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Carrmela 'a pisciavina
e Giuseppe 'u cacaglio

I Carrettune
a Muntuvergine

di PEPPE D'URZO
 
 

Carmela Langella, detta 'A pisciavina   (1916-1998) è nata a Torre del  Greco, il 27/08/1922, da Lorenzo, macellaio, dipendente di un certo Pietro con macelleria in via S. Noto ("Sott'u Campanile") e da Agnese Scala, ricordata come "Agnese 'i Bialik", casalinga ed artigiana del corallo; ben conosciuta nel ramo ed un "monumento" dell' oro rosso.
Quattro furono i figli (due maschi e due femmine).
Carmela, originaria di via Gradoni e Canali (storica via di Torre del Greco), poi Violante di fronte alla merceria/ferramenta Cuccurullo ("'A fungella"); per le esigenze di copione del regime fascista, divenne piccola italiana.
Il triste periodo dell'ultimo conflitto mondiale ce l'ha ben impresso nella memoria: le numerose incursioni aeree con bombardamenti sulla città; un ricovero era ubicato in via Gradoni e Canali in una grotta (spazio circondato dalla lava vulcanica); dopo "il finito allarme", la gente si ritrovava in strada e ritornava a casa, con la speranza di ritrovarla senza danni...; un altro ricovero si trovava all'inizio di Vico Sportello (ex grotta ed attuale deposito). Tanti furono i morti, in special modo nel bombardamento del 13 settembre 1943 che causò morte e rovine dalla villa comunale alla chiesa di S. Maria del Popolo al C.so V. Emanuele.
Non mancarono i rastrellamenti dei soldati tedeschi sul nostro territorio ed, in zona, gli uomini trovavano rifugio nei pozzi ("piscine") all'interno dei vecchi fabbricati; per una soffiata ("sbriugnata") molti uomini e giovanotti dovettero uscire da un pozzo e trovare altri rifugi.... Poi vennero gli alleati e la vita cominciò a sorridere un po'...
Coniugata in data 09.07.1939 con Giuseppe Cimmino (1916, Torre del Greco, 1988), dai più ricordato  come "Giuseppe 'u cacaglio" (balbuziente), pescivendolo da sempre; milite esente, ha iniziato a lavorare col padre con pescheria in via A. Luise (attuale macelleria), all'inizio di "'Ncopp 'a Guardia", in seguito in Largo Santissimo negli anni '60 con "posto", unitamente, al cognato Stefano Gargiulo, detto "'A castagnaccia".
Carmela e Giuseppe hanno iniziato nel 1947 ad organizzare viaggi, prima con le carrozzelle e poi con camion per il Santuario di Montevergine; si partiva, in genere, da via Fontana angolo Via Che Mena a S. Croce. Giuseppe, uomo sorretto da una grande fede ed amore per la sacra immagine della Madonna, organizzava anche gite per i "pisciavini" (pescivendoli) verso la fine degli anni '40, inizio '50; quest'ultimi, con famiglie al seguito, dovevano indossare pantaloni blu, maglie blu (tipo corpetto da marinaio), fascicolo bianco e berretto blu con visiera.
Per l'occasione fu creta una canzoncina in onore di Giuseppe: "Tutti cche cuppulelle e 'i maglie 'i lana. S'aisano i quintali Gomme 'u viento... ssò gente forte e teneno l'abilità; ué, ué levateve 'a nanz, sta passando Giuseppe 'u cacaglia, facitelo 'u coro...".
Spesso il camion era addobbato da "Gigino 'u russo"(paratore); la gente si sedeva sugli "scannali", ed al seguito si formavano pullman ed auto; era una grande festa; queste comitive partivano da "'Ncopp 'a 'uardia", percorrendo le principali strade di Torre, poi Ercolano, Barra (interno),  paesi vesuviani fino ad Ospitaletto (AV);  qui spesso si dormiva in appartamenti in fitto e di mattina, presto, verso le quattro, si andava in pellegrinaggio a piedi, con la musica, e con le dovute 14 fermate della Via Crucis, al Santuario. Arrivati sotto lo scalone Giuseppe organizzava la classica "scala santa", e per ogni scalino che si saliva, veniva recitata una strofa alla Madonna e canti religiosi fino all'interno del Tempio sacro.
Un altro organizzatore  che collaborò con Giuseppe fu un certo "Peppe 'u campagnuolo".
Al ritorno da Montevergine non poteva mancare la classica mangiata presso tipici ristoranti che si incontravano sulle basolate e a volte sterrate strade ai confini della provincia di Napoli ed Avellino. Si ricorda il ristorante "'a Reccia" ove tra una portata e l'altra il nostro pescivendolo doveva per forza cantare la tradizionale canzone alla Madonna di Montevergine, il cui inizio così faceva: "Simm 'iuti e simm venuti e quante grazia imm 'avuto..". Altri luoghi sacri da visitare: Madonna dell'Arco a Sant'Anastasia, San Gerardo, Contursi, S. Filomena, Nola, Pomigliano d'Arco, Mugnano del Cardinale, ecc. Quest'attività turistico/religiosa, continuata con pullman di gita, finì agli inizi degli anni '80.
Giuseppe fu una bravissima persona, un bel uomo, affabile e giocherelone; era un estemporaneo della "mattizia"; ben riusciva a trovare il lato comico in varie situazioni.
Non  rinunziava a "mangiatelle e tavulelle" con gli amici di sempre, specialmente di lunedì per le pescherie chiuse, presso la cantina di Aniello in Via Nazionale ("'U sagliascinne ' i Ponte Della Gatta"), "Tore 'a signora"(Palatone), " 'A zamparella" a Tre Case, ecc.
Era un uomo dedito al lavoro e alla casa; ebbe sei figli; aveva l'hobby del canto; era un bravo

