La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


LE "PERIODICHE"DOMENICALI

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Incanto a Capri 

Stava li’ riversa sugli scogli, la pelle ambrata, un corpo perfetto. Vittorio  nel vederla, dal mare, ne rimase colpito.
Era talmente bella che smise di nuotare,si aggrappo ad uno scoglio e, cercando di non darlo a vedere, la osservo’ da lontano. Lei non si muoveva,sembrava dormire,e i suoi capelli color miele le coprivano parte del viso.
Era da poco tornato da Torino dove aveva prestato servizio militare,e con un amico ,Ciro, aveva deciso di trascorrere quella calda giornata di inizio agosto a Capri. Giunti nella magnifica insenatura di Marina piccola, non aveva resistito e si era tuffato in quelle acque cristalline.
Usci’ dal mare e, lentamente, le si avvicino’e le si accovaccio’ accanto. Lei continuava a dormire, o almeno a lui cosi’ sembrava. Stette li,in quella posizione un po’,poi ,come un istinto irrefrenabile,accosto’le sue labbra a quelle di lei,e la bacio’.Solo allora lei apri gli occhi. e che occhi,stupendi,di un verde intenso.
Gli sorrise,fu un incanto,quasi un ritrovarsi,eppure era la prima volta che  si vedevano. Questo era un dono della vita, doni che difficilmente vengono concessi. Si chiamava Margareth ed era australiana,la sua citta’ era Brisbane.
Sii alzo’,era statuaria e anche un po piu’ alta di Vittorio, ma lui non se ne ebbe a male. Era bellissima!
Si tuffarono assieme,nuotarono al largo. Oggi, a distanza di tanto tempo,rimane  in Vittorio il rammarico di non aver assaporato ,fino all’ultima stilla,  quei momenti che nella vita possono essere irripetibili, Ma al momento non si sa, e s vive  come se questo fosse un dono fra tanti.
 Dalla spiaggia giungevano le note di una canzone che Vittorio ha sempre amato,” Tous les garcons et le filles” di Francouse Hardy.
Il tempo come se si fosse fermato, i cuori battevano quasi all’unisono,il cielo era di uno splendido azzurro venato da qualche nube. Si fece ora di pranzo, si rivestirono ed  iniziarono a girovagare tra le viuzze dell’isola. Si ritrovarono, ad un tratto, in una radura ,tra macchie  odorose di oleandro e gigantesche agave con i loro falli possenti rivolti al cielo.
Distesi sull’erba, si baciarono ardentemente….fino all’estasi finale. Ad un tratto qualche goccia d’acqua poi addirittura uno scroscio. Ridendo come pazzi,che dico, si’, va bene ,pazzi di felicita’, era si’ quella la felicita’, corsero a perdifiato verso una casa colonica di un bianco accecante. Si sedettero sui gradini del portico, al riparo della pioggia.
Lei gli racconto’ della sua vita, del padre violento che, ubriaco, spesso la picchiava. Lui le carezzo’ gli occhi e la bacio teneramente. La proprietaria della casa, invece di mandarli via, si avvicino’ con un involto in mano. Erano due bei panini al salame. Glieli diede  con un sorriso. Forse dentro di lei aveva rivisto in loro  la sua gioventu’ ormai svanita.
Mangiarono avidamente. Mai cibo fu piu’ buono! Si guardavano e non smettevano di sorridersi. Intanto un cane abbaiava e le cicale stordivano con il loro canto insistente.
Era ormai giunta per lei l’ora di tornare, partiva assieme ad altri connazionali con un pullman turistico.
Sulla piazzetta assolata, si salutarono malinconicamente. Le mani si lasciarono lentamente. Non si sarebbero rivisti piu’. Vittorio la guardo’ partire  con una stretta al cuore e intanto quella manina continuava a salutare. Bye bye

La figuraccia

Era il primo giorno di dopo scuola. Avevo all’incirca sei o sette anni. In casa non c’era alcuno che mi potesse aiutare a studiare in quanto i miei avevano a stento conseguita la licenza di quinta elementare. La mia casa che poi era un retrobottega non aveva libri,neanche uno. Piu’ avanti nel tempo essi hanno iniziato a fare capolino,quasi oggetti misteriosi. Dicevo che era la prima volta che mi recavo  a casa di questo vecchio professore,oramai in pensione. La sua abitazione si trovava  in via Fontana ,al primo piano di un edificio di tre piani dalle linee un po’ pretenziose. Per meglio precisare  l’appartamento dalle imposte verdi  affacciava sul bar detto del Caporale. Mia madre ,considerate le mie difficolta’ a compitare, aveva chiesto alla moglie del professore se questi fosse disponibile  a darmi un aiuto,logicamente dietro compenso. Il professore aveva acconsentito e cosi’, nel giorno stabilito,titubante, salivo le scale per recarmi da lui.
Giunto sul pianerottolo del primo piano,noto la porta aperta e dietro un’altra ma di vetro,di quelle con le iniziali dl proprietario. Cosi’ ,beata innocenza,apro la porta ed entro,senza bussare.  Il professore era proprio li’appena dietro l’uscio,seduto alla sua  scrivania. Appena mi vede diventa paonazzo. Io intanto,imbarazzatissimo, balbetto un “salve”, ma quello, irato, mi fa una ramanzina tremenda: come mi ero permesso di entrare senza bussare…. Cosi’ mi obbliga ad uscire fuori e a bussare. Che figuraccia !Non l’ho mai dimenticata!

