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Gigino 'u paratore

di Peppe D'Urzo
  

Scorrono sui binari dei ricordi, estraendo vecchi cassetti in cui riposano gli oggetti della memoria, le storie di coloro che, portandosi dietro il proprio passato, conservano i propri "souvenìrs". La memoria, questa volta, vuole rendere omaggio ad un pacato e silente personaggio, ben conosciuto e stimato in città. Si tratta di Luigi Zaino, detto "'U paratore", cioè addobbatore (colui che adorna, arreda e "para 'a festa"), nato a Torre del Greco nel 1927 da Aniello (detto " 'A preghiera", corallaro, poi marittimo) e da Eleonora Perone. Figlio unico, milite esente, padre di sei figli, uno dei quali risiede in California ed è titolare di un avviato ristorante dall'italico nome di "Buongiorno".
Poi c'è Stanise, super "malatone" della Turris. Ha lavorato per la ditta Sorrentino (addobbi per carri dell'Immacolata, "Festa dei 4 Altari", feste varie, matrimoni ed altro ancora). Quasi tutte le chiese cittadine sono state adornate dal bravo Gigino in occasioni religiose (specialmente matrimoni). Attualmente in pensione, è felicemente "disteso", quando trascorre il suo tempo libero sui gradini del vetusto e glorioso stadio "A. Liguori". Ha  assistito a tante sedute di allenamento che potrebbe dare lezioni di tecniche calcistiche a chiunque ma con notevole modestia e semplicità   riesce a schivare i cosiddetti criticoni e competenti.
I suoi ricordi da ragazzo lo riportano alla guerra, l'ultima temibile ed ingiustificata guerra che non risparmiò niente e nessuno.
Anche la nostra città portò i segni, incancellabili segni di un assurdo conflitto. I bombardamenti aerei sono scolpiti negli occhi del giovane Luigi che, specialmente di notte, dopo il fine allarme, era solito uscire dal ricovero (ove si riparavano e rintanavano i tanti cittadini, a giusta ragione, impauriti), per respirare po' d'aria fresca e recarsi sui luoghi ove le bombe erano cadute. Il 13 dicembre 1943, di ritorno da Napoli (zona San Biagio dei Librai), ove lavorava come muratore, sentì la gente in strada parlare di un tremendo bombardamento aereo che aveva danneggiato Torre del Greco.
Man mano che si avvicinava alla natia città, il cuore gli batteva a mille. Appena raggiunta la parte periferica di corso Vittorio Emanuele, gli si presentò davanti uno scenario di morte: corpi senza vita, disseminati un po' ovunque, uno spettacolo orrendo ed indelebile. Durante i rastrellamenti delle truppe germaniche (dopo l'armistizio), si trovava a Torre Annunziata nei pressi della chiesa della Madonna della neve. Riparò in casa di una signora e si nascose sotto il letto.
Poi giunsero gli alleati... Trovò lavoro corre operaio-muratore nella ricostruzione dell'Istituto "San Geltrude", danneggiato dalle incursioni aeree. A marzo del 1944 (eruzione del Vesuvio), con le "allied troops" impaurite più delle popolazioni colpite, fu impegnato nella rimozione della cenere (caricata su camion americani) accumulatasi nelle vie cittadine. Da giovane, chiamato anche " 'u russo" (dalle rosse guance) si è divertito, ma solo per passatempo, a giocare a calcio nel ruolo di terzino; la squadra della "sua" zona si chiamava Trottese e si giocava al campo "Fienga" in accesi tornei fra i quartieri della città. Alcuni amici di squadra erano Perone, Speranza, Pirro ed un certo "Peppe 'u suricillo".
 Nel settembre 1944, con gli inglesi che governavano la città ed il rombo della macchina di guerra che si andava pian piano disperdendosi, fra tanti preoccupanti dilemmi, nasce la Turris (polisportiva) sulle ceneri della gloriosa Torrese. Da questo storico momento, Gigino seguirà sempre le sorti della squadra "corallina": il passionale ed inimitabile amore per questa compagine in maglia rosso-corallo lo accompagna sino ad oggi, anche se l'oggi non

