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Antonio Strino
a cura Peppe d'Urzo

Invece ho ancora nella testa i rancori della guerra. Sperimentai tutti i tipi di bombardamento.  Sento ancora il cupo ronzio delle fortezze volante”. Luccicavano in alto come enormi sardine d ’argento, emanando un suono simile ai quintali di ghiaia scaricati di colpo. Mi distraevo e proteggevo, leggendo”.
(Renato Barilli, critico d’arte e letterario)

 

Antonio Strino è nato il 12/02/1930 a Torre del Greco, da Giovanni, e , da Caterina Di Blasio,(casalinga); figlio unico. Il padre Giovanni, marittimo - capo fuochista, militarizzato. Sulla nave “Pomezia” (armatore R. le Romano di Napoli), morì a 50 anni, dopo essere stato preso e fatto prigioniero dai tedeschi, nell’ ospedale “Regina Elena” di Rodi (Grecia) il 05.06.1945, per “edema da fame-ascite”. Luogo natio via Circumvallazione n.75 (attuale 113), palazzo D’ Orlando (famosi falegnami); scuole elementari: “Armando Casalini”, poi V. Veneto; ginnasio a Trecase (NA); Istituto Nautico a Napoli e Procida; diploma di Capitano di Macchina. In gioventù ha lavorato come ragazzo-ciabattino, garzone c/o la macelleria “‘a Trippicella” in via V. Veneto angolo via Roma; idraulico; tuttofare nella cantina di “Talano” (Sorrentino ’a cantina ‘ru zuoppo”) in via Circumvallazione (ex Banca Monte dei Paschi di Siena). Coniugato con M. Rosa Serpe (appartenente alle famiglie Vitiello (Televit) e Fisco Fortunato, famoso elettricista, padre degli amici Aniello, Michele, ecc), in data 14.02.1959 chiesa di S. Antonio a Brancaccio; figli 4 (2 maschi e 2 femmine); 5 nipoti. Annamaria vive e lavora ad Alatri (FR), ex dipendente del Comune di T/Greco; Giovanna, insegnante al plesso elementare “Giovanni Paolo II”; Rosario, primo macchinista con la società “Tirrenia”; Gennaro, rappresentante di commercio. Figlio della lupa, balilla e moschettiere come il regime fascista richiedeva...;  Antonio partecipava come i tanti

pargoli della patria alle esercitazioni e saggi che si tenevano in villa comunale e al sabato pomeriggio in via Veneto. Ricoveri antiaerei in via Circumvallazione sotto il palazzo dei Palomba armatori (“culichiummo”) e sotto da “Talano”. Quel lunedì del 13 settembre 1943... si recò in bici con un amico di fronte la chiesa di S. Maria del Popolo al C/so V. Emanuele, poi proseguì a piedi verso villa “Albina”, ove abitava la nonna Gelsomina. Gli venne incontro la portiera (signorina Palomba), riferendogli che i nonni non c’erano e che erano sfollati nel Salernitano. Improvvisamente, erano le 10,30 circa, il cielo rimbombò e comparvero numerosi aerei bombardieri americani (“le fortezze volanti”) che sganciarono numerose bombe. Antonio si trovò, per lo spostamento d’aria, in una buca del viale, causata da una bomba ivi caduta. Fu recuperato senza alcun danno dalla portiera; gli rimase nelle orecchie un fastidioso fruscio...  (quella tremenda esperienza gli fece diventare i capelli quasi bianchi dopo un anno dall’accaduto, aveva 14 anni...). Di lì si recò in una cantina dello zio Luigino, ubicata nel fabbricato della villa; lo zio subito gli consigliò di ritornare a casa; sulla via del ritorno gli si presentò davanti agli atterriti occhi, uno spettacolo apocalittico che non dimenticherà mai. Un asino con carretto, su cui v’era una botte, era schiacciato ad un muro con tram fermo, impolverate rovine e gente morta a terra; gimkana fra i cadaveri; grida strazianti provenivano dal palazzo di proprietà Diaconale (all’attuale civico 80 di c/so e V. Emanuele); quella camionetta e i corpi dei soldati tedeschi bruciati...; carri e carretti  per il recupero delle salme, camions parcheggiati giù da “Cianfrone”. Salendo via Veneto, incontrò un conoscente, un certo Mario Cirillo (cammeista), il quale lo portò dalla madre in via Circumvallazione; ella, sorpresa e preoccupata, come vide il proprio figliuolo lo abbracciò e lo lavò con cura, dicendogli: “Comm ‘staij, arò vieni?!?”. Da quel momento Antonio e la diletta mamma rimasero sotto il ricovero di “Talano” ove si corse il rischio di contrarre qualche malattia infettiva, fino all’arrivo delle truppe alleate che transitarono 

essi erano diretti a Napoli, ove vi arrivarono verso le ore 12'. I “Soldiers” lanciavano pane bianco, cioccolata, caramelle, sigarette, chewing-gum ed


 


altro.“’ncopp ‘a vianova”; era il primo ottobre 1943; L’8 ottobre di nuovo nei ricoveri, stavolta si trattava di aerei tedeschi: un ordigno esplosivo cadde nei pressi della ferrovia della Circumvesuviana allora ad un solo binario in un tratto dell’odierna via Martiri d’Africa, causando, uno spostamento fra la gente presente nel “refuge” antiaereo; solo paura e qualche ammaccamento... quando le persone vi uscirono, qualche bottiglia di buon vino, ben nascosta sotto terra, scomparve.“ durante il periodo di permanenza dei soldati alleati in città. Molti di essi andavano a mangiare da “Talano”. Rastrellamenti in via Circumvallazione: alcuni militari germanici alla fine del mese di settembre ’43, bussarono al portone d’ingresso ove abitava Antonio; andò ad aprire la sig.ra Giuseppina D’Orlando, chiedendo ove fossero gli uomini. Entrarono nel palazzo, ma di uomini neppure l’ombra; andando via presero alcune mele da una cesta: tutti gli uomini e giovani della zona erano ben nascosti sotto il ricovero della “Talano Canteen”; fortunatamente se la cavarono. Ha conosciuto, dove abitava, il maestro Ernesto Tagliaferri (Napoli, 18.11.1889 - Torre del Greco - 08.02.1937, coniugato con Lucia D’ Orlando), famoso musicista e direttore d’orchestra); il tenore Fisco Albanese (Torre del Greco, 13.08.1912 - Roma - 11.06.2005), P.le Accardo (poi sindaco del nostro comune); amici di giochi: Di Maio, gli Altiero e i Lembo; Filippo Lembo (di Leonardo e Palomba Eleonora) morì a causa di una esplosione di una bomba a mano che trovò per terra (ne tirò la linguetta...); si trovava sfollato fuori di Torre. Inoltre un certo D’Amato, colono della Terra in cui era ubicata la batteria antiaerea in quel di Resina (attuale albergo-ristorante “Punta Quattro Venti” in Ercolano). Quel “trait” ferroviario transitavano treni con all’ultimo vagone aperto un cannoncino per eventuali attacchi dal cielo... a difesa della contraerea v’erano gli uomini della M. V. S. N. (Milizia Volontaria Sicurezza) e del Regio Esercito Italiano.Riaffiorano altri ricordi: ai tempi del nautico Antonio si recava in compagnia dell’amico Geppino di Maio (“Pinuccio”) al porto di Torre; qui vi erano quattro rimorchiatori inglesi d'alto mare per traino zatteroni, poco lontano dal molo di ponente lato faro rosso, con una piccola zattera si collegava alla banchina.