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Come fermai il tempo

Avete mai provato a fermare il Tempo, od almeno a provarci? Io ho tentato di farlo. Si’, di fermare l’istante. Non e’ un’impresa improba, basta concentrarsi e volerlo,fortemente volerlo. Era il 1971 ed avevo poco piu’ di vent’anni. Da poco mio fratello aveva rilevato dal vecchio proprietario,un certo Baldini, la tabaccheria ubicata in via Roma. Ricordo che in un deposito trovammo una vecchia radio a valvole presumibilmente degli anni trenta ed altri cianfrusaglie di quel periodo. Il vecchio Baldini aveva trascorso tutta la sua vita dietro il bancone a vendere sigarette. Giorno dopo giorno,sempre uguali, era divenuto vecchio senza minimamente avvedersene. E’ cosi’,  un giorno ti svegli e ti accorgi di come il tempo ti abbia cambiato, di come non sei piu’ quello che immaginavi di essere. Basta uno specchio, uno di quelli che ti prende a tradimento,ed ecco in una luce livida la tua immagine imbolsita e cascante. Di primo acchito,non pensi affatto che possa essere la tua ma un attimo dopo non puoi piu’ mentirti. Ecco su questo riflettevo quando decisi che il Tempo con me non l’avrebbe avuta vinta:  non sarei mai divenuto vecchio come il tabaccaio Baldini. E questo senza alcun baratto,senza vendermi l’anima come fu per il povero Dorian.
Cosi’ fissando gli occhi,dall’interno,sui vetri che davano sulla strada,quella mattina di quasi cinquant’anni fa ,io decisi di fermare l’istante. Fu un attimo!  Dissi non so cosa e lancette si fermarono. Il Tempo svani’!
Ieri sera,in quel preciso posto, sempre con gli occhi fissi sugli stessi vetri, mi e’ sovvenuto in mente  cio’ che cercai di fare in quel lontano giorno. Cosi’, come se l’istante fosse stato lo stesso di allora,ho voluto constatare se avessi vinto o meno. Intanto guardavo mio fratello: era divenuto un vecchio, con i capelli radi e bianchi ed il viso segnato dalle rughe . Invece per me l’istante era sempre lo stesso di allora e quindi io sicuramente  ero rimasto  quello di tanti anni fa .
In tabaccheria c’e’ uno specchio. Mi ci guardo. Diamine, non sono cambiato di un pelo.  Giovane come allora. Sembro il figlio di mio fratello, pelle liscia,non un capello bianco,ed il fisico scattante.   Diavolo, ho vinto!
Ad un tratto il rombo di una moto e salto su’. Ma era un sogno! Salto giu’ dal letto e mi precipito in bagno, nella vana speranza che nulla,comunque, fossa cambiato. Ahime, l’immagine riflessa e’ invece quella di un vecchio di oltre sessantacinque anni, quale io sono.
Nulla da fare, non ero riuscito a fermare il tempo e tutti quegli anni trascorsi avevano lasciato segni indelebili sul mio viso. Che sciocco che ero stato!


Vicenz u’barbier 

La barberia ( forse e’ un termine un po’ desueto?)di Vicenz u’barbier  affacciava, e lo e’ tutt’ora, sulla via Fontana, proprio di seguito al portone ad arco  che spuntava in un altro , il primo  sulla destra scendendo da via Liberta’. Anzi, a dire il vero ,spuntava  poiche’ il passaggio e’ stato brutalmente murato, proprio all’altezza del vecchio ricovero antiaereo.
Vincenzo ha tagliato capelli e fatto barbe ad intere generazioni di torresi della zona mare di Torre. Adesso e’ in pensione, avra’ ottant’anni e passa, L’ho saputo dal fratello minore che a volte incrocio camminando per Torre. Tutt’ora c’e’ un barbiere, un giovane barbiere, che ha rilevato l’esercizio, ma non e’ piu’ la stessa cosa.
Ricordo, con un certo orrore i boccioni riposti sui ripiani dei lavandini pieni di disgustose sanguisughe. Esse , come seppi dopo, servivano per il salasso ovvero cavar sangue dalle vene ai poveri malcapitati. Il barbiere allora, diciamo fino a poco dopo l’ultima guerra, era anche un cerusico ovvero aveva la facolta’ di fare, appunto, salassi, cavare denti e praticare finanche piccole incisioni .
Da Vincenzo c’era anche la possibilita’ di fare una doccia poiche’ allora la maggior parte delle abitazioni era priva di servizi igienici e come, benissimo descrive  Domenico Rea  nel suo bel libro “Ninfa plebea”,i bagni erano in comune, per lo piu’ ubicati all’interno del palazzo stesso.
Un episodio che non potro’ mai dimenticare fu quando ,con mio fratello piu’grande, mi recai da lui per un taglio di capelli. Lui, mio fratello, per farmi una burla disse a Vincenzo di tagliarmi i capelli alla moicano, ovvero il taglio che attualmente sfoggia il calciatore Hamsik.
Li per li’ non me ne resi bene conto ma lo schianto fu quando, giunto a casa, mi guardai nello specchio. Di corsa tornai dal barbiere. Non c’era granche’ da fare! L’unico rimedio era  raparmi a zero. E cosi’ fece!
 Tutte le volte che passo da Via Fontana mi ritorna in mente quest’episodio e ,in cuor mio,non posso fare a meno di sorridere.