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Lo Chiamavano Sabatino
ma il suo nome era Benito

di Peppe D'Urzo
 

Benito Ruotolo è nato a Torre del Greco il 05.05.1936 da Pietro, ricordato come “Mastu Pietro ‘a citarese”

(da Cetara comune della Campania, in provincia di Salerno; sul suo golfo prodotti ittici), combattente nella grande guerra del 15/18 nella regia marina in quel di Grado (Go - appartenente a Venezia, poi all’Austria sino al 1918, indi all’Italia), segatore (o segantino chi per mestiere sega il legname) e carpentiere in legno (da carpenteria arte del tagliare e congiungere i legnami (giunture,commessure, sovrapposizioni, incastrature, ecc.) con “puteca” al C.so Garibaldi e da Italia Tricoli (nata a Crotone da una famiglia di armatori), casalinga Il nonno paterno Domenico, detto “Mimi ‘u strummulillo” (perché piccolo di statura) venne a Tome con la moglie Vincenza, perché nella nostra città trovò ‘lavoro come carpentiere. Sabatino, anagraficamente registrato come Benito, si ritrovò questo nome in quanto il padre lo volle così chiamare in occasione della sua nascita, avvenuta nel giorno in cui il capo del Governo (Benito Mussolini) annunciò la conquista dell’Impero dell’Africa Orientale Italiana (Etiopia 1935-36), l’insieme dell’Eritrea e Somalia italiana); ebbe dal regime, come premio, la somma di lire 500... "Mastu Pietro”, inoltre, costruì un modello in scala di un bastimento a tre alberi col nome di “Duce”, verso cui, nonostante i suoi ideali contrari (comunista della prima ora), aveva una certa simpatia. Dopo la caduta del fascismo, avvenuta il 25 luglio 1943, cancellò questa denominazione... Benito, originario di Gabella del Pesce, inserito in una famiglia numerosa, frequentò le scuole fino alla terza elementare al C.so Garibaldi. A dodici anni imparò da solo ad incidere cammei, partendo dalle “chionze” (o “uarracini”), il dietro testa della conchiglia corniola,alla “panza”, “canale” e “capotesta”, coralli ed affini, col “bancariello” (banchetto) in casa. Nel 1958 militare in marina quando la leva era comprensiva di 28 mesi; ne effettuò nove per una punta d’ernia ;C.A.R. a Taranto e poi a Civitavecchia (Roma),marò/attendente. Riprese l’attività artigianale, e, dalle “testine” si specializzò, sempre come autodidatta, in cammei di vari dimensioni, in pregiate incisioni di corallo è (piccoli Budda, rami, rose, volti, ecc.) e bijoutteria in avorio e similari, diventando un esperto e consulente commerciale per proprio conto (compra vendita da Taiwan, ex Formosa, stato insulare nel mar Cinese, e, lavorazione); pensionato dal 2001; oggi si diletta alla “stecca” del suo banchetto in via degli Emigranti n.10, quando l’ispirazione lo pervade . . . Coniugato nel 1960 con Clotilde Balzano, due figli Italia, coniugata con Vincenzo Matrone (pittore artista di Boscotrecase) e Pietro, orafo. Cugino, da parte paterna, del mitico “Piripi” (tabaccheria in via Roma) e Ciro Ruotolo, presidente dei comitati di quartiere torresi. A Sabatino, Benedetto e Benito torn

no in mente i tristi ricordi della II guerra mondiale. Quegli allarmi aerei gli ronzano ancora nelle orecchie. In quella sanguinosa e letale notte della vigilia di Pasqua del ’43, le sirene annunciavano una incursione aerea notturna. La madre Italia aveva da poco ritirato i “casatielli” e la pastiera di pasta da un forno vicino casa; si doveva correre nel rifugio antiaereo (una di quelle grotte naturali in largo Gabella del Pesce); ella decise che la pastiera dovesse rimanere in cucina e nessuno doveva toccarla, ma,il figlio Raimondo si oppose, affermando che chissà se ci fosse stata la possibilità di assaggiarla per le bombe...;al che se ne prese un

