La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


L'INFANZIA ONIRICA

Pag. 19

Il nulla

Si dice che solo il grande Flaubert sia riuscito a scrivere un saggio sul nulla. Infatti e’difficilissimo parlare del nulla. E poi  che cosa e’ il nulla? E’ forse il vuoto nel quale sembra immersa buona parte della nostra esistenza oppure Il nulla e’ cio’ che si aspetta ,chi non crede ,dopo la morte. Se non ricordo male era Seneca che affermava:dal nulla sono venuto al nulla tornero’. Ma poi , esiste veramente il nulla?
Cosa era  da bambino, avro’ avuto tre o quattro anni,quando , giocando con i petali gialli delle ginestre, immaginavo che fossero banane ed io un venditore appunto di banane? Anche questo il nulla?
O quando nei meriggi assolati disteso nella penombra facevo caso all’ impercettibile suono dello svolazzare delle mosche e le palpebre si socchiudevano per poi riaprirsi se le ali variavano in ritmo? E ‘ niente, vuoti  anche questi istanti? Eppure la mente vagava, volava , il cuore palpitava, la fantasia ti trascinava in mondi  misteriosi. Questa era vita. Ma allora il nulla dov’e’?
Il nulla e’ forse  quell’angoscia  impercettibile che a volte ti corrode l’anima senza che  tu  te ne accorga? Quando ti sembra di precipitare in un baratro senza fine . E’ l’amarezza, allora? Un trascinarsi giorno dopo giorno perpetuando un’esistenza ormai senza piu’ alcuno scopo. E’ questo  dunque il nulla?
E allora i tempi che stiamo vivendo, cosa sono? Le nostre ore, i nostri giorni, i nostri anni , senza piu’ ideologie, senza piu’ religione,senza piu’ candore, cosa sono? Dove ci portera’alla fine tutto questo orrore?
Un po’ di tempo fa’, se ricordate, i Nomadi, gruppo musicale degli anni settanta, cantavano che Dio era morto.  E se Dio , intendo l’idea di Dio,veramente fosse morto, ci avete mai pensato?, cosa sarebbe di noi?
Anche chi come me ha una fede diciamo tiepida pensa in cuor suo che la vita non e’ tutta in quello che avvertiamo tangibile ai nostri sensi, ma che c’e’ comunque un’altra via. E come dire che alla fin fine comunque vada c’e’ pur sempre un giudice  a Berlino,intendo un giudice di ultima istanza a cui appellarsi quando un ingiustizia e’ palese ma non riparabile, almeno quaggiu’.
Oggi e’ nulla il tempo che perdiamo davanti allaTV? Nulla il tempo ammazzato nel seguire quei cosiddetti Talk show ,o davanti al computer  nel parlare con amici immaginari ? Allora erano pregnanti di vita quelle sere di tanti anni fa quando seduti nei ballatoi con le mamme ed anche le nonne si raccontavano storie che a volte ci tenevano svegli di notte? Quella si che era vita.
Se su una scala di valori volessimo misurare il nulla esso non potrebbe non occupare che un valore pari a zero. Allora la melanconia non e’ il nulla,essa starebbe al di sotto dello zero. E neanche la disperazione , la stessa disperazione che ho letto negli occhi del mio amico Giorgio ,incontrato per caso una sera per strada. Brillante e promettente da giovane ora vecchio e malato aveva il terrore di tornare a casa e ritrovarsi solo immerso in un silenzio assordante.
Nulla e’ neanche il terrore? Il panico della morte che colse Leon TolstoJ, ormai ultraottantenne, e lo costrinse alla fuga in cerca di una morte riparata dal mondo e che lo colse in una remota stazione ferroviaria dello sterminato impero russo. E’ nulla  neanche il dolore atroce che provarono Emma Bovary ed Anna  Karenina  che per amore scelsero di morire?
E che dire di Virginia Woolf che depressa scelse di morire annegandosi in un torrentello con le pietre in tasca,per meglio affogare?
E Pavese che per  un amore non corrisposto per un attricetta americana si tolse  la vita appena cinquantenne in un alberguccio a Torino? Si potrebbe continuare cosi all’ infinito tanto e’ vasta la scia di dolore dell’umanita’.
Allora se tutto cio’ non e’il nulla, esso cos’e’?Se esso non e’ la sconfinata prateria di sofferenza cosi’ bene espressa dall’urlo di Munch,la visione che di li a poco si sarebbe concretizzata nell’orrore dei campi di concentramento nazisti o nei gulag sovietici,allora dove lo si deve cercare?
Se non e’ lo sconfinato dolore artico , non rimane che lo sperdimento di se stesso. La peggiore sciagura che ad un uomo possa mai capitare:l’ottundimento della mente, l’abbrutimento della coscienza. Cio’ che i medici con freddo tecnicismo chiamano deficit cognitivo . La morte dell’io che colse l’Oblomov di Goncarov, che ormai demente , si lascio morire d’inedia.
Si’,penso che esso,l’oscuramento della coscienza, piu’ o meno sia  prossimo allo zero. Lo zero assoluto a cui cospetto forse la morte non fa piu’ tanto tremare le gambe. E probabile che il rigetto di tale inconsistenza abbia spinto il filosofo Lucio Magris e tanti altri ancora a cercare la cosiddetta dolce morte in una clinica svizzera. 
Mi accorgo adesso di come sia ostico parlare del niente. Solo un grande scrittore come Flaubert poteva scrivere pagine su pagine sul nulla, sul resto di niente. Io ,poveraccio, non sono andato oltre la paginetta.

