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"LE BARCHICELLE
di Graziella Cuomo"

di Peppe D'Urzo
 

"Dondolano le barchette
Su un mare che non c'è...
Gare di volo...

Per chi arriva più in alto.
Agli occhi dei ragazzi
Appaiono lidi lontani.
Si librano nell'aria
gli spensierati fanciulli.
Sono le barchicelle di Graziella.
Che, con un colpo di tavola,
Frena i sogni e gli incanti"              

                          (Carlo Boccia - gennaio '08) 

La vedo transitare a piedi per "Via che mena a Santa Croce", appoggiandosi al muro ed alle auto in sosta; sulla salita di via Gradoni e Canali, si ferma un attimo per riposarsi, poi continua a camminare lentamente. Domando ad un passante: "ma è Graziella 'ddi varchicelle?", e, prima di ricevere risposta, lei, una "old woman", appartenuta al suo tempo, mi guarda ed annuisce, sorridendo... Scorgo i suoi occhi per un attimo che si illuminano di gioia; forse le ho fatto ricordare uno spaccato della sua vita, e cioè, quando intorno a lei si radunavano i tanti ragazzi che facevano la fila per dondolarsi sulle sue due "varchicelle", color rosso-verde, e poi bianco...
Queste erano una megastruttura recintata, fatta artigianalmente in legno, dove, al centro appese ad una trave, c'erano due "barchette" che ondulavano come un altalena, con due posti a sedere ognuna. Tutto veniva azionato a mano con spinta iniziale  e per "dandinement"; per frenare, poi, c'era una tavola che, facendo attrito sulla chiglia, la bloccava. Negli anni '50 era l'unica giostrina dei dintorni (Largo San Giuseppe alle Paludi), e con poche lire i ragazzi di allora salivano su quelle barchette, percependo, chissà, la sensazione di navicelle aerospaziali...
Stiamo parlando di Graziella Cuomo, nata a Torre del Greco il 19.08.1928, da Luigi e Teresa Tornolli, originaria della storica via San Giuseppe alle Paludi; ove abitavano i veri uomini di mare... Si unì in matrimonio con Ciro Panariello (18.11.1927 Torre del Greco 08.07.1999) della stessa zona, in data 04.07.1960; ebbero cinque figli: Antonio, Annunziata, Teresa, Giovanna e Luigi.
Graziella iniziò l'attività sin da giovane, prima di sposarsi; riuscì a comprare le barchette, il tiro a segno e la giostra coi cavalli, stabilendosi sull'ampio marciapiede di Largo San Giuseppe alle Paludi; a volte, nel periodo estivo dormiva anche sul posto. Per i festeggiamenti delle feste patronali, era solita trasferirsi a San Giovanni a Teduccio, Portici e Resina (Ercolano dal 1969).
In seguito passò al Largo Gabella del Pesce, finché dopo quasi cinquantanni di sudate fatiche, cessò l'attività nel 1983. Grandi erano l'affetto e la gelosia che Graziella aveva per sue amate giostrine; non volle mai venderle, al punto che il marito fu costretto a distruggerle... Il nipote Luciano Carotenuto che tanto ringraziamo per le notizie elargite, racconta di quanto il nonno Ciro, negli anni '80, ricevette dal postino per mèro errore, un assegno di 10 milioni di lire, ma che poi consegnò al legittimo proprietario che aveva il suo stesso nome, cognome ed indirizzo, ricevendone ringraziamenti e gratitudine.
Per l'attività giostrale vogliamo ricordare anche un certo Vincenzo Di Matola che fino a qualche anno fa aveva ancora due "vvarchicelle" in via Libertà, un certo Fiengo, detto "Castelletti" (terzino della Fiorentina), terzino sinistro dell'Audace ed Ercolanese, nativo di Ercolano, giostraio itinerante in special modo durante la "Festa dei 4 Altari", un altro che chiamavano "Roma, Roma..." dalle parti di via G. De Bottis e via Circonvallazione, il quale montava all'occorrenza la sua "portatile"

               
              
giostrina, facendo girare le sedioline, dando la voce "Roma, New York, Tokio. . .". Ed inoltre una famiglia di giostrai, la famiglia Verde, con "vvarchicelle" in p.zza Luigi Palomba alle spalle della statua di Garibaldi, ove erano soliti sostare i "pisciavini" di allora...
E come ci ricorda il maestro Salvatore Argenziano "'i varchicelle"
erano due, sospese nella parte alta di una incastellatura metallica. Le sospensioni erano costituite da quattro barre metalliche, due per lato. "'I varchicelle", spinte dagli occupanti con moto ondulatorio, oscillavano intorno all'asse di sospensione. C'era pure chi le spingeva oltre i 90 gradi, fino a trovarsi semicapovolte. Un fermo opportuno impediva la rotazione completa.
"'I gabbie" erano vere e proprie gabbie metalliche. Su un alto la porticina che, una volta dentro, veniva chiusa da una serratura di sicurezza. Le gabbie erano sospese ad una struttura in grado di ruotare a 360 gradi. Nella rotazione le gabbie conservavano l'assetto iniziale perché erano incernierate in testa. La rotazione della gabbia era ottenuta da un dondolio iniziale, sempre più vasto, fino a superare il punto morto superiore.
"'A giostra ch 'i siggiulini" era costituita da un padiglione rotante. Al perimetro della circonferenza erano sospesi i "siggiulini", sostenuti da tre catene. Il  divertimento era, oltre la rotazione, quello di raggiungere l'occupante anteriore, mediante oscillazioni. Poi spingerlo lontano, ovviamente verso l'alto.
"'A giostra ch 'i cavallucci" era quella, per i bambini. Prima della motorizzazione elettrica, la giostra era spinta a mano, correndo in tondo all'interno della pedana circolare, in un vano opportuno. Verso la fine della corsa veniva esposto un anello su un palo esterno e chi lo afferrava guadagnava un giro gratis.
"'A caravana" era un carretto con quattro ruote, chiuso a mo' di casetta che fungeva da abitazione per i circensi. Quando il circo si spostava, la "caravana" era trainata da due cavalli, "'u cavallo e 'u valanzino".
All'estremo est di c.so Garibaldi, dove finiva la palizzata verso il mare, c'era uno slargo in terra. Qui venivano le giostre quando era l'"Uttava". Su quello slargo c'era "Ciro 'u ciclista" che affittava le biciclette. Una volta ci furono pure attrazioni sotto un tendone: i nani, la donna ragno e i pagliacci. Concludiamo con un componimento da "Ricordi" di Salvatore Argenziano: "Le giostre allo slargo di Cavino con la donna ragno, il tirassegno, le gabbie rotanti, le caravane di quelli del circo come fondale sullo strapiombo, profumi di rosse zuppe di cozzeche e maruzze, di rusicarielli e panzarotti tra i miasmi dell'acitelene dalle fioche lampade sulle bancarelle".