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Un amore
bipolare
Di amori ce ne
sono tanti,e diversi l’uno dall’altro. Ce’ l’amore felice,
ma ahime’ temo che esso non sia tra questi il piu’ numeroso
. Di seguito viene quello sofferto,fatto di silenzi
pervicaci e di una noia che ti soffoca l’anima. Poi viene
l’amore ondivago fatto di momenti altalenanti di entusiasmo
e melanconia.
Se vogliamo Vittorio nutre questo sentimento poco sicuro
per Teresa. L’ama perdutamente un giorno ma in quello
appresso l’ardore e’ come sopito. Non riesce a farsene una
ragione ed e’ tale la confusione che,a volte, pervade la sua
anima che,non dico che vorrebbe fuggire,ma solo
dormire,assopirsi per lenire i tumulti della mente.
In alcuni momenti prova un’invidia incontenibile per il
povero Don Chisciotte ed il suo amor candido per
l’immaginaria Dulcinea, ma dura poco. Se si pone a
riflettere si rende amaramente conto che neanche quello tra
il padre e la madre ,che pure si trascina da tantissimi
anni, sia un amore assoluto. Piuttosto e’ portato a credere
che esso sia piuttosto un tenersi aggrappati per non
affogare nelle sabbie mobili della solitudine. Quindi
l’amore felice e duraturo com’e’? Tolstoji diceva che
essi,gli amori felici ,erano tutti uguali mentre quelli
infelici lo erano ognuno a modo proprio. Il suo e’ quindi
diverso da tutti gli altri? Un sorriso amaro segna il suo
bel volto: e’ riuscito , pur nel disagio esistenziale,ad
essere originale,si’ unico, diverso tra tanti.
Un incontro
fugace
Il camion
militare arrivo ad Occhiobello nei pressi di Rovigo di
mattina presto. Avevamo viaggiato di notte partendo da
Udine, dov’era la nostra caserma. Il viaggio non era stato
molto agevole,solo un telone come difesa al freddo intenso
di quell’inizio primavera del 1970. In quell’anno ero
militare ad Udine ed eravamo stati mandati in quel paesino
del profondo Veneto a svolgere il presidio elettorale in
una scuola.
Scendemmo nella piazza principale del paese nei pressi della
chiesa:c’era un’atmosfera ferma, silenziosa che solo il
nostro vociare aveva interrotto. In giro non c’era nessuno.
Il tenente che ci comandava ci mise in liberta’,e noi
iniziammo a scambiarci impressioni e a fare programmi su
come trovare qualche ragazza.
Intanto iniziammo a girovagare per le viuzze prospicienti la
piazza: tutte deserte .C’erano dei bellissimi portici che la
delimitavano e la chiesa aveva dei rosoni stupendi. In
quell’anno nella provincia italiana si respirava ancora
un’aria ,una quiete che pochi anni piu’ tardi verra’
completamente stravolta.
Lei era li con la sua bicicletta di campagna assieme al
fratello piu’ piccolo di qualche anno:aveva un’aria triste
come di chi sente passare il tempo senza cogliere un pizzico
di felicita’.
In quel periodo ero molto timido ed ero a disagio quando i
miei compagni vantavano le loro conquiste in fatto di donne:
fino ad allora ,anche cercando, non ero riuscito a trovare
niente che si potesse definire una avventura amorosa.
Quando la vidi cercai di nascondere la mia ritrosia con un
atteggiamento diciamo un po’ sfrontato,lei mi vide e mi
sorrise. Mi avvicinai ma eravamo entrambi molto a
disagio,non riuscivamo a fare alcunche’.
Fu lei allora a prendere l’iniziativa : mando’ via il
fratello con una scusa, accosto’ la bicicletta alla colonna
di un portico e mi diede la mano .Mi sembrava tutto cosi
irreale: quella piazza, la ragazza e i nostri sguardi come
incantati.
Era molto bella con i suoi occhi azzurri che riflettevano
un’innocenza che difficilmente avrei rivisto negli anni a
venire. Mi prese per mano e mi condusse in una chiesa
alquanto piccola . Da un lato c’era una sagrestia appartata
ed immersa nell’oscurita’, completamente deserta. Ci sedemmo
su uno scanno e ci guardammo:allora una tempesta di pensieri
attraverso’ la mia mente,non sapevo che iniziativa
prendere,volevo baciare le sue labbra ma non potevo ,la mia
educazione faceva da freno. Che fare?
Probabilmente anche lei avra’ avuto i miei stessi scrupoli.
