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Domenico. Porzio,
detto: "Mimi"

di Peppe D'Urzo

 
Dagli scavi biologici  del vissuto emerge un altro personaggio della nostra città. Si tratta di Domenico Porzio, grosso simpaticone, elegante nel suo modo di proporsi con foulards e cappelli alla "Borsalino", incline da sempre alle "mattizzie" ed amante della buona cucina. Detto simpaticamente "Mimi" e somigliante all'attore Stewart Grenger, grande divo hollywudiano.
Nasce a Torre del Greco il 24.12.1929 da Michele, guardia municipale e da Maria Vincenza Izzo, casalinga. Cinque furono i figli, di cui due viventi: lui e la sorella Antonietta in Marcianò (Paolo) che attualmente ha un locale (attrezzi per negozi) in via Fontana. Originario di via Purgatorio, frequenta le scuole elementari alla "Nazario Sauro", alternandosi in vari mestieri con tante chimeriche aspirazioni. l tristi e sofferenti giorni della guerra li porta ben impressi nella mente. Torre non fu risparmiata dai rastrellamenti dei soldati di Hitler, ai quali fu ordinato per quel "tradimento" dell'armistizio dell'8 settembre 1943 di reperire uomini e giovani da inviare ai campi di lavoro in Germania.
Accadde che i militari tedeschi salirono a casa sua in Via XX Settembre; il padre, don Michele era a letto per malattia; i soldati notarono, appesa a "capo letto" la bandoliera col fodero della pistola facente parte della divisa d'ordinanza di guardia municipale, e gli chiesero incuriositi perché si trovasse là. Immediata fu la risposta: "Ich.....polizei...".
Andarono via, facendosi accompagnare da "Mimi" sul lastricato del palazzo, dove videro altri torresi su di un fabbricato confinante, spararono in cielo, al che gli impauriti uomini, in un batter d'occhio, si dileguarono in un nulla. Vi furono tanti nascondigli, tra cui le tombe e le nicchie presso il cimitero locale. Qui i tedeschi, accompagnati dai Vigili Urbani, costretti a collaborare, fecero irruzione alla ricerca di preda umana. Poi il periodo di benessere con la venuta delle forze armate alleate. Per la necessità di sopravvivere e l'incalzante fame, molti camions americani erano una ghiotta "preda" a cui sottrarre generi alimentari e varie mercanzie.
La caccia ai camion iniziò in via Nazionale tra l'Epitaffio e via Lava Troia (zona definita "'ncopp 'u rutto"), ove i veicoli a "stelle e strisce" erano costretti a rallentare. Altri luoghi, facili agli agguati, furono via Piscopia, via Circonvallazione, via Purgatorio, "Ncopp 'a uardia", ecc..
Domenico fu preso, unitamente ad un certo "Aniello l'automobile" su di un camion da soldati in esso ben nascosti, e condotto a Villa Matarazzo ai confini con Resina (attuale Ercolano).
Qui, il giovane e scaltro "Mimi" riuscì a scappare, nonostante che il manico di una baionetta, lanciata da un militare, lo colpisse alla schiena. Riuscì a correre velocemente e dolorosamente per le campagne... Un altro indelebile ricordo fu il bombardamento aereo su Torre. Era il 13.09.1943 (lunedì), si trovava presso la Villa Favorita (Ercolano), ove venne in possesso di una sella militare. Sulla via del ritorno, ai suoi occhi si presentò un terribile spettacolo di morte e rovine. Questo allucinante scenario lo indusse a correre verso casa con una fascetta stretta ad una gamba sanguinante.
Con la fine delle ostilità belliche, ognuno cercava di "arrangiarsi" come poteva alla ricerca di cibo e lavoro per il mantenimento delle famiglie. Per esigenze e necessità che il copione della vita dettava, egli "battè" il percorso dei treni diretti al sud sulla linea Napoli-Bari-Potenza.
Ebbe varie esperienze. La linea via Metaponto la conosceva a memoria. Era solito nascondersi sull'imperiale, sullo staffane o sotto il treno. Provò anche la galera, rimanendo chiuso in gattabuia per 24 ore, contraendo i pidocchi in quel di Brindisi. Gli vengono in mente alcuni nomi di torresi, anch'essi ''esperti" di treni viaggiatori: "Tatonno 'a poppa", "Giuvanni voccaperta", "Ciccillo 'u sposo", "Mimi 'a paunessa", 'Topolino'ed altri.
Nei luoghi del potentino vi si recavano anche molti torresi (specialmente donne) a comprare vari generi alimentari (grano, farina e legumi) che in treno, sulla via del ritorno, venivano abilmente sottratti da abili ed esperti "voleurs"...
Domenico ha lavorato come guardia giurata (Ist. "Fedelissima" del M.Ilo Bosco, ex carabiniere) con turni notturni (dalle 19.00 alle 07.00) presso la Cassa Marittima in via C. Battisti. Vigile sanitario nel 1958, pensionato a 65 anni nel 1994. Sempre buoni i rapporti coi colleghi di lavoro e coi sanitari. Ha spesso elargito consigli comportamentali, circa la delicata attività lavorativa, ai suoi colleghi (quelli entrati nel 1963). Amico dei medici che erano impegnati c/o l'Ufficio sanitario del ns. Comune: Eliseo Maggese, Castellano, De Feo, Cuomo, Sanges ed altri.
Coniugato in prime nozze (1962) con Lucia Loffredo, figlia di "'Ngiulino 'u tappezziere", deceduta nel 1965 in un tragico incidente di un pullman sulla linea "Scafati-Napoli" sull'autostrada nei pressi delle raffinerie ubicate a San Giovanni a Teduccio. Nella circostanza "Mimi" che era in compagnia della moglie, riportò fratture al femore, alla mandibola e


