuara marina in una palazzina di proprietà.
Nella città portuale, popolata da molti italiani, fra cui diversi torresi, continuò l'attività della pesca delle spugne. Sulla "Rosetta" (nella foto ne appare una barca simile, con poppa affinata ancorata nel porto di Torre del Greco) v'era personale torrese che con maestria e notevole capacità, ben riusciva a "travailler". Ciro riuscì anche ad aprire uno spaccio per la vendila di vari generi alimentari, carbone, ferro, ecc.).
Con la seconda guerra mondiale, il possedimento italiano fu teatro, specialmente nel settore Cirenaico, delle alterne offensive italo-tedesche e inglesi fino alla sua definitiva conquista da parte degli Inglesi compiutasi nel gennaio 1943. La casa dei Barone fu bombardata, loro furono costretti unitamente ad altre quaranta famiglie  a sloggiare, e, su disposizioni delle autorità, ci fu uno sfollamento generale.
Il 3 giugno 1942 avvenne il rimpatrio in Italia e precisamente in quel di Castelvetrano /Trapani. La figlia Consiglia, nata a Torre del Greco nel 1927, conobbe un militare, Giosuè Ambrosino,(nato a Saviano nel 1918, che poi sposerà) sottufficiale dell'Esercito Italiano (artiglieria) di stanza a Zuara marina. Qui cominciarono i primi combattimenti contro i francesi, poi a Regdalin, Gemil e Birmassau verso il confine Tunisino, in seguito, ad Homs contro gli inglesi. Venne in Italia in licenza (per g.m.f.), partendo su di un aereo dall'aeroporto "Pier Busetto" vicino Tripoli. Il velivolo tedesco su  cui viaggiava, sorvolando il cielo di Malta, che era il centro della difesa britannica nel Mediterraneo, fu preso a cannonate dalla contraerea inglese, ma fortunatamente non fu colpito. Giunto sul suolo italico, continuò il servizio militare col grado di sergente maggiore a Caserta e Mondragone. Congedato nel 1945, ricevette i gradi di Maresciallo, attualmente in pensione.
In segno di stima salutiamo i loro figli: Ciro (1952) vigile urbano del Comune di Torre dei Greco, Rosa (1943, coniugata con Natale Scarpa) e Annunziata (1947).
Fra le tante "war memories" Giosuè Ambrosino ne ricorda una molto significativa che porterà sempre davanti agli occhi. Durante un picchetto d'onore su quel lembo di terra africana, ebbe l'occasione di conoscere il Feldmaresciallo Erwin Rommel (1891/1944), Comandante in Libia dell' "Africa Korps", definito la "Volpe del deserto". Mai potrà cancellare dalla mente quel vibrante e galvanizzante sguardo del condottiero germanico che tanto stimava i soldati italiani.
Il figlio Biagio, nato a Torre del Greco nel 1924, in terra libica vi rimase. Studiò a Tripoli presso i Salesiani e conseguì il titolo professionale di radiotecnico e telefonista. Lavorò ad Homs nella locale Società di telefoni. Vi rimase, unitamente a quaranta civili italiani, anche quando arrivarono gli inglesi che lo impiegarono nel Genio militare della "Royal Signals".
Imparò ad usare la telescrivente ed a conoscere il radar (strumento che risultò vincente per la Marina e l'Aviazione britannica durante la guerra).


 

                       

Fra gli operai locali assunti dagli inglesi, Biagio ebbe l'occasione di conoscere Muammar Gheddafi (1938, attuale leader, dal 1969, della Repubblica di Libia, dopo il colpo di stato che rovesciò la monarchia). Lo ricorda come un giovane dall'indole ribelle e combattiva, infervorato dal Corano (libro sacro dei Musulmani, dettato in arabo da Maometto tra 1610 e il 632) che è la base dei diritto musulmano. A tal proposito si dice che Gheddafi, molto probabilmente, agli inizi degli anni '60, sia spesso venuto a mangiare (con alcuni colleghi universitari, in quanto frequentava la facoltà di Agraria a Portici) nella nostra città.
Il nostro radiotecnico fece ritorno in Italia glia fine del 1957, continuando l'attività nella nostra città con un laboratorio in Via Roma, 75. Ex consigliere comunale del Msi, oggidì pensionato. Quando si tuffa nel passato, ha una grande nostalgia per quelle splendide terre africane che dovette lasciare. Ben volentieri ci tornerebbe.
Il padre nel dopoguerra fece ritorno sui luoghi in cui aveva lavorato, con l'intenzione di riprendere l'attività, ma fece dietro front. Le Autorità italiane considerarono la Libia un immenso "scatolone di sabbia".
Gli altri figli di Ciro: Mario  (Zuara nel 1937), ex meccanico, poi noleggiatore. E' stato dirigente della mitica squadra De Nicola. Dell'ultima guerra ricorda i ricoveri antiaerei in via XX Settembre. "'U palazzo 'dda passarella", ultimo fabbricato prima del ponte ferroviario, "'U palazzo 'i 'Ndulino Capavacante", in via S. Giuseppe alle Paludi, di un certo Antonino Borrlello. Nei rastrellamenti dei tedeschi, grazie ai palazzi tra loro comunicanti, molti torresi si salvarono e si nascosero anche nelle tombe e nicchie dei cimitero. L'eruzione del Vesuvio (marzo 1944) e la permanenza degli Alleati che portarono un po' di sollievo.
Eduardo, nato a Torre del Greco nel 1931, ex barbiere, ora in pensione.
Rosetta che attualmente vive a Roma. Il marito era Maresciallo in Esercito, poi Consigliere di Stato.

Le foto ritraggono Ciro Barone e la moglie, gente semplice e piena di passione, ricca di bontà e umanità che lasciarono ai familiari che sempre li ricorderanno.