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Francesco Magliulo

di Peppe D'Urzo

Da sempre ha svolto l'attività di pescivendolo, uno dei mestieri più in voga nella nostra città che si affaccia nell'azzurro mar Tirreno, fonte di vita e sostentamento per molte famiglie sin dai tempi che furono. Francesco Magliulo, detto "Francischiello 'u pisciavino" è da considerare, senza alcun dubbio, un prodotto del "mer"; nato a Torre del Greco il 12.10.1914 da Ciro, marittimo e Anna Gargiulo, casalinga; figlio unico, poi la madre si risposò, mettendo su una famiglia numerosa. Originario di Largo Bandito n. 18, coniugato con Anastasia Costabile (03.02.1920 Torre del Greco 23.03.1993) con matrimonio celebrato nella basilica di Santa Croce in data 27.04.1938; otto i figli (quattro maschi e quattro femmine), di cui alcuni deceduti.
Militare in Esercito (fanteria), C.A.R. ad Orvieto (TR), richiamato nel 1940; in servizio presso una polveriera vicino Roma ed in seguito in quel di Caianello (CE), aggregato ai Regi Carabinieri. Congedato nell'aprile del '42 dal Comando Fanteria, Divisione "Savona", in quanto orfano di guerra, (il padre all'età di 25 anni circa, morì su di una nave mercantile, affondata da unità nemica nella grande guerra '15/'18). Con l'ausilio del figlio Agostino e stimolato da un vivo desiderio di raccontare, Francesco, cercando di mettere un po' d'ordine nella vetusta, ma lucida mente, "rivede" i suoi ricordi, relativi all'ultima guerra mondiale che coinvolse anche la nostra tranquilla città.
Si era nel triste periodo dei rastrellamenti da parte dei militari tedeschi, dopo l'armistizio dell'8 settembre '43, ove ci si nascondeva dove capitava. Egli si trovava sulla sua barca nel tentativo di pescare qualcosa nello spazio d'acqua sottostante il porticciolo del ponte di Gavino; un tedesco, appostato sulla sponda, allora definita "'Ncopp 'a montagna", gli intimò l'alt e di ritornare al porticciolo; ma, dando forza alle sue energiche braccia, remando verso il largo, si allontanò; quando si accorse che il tedesco se ne era andato, con la dovuta calma e svanita preoccupazione, approdò a riva.
Con Umberto Monile, pescivendolo ed altri amici pescatori, si decise di trovar rifugio verso l'isola azzurra di Capri, ove si trovavano gli alleati inglesi. A poca distanza da Capri, la barca si era riempita d'acqua marina e rischiava di colare a picco; gli inglesi, con segnali luminosi e salvagente, riuscirono a recuperarli e rimasero qualche giorno sull'isola con pochi soldi. Francesco decise, poi, di recarsi a Castellammare di Stabia, accomiatandosi dagli amici, ove c'erano gli americani; arrivato a Torre Annunziata, ove comprò un po' di cibo (pasta, pane, ecc.), si mise in cammino dietro i carri alleati, raggiungendo anch'egli come un "triomphant" Torre del Greco, le cui strade erano in festa; in questo frangente, nella nostra città furono presi molti torresi che furono inviati nei campi di lavoro del terzo Reich. Con l'arrivo dei "Liberatori" si ebbe un po' di sollievo e benessere.
La guerra fu anche sinonimo di incursioni aeree e vari bombardamenti. Torre ne subì alcuni che causarono morte e rovine. La zona di C.so Cavour e Largo Bandito furono oggetto di bombe che caddero giù sia di giorno che di notte. Nel ricovero di "Ncopp 'i fierri", in una fuga precipitosa, la moglie di "Francischiello" prese il figlio primogenito (Ciro) e corse nel rifugio. Finito l'allarme aereo, fecero tutti ritorno a casa; nelle mani dell'impaurita donna-madre rimasero solo le fasce: il bambino era rimasto sulle scale dei ricovero; fu, immediatamente, recuperato. Un altro bombardamento fu quello della vigilia di Pasqua del '43, in cui morirono alcuni innocenti cittadini; nella circostanza Francesco decise di allontanarsi con la moglie su per via A. Luise, andando ospite presso una famiglia di conoscenti. Vennero giù tante di quelle bombe che danneggiarono alcuni fabbricati al C.so Cavour, con la perdita di vite umane, coinvolte nel tragico ed orribile gioco della maledetta guerra...
Con la presenza degli alleati nelle maggiori città e province del centro sud, si sviluppò del "black market" con dollari Am-lire. "Francischiello" sì recò con un amico nelle vicinanze di piazza San Pietro a Roma, col treno a comprare della farina ad un buon prezzo; acquistata la preziosa merce i due si sedettero sul treno che li avrebbe portati a Napoli. La locomotiva, improvvisamente,  con il lungo convoglio parti da sola per un percorso di qualche minuto, e ciò fu fatale in quanto avvenne uno scontro con un merci; vi morirono alcune persone in special modo nei locali respingenti. Era, purtroppo, accaduto che il macchinista del treno, fermo in stazione, non aveva staccato il pantografo dai fili locomotori, per cui accadde l'inevitabile incidente ferroviario.
Pescatore con barca unitamente ai fratelli, poi pescivendolo con carrettino; andava al mercato ittico di Torre Annunziata a  prendere il pesce; il suo solito tragitto andava da Largo Bandito sin "'Ncopp 'a uardia"; "Ma ca' alici,... alici 'i razza..." era il suo slogan a viva voce; qualche volta usciva a prenderle con un certo Cristoforo.
Francesco è stato anche marittimo (matricola n. 22658; libretto di Navigazione dell'anno 1932


 

Le foto: Francesco Magliulo ("Francischiello 'u pisciavino") al presente; quand'era più giovane, col carrettino per la vendita dei pesce; la moglie Anastasia Costabile (inizio anni '90).

- E. EX.); nominato capo barca per la pesca limitata nel 1944. Ricorda che quando  era imbarcato come garzone di cucina sul "Toigete", riparato nei cantieri navali di Napoli, diretto ad Anversa (città e principale porto del Belgio) con carico di zolfo, la nave cominciò ad imbarcare acqua nel golfo di Biscaglia (o Guascogna), inclinandosi leggermente. Al che il Com.te dell'unità italiana, mettendosi le mani nei capelli per quanto stava accadendo, provocò in Francesco molta ansia e apprensione; la nave, facendo dietrofront, arrivò, tra mille difficoltà, nel porto di Lisbona (Portogallo), ove fu del tutto riparata; si seppe, poi, che alla partenza una lamiera delle stive non era stata ben saldata...
Ecco l'omaggio dovuto a questo novantenne, tipico personaggio alla Eduardo De Filippo per sembianze fisiche e caratteriali; persona serena e tranquilla, non si faceva mai passare la classica mosca sotto il naso; severo quanto bastava coi figli; amante della buona musica napoletana e di grandi films.
Da più di quaranta anni vive al C.so Cavour n. 19 (ex 35), in un vecchio fabbricato ristrutturato all'angolo di Largo Bandito, una classica e storica zona del quartiere mare, un tempo in auge.
Circondato dall'affetto dei suoi cari, il nostro ex pescivendolo, tira avanti per la sua strada, e gli auguriamo una ancora più lunga, per continuare a raccontare quello che ha vissuto.