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La famiglia Bisbiglia.

di Peppe D'Urzo
 

La Bisbiglia family è stata etichettata col termine de "I cafuni" in quanto proveniente da fuori Torre. Era una famiglia di pescatori. Il capostipite Salvatore era nato ad Anzio (Roma) nel 1863 e morì a Torre del Greco il 16 ottobre 1938; era un "nomade" della pesca e spesso veniva a gettar le reti in quel di Procida e al largo delle nostre fruttuose coste. Si stabilì a Torre ove si unì in matrimonio con Maria Libera Perone (1859-1939), originaria della zona mare. "Tore" era titolare di barche adibite alla pesca delle spugne ("spugnare") e spostò il proprio raggio d'azione sulle assolate coste del nord Africa, iniziandovi una redditizia attività. Con lui si spostarono altri torresi che si attivarono in buoni traffici con l'Italia. Alle sue dipendenze lavoravano alcuni "paesani" fra cui un torrese, un certo Vincenzo Perna fratello di Gennaro, detto  "'U squarcio 'i Procida" (1884-1946).
Dall'unione tra Salvatore e Maria Libera nacquero otto figli (sei maschi e due femmine).
Una sorella di "Tore", di nome Maria detta "'A tianara" aveva un locale in via Fontana (sott' 'a ripa).
Il figlio Luigi (1898-1990), pescatore, poi marittimo (fuochista), amante del mare e nello stesso tempo della tranquilla campagna partì giovane sotto le armi a difendere la Patria nella grande guerra del '15/'18: fu lo storico arruolamento dei "ragazzi del '98", anch'essi chiamati a sostenere le sorti di un'Italia impegnata contro l'impero austro-ungarico. Fu decorato con croce di guerra e fu Cavaliere di Vittorio Veneto. Durante il servizio militare ebbe come cappellano militare, Eugenio Pacelli (1876-1958), eletto in seguito Papa il 2 marzo 1939 col nome di Pio XII.
Cessata l'attività del padre, emigrò in America "the distant land", in cerca di miglior fortuna, lavorando in una fabbrica di cellulosa a New York. Tornò definitivamente a casa nel 1955 come pensionato americano. Prima di partire per la "terra dell'abbondanza e dell'opportunità", si sposò nel 1923 a Torre con Maria Luigia Montella (1905-1960).
La seconda guerra mondiale lo vede "militarizzato" ed imbarcato su navi mercantili, subendo anche un siluramento da parte di forze nemiche. Navigò sulla nave ospedale "Gradisca", da cui fu preso e fatto prigioniero dai tedeschi, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Fu condotto, insieme ad altri italiani, in un campo di prigionia in Germania, ove fu sottoposto a lavori forzati, tra stenti, fame, freddo e pidocchi. Dopo più di due lunghi anni di dura sofferenza, fece ritorno nella terra natia Era terribilmente dimagrito e debilitato nel corpo e nello spirito. Con enorme spinto di volontà e di fiducia si riprese e continuò a navigare.
Durante la prigionia di Luigi, la moglie Maria Luigia, donna di chiesa e di gran fede in Dio, con l'aiuto della nonna materna, Angela Colamarino, dovette accudire i dieci figli (uno mori a dieci mesi), aiutandoli con quel passionale amore materno a lavorare la terra in via Cupa Lupo Vecchio. Una delle figlie, Maria Libera (classe 1931) frequentava le scuole elementari in zona via Scappi (fra le attuali vie Etna e Stromboli), partecipando a vari saggi ginnici come piccola italiana presso l'istituto "Nazario Sauro" in Via Circonvallazione. Prendeva anche lezioni private di taglio e cucito a casa di una maestra a Cappella Bianchini.
Un giorno, probabilmente il 15 settembre 1943, la fanciulla non si recò a scuola di taglio e cucito. Era una di quelle splendide giornate, riscaldata da un tiepido sole autunnale. In questa circostanza la quiete fu improvvisamente rotta da uno stormo di bombardieri alleati in avvicinamento, che piombarono sulla città, "sbucando" dalla penisola sorrentina in direzione dell'Osservatorio Vesuviano. Caddero giù grappoli di bombe inizialmente nei pressi di Cappella Carotenuto e poi a Cappella Bianchini: morirono varie innocenti persone.
Venne, poi, il triste ciclo dei rastrellamenti dei

 

   

Le foto mostrano Salvatore Bisbiglia ("Toro 'u cafone") e la moglie Maria Libera Perone, Luigi Bisbiglia (figlio di "Tare") e la moglie di Luigi, Maria Luigia Montella

militari germanici che, per "vendetta", prendevano uomini e giovani da inviare nei territori del terzo Reich a lavorare per la grande Germania. Nella masseria di donna Angela trovarono rifugio molti torresi, fra cui i Sorrentino, i Talano, i Di Cristo ed altri, i quali, rimasti ben nascosti, salvarono la pelle, potendo così ricevere e salutare gli Alleati, transitanti per le festanti vie della nostra città. Un po' di sollievo per tutti. Gomme, caramelle, cioccolato, sigarette, pane bianco, marmellate, latte condensato.
Nel marzo del '44, inoltre, ci fu il rombo del Vesuvio che tuonò nelle case dei già terrorizzati cittadini torresi. Cenere nel cielo e sulle abitazioni in special modo nelle zone ai piedi del vulcano. Angela Colamarino, donna dal cuore grande, altruista verso il prossimo bisognoso, aveva un figlio militare sul fronte africano, che catturato e fatto prigioniero dagli Inglesi, stette in prigione in India (Bombay) e nell'isola di Ceylon. Il postino della zona un certo Aniello Ascione, un bel giorno le portò una lettera del figlio dalla lontana prigionia. Erano le prime notizie in cui il giovane soldato scriveva alla madre lontana, assicurandola della sua buona salute e stato d'animo. Ciò permise ad Angela di ben sperare e, dopo le continue preghiere, il figlio fece ritorno a casa nel dopoguerra.
Da non dimenticare Salvatore Bisbiglia (fratello di Luigi), detto "Tore' `u guardiano 'dda villa", guardiano della villa comunale dal dopoguerra alla fine degli anni '50, severo ed inflessibile. Sempre con un bastone e spauracchio per i ragazzini di allora. Riportò dei danni ad una mano a causa di una spina di corallo. Tifosissimo del Napoli.
Tra i figli di Luigi ricordiamo Giuseppe (classe 1947, nato a Torre del Greco), cugino di quel "grande cuore corallino" di Vittorio (1937), al seguito della Turris come dirigente tuttofare dal 1958 al 2001. Peppe che vive in un vecchio stabile al corso Vittorio Emanuele, da cui si gode una meravigliosa vista del  Vesuvio e del mare, in gioventù militare in Marina, imbarcato sul sommergibile "Cappellini" in qualità di primo nocchiero di bordo, attualmente pensionato marittimo, tifoso della Turris e del Napoli, è sposato dal 1976 con Concetta De Stefano (1948, casalinga) figlia di Alfonso (ex militare della Regia Marina, imbarcato sull'incrociatore "Gorizia"), titolare e trasportatore con carretti e cavalli, e di Maria Giuseppa, della stirpe de "' A muiana". Hanno un figlio, Teodoro (studente).
Altri fratelli di Giuseppe sono Luciano, autista Anm ex atan, Ciro, pensionato che vive a Torino, e Salvatore, marittimo ed impiegato Mobil in pensione.