La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


DICHIARAZIONE MODERNA CORALLINA

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Un amore bipolare  

Di amori ce ne sono tanti,e diversi l’uno dall’altro. Ce’ l’amore felice, ma ahime’ temo che esso non sia tra questi il piu’ numeroso . Di seguito viene quello sofferto,fatto di  silenzi pervicaci e di  una noia che ti soffoca l’anima.  Poi viene l’amore ondivago fatto di momenti altalenanti di entusiasmo e melanconia.
 Se vogliamo Vittorio nutre questo sentimento poco sicuro per Teresa. L’ama perdutamente un giorno ma in quello appresso  l’ardore e’ come sopito. Non riesce a farsene una ragione ed e’ tale la confusione che,a volte, pervade la sua anima che,non dico che vorrebbe fuggire,ma solo dormire,assopirsi per lenire i tumulti della mente.
In alcuni momenti prova un’invidia incontenibile  per il povero Don Chisciotte ed il suo amor candido per l’immaginaria Dulcinea, ma dura poco. Se si pone a riflettere si rende amaramente conto che neanche quello tra il padre e la madre ,che pure si trascina da tantissimi anni, sia un amore assoluto. Piuttosto  e’ portato a credere che esso sia piuttosto un tenersi aggrappati  per non affogare nelle sabbie mobili della solitudine. Quindi l’amore felice e duraturo com’e’? Tolstoji diceva che essi,gli amori felici ,erano tutti uguali mentre quelli infelici lo erano  ognuno a modo proprio. Il suo  e’ quindi diverso da tutti gli altri? Un sorriso amaro segna il suo bel volto: e’ riuscito , pur nel disagio esistenziale,ad essere originale,si’ unico, diverso tra tanti.

Un incontro fugace

Il camion militare arrivo ad Occhiobello nei pressi di Rovigo di mattina presto. Avevamo viaggiato di notte partendo da Udine, dov’era la nostra caserma. Il viaggio non era stato molto agevole,solo un telone come difesa al freddo intenso di quell’inizio primavera del 1970. In quell’anno ero militare ad Udine ed eravamo stati mandati in quel paesino del profondo Veneto  a svolgere il presidio elettorale in una scuola.
Scendemmo nella piazza principale del paese nei pressi della chiesa:c’era un’atmosfera ferma, silenziosa che solo il nostro vociare aveva interrotto. In giro non c’era nessuno. Il tenente che ci comandava ci mise in liberta’,e noi iniziammo a scambiarci impressioni e a fare programmi su come trovare qualche ragazza.
Intanto iniziammo a girovagare per le viuzze prospicienti la piazza: tutte deserte .C’erano dei bellissimi portici che la delimitavano  e la chiesa aveva dei  rosoni stupendi. In quell’anno nella provincia italiana si respirava  ancora un’aria ,una quiete che pochi anni piu’ tardi verra’ completamente stravolta.
Lei era li con la sua bicicletta di campagna assieme al fratello piu’ piccolo di qualche anno:aveva un’aria triste come di chi sente passare il tempo senza cogliere un pizzico di felicita’.
In quel periodo ero molto timido ed ero a disagio quando i miei compagni vantavano le loro conquiste in fatto di donne: fino ad allora ,anche cercando, non ero riuscito a trovare niente che si potesse definire una avventura amorosa.
Quando la vidi cercai di nascondere la mia ritrosia con un atteggiamento diciamo un po’ sfrontato,lei mi vide e mi sorrise. Mi avvicinai ma eravamo entrambi molto a disagio,non  riuscivamo a fare alcunche’.
Fu lei allora a prendere l’iniziativa : mando’ via il fratello con una scusa, accosto’ la bicicletta alla colonna di un portico  e mi diede la mano .Mi sembrava tutto cosi irreale: quella piazza, la ragazza e i nostri sguardi  come incantati.
Era molto bella con i suoi occhi azzurri che riflettevano un’innocenza che difficilmente avrei rivisto negli anni a venire. Mi prese per mano e mi condusse in una chiesa alquanto piccola . Da un lato c’era una sagrestia appartata ed immersa nell’oscurita’, completamente deserta. Ci sedemmo su uno scanno e ci guardammo:allora una tempesta di pensieri attraverso’ la mia mente,non sapevo che iniziativa prendere,volevo baciare le sue labbra ma non potevo ,la mia educazione faceva da freno. Che fare?
Probabilmente anche lei avra’ avuto i miei stessi scrupoli. Allora era cosi’, ma intanto il tempo passava e l’incanto poteva scemare. Fu un lampo nel cielo,un attimo .Fui preso quasi di sorpresa:si alzo’ di scatto e mi diede un bacio sulla bocca veloce ma intenso. Corse via mentre io, attonito, rimasi bloccato nella mia posizione:era stato un bacio fugace ma aveva un sapore come di aria di primavera.

