| Il fascino
    dell'antica: via Gradoni e Canali
 
 di Peppe D'Urzo
 
 Viviamo in un'era che cancella in fretta la memoria delle buone e belle cose del
    passato, perché l'imperativo è correre, correre guardando soltanto in
    avanti. E dunque ogni tentativo di pescare negli archivi e passare ai 
	posteri le realtà storiche che si stanno perdendo, va un tantino applaudito ed
    apprezzato. Così di seguito tratteremo una storica strada di Torre dei
    Greco: via Gradoni e Canali, confinante con via Beato Vincenzo Romano, via
    Antonio Luise ("Ncopp 'a uardia") nella zona sovrastante e con via
    Fontana (tratto di via "che mena a Santa Croce"), oltre a corso Cavour (di
    fronte all'attuale Comitato di quartiere "Il Progresso") nella
    zona sottostante. Appena vi si entra dentro, si respira il fascino di una
    volta con il suo habitat che sembra immutato. Sulla sinistra troviamo il vico Sportiello, dove anticamente vi era una grotta, adibita a naturale ricovero
    antiaereo durante l'ultima guerra, sulla destra "'U vico 'dda
    pastora" (attuale, traversa Gradoni e Canali).
 In questo c'era una piccola bottega gestita da Vincenzo e Peppinella Trapanese
    (i figli sono Ciro e Pasquale), bravi artigiani nella creazione di pastori
    di terracotta (quelli classici che noi volentieri ricordiamo, con stecchino
    o fiammifero a sostegno).
 Poi "'U palazzo spuntatore" con doppio ingresso, che conduceva in
    un largo adiacente. Dall'angolo di questo "passage" cominciavano i
    classici gradini lunghi  e
    larghi (quarantacinque per l'esattezza) con canali laterali per il deflusso
    delle acque piovane, scomparsi negli anni '60 fra lo stupore ed il
    rammarico di molti abitanti della zona.
 Quasi alla fine della via si trovava una casa (o piccola stalla) con asine
    che davano latte, da cui "'A scesa 'dda ciucciara" e "'I grariatelle 'dda ciucciara". Un'altra famosa "casina" di latte di
    asine ("ciocce") era ubicata in via Comizi.
 Molte persone vi si recavano a comprarlo. Dopo "I pasturari", c'era una
    pizzeria denominata "Grotta azzurra" (Ciliberto dinasty),
    trasferita in seguito al corso Umberto I°. Dove attualmente è situata la farmacia
    "La Guardia", anticamente c'era "'Nunziatello 'u 
	gelataro", poi Raimondo
    Ruggiero che vendeva carboni, la salumeria di Michele Polese, la farmacia
    "Leone", don Vincenzo Lettieri, detto "pier 'i papere"
    (o "pier 'i paletti"), consigliori e tuttofare del luogo, ex farmacia Ranieri.
 Altri epici personaggi sono "Aniello 'u sparaglione" con
    casa-laboratorio in cui costruiva le "comete" (aquiloni) con carta
    variopinta, canna di bambù a strisce e vari ornamenti (coda e alette) e
    raccoglieva esca viva (si ricordano alcuni tipi: "vriccillo",
    "tremmulillo" e "a pala") anche fuori Torre. Sulla loggia di
    Aniello abitava un vecchio artigiano del corallo, Vincenzo Magliulo, detto
    "Vicinzino 'a cummenione" (1892, poi deceduto negli anni '60),
    esperto tagliatore di corallo. Quelle grosse tenaglie sembravano nelle sue
    esperte mani delle leggere forbici: "ruciuliava" (arrotondava) i
    pallini e li torniva con notevole maestria grazie ad una lima
    triangolare. La
    moglie, Amelia Mennella, della "'A maestra"  infilava
    collane (frange, cupoline, spezzati e pallini). Era abilissima nel formare, con una pinza, in modo simmetrico pallini di diversa grandezza. Ha lavorato
    per i migliori corallai torresi.
 Un altro personaggio caratteristico era
    "'A pavuncella" (probabilmente dall'uccello pavone dal magnifico
    piumaggio): anch'egli di nome Vincenzo Magliulo, specializzato nella
    "lustrata" del corallo". In
    pratica il corallo era contenuto in
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  sacchette inumidite, misto a polvere di
    pomice. Veniva, poi, manipolato a mano con la "lisciva", (sapone abrasivo) ed il 
	sapone di piazza su di una piccola cassetta di legno ("Martulella"). 
	Il
    buon Vincenzo portava un paio di baffoni di cui ne andava orgoglioso. Poi "Chiappariello" (donatore di sangue), uomo dai tanti mestieri, 
	al quale il buon bicchiere di vino non gli mancava mai ed era un frequentatore della
    "Cantina 'ddu Cataro", all'angolo di via Fontana/via che mena a
    Santa Croce, titolare Antonio Legna (deceduto nel 1968). "Pachialone"
    che arrangiava come poteva: durante la festa del Carnevale era solito
    esibirsi in un rito funebre-farzesco. "Maria 'a zellosa", altra epica
    figura di Gradoni e Canali; "'I simpatiche", sorelle belle e simpatiche, figlie di
    "Aitano 'u segatore": una zia era coniugata con "Eduardo 'u cusetore" (Eduardo Prezioso). "Giuseppeniello", venditore di
    carboni ("gravoni"). Giù all'angolo di corso Cavour v'era un uomo
    robusto e rosso di faccia che vendeva le "pullanghelle" (spighe di
    grano). "'0 palazzo 'dda Finanza", e, di fronte, "Matilde 
	'a vaccara", Matilde Borriello (coniugata con Pasquale Varriale),
    venditrice di latte.
	Prima della traversa di Gradoni e Canali nel fabbricato
    al civico 13 ha abitato la famiglia di "Rafele 'u funtanaro",
    Raffaele Sorrentino, esperto idraulico.
 Nei pressi di una fontanina
    pubblica, nel tratto di strada incurvata, in occasione della Festa della Madonna della Assunta, veniva innalzato un
    altarino sotto il quale transitava un piccolo carro celebrativo e, durante la
    processione,  qui sì raccoglievano le offerte dei fedeli, soldi che
    venivano attaccati con spille agli ornamenti sacri della statua della
    Madonna. Lo scenario era contornato dalle "copertine" fuori i
    balconi, le fiammanti e dorate coperte "spase" rendevano più
    "sacra" la strada durante il passaggio "trionfale" del carro,
    sorretto da volenterosi fedeli.
 Ecco la descrizione in linea di massima (ahimè
    non si può ricordare tutto!) di questo "trait de rue", così come
    appare in questa foto di qualche tempo fa.
 Un "omaggio" d'obbligo va
    anche via Gradoni e Cancelli, dove si trovava un cancello (ricordato come
    "'U canciello 'dda 'Ddulurata") appartenente alla chiesa
    dell'Addolorata; da cui si accedeva ad una mensa, la mensa popolare durante
    la seconda guerra mondiale.
 Un altro ricordo, o segno dell'''old time",
    era quella luce rossa, posta all'esterno della via, che stava ad indicare i
    posti a sedere nel cine-teatro "Iris", attiguo al
    "Vittoria" ricordato per sempre come"'U pidocchietto".
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