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25 APRILE 1943: INCURSIONE TORRE DEL GRECO

 di Carlo Boccia
 

Il 25 aprile 1943 una nuova incursione ebbe per obiettivo il cosiddetto “Miglio d’Oro”: le bombe caddero a via, dell’Addolorata a Portici, dove provocarono il crollo della palazzina segnata col n.25, e a via Nazionale a Torre del Greco, dove alle 22,30 fu colpita Villa Albertina. Numerosi furono i morti, numerosi i feriti. Come numerosi furono, nella stessa zona, i morti ed i feriti nell’incursione che il nemico condusse il 25 dello stesso mese, appena dieci giorni dopo. L’Incursione durò dalle ore 02,21 alle 04,10 e causò 47 morti e 67 feriti, nella sola Torre del Greco. Le bombe caddero a Vico rimpetto al Purgatorio, a via XX Settembre n. 54, a via nazionale, a vico Menarca, al vico Giardini del Carmine”. (da: ”I cento bombardamenti di Napoli. I giorni delle Am-Lire”, di Aldo Stefanile; A. Marotta Editore, Napoli; Copyright, 1968) Questa è una storia che porta a galla ricordi, emozioni, sensazioni, ecc. Ci è stata raccontata dal sig. Francesco Giordano (nato a Torre del Greco il 01.01.1943; pensionato, ex marittimo -reparto “Amera”) che all’epoca del triste accaduto aveva 4 mesi... poi nel corso del tempo, attraverso ricordi, rivolgendosi a persone anziane, è riuscito a mettere insieme quanto segue; era da poco trascorsa la vigilia di Pasqua del ’43, nell’aria, nonostante un lungo  periodo di limitazione cibaria e penuria di prodotti alimentari, c’era ancora un’atmosfera di casatielli, pastiere, ecc. Quella notte in cui era iniziata la Santa Pasqua, il capo famiglia Luigi Annunziata (1892/inizio anni ‘60), da Gaetano e Maria Carmela Natale, si trovava a Napoli (porto) per lavoro sulla nave su cui era imbarcato. Lo chiamavano “Luigi l’orologiaio” per la passione che aveva per gli orologi che riparava in casa in via XX Settembre n.54. La moglie Matilde Sannino (1899-T/Greco-1943), da Esco e Anastasia Lombardo, era rimasta in casa coi sei figli. Improvvisamente verso le ore 02,00 cominciarono degli assordati bombardamenti in via Purgatorio, dirimpetto al Purgatorio, P.za L. Palomba nei pressi della scuola del corallo; attuale Istituto d’Arte, via XX Settembre, Vico Menarea, C/so Cavour (“ncopp i fierr”), tratto di via Fontana e via Comizi... Le bombe caddero ove abitava Matilde nel palazzo di proprietà Scarfogliero (“don Ciro ‘u bambinello”), prete di Santa Croce... Ella morì “A seguito di incursione aerea nemica avvenuta alle ore tre del giorno 25 corrente”; con lei perirono i figli: Anna (05.03.1932), Teresa (28.10.1937), Francesco (19.05.1941), Gaetano (14.10.1927), Matilde (28.12.1932), Teresa (28.10.1937); la nipote Carmela e lo zio

LE FOTO: MATILDE SANNINO (IN ZONA MONTAGNELLE ROSSE); - CON l FIGLI; COL MARITO LUIGI ANNUNZIATAE FIGLI (SUL LASTRICATO DÌ CASA IN VIA XX SETTEMBRE, 54); I NOMI ETERNATI NELLE LAPIDI MARMOREE DELLA CHIESA DÌ S. MARIA DEL POPOLO AL C/SO V. EMANUELE(ANNUNZIATA-SANNINO)

Luciano. Si salvò la figlia Carmelina che miracolosamente fu estratta dalle rovine della casa dal fidanzato Felice D’Urzo (marittimo), poi convolati a nozze. Si narra che il sacerdote “’u bambinello” fu scaraventato col letto in cui dormiva nel giardino sottostante il fabbricato; una coppia di coniugi anziani rimase indenne nello spazio ove al presente sorge il plesso scolastico (elementari e materne) “Don Bosco”. In quella notte infausta, Francesco, nipote di Matilde, stava raggiungendo, in braccio alla madre, il ricovero antiaereo sotto il palazzo di proprietà Capano (“a curona”). Nel correre egli cadde dalle braccia della madre, la quale accortasi subito di quanto successo, tornò nei suoi passi e recuperò il pargolo... Terminato l’allarme

aereo si rientrò tutti in casa. Il sig. Francesco (“Franco”) era figlio di “Ciccillo ‘u sacristano”, organizzatore e promotore dell’altare di t fabbrica che si costruiva di fronte a Vico Bufala. Suo nonno materno i di nome Francesco sfollò con la i famiglia in quel di Sant’ Egidio 1 del Monte Albino (in provincia i di Salerno; 8800 abitanti attuali; accorpate nel 1929 al comune di Angri, e, nel 1946 riottenne la propria autonomia amministrativa), in cui perse la vita a causa di un bombardamento aereo.

Questa storia doveva essere raccontata per lucidare la nostra memoria. Una storia fra il drammatico e l’irrazionale; l’abbiamo individuata e compresa; solo così la coscienza del passato si trasforma in coscienza del presente; un nucleo familiare distrutto; madre e figlie scomparse per la furia della guerra. Solo il padre scampò al disastroso evento; egli tornò dal lavoro (dal porto di Napoli) il giorno dopo, di mattina, e appena sceso dal tram in Piazza L.Palomba, fu avvicinato da parenti ed amici che gli riferirono la triste notizia. . . il tutto era già stato scritto nelle fatali pagine del destino. Concludiamo con un pensiero di Cesare Pavese (1908-1950, romanziere, poeta e saggista) ne: “Il mestiere di vivere” al 1952: ”La guerra imbarbarisce perché, per combatterla, occorre indurirsi verso ogni rimpianto e attaccamento a valori delicati. Occorre vivere come se questi valori non esistessero: e una volta finita, si è persa ogni elasticità a questi valori... che la guerra risanì il mondo rinnovandolo può darsi sia vero. Ciò nascerebbe dal fatto che in tempo di guerra si impara a vivere, auspicando al domani …..”