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Aniello Baldassarre ("Vadassare")

di Peppe D'Urzo

Quando nella nostra tradizionale città si trattavano e si trattano argomenti culinari, in special modo, di "salsicce, costatelle e tracchiulelle",  il pensiero corre d'obbligo ai vari produttori "genuini doc" di tali delizie: "'U capitano" (eredi Ascione), " 'A vuzzulosa" (Mattia Ascione), "Tutt 'u munno" (eredi Miele), "Peppiniello  'a marrenna" (antica salumeria in via Salvator Noto) e "Vadassare"  (Baldassarre Savastano ed il figlio Aniello, E di quest'ultimo che ci si vuol, con gratitudine, soffermare, sul negozio in via Diego Colamarino, 26, il cui titolare fino a poco tempo fa è stato quel grande gioviale, amabile, cordiale e simpaticone di Aniello Savastano, da tutti ricordato come "vadassare."
Era nato a Torre del Greco il 16 gennaio 1940 ed è deceduto ad Ercolano il 22 settembre 2001, da Baldassarre e Maria Cannolicchio. Sposato con Concetta Di Donna, il padre lasciò in eredità il proprio nome  commerciale "vadassare" ad Aniello che lo ha sempre conservato con onore e per ossequiosa memoria.
Baldassare Savastano (1914-1982) originario di via Falanga, era marittimo, e navigava sui piroscafi a carbone. Partì per il servizio militare in Marina. Imbarcò sulla nave-esploratore "Quarto" con destinazione Shangai (Cina). A bordo era carbonaio, poi cuoco in cucina, grazie ai suoi trascorsi presso la trattoria  “Talano" in via Circonvallazione (ex banca "Monte dei Paschi di Siena"), di proprietà della famiglia Sorrentino (parente dei Savastano) che vendeva anche vino e olio.
A bordo dell'unità italiana rimise in sesto un suo amico un certo Gaetano Toscano che era ammalato. Gli portava spesso delle bistecche al sangue. Lo irrobustì più del dovuto! Finito il servizio militare, acquistò nel 1936 il locale (salumeria, vini e oli) in via Diego Colamarino, 26 (ex deposito di carrozze per riti funebri).  La II guerra mondiale rallentò un poco l'attività commerciale. Stette nascosto, durante i rastrellamenti dei soldati tedeschi in città (dopo l'8 settembre 1943, armistizio) in una "piscina" (vasca contenente materiale fertilizzante), per circa un mese, insieme ad un contadino della zona di Leopardi. Durante la sua "forzata" assenza, la salumeria fu condotta dalla moglie e dal suocero che le dava una mano.
Aniello, nei suoi ricordi d'infanzia, rammenta il ricovero in via Diego Colamarino (attuale negozio di abbigliamento "Anny"), comunicante con la traversa Avezzana (un unico fabbricato) che immetteva al mercato. Dopo il "sonoro" degli allarmi aerei, unitamente ai familiari, si recava nello scantinato, adibito a "ricovero", affollato da tanta gente terrorizzata ed impaurita, alle donne non restava che pregare. Durante il passaggio delle truppe alleate (1 ottobre del 1943 ), nei pressi del locale,  il padre lo sollevò con le braccia su di un carro armato, ove un militare, gioioso e sorridente per la circostanza, gli diede un pizzicotto sulla guancia con beata naturalezza  ed umano candore, e  gli " donò" un pezzo di cioccolato. La ghiotta "preda"  fu poi consumata da Aniello in un angolo della salumeria lontano da occhi indiscreti.
Le forze armate interalleate, provenienti da piazza Santa Croce, avanzavano tra due file di gente festante che osannavano i liberatori i quali lanciavano alla popolazione sigarette, caramelle, "chocolat and chewin gum" e tanti sorrisi di speranza forieri di pace benessere. Con le dita, inoltre, mostravano la lettera V come "Victory" (vittoria).
Il buon Aniello dal 1950 aveva cominciato a lavorare e a coadiuvare  il padre, diventando in seguito, titolare della attuale salumeria, miticamente specializzata nella lavorazione di carne suina. E' stato presidente della squadra di calcio della Turris nelle stagioni calcistiche 83-84 (sostituisce Salvatore Beffi) e 84/85 in serie C2 "D". Furono due grandi campionati in cui si sfiorò la C/1. Il suo sogno era di fare grande Ia squadra corallina e di portarla ai vertici  del calcio nazionale. Erano i tempi dei vari Giacalone, Virgilio, Colaprete, Strino. Orlando, Martin, SiIvestri, Mordocco, Gaudenzi, Carlà, Pesacane, lzzo C,  Tufano, Mancuso, Cangianiello, Piccinetti, Modica ed altri. Gli allenatori erano Ballarò e Zurlini.
In questo periodo divenne molto popolare e la gente gli esternò il proprio affetto e tanta stima. Nei pochi ritagli di tempo libero, Aniello lo trovavi nel suo retro bottega ed era un piacere intrattenersi a parlargli di tutto quanto accadeva in città. Profondo conoscitore dell'animo umano, riusciva sempre a sdrammatizzare e razionalizzare qualsiasi situazione. Quando raccontava qualche vecchia "storiella" aggiungeva sempre qualcosa di suo. Aveva un simpaticissimo modo di relazionare e notiziare la "platea" che piacevolmente lo ascoltava. Le sue allettanti narrazioni finivano sempre in echeggiando risate.
Il retrobottega, oltre ad essere la fucina-laboratorio (sinonimo di pulizia e genuinità) in cui si esibiva con "gustosa" mestieri", come un vero artista che "parla" con ciò che realizza e crea, costituiva il palcoscenico della sua esistenza.


