Raimondo Grillo     Canzone Montevergine

Se la canzone non si ascolta subito attendere pochi secondi

Il pellegrinaggio vesuviano era Montevergine, Lourdes era da benestanti, da settentrionali...

Un "carrettone"
per Montevergine all'alba
delle domeniche torresi 
del dopoguerra.
Era l'invocazione 
di "Menecone" alla
Madonna, gracchiante 
nei primi megafonici 
"sonori mobili" 
a svegliarci alle sette
di mattina e non le svegliette
elettroniche attuali.
Spesso sentivo dire:
"'a Maronna 'e Muntuvergine è 'nata cosa, tene affetto, amore,  chell' 'e Lourdes non va niente, è francese, comme  po' ccapì 'e guaie nuoste?...


I
L SANTUARIO DI MONTEVERGINE meta di moltissimi torresi del passato

CENNI STORICI
SU MONTEVERGINE

Un alone di mistero avvolge la storia dell'icona di Montevergine, molte leggende si susseguono nel tempo attribuendole vari autori, nonché molteplici intercessioni grazie alle quali il quadro sarebbe giunto presso l'omonimo Santuario. Dal Seicento si è dato credito alla leggenda che voleva tale icona dipinta fino al petto direttamente dalla mano di S. Luca a Gerusalemme, esposta poi ad Antiochia e infine trasportata a Costantinopoli, l'attuale Istambul. Durante l'VIII sec., in seguito all'insediamento di Michele Paleologo sul trono di Costantinopoli, l'imperatore Baldovino II°, in fuga, avrebbe fatto recidere la testa del quadro portandola con se durante il suo esilio.La salvò, così, dalla sicura distruzione da parte degli iconoclasti che in quel periodo davano una caccia ferrata a tutte le immagini sacre.
L'immagine del volto della Madonna sarebbe così giunta, per via ereditaria, nelle mani di Caterina II di Valois, che dopo averla fatta completare da Montano d'Arezzo, nel 1310 l'avrebbe donata ai monaci di Montevergine, facendola collocare nella cappella gentilizia dei d'Angiò.
Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) l'autorità ecclesiastica affidò ad alcuni critici e storici dell'arte il compito di stabilire la corretta paternità del quadro e di determinare il periodo in cui la Sacra Immagine sarebbe effettivamente giunta a Montevergine.presto consistenza perché contestata in diversi punti. Anzitutto nel 1310 Caterina II di Valois, aveva appena dieci anni e sposerà solo tre anni più tardi il principe angioino Filippo II di Taranto, risulta difficile credere quindi che Caterina così giovane potesse aver commissionato il completamento del dipinto a Montano d'Arezzo.
Inoltre un manoscritto conservato a Montevergine dimostra la presenza del quadro presso il Santuario già alla fine del Duecento.
Infine, la paternità del quadro è stata riconosciuta alla scuola di Pietro Cavallini, sia per la presenza di alcuni elementi stilistici distintivi della sua tecnica pittorica come l'intonazione bizantina e il tipico modo di panneggiare, che per la sua accertata attività in quel periodo presso la corte dei d'Angiò.
La presenza dei gigli angioini intorno all'immagine della Vergine, ne legano indiscutibilmente l'origine pittorica a quella casa regnante.
Unanimi nel giudizio gli storici hanno confutato quindi tutte quelle leggende sorte nel Medioevo che attribuiscono al ritrovamento della tela l'intercessione divina della Madonna; così come quella che voleva la Sacra Immagine giunta proprio al Santuario perché il mulo che la trasportava si oppose ai comandi del cavaliere ponendosi sulla strada che conduceva a Montevergine.
Restano comunque fermamente radicate nella tradizione popolare questa leggende che riconducono ai ritrovamenti miracolosi della Sacra Immagine, contribuendo a creare intorno al quadro un indicibile senso mistico e accrescendone, quindi, il culto e la venerazione.
Apostolo e pellegrino, perennemente in marcia, Guglielmo da Vercelli dedicò la sua vita, per molti aspetti avventurosa e fantasiosa, alla diffusione del vangelo in ogni luogo e presso ogni genere di umanità.
Nell'ambito del cristianesimo medievale, egli rappresentò un anello di congiunzione fra le esperienze dei monaci che guidarono la riforma dell'ordine benedettino dagli eremi di Camaldoli, Vallombrosa e Chiaravalle, e il ritorno ad una religiosità più viva e spontanea, semplice e popolare, meglio adatta a interpretare il modello evangelico.
Per questo motivo Guglielmo è stato spesso affiancato alla figura di S. Francesco, sebbene il poverello di Assisi nascerà soltanto quarant'anni dopo la morte del fondatore di Montevergine.
La sua opera di apostolato nel Meridione di Italia precorre quella di S. Francesco, tuttavia un'iconografia e una letteratura troppo scarse, sorte comune a quella di molti altri precursori, non ci restituiscono oggi la giusta misura della vita e delle opere di S. Guglielmo da Vercelli.

