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Vincenzo Romano

di Peppe D'Urzo
 

Nato a Torre del Greco nato il 24-05-1927, da Antonio e Carmela Di Rosa, coniugato con Rosa Falanga (1932, Torre del Greco, 1999), casalinga, detta "'A romana".
I figli: Alfonso (1949), cuoco; Antonio (1955), capotreno; Giovanni (1956), Vigile urbano del nostro comune, in servizio dal 1982 e Carmine (1958), dipendente comunale (Ufficio Archivio e Protocollo, risposato con Veneruso Gianna in data 08.02.2001 a Torre del Greco.
Il buon Vincenzo è deceduto in Ucraina il 06.01.2004. Ex dipendente della Provincia, cuoco c/o il nosocomio (casa di cura) a Capodichino; pensionato dal 1983. Ha vissuto in via Ponte della Gatta dal 1962; di questa zona che prima era un grande alveo e ricoperto con pavimentazione stradale agli inizi degli anni '60, Vincenzo serba alcuni ricordi  della seconda guerra mondiate; ci furono bombardamenti in loco e la gente trovava ripara sotto il ponte del canalone....
Un altro ricovero era ubicalo nei sotterranei di Torretta Fiorillo; durante i rastrellamenti dei militari tedeschi, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, rimase ben nascosto; fu preso un suo conoscente, un certo Luigi Di Donna (ex dipendente del Comune di Torre del Greco) che fortunatamente riuscì a scappar nei pressi di Isernia nel Molisano. Poi, arrivarono gli alleati, i cosiddetti "Liberatori" che transitarono provenienti dalla vicina Torre Annunziata, tra due file di gente festante in via Nazionale, stabilendosi nella nostra città, alloggiando nella ex Villa Totaro ("rint 'a mofeta"), nell'antico pozzo sorgivo ("'U puzzo") in via Ponte della Gatta, n. 87 (nuovo), oggi di proprietà di Mimì Sorrentino, detto "'A cardinale" e di fronte a via Mortelle in un altro fabbricato disabitato.
Fra i soldati del grande esercito "liberatore" vi furono anche gli Indiani che si stabilirono nella pineta (poi "Iris") confinante con l'autostrada. Accadde che un soldato dal classico copricapo indiano, diede fastidio alla sua fidanzata Rosa, divenuta poi sua moglie l'8 febbraio del 1945; il coriaceo Vincenzo reagì e colpì alla testa l'autore di tali molestie... fu preso dalla Military Police e rilasciato da un suo amico, certo Giorge.....
In giovane età, Vincenzo fu inviato a Roma da una zia, per volere del padre Antonio, a studiare; dopo la quinta elementare, morto il padre, fece ritorno a Torre, ove la madre, dopo qualche tempo, si risposò.
Milite esente e congedato, poiché rimase figlio unico per la morte del fratello Gennaro. Nel lento e difficile dopoguerra, ove ognuno cercava di darsi da fare per sbarcare il lunario, lavorò per sei mesi come cambusiere sulla nave "Urania" (della Società "Grimaldi"), con turni di corvé (comandata) nel porto di Napoli. Trovò altro lavoro a Somma Vesuviana come trasportatore di pietre, prelevate dalle falde del Vesuvio, si cominciavano a costruire le prime strade.
Altri suoi ricordi vanno alle lotte politiche nella Democrazia Cristiana dai tempi dei sindaci Antonino Magliulo fino a Mario Auricchio, della stirpe de "'I coccia", famiglia di Santa Maria la Bruna; quest'ultimo (1925/1997), sindaco della nostra città dal 1979 al 1985, è stato, a suo parere, un personaggio degno di nota e ben voluto dalla cittadinanza, in special modo, da quella "periferica", per la quale tanto si attivò.
Vincenzo ha anche dei precedenti calcistici, infatti, ha giocato nel ruolo di portiere nelle fila della "Santa Maria La Bruna" in Prima Divisione, Presidente Dott.ssa Mattacchione; ricordava i vari Giuseppe Lunella ("Peppe 'u pacchiano"), Gigino Miranda, Tonino Focone, Mario Nasti, "Peppe 'u sc:upaio", "Girikcq", ecc. l'allenatore era Enzo Quirino, la sede era in via Nazionale (attuale bar pasticceria di Angelo Cutolo); i suoi idoli erano: Ottavio Bugatti (1928), portierone del Napoli e Morsia, "pipelet" della mitica Turris.
Tifoso del Napoli e della compagine "corallina". Ha lasciato in eredità la passione per il calcio ai figli Giovanni, difensore nella Brunita e Alba Turris (il figlio Vincenzo è arbitro di calcio nell'ambito regionale) e Carmine, mediano in varie squadre cittadine (il figlio Vincenzo gioca nel settore giovanile del Modena).
Vincenzo, persona tranquilla, pacifica e divertente, amante della famiglia, è stato così "commemorato" dai diletti figli: "L'amore che ci hai dato, non è morto con te, vive nel nostro cuore, nella nostra coscienza, nel nostro ricordo. La fede mantiene uniti quelli che la morte


Le foto: Vincenzo Romano prima del decesso; Antonio Romano, il padre; Via Ponte della Gatta n. 27 ove viveva don Vincenzo; antico pozzo sorgivo in via Ponte della Gatta n. 37, 1999.

separa e nella fede in Cristo troviamo rassegnazione e speranza". Ricordiamo anche, per onorarne la memoria, il padre di Vincenzo, Antonio, nato a Torre del Greco il 06.08.1901 e deceduto a Napoli (ex sanatorio "Principe di Piemonte", attuale "Monaldi") il 30.12.1942, da Vincenzo e Rosa Pollio; operaio presso la cava di pietre di Villa Inglese lo chiamavano "Tatonn 'a mozza" (termine marinaro) si recò, come era d'uso nel linguaggio delle grandi migrazioni, in America, ove a Brooklyn trovò lavoro; rientrato a casa, imbarcò su navi passeggere; conosceva tre lingue; fu militarizzato, in qualità di cameriere. Dalla nave "Francesco Crispi" (prima della Società CIT., Compagnia Italiani Turismo, poi del Lloyd Triestino), con due fumaioli e sulla rotta della costa nordafricana nello scacchiere d'Egitto, detta "'A linea 'dda Surrià", sbarcò ammalato per complicazioni polmonari a Genova e poi fu condotto a Napoli; purtroppo, lasciò la vita terrena a più di quarantanni; era un uomo alto, robusto, d'onore e guai a toccargli la famiglia; qualche mangiata con gli amici, tra cui un certo "Giovanni Mast 'u sette", barbiere con locale in via S. Maria La Bruna, presso la cantina di "Tore 'u cantiniere" nella traversa omonima.
Si unì in matrimonio con Carmela Di Rosa, casalinga, detta "'A marescialla", donna salda, ferrea e di rispetto. Ebbero tre figli, come già abbiamo menzionato: Gennaro, deceduto in tenera età, Rosa, deceduta e Vincenzo, passato all'altro inondo nella lontana e gelida Ucraina...