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Il percorso di vita di
Maria Rosa Garofalo

"I consigli della vecchiaia rischiarano senza riscaldare, come il sale d'inverno".
          
Luc de Clapiers Vauvenargues (1715/1747)

di Peppe D'Urzo

Siamo andati a trovare la quasi centenaria signora Maria Rosa Garofalo a casa sua in Via dei Velaioli. Con lei c'erano il figlio Antonio e la figlia Rosaria. Ci siamo imbattuti in un lungo, grandioso ed invidiabile percorso di una esistenza, vissuta alI'insegna della probità, profusione, saggezza e moralità. La sua carta d'identita rivela che l'anno prossimo compirà 100 anni...Augurissimi, lodi e festeggiarnenti.

Quasi un secolo di abitante del mondo, coi suoi illibati ricordi di adolescenza, gioventù, vita matrimoniale. Mezza età e senilità. Ha visto e vissuto tanti eventi: la fine della guerra italo-turca con la conquista della Libia, i due conflitti bellici mondiali, avvenimenti etico-social-politici prvvidenziali ed esiziali dall'inizio del '900 all'inizio del '2000. Da questo interessante colloquio è emerso che Maria Rosa è una donna mirabile, saggia, ponderata e piena di virtù; battagliera e forte di carattere al punto di riuscire ad imporsi ancora coi figli e nipoti... Persona di una sana genesi che le appartiene di diritto. E' nata a Torre del Greco il 29/10/1912, appartenente alla stirpe de "'a ciappetta", poiché un familiare ebbe un morso da un ciuccio e si ferì ricorrendo alle cure mediche con punti di sutura che nei tempi antichi si chiamavano "ciappe", o "ciappette". II padre Aniello era marittimo "marinaio" poi direttore di macchina sui rimorchiatori "Santos" e "Pietro Micca"; fu combattente nella grande guerra 1915/18 nel regio esercito. La madre Nunziata Di Donna era casalinga. Del figli (3 maschi e 2 femmine) solo Maria Rosa ed Antonio (di anni 89; pensionato; ex falegname) sono viventi.

Originaria di via Nazionale (palazzo Pane, prima della chiesa di S. Antonio); dopo i 10 anni andrà ad abitare al 2° vico Trotti n.12 (a metà della stradetta ). E' arrivata fino alla terza classe che, come lei afferma, era un rilevante titolo di studio di allora. E' stata, come il copione della vita imponeva, piccola italiana e giovane fascista, con varie esercitazioni e saggi "ginnastici" in villa comunale. Un sintomo positivo della sua "old age" è la lucida memoria che la riporta, con orgogliosa fierezza, al tempi che furono... Siamo in guerra; è la seconda guerra mondiale che interessò anche Torre del Greco. Quei lancinanti e acuti allarmi aerei, "Hue Hue Hue..." che trafiggevano i cieli, li porta ancora dentro di sé. Durante uno di questi - era di notte -, Maria si recò con in braccio la figlia Titina, il figlio Antonio per la mano ed il fratello Vincenzo nel ricovero antiaereo sotto il palazzo "Bellevere" (o' palazzo, Ciccone). Appena dentro, un cane non vedendo più il suo padrone, si lanciò nel ricovero, ove c'era già molta gente. Si pensò che fosse caduta una bomba e gli astanti si ammassarono ancora di più all'interno del luogo. Era la sagoma del cane che impressionò qualcuno; non ci fu, per fortuna, alcun danno. . . Da quel momento Maria non volle più andare al ricovero.
La sua farnily, inoltre, rimaneva in casa vestita di notte e pronta alla fuga. Sua madre Nunziata si posizionava sotto l'arco di porta. . . Quanti carri e carretti transitarono fuori il suo vicolo, pieni di morti, che si recavano al cimitero. Erano il sangue innocente della tremenda incursione aerea del 13/09/1943 al corso V. Emanuele, dalla villa Comunale alla chiesa di S. Maria del Popolo con attiguo ospedale. A fine mese dello stesso anno ci furono i rastrellamenti dei soldati tedeschi in città; essi vennero anche a casa di Maria Rosa, in cerca di uomini e giovani da inviare nei campi di lavoro in Germania. Suo marito si nascose nella stanza da letto dietro un mobile (segretaire), con sopra un quadro sacro del cuore di Gesù, dietro al quale vi era una piccola porta ('u pertuso), tappezzata con parato... I militari non trovando chi cercavano, andarono via, ma un giovane della zona fu scovato in un pozzo (con piscina) in un fabbricato vicinorio; la notizia fece scalpore e si divulgò fra la gente atterrita. Antonio (fratello di M. Rosa), militare in Esercito a Pola, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, fu preso dai Tedeschi e condotto nei territori del Terzo Reich, in un campo di lavoro che in seguito fu liberato dai russi. Tornò a casa nel 46/47 con danni fisici... L'altro fratello Luigi militarizzato su di una Torpediniera cartografica, addetta a monitorare i fondali marini, tornò anch'egli, a casa, a fine guerra. Poi vennero gli alleati che transitarono in P.zza Palomba. Tra due ali di folla gioiosa e plaudente, i liberatori lanciavano alla gente sigarette, caramelle, biscotti, chewin-gurn ed altro... Era arrivato il piacevole sollievo ed aiuto materiale a chi aveva patito e sofferto le tribolazione di un assurdo massacro di uomini e cose... La fame, però, imperversava ed il mercato nero si incrementò sempre di più. Venne il tempo del contrabbando di sigarette, farina, zucchero, sale cd altri generi alimentari. Si susseguirono molti assalti al camion (camion di viveri) a "stelle e strisce". Per un dispiacevole disguido di merce comprata fuori Napoli, ci fu di notte, una perquisizione in casa di M. Rosa da parte di un carabiniere e due "soldiers" americani; non fu trovato nulla di quanto segnalato, ma le autorità volevano portare con loro suo marito. ..

