Indice

RICORDI Dl TORRE           a cura di Peppe D'Urzo

I giochi di strada

Camminando per la nostra città, fra il traffico caotico ed il via vai di gente,noteremo che in alcune strade, come via Cesare Battisti, via Beneduce, vi sono piante ornamentali con frutta di agrumi. Nessuno li coglie, anche perché sono frutti amari, servono per prodotti dietetici. Passando da quelle vie, ho avuto per un momento la tentazione di coglierne qualcuno, poi mi sono ricordato che tanti anni fa, per i ragazzi era quasi un gioco, un passatempo immancabile alla loro età. Attualmente i ragazzi di oggi, rispetto ai loro coetanei delpassato, si dedicano ad altri passatempi, la giochi virtuali, vanno a scuola, si incontrano con le coetanee, seguono la moda. Ma una volta bande di ragazzi si organizzavano per la strada e facevano bottino di questi agrumi, depredando anche i giardini, ed erano molto scaltri e furbi. Erano giovani fra l’adolescenza e la gio
ventù, l’età dove si crede di essere immuni a tutto, e di poter fare quello che si vuole. È l’età dove i genitori rimproverano i loro figli, quando li dicevano: “Ma quando miett ‘a cap ‘a posto!”. Ma nonostante tutto, è l’età più bella, la gioventù, quella che passa in fretta e non torna più. Quindi nelle serate d’inverno, quando gli adulti avevano freddo, (si perché a quest’età, si ha il sangue caldo addosso,e non si sente il clima rigido),
gruppi di ragazzi di vari quartieri si riunivano per il loro passatempo; i giochi. Ma giochi veri fatti di abilità e scaltrezza. Oppure a fare la “guerra” con le pietre con ragazzi di altre contrade. I giochi erano semplici, non costavano niente, erano tramandati con il tempo, anche di secoli, venuti fuori dalla fantasia dei ragazzi. In un
quadro di Bruegel il vecchio, del 1500, ne sono raffigurati 84, ed‘alcuni sono arrivati fino a noi. Non c’era bisogno di organizzarsi, a quella età subito si fa amicizia, e poi le regole erano conosciute da tutti. Certo c’erano i più bravi, i più veloci, i più lenti, ed i prepotenti che volevano comandare. Non c’era nessun premio in palio, si
passava solo il tempo. Si giocava a “Nguattarella”, ed i nascondigli erano i luoghi più impensati e pericolosi; a “mazza e piveze”, a toccaferro; dint a riggiola, “sottomuro”, a “cecatella” (mosca
cieca); “Vianoo”, risica rosica - rinforza; i bar; i bar a fazzoletto, “tiro con la fune”, “a mamma”. Le ragazzine giocavano ‘U zuppariello, la palla sul muro, il salto con la fune e con le bambole. Ma il più caratteristico dove ci voleva molta agilità era “Uno ammonta a luna”. Il gioco consisteva nel saltare i compagni che si mette vano in posizione curvata abbassata, gridando ad ogni salto dei ritornelli, inventati chissà da chi. Ne ricordo
ancora qualcuno; uno, ammonta a luna, due ammonta i bue, tre a figlia del re e bona per me, quattro a culacchia, cinque a tabaccara fa... e cosi via fino a quindici. Questi giochi avevano termine solo con la stanchezza fisica dei partecipanti, e ce ne voleva di tempo! Oppure se si faceva notte, le mamme chiamavano i loro figli, dai balconi e finestre. Si sentivano allora fra le tenue luci dell’illuminazione, voci prolungate di nomi senza le
parole finali: Giritieee, Viciee….. Gaitaaa... Carminieee..., Giuvaa... ed anche mia madre mi chiamava Carluccieeee. .. è notte quando vo’ turnà a casa... Così si faceva notte, ed il buio avvolgeva tutto, ma bande di ragazzi, approfittavano dell’oscurità per andare a “rubare” i purtualli ed i mandarini nei giardini. Erano diventati veri esperti, e dopo averne individuato uno ancora pieno di frutti, saltavano il muro di cinta o il cancello d’entrata. Senza far rumore e attenti all’abitazione del proprietario, si arrampicavano sugli alberi, ed il bottino veniva ammassato negli indumenti che si aveva addosso. Per loro non era un furto, perché non si aveva ancora il senso di proprietà, ma un prelievo per soddisfare la golosità, infatti i limoni non veni
vano colti. Di giardini a Torre ce ne sono molti, ogni edificio antico ne ha uno all’interno del fabbricato. Alla traversa Gradoni e Cancelli, c’era il giardino di Giuseppe Venturini, detta “Peppanella” che era sempre preso di mira dai “mariuoli”. Questa non riusciva mai ad acchiapparne uno, anche perché era anziana. Se qualche g volta ci riusciva, lo perdonava, gli dava una carezza, qualche frutta dagli alberi e Î'EÎ poi diceva:







LE FOTO: BAMBINI CHE GIOCANO A "AGGANDA CA ME NE VENGO"; ANNI 70 VIA GRADONI CANALI E
CANCELLI; VIA C BATTISTI; IL GIOCO "A MAMMA”
 

Però non al" venire più nel giardino a rubare! ...era una brava donna! Tempo fa ho incontrato alcuni di questi vecchi compagni, abbiamo parlato dei tempi passati, adesso sono dei professionisti. ed alcuni hanno ricoperto la carica di consiglieri comunali.