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Scout a Torre del Greco

di Peppe d’Urzo


Quarantanni fa e precisamente il 4 novembre 1966 (festività di S. Carlo e Commemorazione delle Forze Armate) alle ore 3,00, a Firenze, una spaventosa alluvione devasta la città. Il fiume Arno invade il centro storico ed altri quartieri; le acque arrivano a 5 metri d’altezza. In città si contano 35 morti, 6000 negozi e 12000 auto vanno distrutti; scantinati e primi piani allagati; fango dappertutto ed indurito velocemente. L’esercito interviene con distribuzione di viveri; mancano acqua ed energia elettrica; i telefoni in tilt. Il dramma di Firenze commuove; tanto forte è il fascino artistico della città medicea.
E mentre un po’ dovunque si raccolgono sottoscrizioni, la gioventù di tutto il mondo si mobilita come ubbidendo a una parola d’ordine che nessuno ha mai dato. Migliaia di giovani che furono definiti gli ”angeli del fango” arrivarono, unitamente a famosi artisti, a Firenze e la loro azione sarà fondamentale oltre che preziosissima per il recupero delle numerose opere d’arte danneggiate.

             

Essi si adoperarono a salvare la gente, i libri, le carte, scritti e tutto ciò che sapeva di arte, alloggiando in strutture della Ferrovia dello Stato, con cuccette adibite all’occorrenza. Anche Torre del Greco si mobilitò in questo ”concours” di grande solidarietà
umana. Grazie al compianto prof. Antonio Ascione (27.10.1924 – Torre del Greco – 18.01.1999), laureato in pedagogia, insegnante alle elementari, magistrali, direttore didattico e presidente del ”Gruppo 1° Scouts Torre del Greco” (con sede al Centro Sociale dell’Ina Casa di via Circonvallazione), su autorizzazione del Ministero degli Interni, si riuscì ad organizzare un contingente di 17 fra ”scouts” e ”Rover” per servizio volontario pro-alluvione, dal 26 al 31 dicembre 1966 (un altro contingente partirà in seguito). I giovani ”esploratori” torresi, con una piccola quota di partecipazione di poche migliaia di lire, uniti ad altri gruppi del capoluogo campano, partirono da piazza Dante a Napoli con tre pullman delle Forze dell’Ordine; circa 150 elementi nel pieno della beata gioventù si apprestavano a vivere una nuova esperienza di vita, mai dimenticata e portata per sempre nel cuore.
Arrivo a Firenze in mattinata nei pressi del Battistero di Santa Croce, coi terribili segni del fango impressi sulle porte d’ingresso, e, quelle ”formelle” (riquadri con ornamenti di figure o intagli) mancanti dal portone d’accesso del Duomo (col campanile di Giotto), facevano una sensazionale impressione. I nostri piccoli eroi cominciarono a spalare quella resistente fanghiglia accumulatisi nelle cantine, negli scantinati e nei sottoscala di alcune abitazioni, fra cui quella di un sacerdote a San Donnino (frazione di Firenze). Si lavorò anche nei locali di una biblioteca (forse privata) a recuperare numerosi e importanti libri. Si dormiva in un convento a Fiesole (comune attuali 15.056 ab. a 295 mt. s.l.m., su un colle dominante, con magnifico panorama, la città di Firenze, da cui dista 6 km.) su di un freddo pavimento e con le sole coperte, e, per tutti i giorni di permanenza con la sola divi
sa con cappellone e giacche a vento per proteggersi dal freddo che cominciò ad incalzare. Si desinava a mezzogiorno e sera presso l’Ataf (Azienda tranviaria autonoma fiorentina).

            

I boy scouts torresi portarono anche dei doni, preparati nella nostra città, a dei bambini di una parrocchia in un’altra frazione di Firenze. Il loro ausilio a favore degli alluvionati, in nome di una grande solidarietà e situazione drammatica che rafforzò ed uni tutti in una alta crescita collettiva, fu determinante. Fu un episodio che segnò tutti ed una esperienza costruttiva. Quando ci si spostava da un luogo ad un altro,

