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Il mio primo viaggio
Il mio primo viaggio lo feci che avevo all’incirca tre anni.
Fu un viaggio avventuroso,rischioso, di quelli che non si
dimenticano facilmente, sebbene alcuni particolari
permangono tuttora opachi: partii da casa da solo o con un
altro avventuriero della mia stessa eta’ e poi il tutto si
svolse di mattina o di pomeriggio? Bah. rimane il fatto che
mi avventurai ,bambinello qual’ero! E cosi’, a piccoli
passi, lasciai quello che fin allora era stato il mio
microcosmo, via Liberta’, e mi inoltrai quindi senza tema,
senza alcun timore nella Traversa via liberta’,quasi un
vicolo, proprio di fronte al negozio dei miei.
Chissa’ quali propositi mi animavano,che cosa mi frullava
nella testolina…. C’e’ comunque da precisare che allora, e
siamo nel 52, c’erano pochissime auto,tuttalpiu’ ci si
poteva imbattere in qualche carro trainato da un povero
asino.
In largo Benito, che allora mi sembrava una piazza
grandissima, ricordo che echeggiava una bella melodia
napoletana ” e a luna rossa me parla e te….” , ed una
vecchina, seduta fuori l’uscio, che mi fa: picciri’ addo’
vai?
Imperterrito mi inerpicai per i gradini delle “scalinata ra
ciucciara” e in men che non si dica fui sul Corso Umberto.
Ed ecco che per la prima volta vedevo il cinema
Metropolitan.
Adesso non ricordo altro. Di sicuro percorsi tutto Corso
Umberto fino a Piazza Palomba-… ecco quella che mi rimase
impressa fu la statua di Garibaldi con la sciabola
sguainata. Ne rimasi folgorato! Del ritorno a casa non
ricordo alcunche’,, ma di certo a casa mia non ci fu nessun
scompiglio. La mia assenza era durata di sicuro un paio di
ore, eppure nessuno si era allarmato, nessuno aveva
allertato le forze dell’ordine.
Ma allora era cosi’, noi bambini s iera piu’ liberi di
quelli di oggi e , se pure tra ristrettezze, abbiamo
assaporato la gioia di esplorare il mondo che ci era attorno
senza il timore che un qualsiasi lupo da strapazzo potesse
fare di noi, anime candide, un sol boccone.
Terra amara
Certamente
quaranta e piu’ anni fa, mai sarebbe venuto il sospetto di
come, nell’immediato futuro, la nostra Citta’ sarebbe
sprofondata nell’indecoroso degrado dei nostri giorni. Mai
avremmo immaginato che i luoghi piu’ significativi e cari
alla memoria di molti torresi venissero utilizzati a mo’ di
discarica. Ed invece e’ proprio cosi’, l’inimmaginabile e’
divenuto purtroppo realta’
All’incauto visitatore, sempre che ce ne siano ancora,
della nostra citta’, che ha la ventura di girare per vicoli
e piazze, non sembrera’ vero imbattersi in quei tanti cumuli
di immondizia che fanno” bella presenza” di se’ ad ogni
angolo.
Rimarra’ incredulo davanti al complesso delle Cento fontane
sommerso com’e’ dai rifiuti, indignato davanti alla
vergognosa speculazione che ha stravolto il Monastero dei
Zoccolanti, inorridito dalla suburra che e’ divenuta piazza
Santa Croce, gia’ vittima recente di un orrido rifacimento
ad opera del Sindaco Borriello.
E proprio in questo suk , mal frequentato e la sera teatro
di partite di calcio e scorribande di selvaggi in motorino,
alcune sere fa, malgrado la presenza di ben quattro vigili,”
chiorme” di ragazzini facevano baccano con urla a
squarciagola su sagrato della chiesa senza che nessuno di
loro si prendesse briga di zittirli.
Quando poi ho visto passare per la piazza alcuni motorini mi
sono avvicinato a loro |
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chiedendo il perche’ non intervenissero, ma essi appena mi
hanno degnato di uno sguardo.
Eppure i lavori di restyling che stanno dando un volto nuovo
alle strade del cento storico nonche’ della marina potevano
essere l’occasione per rendere piu’ moderna e bella la
nostra Torre ed invece e‘ la poverta’ di spirito e la
nostra mancanza di cultura a condannarci, malgrado le
preziose risorse di cui disponiamo, ad essere un non luogo,
periferico e provinciale. Una terra amara dalla quale,
specialmente i giovani, si deve unicamente fuggire.
Il ristorante
Allora ero un ragazzetto,capelli ispidi e calzoni corti. Si
era agli inizi degli anni sessanta, tempi di magra.
E’ il ricordo, il mio, di una gita fuori porta con i miei,
come si usava allora. Strano pero’ come ci si rammenti di
certi momenti ed altri invece giacciono drammaticamente
nell’oblio piu’ profondo, come se mai li avessimo vissuti.
Giorni,ore in cui abbiamo comunque respirato o ammirato la
bellezza di un fiore, di un panorama e..niente, in noi non
ne e’ rimasta alcuna traccia. E restiamo basiti quando sono
gli altri a ricordarci che in quell’anno,in quel giorno si
stava in quel dato posto a far delle cose. Comunque ci si
sforzi, solo sovviene un flebile ricordo od un’immagine
opaca. Si ha l’impressione come se ci avessero rubato un
pezzo di vita. E quanta vita, a pensarci, abbiamo perso nei
meandri della nostra memoria?
Quella domenica dunque, perche si’ era proprio una domenica,
con i mie genitori, mio fratello Ciro e mia sorella Anna, si
ando’ a Pompei, per un inusitato pranzo in un ristorante del
posto. Adesso che ci penso era il ventinove settembre ,il
giorno di san Michele, e mio padre si chiama appunto cosi’,
quantunque tutti lo abbiano sempre e solo chiamato Piripi’.
Non gia’ Ruotolo Michele, ma Piripi’ e basta!
Era questo il motivo dell scampagnata,festeggiare
l’onomastico di mio padre. E ricordo che ero anche un po’
angosciato poiche’ di li’ a poco iniziava l’anno scolastico
ed io andavo in prima media.
Nella bella piazza di Pompei, gremita di bancarelle, ognuna
con i propri ninnoli, mio padre regalo’ a me e mio fratello
Ciro dei coltellini, quelli piccoli piccoli con il fodero, a
mia sorella non so cosa,probabile una bambolina
Comunque quel che mi e’ rimasto impresso di quel giorno
furono i piatti che ci servirono nel ristorante. Uno in
particolare, ne avverto tuttora ancora l’odore ed il sapore:
tagliatelle con piselli,pezzetti di prosciutto,funghi e
chissa’ forse panna. Non ne avevo mai mangiato,e fu un
sapore per me nuovissimo. E cosi’, come Proust, quando mi ci
mettono davanti un piatto cosi’,la mia mente corre sempre a
quella domenica.
Il locale era ben frequentato,tant’e’ che al tavolo accanto
al nostro si sedettero due coppie, gli uomini alti ed
eleganti e le donne bionde e bellissime. Un po’ noi si
faceva la figura di quei sempliciotti,padre e figlio, in”
Ladri di biciclette”. E intanto sotto il naso mi passavano
cotolette con patate, anguille in agrodolce, torte ricolme
di panna e sormontate da fragoline…insomma ogni ben di Dio.
Di quel lontano giorno non ricordo altro, purtroppo. Ma
anche cosi’, non si puo’ certo affermare che non sia un bel
ricordo. Non pare anche a
voi?
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