pezzo, portandolo con se nel ricovero, un altro figlio “Mimi” decise di rimanere in casa, nonostante gli allarmi. . . Dopo il tremendo bombardamento, la famigliola fece ritorno a casa; la pastiera, mancante di un pezzo, rimase intatta al suo posto,ma Mimi non si trovava; “Don Pietro” temette il peggio, ma il temerario ed imprudente figliolo si nascose sotto il letto. Dopo la fuga dei tedeschi sul fronte del Volturno verso Monte Cassino, arrivarono in città il 01.10.1943 le preponderanti forze interalleate; un po' di pane bianco e pancarré, farina, sale, cioccolata, latte. Polvere di piselli ed altro. La longanime madre, per far fronte ai morsi della fame, macinava il “granolino” e preparava la polenta per il marito ed i figli; quelle scaglie che fuoriuscivano dal macinino le conservava, per farne, poi, frittelle. .. Un treno, transitante per la zona mare, fu in un batter d’occhio,svuotato del suo prezioso carico; nei suoi vagoni erano stipati sacchi di grano. . .; per questo furto ci furono diversi arresti a carico degli autori. Un cugino di Benito, Luigi Balzano mori nel marzo del 44 su quel maledetto treno di Balvano (PZ),sotto la galleria delle Armi, in cui persero la vita numerose persone,fra cui una trentina di torresi. Altri ricordi: durante i rastrellamenti dei militari germanici in città, il padre,unitamente ad altri conoscenti, rimase nascosto in una botola che immetteva in un mezzanino in casa; vi rimase fino all’arrivo degli anglo» americani. Una volta ci fu una cerimonia in L. go Gabella del Pesce per commemorare un ufficiale indiano; furono portati diversi tronchi d’albero nello spazio a retro dell’attua-

le officina (ora chiusa) di Santagata (ex fabbrica di mattonelle Balzano) per il rito funebre; giunsero sul posto varie autorità per tributare l’ultimo saluto al graduato; il suo corpo, avvolto in un lenzuolo bianco, fu posto in cima alla catasta di legno che, pian piano, prese fuoco; grande stupore fra gli incuriositi spettatori locali. . .






 LE FOTO: BENITO IN GIOVENTU; AL PRESENTE; IL PADRE PIETRO RUOTOLO ("MASTU PIETRO ’A CITARESE"); INCISIONE IN CORALLO ("BOUQUET” PELLE D' ANGELO) INTITOLATA "OMAGGIO A GIUSEPPE VERDI" COI VOLTI DÌ OTELLO, GIOVANNA D' ARCO AL ROGO, VIOLETTA DALLA CARMEN,IL PROFILO DÌ ATTILIA E G. PPE VERDI,FINE ANNI '60; TESTA DÌ MEDUSA,CREAZIONE PROPRIA, IN CORALLO CERASUOLO ANNO 2007.

 

Il caro ed affabile Benito, grande appassionato di opere liriche (fra i cantanti: Callas,Tebaidi, Di Stefano, ecc), appassionato di pittura (ad olio su tela), tifoso del Napoli e della Turris (fino alla gestione dei presidenti S. Gaglione e M. De Luca), passa il tempo libero fra tavolozze e colori, e, sul circolo artistico N. De Corsi, in precedenza sul “Morelli” (al presente Circolo Pescatori), giocando a carte con gli amici. “Non mi sono mai decantato -conclude la modesta voce del Ruotolo- ma quando ho la percezione di ricevere qualche complimento, mi inorgoglisco. .. I migliori complimenti li ho ricevuti da esperti del ramo, tra cui il prof. Giuseppe Palomba, grande scultore a livello nazionale ed insegnante alla scuola d’arte di Torre del Greco, il quale ha sempre apprezzato i miei lavori, dandomi ottimi consigli.