 




LE FOTO: MARIA ROSA GAROFALO IN UNA IMMAGINE (FOTO STUDIO MARIANERA) DEL 1933 E A META' DEGLI ANNI '90 - "'U PALAZZO 'I BELLEVERE" 2° VICO TROTTI N. 13 (NUOV), ANNO 2007

Al che, come in un clima di spaccato di vita partenopeo del tipo "Napoli milionaria" del grande Eduardo De Filippo, la padrona di casa pregò i soldati di non portare via il congiunto; dalle parole, poi, passò ad un reale svenimento. L'indiziato fu rilasciato ed uno dei soldati U.S.A. nel lasciare l'abitazione prese una bottiglia di liquore poggiata su un mobile. . . Tutto si risolse per il meglio. Marzo 1944. Il Vesuvio, dopo scosse telluriche, eruttò la sua lava vulcanica. Paura fra le popolazioni e le "alied Troops". Anche Torre visse l'evento naturale col cielo pieno di cenere. La famiglia di M. Rosa si trasferì nella circostanza in una casa colonica dalle parti di Ponticelli o San Giovanni a Teduccio, rischiando qui, di morire realmente. L'interno dell'abitazione era stato pulito e lavato con prodotti concimanti. Si dormì, dopo l'essersi riscaldati tutti intorno al braciere ("'u rasiere") che sviluppò ancora di più i residui chimici. Dolori di testa e "scolle" in fronte per coloro che, inconsapevolmente, avevano dormito o tentato di farlo fra quelle quattro mura. II figlio Antonio si svegliò presto di mattina con due occhi neri e gonfi. Si uscì tutti all'aria aperta e pian piano si ripresero da questo sconvolgente e traumatico "choc".. . Si ritornò subito a Torre, ove la cenere "pioveva" ancora dall'ingrigito cielo, Concludiamo con il dovuto omaggio a M. Rosa che si unì in matrimonio nel 1943 con Ciro Pacilio (19l2/1995; marittimo sui rimorchiatori e soc. Bottiglieri) nella parrocchia di Santa Croce; figli: Anna, Rosaria, Nunzia (Titina) e Antonio (pensionato, marittimo, marconista; tuttofare della locale 'Pro Loco"); otto nipoti e quattro pronipoti, con un suo sintetico pensiero sul periodo dell’ultima guerra mondiale. "I tedeschi, quelli della razza ariana, dimostrarono la loro crudeltà, perché il loro capo aveva dentro di sé il germe del male, gli americani erano buoni e comprensivi perché aiutavano la gente …". Una pura e semplice riflessione di chi ha vissuto le stravolte e sconcertanti fasi di qualità inutile ed accanita disputa bellica. . .