Allora era cosi’, ma intanto il tempo passava e l’incanto
poteva scemare. Fu un lampo nel cielo,un attimo .Fui preso
quasi di sorpresa:si alzo’ di scatto e mi diede un bacio
sulla bocca veloce ma intenso. Corse via mentre io,
attonito, rimasi bloccato nella mia posizione:era stato un
bacio fugace ma aveva un sapore come di aria di primavera. |
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Un amore
sofferto
Era una vita,
una lunghissima vita che stavano assieme. Un amore iniziato
che era ancora ragazzina.
Un amore a dispetto di tutto: a dispetto della mamma, che
non voleva, dei parenti di lui , della furia di un mondo che
sembrava impazzito. Si erano sposati appena dopo la guerra,
erano entrambi giovanissimi, piu’ o meno diciotto anni. Un
lavoro duro, quattro figli da far crescere, e sempre con il
sorriso, mai una lamentela.
Ora ,a ottantaquattro anni,che a dire il vero nessuno glieli
da’, siede sola e amareggiata a un tavolino del bar
dell’albergo. Lui non e’ mai cambiato, sempre livoroso,
arrabbiato,come se il mondo, tutto, ce l’avesse con lui.
L’ha lasciata di nuovo sola,per un nonnulla. Di scatto si e’
alzato ed e’ andato via.
Lei sta ancora li’, imbarazzata. I camerieri passano e
guardano. Non sa che fare, dove andare, piange
sommessamente. Vorrebbe scappare via, ma dove?
Ma e’ una donna forte, a dispetto del candore,si alza e si
dirige verso di lui che siede, indifferente, poco distante.
Gli si avvicina per rabbonirlo. Ma niente, e’ irremovibile!
Corre in camera,e ci rimane per tutta la sera. La sua vita
scorre come un film. Mai un po’ di tenerezza da parte di
lui,sempre sbrigativo ,sempre preso dagli affari,a volte
dimentico anche dei figli.
Scende giu’ che e’ sera, e’ ora di cena. Lo trova li’,al
tavolo,da solo. Gli si siede accanto, e cosi’,senza una
parola, iniziano a mangiare. Come sempre…. senza una
parola.
Un puntino nel
cielo
E’ morto il
professore. Cosi’, ad un tratto, non c’e’ piu’. Un
bell’uomo,sopra i sessanta, con la fama di gaudente: amante
impenitente delle belle donne .e non solo,e della buona
cucina. Un gourmet! Dicono che sia stato
impallinato,ovviamente per errore,durante una battuta di
caccia. Vittorio,lo conosceva, non erano amici ma ogni tanto
si intratteneva a discorrere con lui di politica ed anche di
donne. Un’attrazione,un’empatia. Spesso lo vedeva uscire
alla guida della sua cinquecento d’antan rosso porpora. Un
tipo bizzarro,stravagante,amante dei viaggi. Sempre in giro
e con la predilezione della Spagna. Sembra che li’ avesse un
compagno,un amico del cuore. Insomma si e’ capito,no?
Ma come,si tortura Vittorio,proprio ieri abbiamo arguito
circa la ricetta del calamaro imbottito,sugo si’ o sugo,no,
e la vita ti fa di questi scherzi? Ti trascina, quando meno
te lo aspetti, via dal tuo mondo,dalle tue cose per
catapultarti chissa’ dove?
Ecco il punto dolente. Vittorio ci rimugina sopra da anni:
ma c’e’ o non c’e’ un qualcosa al di la’ del tangibile. Il
trascendente, appunto. Sono anni che tira al largo dalle
chiese, non vi entra piu’, non sa piu’ come si fa a
pregare.
Ma quella morte improvvisa, quell’esserci e poi non esserci
piu’,in un battibaleno,gli ha messo l’uggia.
Cosi’ questa sera e’ entrato nella Basilica di Santa Croce.
Vi mancava da anni. Ecco un vecchio che,inginocchiato
davanti al Cristo,e’ raccolto in preghiera. Ma con un
intensita’, una confidenza come si suole tra intimi. Si
dirige lui verso la statua di Santa Teresa d’Avila,la sua
preferita: Il viso ieratico,il cuor trafitto e uno guardo
che tradisce un piacere sospetto. Si costringe ad
inginocchiarsi e cerca di far risalire alla mente le antiche
preghiere. Ci riesce…ave Maria,piena di grazia…….
Nessuna levitazione,nessun profumo di viola, nessuna visione
celeste,ma un palpito si’,una serenita’ che da anni non
avvertiva piu’. Si alza e riflette: e’ gia’ qualcosa,un poco
piu’ di niente ma comunque l’inizio di un cammino. Non piu’
il baratro del vuoto, dell’oblio perenne e la certezza che
il professore in qualche frammento dell’Universo ha trovato
il suo posticino.
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