Pag. 19

E come potevo io misurarmi con questo grande moloch che e’ il nulla. Giusta  punizione per la mia saccenteria,per la mia presunzione. Ben mi sta!
Mi accorgo ormai di essere stanco, l’argomento e’ stato sfibrante. E’ notte fonda. Un cane abbaia in lontananza. La Luna in cielo splende incurante. Dormire,si non mi rimane che dormire. Il dormire che come diceva Amleto e’ un po’ come morire.
Non mi rimane  quindi che riporre la penna e farmi una dormita sopra…. sul nulla. 

G. Ruotolo maggio 2013

Il Paradiso imbrattato 

Eppure, se ci penso, Torre aveva tante bellezze da finanche suscitare invidia in Paradiso. E cosi’, andando a ritroso nel tempo, ancora mi sembra di rivederla, la mia citta’,  cosi’ com’era allora.
C’era un qualcosa di indefinito,nell’aria,nei colori, nelle voci che, anche sforzandomi, non ho piu’ ritrovato. Non ho piu’ ritrovato quelle sere estive,dall’aria soave, quando noi si giocava in strada,infervorati al punto tale che i morsi della fame si tacitavano. E non ho neanche piu’ ritrovato quelle calde mattine estive quando appena svegli, bastavano pochi passi per tuffarsi in un’acqua dai colori indescrivibili.
E quelle sere,pure ormai perse,quando seduti,sui gradini in pietra lavica del portone attiguo all’emporio di mio padre, ci raccontavamo,noi bambini, storie che a volte ci trascinavano svegli fin quasi all’alba.
Nella nostra insipienza non siamo riusciti ad intendere i regali che Dio ci aveva generosamente profuso. Quel mondo,che pure era teatro di mille sofferenze, riusciva con la sua armonia a lenire le asperita’ che sempre nella vita non mancano. Nei momenti oscuri del vivere, un po’ come Achille, bastava sedersi su uno scoglio,e mirare le onde,ascoltare i suoni del mare, perdersi nei suoi profumi che l’anima si alleggeriva, i battiti divenivano piu’ lenti e quasi ti sembrava, guardando le stelle ,di essere tutt’uno con l’universo.
Oggi quella Bellezza e’ svanita ed anche i nostri animi si sono induriti. Noi tutti sembriamo degli orfani che vagano, alla ricerca di un qualcosa, l’Armonia, che e’ la vita stessa.  Si’, senza di essa si puo’ comunque vivere, ma e’ certo una vita dimezzata.
Eppure se avessimo  avuto il coraggio, la cultura per evitare che tutto si perdesse sotto una valanga di cemento, oggi i nostri figli e i nostri  nipoti potrebbero assaporare le magnifiche sensazioni,che noi, piu’ avanti negli anni, abbiamo potuto vivere quando si era bambini.
Non bastava molto per cambiare il corso delle cose, solo occorreva un piccola rivoluzione, una ribellione contro quelle bande di manigoldi che hanno costruito dappertutto,coprendo con i loro escrementi  villa Raiola, il caffe’ Palumbo, la Litoranea, gli scogli di mont u scar…. Ecco bastava che si legasse una corda al collo di questi loschi individui e cosi’,senza un attimo di esitazione, colarli a  picco in mare. Certo poi c’erano i tanti torresi che, per miseri interessi, sono stati collusi con costoro.  Insomma,per ignoranza e biechi tornaconto,la citta’ tutta, o quasi.
Eppure se avessimo voluto noi, quel magnifico palcoscenico,al centro del golfo,che guarda le magnifiche isole, non  solo avremmo potuto preservarlo,ma dargli anche un po’ di belletto.
Seguitemi,vediamo che si sarebbe potuto fare per esaltare i nostri luoghi. Si poteva far si che la costa di pietra  vulcanica di ” mont u scaro” non venisse coperta da quegli orridi manufatti,dare delle tinte pastello a tutti i palazzi che affacciano su corso Garibaldi, via Fontana e via Liberta’ e dare un tocco di colore al tutto con alberi e fiori.
Ed ancora riattare le Cento Fontane e farle rivivere con eventi teatrali e musicali, lasciare che non si perdessero gli antichi mestieri,agevolando  l’apertura di botteghe di artigiani e far nascere bar con tavolini all’aperto e trattorie con la nostra incomparabile cucina.
Insomma tante cose avremmo potuto fare a che quel mondo non svanisse ed invece nulla abbiamo fatto, persi come eravamo a soddisfare i nostri appetiti familistici. E cosi’, oggi,perseverando ancora nella distruzione, come di recente estirpando agrumeti per farne parcheggi,noi sediamo a mirare un Paradiso imbrattato, irrimediabilmente ferito e violato.