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Stoffe e tessuti di una volta
Angelo Vitiello


di Peppe D'Urzo
 

I ricordi della città continuano ad affiorare. Vale la pena di analizzare ed approfondire, per le sue tradizioni ed attività, un'antica e famosa famiglia di questa fertile terra vesuviana. E' la famiglia di Angelo Vitiello, nato il 3 agosto 1902, da Beniamino (discendenza di commercianti) detto "Beniamino 'o pannezzaro" e da Assunta Bottiglieri (armatori). Egli avrà sempre nel cuore queste due attività lavorative come intime passioni. Secondo di sette figli, una famiglia numerosa come ve n'erano tante all'epoca, e, molto conosciuta in Piazza Santa Croce ove già la nonna "Marion" gestiva un negozio di tessuti.
Il padre Beniamino, la cui famiglia verrà chiamata appunto  Beniamino, partecipò attivamente alla vita della città, sia come membro della Congrega della Basilica di S. Croce, sia come socio fondatore e Sindaco della Banca di Credito Popolare, carica che tenne fino alla morte che avvenne nel 1953. Quest'anno, purtroppo, fu molto triste per la famiglia; si registrarono la morte di Armando, appena quarantenne, che era riuscito a mettere su una fiorente impresa di trasporti in Brasile e di Amerigo, deceduto nella seconda guerra mondiale sul fronte greco.
Così Angelo, perduti i cari fratelli, rimarrà l'unico maschio. Sin da ragazzo gli piaceva molto recarsi a bordo delle barche a "corallo" (circa tredici) armate da nonno Giovanni o trascorrere ore liete nei cantieri e depositi nella zona porto. Frequenta con amorevole inclinazione la Regia Scuola del corallo e dell'incisione (attuale Istituto d'Arte). Nonostante una banale otite che gli causerà l'abbassamento dell'udito, porta avanti gli amati studi.
Da giovane si diverte ad incidere cammei e a lavorare nel negozio di tessuti del padre. Compie anche dei viaggi negli anni trenta, il desiderio di vedere un po' il mondo lo porta in Spagna e nella mitica America. A 35 anni convola a nozze con Annarita Lubrano, e, staccandosi dal diletto genitore, apre un locale di tessuti, in via Beato Vincenzo Romano, angolo Gradoni e Cancelli, che gestisce con oculatezza, in modo brillante e sempre al passo coi tempi. Nel prolungato dopoguerra con il "Piano Marshalf" (piano di aiuti economici all'Europa, così chiamato dal nome del suo ispiratore, il Segretario di Stato americano Marshall; approvato il 2 aprile 1948 dal Congresso americano), il Comune di Torre del Greco bandì un concorso tra i commercianti per la distribuzione di tessuti e coperte.
Il concorso fu vinto da "'Ngiulino" che si dedicò con ardore e viva partecipazione a questo nuovo spaccato di vita che costituì quella agognata ripresa del primo periodo di pace.
La guerra ormai era un terribile ricordo; gli stenti, la fame e le distruzioni lasciavano il posto ad una "new age", una nuova epoca, foriera di civiltà e sviluppo. Sensibilmente legato alle tradizioni familiari ed emotivamente ai fenomeni ed agli avvenimenti della collettività, partecipò con vivo interesse alla vita della città.
Già in giovane età è tra i primi socio-sostenitori della nascente Turris (settembre 1944),


seguendone sempre le sorti; tra i sostenitori della Banca di Credito Popolare, socio fondatore del Circolo culturale dedicato a Domenico Morelli (1826-1901) pittore artistico) ed ha sempre seguito da vicino la vita della "nostra" parrocchia. Infatti, quando dopo la tragica e terribile ultima guerra fu restaurata la Basilica di S. Croce con l'apporto dei fedeli, lui e le sorelle si assunsero l'onere di restaurare la cappella a sinistra dell'altare maggiore, denominata del "Crocifisso", come ricorda anche la targa commemorativa in essa inserita. Uomo di vecchio stampo, esperto dei segreti della vita, caratterialmente severo e dai molti interessi, non si è limitato soltanto a svolgere bene la sua attività ma ha sempre coltivato i suoi passatempi.
Amava molto la musica ed il mare. Le navi lo affascinavano, appassionato d'arte, quando si recava a Napoli per l'acquisto di stoffe, era solito comprare libri d'arte. S'interessò di pittori e scultori.
Conobbe vari artisti che esponevano alla "Permanente". In particolare fu estimatore ed amico di Nicolas De Corsi, grande mago del paesaggio partenopeo e cantore dell'azzurro e del sole di Napoli, deceduto nel Natale del 1954 (da ricordare che a lui è dedicato il circolo artistico in via B. V. Romano, di fronte al bar-pasticceria "Blanco"). Questo legame di amichevole stima durò sino alla morte del maestro, infatti "Ngiulino" andò a fargli visita fino agli ultimissimi giorni di vita.

A 65 anni decise di mettersi da parte ed andare in pensione; l'attività fu ceduta al figlio Beniamino, poi deceduto; oltre al figlio maschio ci sono anche due femmine.
Si sentì sollevato ed ebbe l'impressione di vivere un'altra gioventù. Riprese i suoi adorati attrezzi da incisore e i suoi libri d'arte; si dedicò, inoltre, ai cari nipoti che lo ricordano come un nonno affettuosissimo. Quando il tempo era bello si divertiva ad andare a Napoli e nella storica piazzetta di Capri. Come tutti ha avuto delle soddisfazioni ma anche grandi dolori.
Ha lasciato la vita terrena ad 88 anni, e, facendo un bilancio della su esistenza si può dire che ha avuto la fortuna di godere sempre di buona salute ed il privilegio di aver vissuto "a modo suo".