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I Panificatori Brancaccio

PEPPE D'URZO

Tra i tanti fornai - Panicoltori della nostra città bisogna ricordare l'epica figura di Pasquale Brancaccio, che, sposò Giuseppina Panariello con il  forno in via Nazionale, 305 (nuovo civico, 321). Era uno di quei classici forni (costruito più di 100 anni fa) di pietre vive, alto e largo all’incirca due metri e mezzo. Era detto a fascine (dall'albero dei pini) che venivano prelevate nella zona dì Cappella Nuova e trasportate su carrette. Era provvisto di una apertura più grande con  un lucernaio capiente per un quintale e venti di pane. Il forno era ubicato sotto il palazzo, al cui interno era il piccolo locale dei Brancaccio. Fu abbattuto dopo il sisma del 1980. Un altro forno, di dimensioni minori fu costruito all'interno del locale, abbattuto, poi, agli inizi degli anni '60. Il pane più  venduto era il pezzo da un chilo, sempre cotto a fascine.
La coppia aveva avuto 4 femmine e sette maschi di cui uno morto nell’ultima guerra imbarcato su di una nave che fu affondata. Pasquale che avena lavorato come marittimo ma ebbe l'opportunità di stabilirsi a New York dove si cimentò come imbianchino. Lo raggiunsero in seguito i figli coi quali mise su un'impresa per lavori edili. Si sono poi stabiliti in alcuni stati americani espletando vari mestieri. Pasquale fece ritorno in Italia. Nel frattempo la moglie Giuseppina aveva continuato l'attività con vendita di pane ed altri prodotti. Dall'alto del suo senso altruistico cercava di aiutare sempre il prossimo a parte il bisogno dei suoi affezionati clienti.
Riconosciuta per la sua bontà ed onestà fu  molto amata. Giuseppina è imparentata con il simpaticissimo attore comico fiorentino che porta il nome di Giorgio Panariello. Arriva lo scenario della seconda guerra mondiale; fu sinonimo di fame, stenti, rovine, lutti e sacrifici. I generi alimentari scarseggiavano, la farina non c'era e ci si arrangiava come si poteva. Buoni furono i rapporti coi soldati tedeschi, prima dell'armistizio dell'8 settembre '43, e con gli Alleati, dopo. Vi furono anche bombardamenti nella zona dell' Epitaffio e la gente del luogo riuscì a trovare rifugio nei ricoveri antiaerei in una terra confinante con via Lava Troia e San Vito.
Alberto, l'ultimo figlio di Pasquale e Giuseppina, classe 1930, fu preso dal tedeschi durante un rastrellamento "'ncopp 'u Pataffio". Si trovava su di un camion, insieme ad altri sfortunati, nel mentre si transitava dalle parti di casa. Con enorme coraggio vi si buttò giù, e correndo come un folle, con tanto di fiato addosso per un tredicenne, eluse il nemico e raggiunse il forno, nascondendosi nello spento focolare. Fu rincorso e le sue tracce si persero nelle  grigie ceneri di quel "rifugio" che gli salvò la vita. l tedeschi persero la testa e alla fine dell'infruttuosa "caccia" dovettero andare via. Attualmente Alberto vive e lavora in Fiorirla ove è titolare di un famoso forno-panetteria, con specialità di pasticceria e rosticceria.
E venne il tempo che gli Alleati portarono benessere. Arrivò la bianca farina che permise la panificazione con grande  sollievo di chi, in precedenza, aveva tanto sofferto. Continuò, la distribuzione del pane (ed altri generi) con le tessere annonarie.  Era il periodo del "black market", tanto ben descritto e narrato in quella "Napoli milionaria" del grande Eduardo De Filippo.
A Pasquale accadde un curioso e nello stesso tempo rischioso episodio con alcuni militari americani nel mentre si apprestava ad infornare del pane, essi erano convinti che egli stesse nascondendo chissà che nel forno, forse un'arma o qualcosa di simile, volevano far giustizia al momento minacciandolo di morte. Il tutto fu risolto con un accurato sopralluogo all'interno del forno che non poteva far altro che


 
PASQUALE BRANCACCIO

 

 
LA MOGLIE GIUSEPPINA

emanare profumo di pane in via di cottura. Si chiarì così l'increscioso episodio ed agli americani non restò altro che andarsene con tanti di quei "sory" per quanto era accaduto.
L'attività in via Nazionale continuò grazie al figlio Aniello (1914-1984) che, congedato dal servizio militare come cuoco in quel del la Maddalena (Sardegna) prese le redini in pieno e si attivò anche genitori, dedicandosi con amore ed abnegazione allo sviluppo del negozio. Sposatosi con Maria Concerta Sorrentino, ebbe tre figli (Giuseppina 1944), Pasquale (1948) e Giuseppe (1953).
Il forno è rimasto in vita sino al 1990 condotto dal figlio Giuseppe. Poi l'altro figlio Pasquale, smessi gli studi (gli mancava un anno al diploma di perito chimico), per continuare la nobile tradizione di famiglia, si trasferì in via Calabria 61 ove aprì un forno-panetteria: "Il Fornaio".
Gli danno una mano la sorella Giuseppina ed il fratello Giuseppe. La famiglia Brancaccio  ha conosciuto il famoso frate Giuseppe Fidanza, ricordato come "Fra Umile", originario di Calvisi (Caserta) 1910/1990)  apostolo di san Pasquale Baylon,
ricordato da molti come "U monaco 'i San Pascale". Figura carismatica e provvisto del dono della divinazione. Frequentava il forno e confortava il prossimo.
Durante l'ultimo conflitto fece venire la madre a Torre per i bombardamenti nel casertano. Alloggiò presso la famiglia Brancaccio. Si recò anche Brooklyn ove fu ricevuto dal vescovo locale e bene accolto dagli italo-americani. Fu accompagnato nella circostanza  negli anni '80 da Aniello. Tutti i componenti della famiglia erano suoi figli spirituali.
Fra Umile alloggiava presso la chiesa di San Pasquale a Portici (Granatello). C'era sempre gente che lo cercava e lui si dedicava alle preghiere per il prossimo.
Le foto mostrano i capostipiti Pasquale Brancaccio e Giuseppina Panariello.