Le prime tracce certe della sua presenza a Montevergine risalgono alla fine del 1200 come attesta un documento conservato nell'archivio di Montevergine.
Originariamente fu collocata in una cappella nella navata destra della Basilica Antica fatta costruire dall'Abate Giovanni nel 1182. Ancora prima, il culto di venerazione era rivolto alla "Madonna di S. Guglielmo" dipinta da Gualtiero come segno di gratitudine verso il Santo che gli aveva miracolosamente guarito un braccio.La Madonna di S. Guglielmo era posta sull'altare della tribuna centrale della Basilica Antica.
Soltanto dopo la costruzione di un nuovo altare nella cappella gentilizia dei D'Angiò, l'immagine della Madonna di S. Guglielmo fu collocata presso un altare secondario e quella che già si trovava nella cappella gentilizia fu posta sul nuovo altare.
Si decentrò quindi l'importanza della Madonna venerata ed i fedeli iniziarono l'adorazione dell'immagine collocata nella cappella più rappresentativa (quella gentilizia).
Con il tempo, quindi, la nuova immagine divenne oggetto di un vero e proprio culto di venerazione ed ottenne a pieno titolo l'appellativo di "Madonna di Montevergine".La Sacra Immagine rimase visibile al culto dei fedeli in tale cappella, denominata "Cappella della Madonna", fino alla seconda metà del nostro secolo e seguì il destino della Sacra Immagine.
Nel corso dei secoli la tela ha subito sensibili modifiche.
Sono stati aggiunti alcuni particolari degni di nota come le corone poste sul capo della Madonna e del Bambino, ad opera di famosi maestri orafi di Napoli.
Nel 1960, quando si procedette alla costruzione della Basilica Nuova, per ovviare al notevole afflusso dei pellegrini, la Sacra immagine lasciò la Basilica Antica per essere posta presso la Basilica Nuova trovando così più degna collocazione sul Grandioso Trono dell'Altare Maggiore. Nella visita della Basilica antica si procede, secondo l'assetto originario, partendo dall'atrio coperto; viene delimitato dall'ampia portata del cancello gotico in ferro (con vetri realizzati dalla fonderia De la Morte di Napoli, su disegno dell'ing. Felice Treicher nel 1885), e fu improntato in stile gotico, anch'esso, perché si adattasse al portale della Basilica.
Al suo interno sei lapidi in marmo sono scritte interamente in latino: la prima, posta in alto a sinistra, riassume la storia del Santuario così come si narrava nel Settecento; la seconda, collocata a destra, è da considerarsi un atto di riverenza dei Padri Cassinesi P.O. a papa Leone XIII, benefattore di Montevergine.
Il Santuario di Montevergine sorge a Nord-Ovest di Avellino, nella regione campana quasi al confine con quella lucana. In questo luogo di preghiera da oltre sette secoli si venera la Sacra immagine della Madonna di Montevergine. Ogni anno milioni di pellegrini con fervente spirito di devozione arrivano qui da tutto il territorio nazionale. La catena del Partenio lo accoglie e lo separa dal mare dall'alto dei suoi 1270 metri. Per raggiungere il Santuario, oggi, ci serviamo della strada nazionale n° 374 da Ospedaletto o della funicolare da Mercogliano, ma è possibile ancora arrivare al Santuario percorrendo le mulattiere, che fino al 1859 costituivano l'unica via d'accesso.
Le tre mulattiere, rappresentavano in passato, l'unico percorso possibile per il Santuario; la prima che parte ancora oggi da Mercogliano e la seconda da Ospedaletto si fondono in una sola via e costituiscono il percorso orientale. La terza che parte da Mugnano del Cardinale corre sul versante occidentale. Nascono con il tempo e con l'aumento dei pellegrinaggi al Santuario, dei rifugi che prendono il nome di "cappelle". Ne ricordiamo alcune: lo Scalzatoio, la cappella della Sedia della Madonna, la cappella del Cerreto e della Paruta (sul versante orientale) e la cappella dell'Aia (sul versante occidentale). Resta visibile oggi solo la cappella della Sedia, la cui lapide è posta nella galleria dei Cimeli storici del Santuario.
La strada nazionale n° 374 da Ospedaletto ci consente di raggiungere comodamente seduti al volante di un'autovettura il Santuario di Montevergine. Fu iniziata nel 1851 e i lavori per la sua ultimazione furono più volte interrotti fino al 1928 quando ripresero per concludersi con la sua inaugurazione nel 1931.
Parte da Mercogliano la funicolare e in sette minuti collega la stazione al Santuario. Si compone di due vetture con una capacità di trasporto fino a 80 persone ed è una delle più lunghe (1669 metri) e più sicure del mondo. I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1925 e vennero ultimati soltanto nel 1956.