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Un amore sofferto 

Era una vita, una lunghissima vita che stavano assieme. Un amore iniziato che era ancora ragazzina.
Un amore a dispetto di tutto: a dispetto della mamma, che non voleva, dei parenti di lui , della furia di un mondo che sembrava  impazzito. Si erano sposati appena dopo la guerra, erano entrambi giovanissimi, piu’ o meno diciotto anni. Un lavoro duro, quattro figli da far crescere, e sempre con il sorriso, mai una lamentela.
Ora ,a ottantaquattro anni,che a dire il vero nessuno glieli da’, siede sola e amareggiata a un tavolino del bar dell’albergo. Lui non e’ mai cambiato, sempre livoroso, arrabbiato,come se il mondo, tutto, ce l’avesse con lui. L’ha lasciata di nuovo sola,per un nonnulla. Di scatto si e’ alzato ed e’ andato via.
Lei sta ancora li’, imbarazzata. I camerieri passano e guardano. Non sa che fare, dove andare, piange sommessamente. Vorrebbe scappare via, ma dove?
Ma e’ una donna forte, a dispetto del candore,si alza e si dirige verso di lui che siede, indifferente, poco distante. Gli si avvicina per rabbonirlo. Ma niente, e’ irremovibile!
Corre in camera,e ci rimane per tutta la sera. La sua vita scorre come un film. Mai un po’ di tenerezza da parte di lui,sempre sbrigativo ,sempre preso dagli affari,a volte dimentico anche dei figli.
Scende giu’ che e’ sera, e’ ora di cena. Lo trova li’,al tavolo,da solo. Gli si siede accanto, e cosi’,senza una parola, iniziano a mangiare. Come sempre…. senza  una parola.
 

Un puntino nel cielo

E’ morto il professore. Cosi’, ad un tratto, non c’e’ piu’. Un bell’uomo,sopra i sessanta, con la fama di gaudente:  amante impenitente delle belle donne .e non solo,e della buona cucina. Un gourmet! Dicono che sia stato  impallinato,ovviamente per errore,durante una battuta di caccia. Vittorio,lo conosceva, non erano amici ma ogni tanto si intratteneva a discorrere con lui di politica ed anche di donne. Un’attrazione,un’empatia. Spesso lo vedeva uscire alla guida della sua cinquecento d’antan rosso porpora. Un tipo bizzarro,stravagante,amante dei viaggi. Sempre in giro e con la predilezione della Spagna. Sembra che li’ avesse un compagno,un amico del cuore. Insomma si e’ capito,no?
Ma come,si tortura Vittorio,proprio ieri abbiamo arguito circa la ricetta del calamaro imbottito,sugo si’ o sugo,no, e la vita ti fa di questi scherzi? Ti trascina, quando meno te lo aspetti, via dal tuo mondo,dalle tue cose per catapultarti chissa’ dove?
Ecco il punto dolente. Vittorio ci rimugina sopra da anni: ma c’e’ o non c’e’ un qualcosa al di la’ del tangibile. Il trascendente, appunto. Sono anni che tira al largo dalle chiese, non vi entra piu’, non sa piu’  come si fa a pregare.
Ma quella morte improvvisa, quell’esserci  e poi non esserci piu’,in un battibaleno,gli ha messo l’uggia.
Cosi’ questa sera e’ entrato nella Basilica di Santa Croce. Vi mancava da anni. Ecco un vecchio che,inginocchiato davanti al Cristo,e’ raccolto in preghiera. Ma con un intensita’, una confidenza come si suole tra intimi. Si dirige lui verso la statua di  Santa Teresa d’Avila,la sua preferita: Il viso ieratico,il cuor trafitto e uno guardo che tradisce un piacere sospetto. Si costringe ad inginocchiarsi e cerca di far risalire alla mente le antiche preghiere. Ci riesce…ave Maria,piena di grazia…….
Nessuna levitazione,nessun profumo di viola, nessuna visione celeste,ma un palpito si’,una serenita’ che da anni non avvertiva piu’. Si alza e riflette: e’ gia’ qualcosa,un poco piu’ di niente ma comunque l’inizio di un cammino. Non piu’ il baratro del vuoto, dell’oblio perenne e la certezza che il professore  in qualche frammento dell’Universo ha trovato il suo posticino.