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Mastu Michele

di Peppe D'Urzo

Michele Andreozzi nasce nella Torre del Greco degli anni trenta (19.08.1933) da Alfredo, Sott/le in Marina Militare, buon meccanico e marittimo (Uff/le di macchina con varie società di navigazione) e da Rosa Cherubino, detta "'A tessitore", commerciante di lana con locale al corso V. Emanuele nei pressi di "Cianfrone".
Sette furono i figli di cui tre maschi e quattro femmine. Michele, originario di via S. Giuseppe alle Paludi, frequenta le scuole elementari in via V. Veneto e in via Teatro, poi, le scuole marittime (e di disegno) all'aperto. A 13 anni imparò il mestiere di falegname c/o "'a puteca" di "Mastu Ciro" D'Orlando in via Piscopia e in seguito "'A malatella" in via Cappuccini e Ciro Fulgido al I° vico Trotti. Dopo che la famiglia andò ad abitare al 2°vico Abolitomonte nel palazzo di proprietà dei genitori di don Rocco Borriello (parroco), cominciarono le prime incursioni aeree sulla nostra città.
Una bomba, lanciata da una "fortezza volante" rimase inesplosa all'interno del fabbricato. Il padre Alfredo decise di "sfollare" in una zona più tranquilla. Ottenuto d'ufficio il trasferimento, si recò con moglie e figli in territorio laziale e precisamente a Gaeta (LT), ove lavorava (col grado di Maresciallo) nei bacini del porto. Qui si diede da fare anche a riparare barche private a cittadini locali. In precedenza era stato a Taranto ed imbarcato su navi militari silurato più di una volta, si salvò sempre... A Gaeta Michele veniva chiamato "'U figlio 'ddo Maresciallo". La famiglia era alloggiata in una casa colonica requisita dai tedeschi.
La madre lavava i panni anche ai soldati germanici: col sapone, da essi elargito, si provvedeva all'igiene personale, e gli indumenti si lavavano con la cera liquida. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 la gente era festante e plaudì alla fine ipotetica della guerra, ma non fu così...
Il giorno dopo (9 settembre) i soldati di Hitler raccolsero tutti gli uomini nella piazza principale di Gaeta e dopo un discorso iniziale, furono fatti prigionieri tutti i presenti. Alfredo era sul punto di portarsi in piazza, ma la moglie, fiutando il pericolo, indusse il marito a non recarsi. Andò lei, e, al ritorno riferì il tutto. Durante altri rastrellamenti Alfredo riuscì sempre a farla franca ma fu poi preso nel capannone ove alloggiava. Mentre un soldato tedesco lo portava via, Rosa, attirando l'attenzione del milite, gli fece vedere alcune macchie che si trovavano sulle gambe (dopo che la farina era finita, si mangiava la crusca che spesso causava delle macchie sottocutanee agli arti che sembravano delle piaghe). A tale vista, il soldato atterrito, li spinse entrambi oltre e se ne andò.
Da Gaeta si trasferirono in una casa cantoniera sulla strada Pontina.
Michele poté osservare i numerosi bombardamenti aerei sull'Abbazia di Montecassino. Fu un inutile spreco di materiale bellico ricordato su tutte le pagine di storia. Gli alleati consumarono enormi quantitativi di bombe devastanti ed incendiarie, causando enormi rovine ed inutili morti di tantissimi combattenti.
La famiglia Andreozzi fece ritorno a Torre del Greco, dopo l'arrivo dei "Liberatori"; era la fine dell'anno 1944. Michele presta servizio militare in Marina, con la qualifica di puntatore mitragliere scelto, imbarcato sul C.T. "Aviere", con matricola n. 62047, arruolato di leva dall' 11.04.1954 e congedato il 30.04.1956. Con l' "Aviere" fu inviato in missione a Trieste "liberata" nel 1954 dopo il trattato di pace del 1947 quando la città venne a far parte del territorio libero di Trieste.
Ha lavorato con circa trenta "masti" falegnami. Dal 1959 ha aperto vari locali: in via C. Battisti (attuale scuola "Don Michele Sasso"), in via Cimaglia (proprietà Terrone), in via Circonvallazione (prop. D'Orlando, di fronte al ristorante "Talano"), in via Purgatorio n. 44 e in via Comizi n. 26 (ex 30) dal 1977, ex ferramenta dei f.lli Pugliese e poi sede del partito Monarchico. Al presente tale negozio porta l'insegna di "Locksmith" (dall'inglese magnano, esperto di chiavi e serrami).
Esperto ebanista e specialista del "delicato e fine" (arte del sottile) su legni pregiati, mobiliere per nobile passione, sa ben costruire e creare mobili, molti dei quali fanno parte dell'arredamento di vari privati. Da diversi anni si è dedicato, nel negozio di ferramenta e colori in via Comizi, ad ogni tipo di chiavi ed al ripristino di serrature. Un lavoro questo che richiede massima concentrazione e precisione. Coniugato con Maria Mennella, il cui padre Nicola (1920/2002) è stato un glorioso combattente dell'ultimo conflitto mondiale. Tre

   

Le foto: Alfredo Andreozzi, in divisa da Sott/le di Marina militare; Rosa Cherubino, detta "'A tessitore"; Michele Andreozzi in abiti militari anno 1954 e al presente.

sono i figli: Nicola, finanziere, Paolo titolare di negozio di computer "Imagika" in via Sedivola, e Alfredo, finanziere. Iscritto al Ea.r.a.c. (Federazione autonoma regionale artigiani campani), anno 1959, e, alla C.a.s.a. - Roma (Confederazione artigiana sindacati autonomi - Roma) anno 1971. Spesso lo trovi fuori la "sua" fucina con suo ordinato da fare. Si ritrova una folta chioma bianca a testimonianza di una vita rivolta al lavoro ed alla famiglia.
Con tatto e cortesia cerca sempre di trovare una soluzione ai clienti.
Garbato nelle conversazioni, nelle quali riesce a trasportare chiunque nei suoi ricordi di gioventù, della guerra e del vissuto di un mondo che fu.
Uno spaccato di vita intriso di polvere, odori di legno ed attrezzi artigianali che restano, seppur appesi alle vetuste ed impolverate pareti, impressi nella memoria. E dal cilindro della "memory" emerge quel giorno in cui, dopo che gli fu "regalata" una capra quasi in agonia da un soldato hitleriano, e, caricata sulle innocenti e poco robuste spalle da ragazzino "colpito" dagli eventi bellici, con essa si avvia verso casa poco distante dal capannone tedesco.
Nei pressi dell'abitazione, affaticato e trepidante, chiama la madre che gli corre incontro con riverente commozione; la capra fu divisa con un'altra famiglia e servì a soddisfare i morsi della fame che attanagliava la sofferente gente di allora, coinvolta, suo malgrado, in una difficile ed inverosimile guerra che causò morti, rovine, ristrettezze economiche ed indigenze.