 
 


Le foto: Carmela Langella detta "'A pisciavina"; Giuseppe Cimmino (anni '90), un carro in partenza per Montevergine (c.so Umberto I, Torre del Greco 1951; Giuseppe detto "'U cacaglia" mentre si esibisce cantando a Montevergine.

"chanteur" alto melodico dalla voce classica e
pulita; quando iniziava a cantare non incorreva mai in balbuzie ed interruzioni vocali; si esibiva in classiche e melodiche canzoni napoletane.
Quando la "Compagnia di Canto Popolare" iniziò l'attività, Giuseppe cantava ed insegnava, ai componenti, alcune vecchie canzoni della tradizione popolare partenopea; essi venivano a Torre per ascoltarlo e capirne i più occulti segreti (tonalità, variazioni sul tema, ecc.). Giuseppe nel 1952 incise un disco, intitolato "'a maronna 'i Muntevergine", e nell'occasione conobbe il grande Enrico Ricci, famoso cantante napoletano.
Aveva le movenze e, a tratti, l'atteggiamento alla Sergio Bruni; sentiva molto la canzone e, quando iniziava a cantare, pretendeva il silenzio assoluto; era abbastanza "'mbiccioso" in merito.
Partecipò a varie feste, cerimonie, matrimoni per amici e parenti. I suoi cavalli di battaglia furono: " 'u prigioniero  ''i uerra", e " Tu ca nun chiagne"; avrebbe potuto continuare studiando, ma le esigenze familiari...
La signora Carmela che vive da diciotto anni in Via Lamaria n. 37 bis (palazzina 5), sintetizza la guerra in due parole: "Fame e sacrificio". Con nostalgia ricorda alcuni personaggi di Via Gradoni e Canali quali: "'A pavuncella", Vincenzo Magliulo esperto lustratore di corallo; "sparaglione", A. Pernice (esche e  comete); Ciro Trapanese bravo creatore e venditore di pastori per presepi); "'A sfardellara" (costruiva le sfardelle scarpe leggere di  corda e tela dallo spagnolo "Espradillas"); "Rafele 'u funtanaro
", Raffaele Sorrentino; " 'A ciucciara" latte di asine; l'acquaiolo, Guglielmo Lopez ('a banca 'e ll'acqua); "Pierepapera", V.zo Lettieri (dell'omonima farmacia) e tanti altri ancora...