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La nostalgica "Fiorindella"

di Peppe D'Urzo   

Fiorinda Varriale, in arte "Fiorindella" (Torre del Greco, 21.6.1913-19.4.1993) da Giuseppe (proprietario di terreni con stalle in via Circonvallazione fino all'attuale Istituto professionale "Degni") e da Modesta Acampora, nativa di Ercolano, esemplare figura di moglie e di madre premurosa. Sin da ragazza (3 sorelle e 3 fratelli) esperta mungitrice, vendeva il latte, accompagnata dalla fida mucca, per le strade di Torre in special modo nella zona di via Circonvallazione.
Si uni in matrimonio con Aniello D'Urzo (classe 1912), militare in Marina, combattente sui fronti dell'Africa orientale e greco-albanese, esportatore di frutta; nel 1943 Fiorinda (un'altra "Fiorindella", gran lavoratrice e sua parente, era la madre dei Borrelli, tabaccheria e autoscuola) divenne titolare di un locale, (ove prima si vendeva un po' di tutto) in via Circonvallazione, angolo corso V. Emanuele 126 (odierna salumeria, frutta e verdura del figlio Giuseppe, coadiuvato dalla moglie Rosaria Garofalo, appartenente alla nota famiglia di panificatori) che fungeva anche da deposito e dormitorio in cui si vendeva pane, pasta, latte, frutta.
Dopo l'armistizio del '43, i tedeschi effettuarono molti rastrellamenti; nelle vicinanze del negozio ci fu un fuggi fuggi generale di persone che cercavano rifugio con i soldati nazisti che sparavano all'impazzata; un colpo di fucile andò a conficcarsi in una "spasella" (recipiente in legno per la frutta e ortaggi) che fungeva da "connola" (culla) in cui era adagiato il piccolo Giuseppe in inconsapevole beatitudine. Ritornano altri ricordi di guerra: i bombardamenti (quello tremendo del 13 settembre), il ricovero antiaereo al corso V. Emanuele n. 135 (oculista Andrea Borrelli), gli alleati, gli americani sempre brilli ("'a pulisse" ovvero la polizia militare) ed il lento dopoguerra... Erano i tempi in cui l'adorata "Fiorindella" teneva il magazzino aperto anche di notte; ella stessa contattava i contadini che ivi transitavano, compravano merce genuina che poi rivendeva ai tanti clienti che venivano anche da fuori città e ai ristoratori dell'epoca; fra essi il leggendario Cosimo Aragonese, detto "Cusimiello" titolare del mitizzato ristorante "Cianfrone" (famosi gli spaghetti a vongole e la zuppa di pesce); al nome di questo "restaurant" sono legate anche storie di cavalli che, quando si accingevano a salire la "via Nova" spesso "pigliavano 'e liscio" ed andavano a finire con i carri nelle vetrine d'ingresso.
Ad ovviare ciò furono utilizzati i "valanzini"

 

                   

(bilancini), asini di sostegno che si collocavano ai lati dei cavalli aiutandoli ad affrontare l' ardua impresa. Spesso gli animali, oberati di inverosimili carichi, percorrendo la via in discesa, "lisciavano" terminando la propria corsa ovviamente nel ristorante!! Fra i vari "clienti" del locale ci fu il grande Totò, poi molte famiglie nobili locali e di fuori Torre, pellegrini, diverse le comitive dei provenienti da Pompei e Montevergine. Il papà di Fiorinda aveva un cavallo con carretto che "sostava" davanti alla bottega; dopo lo scarico della merce, l'animale si godeva il meritato cibo.
Quando passava il tram il conducente da lontano sonorizzava tale passaggio e il cavallo, che occupava parte dei binari, da solo e provvisto di grande intuito, attraversando la strada si accostava al dirimpettaio marciapiede, nitrendo poi compiaciuto dell'impresa!!! Era molto benvoluto dal suo padrone che aveva una passionale predilezione per gli animali (giocando anche alle corse dei cavalli).
Altri negozi a fianco: sartoria di "Don Prinzipio 'u cusetore" (attuale Simonini, motociclette e vespe), ferramenta e calce di "Aniello 'u caveciaiuolo" (trasferitosi in seguito di fronte) e poi Cupa Cianfrone, ove si "acquistavano" cavalli ed asini (dai Varriale) ed i carrettieri "parcheggiavano" i propri quadrupedi.
Il nome di "Fiorindella", gran lavoratrice, benefattrice, altruista, fervente cattolica (andava sempre a messa nelle chiese di S. Maria delle Grazie, S. Maria del Popolo e in una piccola cappella a palazzo Vallelonga, ove Don Filippo, nel mentre era in rifacimento la struttura religiosa di S. Maria del Popolo, distrutta dai bombardamenti aerei durante il secondo conflitto mondiale, teneva la santa messa), sarà sempre ricordata dai suoi cari che sempre l'amarono e dai tanti che la conobbero, sapendone stimare le doti di penetrante umanità.