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Camillo Serpe:
un indimenticabile amico


di PEPPE D'URZO
 

L'attrattiva ed il prestigio della tua figura asciutta, il viso intelligente, l'espressione morigerata, il calore, la presenza umana, piena di densità, la garbata ironia, l'innata capacità di illuminazione e prospettiva, i modi pacati e sicuri, non li potremo più palpare per l'avverso destino che ha accolto il carissimo amico Camillo Serpe, improvvisamente scomparso dagli scenari terreni, lasciandoci tutti schioccati in un pozzo di angosciosa ed inverosimile incredulità. Era un personaggio di valore, un uomo col quale ci si intendeva subito, dotato di equilibrio e di una simpatia istintiva. Era nato a Torre del Greco il 08.03.1938 ed ivi deceduto il 21.10.2007, da Raffaele, falegname-ebanista con locale in via Curtoli, e da Antonia Timpano, casalinga.
Tre i figli: due maschi ed una femmina. Milite esente, impiegato nelle poste nella sede di via V. Veneto fino alla pensione, con 40 anni di servizio, nel 1998. Ha avuto sin da ragazzo la passione per lo sport in genere; lo amava in modo aulico e raffinato. Iniziò a giocare a calcio nell'Audace e De Nicola nel ruolo di mezzala; partecipò a vari tornei, spesso organizzandoli, fra amici, enti e sulla spiaggia; indossava solitamente la maglia numero dieci, e, quando in squadra c'era Cesare Rivieccio (il mitico "Champagne") si accendevano goliardici bisticci su chi dovesse scendere in campo con quel numero. Arbitro di calcio per pochi anni.
Collaboratore della Turris, di cui era un cronico tifoso negli anni '60 e'70. Era capace di fumare solo quando assisteva agli incontri della compagine "corallina" per la forte carica emotiva e tensione nervosa. Camillo aveva anche un vivissimo affetto per il mare; era solito farsi lunghe nuotate e tuffi nei luoghi cari a noi torresi: il laghetto, la litoranea, il porto, ecc. Entrò nel mondo del nuoto come istruttore e dirigente accompagnatore del "Villa delle Giade", squadra di pallanuoto in serie D. Praticò sci a livello amatoriale. Tifoso dell'amatissima Turris e della grande Juventus; la passione per la squadra bianconera riuscì, con carissima convinzione, a trasmetterla ai suoi nipoti; grande estimatore di M. Platinì, uomo simbolo di "agnellina" memoria di una Juve vincente.
Era coniugato con Aurora Vitiello (data del matrimonio 10.09.1970).
Due figlie: Simona ed Antonella; un nipote Gian Marco, il suo diletto. Affiorano alcuni ricordi di guerra. Dopo le incursioni aeree con quelle bombe che cadevano dal cielo sulla nostra placida città, i Serpe decisero di "sfollare", trasferendosi a Camaiore (comune della Toscana 30.275 attuali abitanti in provincia di Lucca; Lido di Camaiore, stazione balneare sul Tirreno) presso la famiglia Timpano (nonni materni) che qui avevano negozi di bijoutteria e ninnoli. Il piccolo Camillo aveva il compito di recarsi dai soldati tedeschi, dopo aver attraversato un tratto di strada con un paio di zoccoli ai piedi in un freddo pungente, portando loro sigarette, per ricevere un po' di cioccolata liquida, che riportava a casa in recipienti metallici (secchietti). A Camaiore è nato il fratello Massimo, il quale attualmente vive a Scafati e che salutiamo con stima ed affetto. La famiglia rientrò poi a Torre. Il caro Camillo era una persona meravigliosa, amante del lavoro e della famiglia. La sua inseparabile compagna è stata la moglie Aurora.
Egli, somigliante un po' a Paul Newman, il famoso attore teatrale e cinematografico statunitense, era l'amico degli amici, e, come ci ricorda Antonio Ascione ("Antonascio"), "un uomo per tutti", l'amico che con un linguaggio "sciolto" ti sapeva consigliare le soluzioni che facevano al tuo caso. E' stato un pioniere delle due ruote. Quando acquistò la sua prima moto. Coi primi soldi guadagnati, se la legò al polso durante la notte. Dopo la pensione gestì la piscina, denominata "Fritz Dennerlein" del complesso Poseidon (ex Sporting Club del compianto Giovanni Di Maio, presidente della Turris alla fine degli anni '60 in serie D) in Ercolano.
Camillo aveva un carattere allegro, era sempre a

disposizione; un tipo scherzoso, ironico e giocherellone. Sempre gioviale ed aperto alla conversazione; brillante, dinamico. Nella "pochade" della vita, in cui le buone parole e le buone azioni non sono in vendita, in quanto non hanno prezzo, era un fine affabulatore con acute osservazioni, buon senso, saggezza, paziente ottimismo e comprensione. Persona spontanea ed armoniosa, colta e di collaudata esperienza; di temperamento molto socievole; gentiluomo in tutte le accezioni del termine. "Quando mi incontravi per strada mi chiamavi, col tuo buon umore e briosa giocondità, 'sceriffo' per deferente riguardo, e, mi chiedevi 'news' circa la nostra Turrisella che hai sempre difeso a spada tratta. Ne prendevi signorilmente atto e condividevi gioie ed amarezze."
Il trigesimo è stato celebrato con una solenne messa a ricordo nella chiesa di Sant'Antonio de' Brancaccio, alla presenza di numerosi intervenuti. I suoi cari affranti da un indefinibile dispiacere lo portano così nel cuore:
"Se conoscessi il mistero immenso dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e tutto penetra, non piangeresti, se mi ami! Sono ormai assorbito nell' incanto di Dio nella sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole al contrario! Mi è rimasto l'amore di te, una tenerezza dilatata nel tempo che tu neppure immagini: Vivo in una gioia purissima. Nelle angustie del tempo pensa a questa casa ove un giorno saremo riuniti oltre la morte. Dissetati alla Fonte inestinguibile della gioia e dell'amore infinito. Non piangere se veramente mi ami!  Sant'Agostino - Camillo Serpe, 21 ottobre 2007". Ciao Camì, continua a volerci bene... un "evergreen" come te, schietto e genuino, pieno di stimoli ed iniziative, difficilmente potrà essere dimenticato; sei stato un vero "inoubliable ami".