Le foto: Domenico Porzio ("Mlmì), anno 1997; Michele Porzio (padre), Caporale dei VV.UU. del Comune di T/Greco

varie escoriazioni. Dal primo matrimonio ebbe un figlio: Michele. Riconiugato nel 1968 con Giuseppina D'Orso con due figlie.
Molto ironicamente e col sorriso di circostanza su quelle labbra da navigato "acteur" che si ritrova, afferma che la sua vita è stata costellata da un continuo andirivieni in cantine, locande, ristoranti e bar. Da giovane ricorda che spesso entrava tre volte al giorno "'rint i cantine" a spassarsela con gli amici. 
I locali ove era solito mangiare quel genuino cibo di una volta erano:
"'U Parzunariello", " 'A Turchicella",  " 'A Cardinala", " 'A Patana", "Talano" (in via Circonvallazione e via Nazionale), "Rappulillo", "'A zanzarella" (a Boscotrecase), "Chiarina 'a mmare", "Cianfrone", "Casina rossa", "Casa rossa", "Stefano", "La siesta" (in via Vesuvio ad Ercolano), "Capivoia" (ristorante in via Camaldoli) grande rifornitore di vino, ecc. il simpatico "Mimi" ricorda il cuoco, un certo  "Mast'Enrico" che lavorava presso la cantina di "Parzunariello" (poi cuoco di Enrico De Nicola), il quale, si dice che avesse creato pasta e fagioli con le cozze e pasta alla puttanesca.
I piatti più gustosi di allora erano "'U stocco co 'i patane" e "'A trippa 'ca pariata". Luigino Rivieccio "Piscitiello" era solito dire all'inizio di una tavolata degna di nota ed in attesa delle prime portate che "Mimi se beve 'i vermicielli"... In una grande abbuffata a casa di un amico in campagna, insieme a cari amici, tutte buone forchette, ricorda che le portate erano in notevole quantità ed il vino scorreva a fiumi, fuoriuscente da "giarroni" di vetro.
Al ritorno diede un passaggio sulla propria autovettura a P.le Mazza e ad un medico condotto di S.M.la Bruna. Si immise in una stradina sterrata ... era un canalone ed era buio pesto. L'auto (un'Alfa Romeo) si bloccò su di una scarpata, pensolando nel vuoto. Pasquale nel tentativo di scendere, fece inclinare di più la macchina. "Mimi", riuscito fortunatamente a mettere piede a terra, si recò a chiedere aiuto. Poco dopo vennero dei contadini, i quali con dei pali (quelli per l'uva) riuscirono a sollevare l'auto e a trarre in salvo i due malcapitati.
Fra i bar che ha frequentato ne rammenta alcuni: Conte, "Filippiello" e "Tore Jettammare" (Salvatore Lamia 1881/1962). Al presente frequenta il Circolo U.C.C.E.M., e, in precedenza era socio del Circolo "Guido Mazza". Buon giocatore di carte napoletane e francesi. Secondo la sua modesta opinione, i migliori "players" del gioco delle carte napoletane, sono stati: Michele Costabiie, "Vicienzo 'u marmularo", "Tatonno 'u fasularo" ed un certo "'U fravecatore" (muratore).
Ecco descritti in linea di massima gli aspetti più salienti e "veraci" di Domenico Porzio, figlio di don Michele, Caporale dei VV.UU. di T/Greco (188611951). "Mimi" che è stato anche amico di "Menecone", grande organizzatore di pullman per le gite a Montevergine, si definisce un "praticone" per le tante esperienze acquisite durante la sua spensierata esistenza. E' solito fare uso delle classiche "pillole "manco 'pa capo". Fiero del suo passato di palato sopraffino, del suo gioioso modo di fare e di confrontarsi con garbo e signorilità col prossimo.
I suoi trascorsi culinari, consumati fra le fumose ed impregnate pareti di svariati e differenziati luoghi di "ristorazione", lo fanno immergere in un mondo incontaminato e lontano nel tempo, un tempo di stampo antico, puro ed originale, in cui gli uomini erano veri uomini ed il rispetto contava più di tutto ed in ricordo di quei mitici ed occasionali "times", asserisce di "aver vissuto più anni di cantina che di vita".