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RICORDI Dl TORRE                       a cura di Peppe D'Urzo

La paura, il malocchio, i vermi e  il sole in testa  

 di CARLO BOCCIA

Una volta nei rioni popolari, dove tutti si conoscevano e si volevano bene, c'era la figura della"guaritrice" del quartiere. Di solito era la donna più anziana e saggia del rione, e, in oltre,  sapeva curare le slogature alle braccia e alle palle e le distorsioni causate dagli zoccoli alle caviglie. Aveva avuto in eredità dalla mamma o dalla nonna l'arte di "guarire", anzi, sarebbe più corretto dire, togliere questi mali. Si pronunciavano e facevano riti misteriosi, ai limiti con la magia, tramandati dalla notte dei tempi, e vi posso dire che hanno avuto sempre un buon esito. Attualmente si dice che è tutto un fatto psicologico; si rasserena il cervello. Quindi se qualcuno, uomo o donna, grande o piccolo, si era preso una grande paura, o supponeva che aveva il malocchio "l'occhioncuollo", o i vermi, o addirittura un'insolazione ('u sole n'capo), si rivolgeva, alla  faccia della scienza medica, a questa "guaritrice", rispettando però alcune regole. Andare tre giorni dopo l"'indicente", al mattino presto prima dell'alba o alla calata del sole. Questo perché il corpo risultava più rilassato. Tutti potevano assistere a questi riti; di solito erano i familiari. Si iniziava facendo il segno della croce, dopo che si era imposto ai presenti di non avere braccia e piedi incrociati, e fra rosari, parole segrete e indecifrabili dette a litania come una nenia, si liberava il malcapitato dal male che aveva.
Una curiosità, fra un rito ed un massaggio, doveva passare un certo tempo per avere un buon esito. E' questo veniva calcolato con l'orazione delle preghiere (
i cos'iddio) a seconda del caso. Dieci Avemaria, cinque Paternostro, tre Gloriapadre. Questo perché anticamente non si conosceva l'orologio ed era l'unico modo di sapere il tempo trascorso. Si arrivò al punto che la gente credeva che erano le preghiere a guarire. Attualmente c'è ancora qualcuno che fa queste pratiche esoteriche, e c'è una vecchietta che abita nei vicoli della parte più antica di Torre centro che continua ad esercitarle; il suo compenso è solo qualche lumino da accendere ai defunti ed è  sempre a disposizione di tutti. Ricordo da piccolo a Largo Bandito, la strada dove mi sono affacciato alla vita, che coloro che più spesso avevano bisogno di queste "cure" erano i ragazzi, che irrequieti come sempre, erano i più colpiti dall'insolazione o da qualche paura e si ricorreva a Maria Cira Di Cristo detta "'a pisciavina", un'anziana donna minuta che aveva superato i novant'anni. Al momento del fatto, il quartiere si mobilitava tutto, si gridava di far bere al ragazzo acqua e zucchero (come un lavaggio), poi farlo urinare (anche se non aveva voglia) per liberarlo dalle tossine, e di fargli una tirata di capelli per far affluire subito il sangue al cervello, perché si era impallidito il volto. Talvolta sorgeva un problema; se il ragazzo era rapato a zero  ed aveva il "caruso", o, già spaventato, gli si davano due schiaffi per rimetterlo su, quello prendeva ciò come una punizione e scappava, inseguito da tutti senza che però riuscissero ad acchiapparlo, facendo così spaventare i genitori che poi, a loro volta, avevano bisogno della "guaritrice". Adesso vi descrivo alcuni modi di come venivano "curate" queste pratiche esoteriche, che variavano a seconda della persona che le esercitava; di solito erano sempre le donne.
Per togliere la paura ci si faceva annusare l'aceto, alternando con parole misteriose, poi con i pollici si premevano forte le tempie. A sera si immergevano i piedi in una bacinella d'acqua tiepida, e poi lo si buttava in un pozzo profondo.

LE FOTO: CENTRO ANTICO VIA COSTANTINOPOLI; PRATICHE PER IL SOLE IN TESTA; PRATICHE PER TOGLIERE I VERMI;  LARGO BANDITO; OCCHI NELLA BACINELLA

Tutto questo serviva per rilassare il corpo e la mente. I vermi invece, si toglievano spargendo sulla pancia e l'addome pezzettini di spago tagliato con le forbici, e poi si facevano bruciare. Sempre dicendo parole indecifrabili. Per l"'uocchio ncuollo", si versava in una bacinella un poco di acqua e dell'olio, si formavano cosi dei cerchi, l"'uocchio", più ce ne erano, più occhi "ncuollo" aveva (è una cosa naturale perché l'olio galleggia sull'acqua). Alla loro unione di un solo cerchio si toglieva il "Malocchio". Per l'insolazione "U sole ncapo" si procedeva quando il sole era alto nel cielo (all'Azimut): si metteva in testa all'interessato un tovagliolo ed un bicchiere pieno d'acqua ma capovolto. Il risultato era positivo quando l'acqua incominciava a bollire. (In verità il tovagliolo assorbiva l'acqua e nel bicchiere entrava aria). Ma tutto questo alla gente non interessava, l'importante era crederci, e a volte il compenso era solo un "grazie". La guarigione era assicurata. Se disgraziatamente vi capita uno di questi casi e la scienza medica non li risolve, rivolgetevi ad una di queste donne. Forse risolverà il vostro problema.