è tanto roseo; è fiducioso nella reattività dei calciatori "che combatteranno per salvare la Turris".
Sono poche le partite a cui non ha assistito. "Papillon" del calcio, sempre in "fuga" per seguire la Turris, in special modo fuori casa. Si recò ad Avellino con un camion che, purtroppo ebbe dei guai per la strada, e, da Monteforte arrivò con mezzi di fortuna allo stadio avellinese. Riuscì a vedere il secondo tempo. Scrutò occasionalmente un manifesto in una strada locale di una gara amichevole tra la Turris ed Afragola; disse al responsabile del cantiere ove lavorava che al pomeriggio non sarebbe "sceso" a lavoro per andare a vedere la partita. Per tutta risposta gli fu riferito che sarebbe stato licenziato. Imperterrito di fronte a questo out-out, non andò a lavorare per la "sua" Turris.
Il giorno dopo, temendo il peggio, fu fortunatamente riconvocalo "'ncoppa 'a fatica". Una sconfitta della Turris in quel di Gragnano gli costò uno sfottò con scritta su di un muro che suonava così: "A morte 'u russo e Frabbuzziello" (un suo amico). Nel '60/61 la squadra torrese era impegnala a Nola (spareggi per la serie D). Aveva a casa dei parenti a pranzo. Dicendo loro di scendere a comprare delle noccioline, si recò ad assistere al match contro l'Angri (perso dai corallini 4-3). Negli anni ottanta, mentre transitava per via V. Veneto, fu avvicinato da un volontario dell'AVIS che gli chiese se volesse donare del sangue: rispose che non ne aveva più in corpo. Il perplesso addetto alla raccolta gli domandò il perché, e lui con romanzata recitazione gli rispose che il sangue l'aveva "donato" tutto, fino all'ultima goccia, alla Turris.
Ha seguito e segue tuttora i campionati delle giovanili in casacca corallina (ex De Martino, ora Berretti) fuori casa. Ricorda con simpatia alcuni calciatori che lo stimarono Curtarelli, Chiesa, Pedrocchi, Raimondi, Carubbi, Morsia, Grilli, Gianolli, Scaglione, ed altri. Poi Portelli, Schettino, Porri, Pulitelli, Viale, Trotti, Caocci, Gardini, Fiorillo e tutti quelli che hanno fatto grande la Turris. Il bravo attaccante De Carolis (in forza a Torre fino all'anno scorso), ogni qualvolta che lo incontrava nei pressi dello stadio, lo chiamava cordialmente "'U nonno". Nella stagione '91 /92 (C/2, girone C) l'allenatore Franco Villa e tutti i giocatori lo onorarono con una targa-ricordo e foto di rito.
Una delle gare esterne che rammenta per le fasi "accese" ed i disordini post-partita fu quella di Matera ('81/82, C/2 raggruppamento D), vinta 2-I dai Torresi. La posta in palio era alta, si lottava per la C/1. E' quasi sempre andato, da molti anni, fuori dalle mura cittadine a seguire la squadra del cuore, con gli abituali e fidati amici, fra cui "Raimondo 'u benzianio" (con la propria auto).
L'appassionalo ed ineguagliabile Gigino, è da definire, senza ombra di dubbio, uno di quei super tifosi che antepongono la Turris agli affetti familiari e a qualsivoglia cosa.
Nella foto che pubblichiamo, lo vediamo (è il secondo da destra) ripreso con altri "maturi" sostenitori. Era L' inizio dell'annata '97/98 (GI, girone B).
Ma ciò che più ti coglie "dentro" è quando gli chiedono "Qual'è stata la più bella trasferta della Turris?", la risposta è netta e decisa:  "Tutte quelle che si sono vinte!!!".