  

in una atmosfera autunnale con rara comparsa di sole, erano evidenti i segni del catastrofico disastro. I negozianti e commercianti cominciarono pian piano a riprendersi, e, nelle vetrine ancora precarie di trasparenza, cominciarono a vedersi i recuperati prodotti, che in precedenza facevano bella mostra. In qualche bottega d’arte ricomparvero i pastori per i presepi, esposti ancora col fango; fu un’attrattiva in più per ricordare i giorni della straripante inondazione. Il contingente torrese fece ritorno a Napoli e fu accolto festosamente dai familiari e conoscenti; il fango era rimasto ancora appiccicato addosso ai nostri ragazzi che, orgogliosi e felici per quel che avevano potuto fare, furono ricevuti dal Card. Corrado Ursi nel Duomo che volle salutarli in un caloroso abbraccio collettivo. Dopo ciò, il Governo Italiano si attivò per porre le basi del Ministero della Protezione Civile (complesso delle strutture pubbliche destinate ad intervenire in caso di calamità naturali; dal 1981 al 1993 ha fatto capo a un apposito ministro senza portafoglio), e, quasi tutti i boy scouts torresi (precursori e pionieri dell’attuale servizio di volontariato) parteciparono ad un corso teorico-pratico coi Vigili del Fuoco, per due anni consecutivi, presso alcuni stands della Mostra d’Oltremare a Napoli. Qui si alternarono varie attività fra cui il lancio nel telo e l’avvolgimento di manichette per l’acqua.
Fra gli istruttori si ricorda un valido ed esperto portiere, un certo Persico. Ci fu, alla fine del corso, un’agevolazione governativa, per accedere come ausiliario (servizio militare) nel Corpo dei Vigili del Fuoco. Del primo contingente dell’Asci (Ass. Scoutistica Ital., poi Agesci: Ass. Guide e Scouts Cattolici Italiani) di Torre del Greco che prese parte alla ”missione” fiorentina si ricordano (e non ce ne vogliano quelli non menzionati): Carlo Boccia, Enzo Balzano, Ciro Ambrosino, Enzo Benigno, Luciano Sorrentino (da reparto ”G.ro Palomba” con sede nell’Oratorio ”Beato Vincenzo Romano” in via V. Veneto), S.re Iovane, Andrea Borrelli, Gigino De Luise (detto ”II piccoletto”, capo responsabile), Eduardo Barlassini, Leonardo Gaglione, S.re Polese, ecc.

               

La loro bella uniforme era così composta: cappello color Kaki (tipo guardia canadese), foulard bleu con bordo rosso, camicia (tipo militare) e pantaloncino Kaki, calzettoni bleu, scarponcini e stemma sulla manica destra ”Campania Felix”. Un motivetto che fu cantato dagli scouts italiani e torresi nel dopoguerra l’Associazione fu soppressa durante il ventennio così recitava: ”Col cappellone e un giglio d’or, sempre restiam esplorator... Se l’Asci è sciolta, con voce alta cantiam insiem...”.
Da ricordare che lo scoutismo (”lupetti”, da 6 a 11 anni; ”Scouts” da 12 a 17 anni e ”Rover” da 17 in poi) è un movimento sorto nel 1908 in Inghilterra, per iniziativa di Baden Powell (Robert Stephenson Smyth, 1857/1941, primo barone ed ex generale inglese) con lo scopo di riunire gli adolescenti in una organizzazione capace di sviluppare l’educazione fisica e morale, mediante campeggi, esercitazioni di carattere premilitare (senza le armi usate dagli eserciti), ecc. In Italia il movimento sorse nel 1912. Proibito sotto il fascismo, risorse dopo la seconda guerra mondiale, con caratteristiche eminentemente cattoliche.
                  

A Torre si formò anche un reparto nautico (o marino) con sede vicino la chiesa di S. Maria del Principio (Sant’Anna), dedicato alla memoria di Geppino D’Amato, guardiamarina, deceduto nell’ultimo conflitto mondiale con medaglia al valor militare.
Un onorevole omaggio era dovuto ai nostri ragazzi di allora che si recarono al capezzale di una città sconvolta da una devastante alluvione che coinvolse giovani provenienti da ogni parte del mondo in una solidale lotta contro i tanti disagi che Firenze subì. La grande mobilitazione che fu un’impresa estenuante salvò il grandioso patrimonio artistico fiorentino.
Firenze non poteva essere abbandonata a se stessa; il mondo aveva bisogno di Firenze.

Le foto: tre immagini dell’alluvione di Firenze (04.11.1966); il prof.A. Ascione con un gruppo di ”scouts” di allora; l’elmetto del corso scouts/V.d.F. con stemma metallico Asci e Gei (Giovani esploratori italiani).