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Vincenzo Scala
Niniello 'u panettiere

di Peppe D'Urzo
 

Un'altra storia da raccontare... Ricordi che appartengono a Vincenzo Scala, detto "Niniello 'u panettiere", prendendo il nome di Aniello in ricordo di un fratellino prematuramente morto in tenera età e prima che lui nascesse. Nato a Torre del Greco il 25.11.1918, da Camillo, marittimo e combattente nella grande guerra del 15-18 e da Maria Maddalena Ferrandino, casalinga. Originario di Largo Benigno. Dall'unione nacquero quattro maschi e una femmina. Sin da ragazzo imparò il mestiere di panettiere, lavorando nei forni di Ciro Garofalo in via Purgatorio, a Portici nel forno di un certo don Corrado, a Ercolano da Ciro Russo e Antonino Garofano "'Ndulino" in lago San Giuseppe alle Paludi. Nel 1938 viene chiamato sotto le armi a difendere la patria; indosserà la divisa della regia Marina in qualità di marò-panettiere; da Taranto e Brindisi viene inviato in Africa Orientale a Massaia, città e porto dell'Eritrea sul Mar Rosso; fu occupata dagli italiani nel 1882 e fu sino al 1896 capitale della Colonia Eritrea; distrutta dal terremoto (1921) e ricostruita in aspetto moderno; durante la II guerra mondiale fu occupata dagli inglesi il 09.04.1941.
Qui effettua servizio sul motoscafo di un ammiraglio; dopo la conquista di Massaia e Asmara (fondata nel 1889 dagli italiani) da parte dei soldati di Sua Maestà, fu fatto prigioniero ed inviato in Inghilterra ove vi rimarrà fino al 1946, per essere poi rimpatriato. Durante la sua permanenza sul suolo africano nel periodo bellico in questione, ricorda di una festa organizzata in un villaggio vicino Massaia per i militari del suo contingente. Insieme ad altri commilitoni, "Niniello" partì dal Distretto Militare per recarsi, in un clima gioioso e baldanzoso, alla festa di cui tutti parlavano. Faceva molto caldo nonostante fossero le otto di sera; si decise, allora, di indossare magliette a maniche corte e pantaloncini.
Durante il cammino verso il villaggio, i nostri "arditi" marinai incontrarono un superiore, il quale consigliò loro di non recarsi alla festa conciati in quel modo, poiché gli altri militari invitati indossavano regolari divise d'ordinanza; pur sapendo di andare incontro a severe punizioni e non dando peso a quanto riferito, si decise lo stesso di andare a divertirsi. Arrivati nel posto indicato, tanta fu la sorpresa e la vergogna nel vedere i soldati italiani divertirsi e ballare in divisa... Si scappò tutti e nel mentre si correva a gambe levate, un perentorio ed altisonante "Alt" impedì la fuga. Era l'ammiraglio che chiese le dovute spiegazioni, che ovviamente non bastarono; furono presi i loro nominativi. Al rientro, al Distretto di Massaia, il m.llo (un certo Caiazzo) li convocò per un breve colloquio; furono puniti con dieci giorni di cella di rigore con "pane a acqua"; tutto si superò in nome dell'amore e della fantasia".

Un altro episodio che turbò non poco l'animo di Vincenzo, fu quando in una azione bellica, incontrò dei soldati italiani facenti parte della Legione Straniera (Corpo volontario francese in cui vengono arruolati stranieri di qualsiasi nazionalità, destinato al servizio coloniale; formato a Langres il 5 gennaio 1831 da Luigi Filippo), i quali inveivano, trattandoli male, i militari italiani, impegnati a combattere per difendere il tricolore. La prigionia fu "consumata" in terra britannica a Londra, nel centro culturale di Oxford e a Nottingham (capoluogo dell'omonima contea della Inghilterra centrale). La vita da prigioniero iniziava con la sveglia alle ore sette e vari lavori da campo; in seguito, ogni internato fu adibito a mansioni specializzate, ognuno per quello che, nella vita civile, sapeva fare; con lui vi era un paesano, Ciro Quattromani.
Il pensiero e la lontananza erano un tantino mitigate dall'impegno sul lavoro che tutti riversavano, imparando anche un po' di grammatica inglese e le più importanti parole



Le foto: Vincenzo Scala, militare a Massaua (Eritrea) nel 1938; Vincenzo alias "Niniello 'u panettiere" in una recente immagine;  la moglie Giulia De Luca.

"bread", Good moming", "prison", "Official", ecc. La lunga prigionia ebbe termine in una gaudiosa contentezza; finalmente si tornava a casa!!! Una nave riportò Vincenzo in Italia. Rientrato nella vita civile, col lento dopoguerra, foriero di ricostruzione, Vincenzo riprese a lavorare nel forno di Raffaele Raiola "'u mancino" in via D. Colamarino, trasferitosi poi, al I° vico Abolitomonte, sino alla pensione avvenuta alla fine degli anni '70. Ebbe anche una breve parentesi di marittimo (panettiere) imbarcando sulla "Surriento" della Società "Lauro" e su "I due golfi" della società "Iacomino".
Coniugato in data 03.07.1954 con cerimonia religiosa nella Basilica di S.R.C., con Giulia De Luca; cinque figli, quattro maschi e una femmina: Camillo, marittimo; Ciro marittimo; Marilena vive e lavora a Viareggio; Antonio, attività di sindacato Filca-Cisl; Raffaele capo barman all'hotel "Ergife" a Roma. Vincenzo che il prossimo 7 luglio celebrerà le nozze d'oro, circondato dall'affetto dei suoi cari, è stato un bravo ed esperto panettiere. Appassionato di fuochi d'artificio, gli piace assistere a pirotecniche manifestazioni, anche fuori città; è sempre in prima fila quando ci sono i fuochi a mare durante la tradizionale "Festa dei 4 Altari".
Tipo burlone e "mattezziuso" durante la gioventù. Molti gli scherzi e le burlette fatte e ricevute. Quando il Comando dei Vigili Urbani del nostro Comune era ubicato in via D. Colamarino ("'a residenza") n. 47, "Niniello" nel turno di notte, ben nascosto dalla sede degli Agenti municipali (una diceria messa su da persone anziane del luogo, declamava che in detti locali vi fosse "'u munaciello", cioè un bizzarro folletto in abiti monacali), imitava la voce di una vecchia, le cui parole riuscivano ad entrare all'interno, facendo "saltare" il povero Vigile di guardia alla "Residenza", in un clima di gioconda paura. Altri amici coi quali si giocherellava spesso furono "Vadassare" dell'omonima salumeria, i f.lli Candurro (barbieri), "Mastu Rafele 'u scarpaio" ed altri.
Ecco l' "omage" dovuto a "Niniello 'u panettiere", tranquillo pensionato; iscritto dal 1947 all'Associazione Nazionale Reduci, Federazione Provinciale di Napoli, vive in via Tironcelli (a franco della chiesa di S. Antonio de' Brancaccio) in beata serenità, coi suoi ricordi di gioventù, della terribile ultima guerra mondiale, e circondato dall'affetto della moglie, dei figli e dei nipoti.