 

 

Le foto mostrano Baldassarre ("Vadassare") Aniello Svastano fuori la salumeria In via Diego Colamarino, 26 nel 1955 ed ancora Aniello in immagini di qualche tempo fa

Da cui, quotidianamente, "recitava" la sua parte, dedicandosi con passione ed amore al lavoro e agli affetti familiari. Appena entravi nel negozio, si sentiva il sapore dell'ambiente, fatto di odori di salumi, salsicce e affini, le fragranze e gli aromi inconfondibili. Più volte sono entrato nella salumeria-salsicceria e mi sono seduto nel laboratorio a parlare con Aniello, il quale ha sempre cercato di soddisfare le mie ricerche storiche, fugando alcuni dubbi di via Diego Colamarino, alias "ncopp a San Michele".
Era una fonte di notizie ed informazioni.

Le sue rimembranze vanno ai negozi di una volta: i due saloni di barbiere dei cugini  Candurro, il Comando dei Vigili Urbani, ricordato come 'A
residenza (dall'inglese residence), "'U palazzo Acquaviva" (dal nome di un ex colonnello dell'Esercito), ove abitava l'ingegner Focone, segretario del Pnf, "Mastu Rafele 'u scarparo" (Raffaele Speranza), "'E tabbacchere" due sorelle, "'Cacapietro" antica salumeria dei fratelli Bianco (Luigi e Mimi, quest'ultimo bravo nel fischiettare brani di opere) all'angolo con vico Orlando, la cartoleria di Giovanni Fiore (attuale Andrea Ciliberti, articoli da regalo), "Mastu Austino 'u scarparo ", ecc.
Ora nel negozio hai lasciato un vuoto incolmabile; la notizia della sua dipartita, lascia tutta la città sgomenta ed affranta in un indelebile dolore. E' impossibile pensare all’assenza di una figura leggendaria, un'istituzione e una pietra miliare come Aniello.
L'esercizio commerciale è stato ristrutturato e l'attività prosegue coi figli che porteranno avanti il marchio doc del caro estinto.
I suoi cari lo ricordano come sposo e padre ideale, provvisto di nobili e generosi sentimenti, unico scopo della sua vita fu l'amore per la famiglia, il lavoro, l'onestà fino allo scrupolo e la carità verso i bisognosi.