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Thanatos
Ieri sera, io ed un mio amico, dibattevamo
circa i massimi sistemi od almeno tra essi quello che sempre
amiamo rifuggire: la morte. Già il nome di per sé è temibile
e confesso che solo a sentirlo pronunciare fa gelare il
sangue nelle arterie. E poi un dubbio atroce, come si deve
scrivere la morte o molto più rispettosamente La Morte? E,
se vogliamo, anche la thanatos greca ha un suono lugubre che
certo non induce all’allegria, e l’inglese the death sa di
taglio netto, è un
tirare le cuoia senza alcun indugio, senza che ci possa
essere alcun scampo.
Il tutto è iniziato discorrendo di zie o di nonne
centenarie che, lucidissime, non ne vogliono sapere di
esalare l’ultimo respiro malgrado la pletora di acciacchi
che si ritrovano. Alcune, in verità, vorrebbero anche
lasciarsi andare nella speranza semmai di ricongiungersi ad
antichi spasimanti, morti da un pezzo e ormai ridotti in
poltiglia.
Niente! Al primo starnuto o ad un lieve rialzo del
mercurio è un accorrere di familiari che, con veglie, nenie
e supposte, intimoriscono la signora dalla triste figura al
punto da farla scappare a gambe levate.
Ed allora il dilemma, sputare l’anima in una età
accettabile, diciamo tra gli ottanta e gli ottantacinque
anni, semmai tranciati nel sonno da un colpo apoplettico o
trascinarsi sine die, tra clisteri e lavaggi? E vivendo in
modo così pervicace,a pensarci, è facile che si possa
incappare in una salva di tragedie che si fa fatica anche ad
enumerare
Io no so, ma di sicuro Monicelli avrà seguito il filo
di questi pensieri prima di buttarsi giù dalla finestra
della clinica nella quale era ricoverato,e lo stesso anche
il poeta ungherese Sandor Marai che, a novanta anni suonati,
si tira a bruciapelo un colpo di rivoltella alla tempia,
preso com’era dal terrore di essere medicalizzato.
In fondo, come pure amava asserire il grande Eduardo,
non è la morte in sé che incute timore, ma l’attimo che la
precede, quella manciata di secondi,entro i quali prendiamo
coscienza che nulla più sarà come prima. E così Amleto:
Morire, dormire.
Niente altro.
E dire che col sonno mettiamo fine
al dolore del cuore e ai mille colpi
che la natura della carne ha ereditato
È un epilogo da desiderarsi devotamente.
Morire, dormire.
Dormire, forse sognare: ah, c'é l'ostacolo,
perchè in quel sogno di morte
il pensiero dei sogni che possano venire,
quando ci saremo staccati dal tumulto della vita,
ci rende esistanti….
Buona fortuna
Come a un ipotetico assalto al
castello,stamane verso le 12 tutti al Palazzo Baronale a
contestare il Sindaco e il suo piano urbanistico da quattro
soldi.
Non dobbiamo desistere, non dobbiamo farci prendere dallo
scoramento, dal quel sentore di fatalismo che… tanto quelli
fanno sempre quello che vogliono.
La scala non si tocca! E a tal proposito, come in ogni sana
democrazia, noi esigiamo che si faccia un referendum a . E a
questo punto noi rilanceremo, proporremmo che quei 7 milioni
di euro vengano spesi per riattare tutta la zona mare come
nel racconto di sotto e quindi creare le premesse per un
sano sviluppo economico. |
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Non solo la scala non va demolita, anzi noi vogliamo che
essa venga riattata e che anche le si dia un po’ di belletto
con vasi di fiori ed altro. Ciro…. In Svizzera si fa così! O
no!
Il sogno
Martin Luther King, nel 1963, in un suo
famoso discorso diceva:I have a dream. Anch’io ho un sogno,
quasi irrealizzabile, ma, dicevo, appunto, un sogno:
Come nella metamorfosi di Kafka, ma un po’ diversamente, una
mattina, tutti gli abitanti del quartiere di Torre, che
lambisce il mare, e detto, appunto, in dialetto,
abbasciammare, si svegliarono trasformati, ma subito non ne
ebbero la percezione . Aperti gli occhi, si guardarono
attorno attoniti, si strofinarono gli occhi come a non
volerci credere. Possibile? Si dicevano, esterrefatti.
Abbiamo vissuto cosi’ supinamente, senza fare alcunchè, in
un degrado simile? Cosi’, come ubbidienti ad un ordine
supremo, tutti uscirono di casa, finanche i bambini e
addirittura i vecchi, qualcheduno pure con il bastone.
Armati di scope, di pennelli, di pittura, alacremente e con
fare allegro, dandosi di tanto in tanto la voce, in men che
non si dica, ripulirono il quartiere. Poi vennero, gli
imbianchini, i giardinieri, i carpentieri, tutti insomma, e
cosi’ dopo un pò lo spettacolo che si presentò ai loro occhi
li soddisfò appieno.
I palazzi che affacciano su via Libertà e sulla sua
traversa, tutti di architettura sobria del primo novecento,
furono ritinteggiati con colori lievi, colori pastello,
dall’azzurrino al giallo paglierino, tutti in armonia tra
loro.
Furono ripristinati gli archi di piperno con i rispettivi
portoni in legno massiccio la dove barbaramente, a suo
tempo, erano stati rimossi e sostituiti con banali e orrendi
infissi anodizzati. Furono ricreati i giardini interni che,
all’uso moresco, preesistevano internamente ai palazzi e che
durante la calura, d’estate, davano conforto e refrigerio
agli abitanti.
Una marea di vasi con gerani rossi fecero capolino, come dal
nulla, da tutti i balconi. Vasi enormi con glicini, adorni
di grappoli azzurri, e di gelsomini odorosi comparvero
all’ingresso dei palazzi. Tende variopinte, tante,
adornarono le balconate. Insomma un turbinio di colori, di
odori da togliere il fiato. Da far girar la testa, quasi a
far venir meno… è la sindrome di Stendhal ?
Di bellezza si può anche morire, certo, ma in definitiva,
fra tante, non sarebbe forse la morte più desiderabile?
La notizia della rivoluzione, perchè di rivoluzione si
trattava, fece il giro del mondo. Arrivarono giornalisti da
ogni dove. Corso Garibaldi era incredibile, il mare non era
più negato. Tutto ciò che di brutto era stato edificato,
finanche sugli scogli, fu fatto saltare. Il mare tornò color
cobalto, aprirono bar con tavolini al’aperto, una musica
lieve e stupenda correva nell’ aria quasi ad accarezzarti
l’anima. Di notte anche il mare tornò a far risentire la sua
voce.
Il negozio di mio padre divenne una biblioteca, libri in
ogni dove, e addirittura ragazzini sui muretti che leggevano
e, miracolo, i libri non erano nè di Volo, nè di Moccia.
Capitali e finanziatori comparvero in città, i cantieri
ripresero… e Deiulemar e tutta a la sua stirpe, come Mardoff
in America, andò in galera senza mai più uscirne.
Fine del sogno, la metamorfosi non è avvenuta…. Ma mi
chiedo, un pò scorato: possibile che da noi le cose che, in
altri paesi sono normale prassi, debbano avvenire solo in
sogno, a livello onirico? Appunto… i have a dream. |