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Il deserto
In una mattina d’estate, In giro per le strade e viuzze
della zona mare. Confesso, a malincuore che e’ sempre uno
sperdimento, un pugno sferrato con virulenza allo stomaco.
Cancelli e inferriate dappertutto.
E fin qui va bene, niente di nuovo, ma quello che mi
sconcerta terribilmente e’ l’assenza dei bambini. Via
Liberta’, niente, via Traversa liberta’,vuota anch’essa: un
furgoncino sta effettuando un trasloco, poche e misere
masserizie sono poggiare a terra, un vecchio tristemente
siede su di esse come in attesa. Largo Bandito, dove un
tempo c’era il negozio di Marciono’,ricordate? Un deserto!
Sui bei gradini che scendono verso la ferrovia ,non anima
viva. E pensare che un tempo questi luoghi erano il regno
dei ragazzi, teatro di battaglie epiche( con pietre e
cerbottane), ma anche scenario di incontri amorosi: nelle
serate estive l’innamorato con sguardo fisso mirava alla
finestra di lei, che ben protetta dalle tende ,con gli occhi
sulla strada ma attentissima a non farsi scoprire dal
terribile padre.
Ecco due ragazzine,in traversa Unita’ d’Italia, mi fermano,
addirittura mi chiedono chi sono e cosa faccio. Le faccio
mettere sedute sui gradini in piperno di quello che una
volta era il palazzo della “guardastada” e scatto loro una
foto. Si mettono in posa con fare lezioso, cosi’ come hanno
visto fare in tv. Le lascio e proseguo. Giungo nello slargo
della traversa. Qui spesso giocavamo, adesso il portone che
era spuntatore in quando dava su un altro che affacciava su
via Liberta’ e’ brutalmente murato con blocchi di cemento e
la collinetta lavica coperta anch’essa di cemento. Solo il
lamento di un cane.
Il giro volge al termine, vado via non senza un senso di
amarezza. Tanto per essere banali, si vede che abbasc’ammare
non e’ piu’ luogo per bambini. Ce ne saranno pure, ma pochi
e forse gia’ immalinconiti.
Il dubbio
Ogni tanto
un dubbio mi assale, pervicace, molesto. Una piccola
parentesi,quello di avere dubbi e’ cosa buona,denota umilta’,voglia
di sapere,tolleranza. State in campana quando ,invece,vi si
para davanti uno di quei tromboni dalle certezze
granitiche,inflessibile,severissimo a che si rispettino i
suoi dogmi. Non volendo potreste trovarvi in una non comoda
posizione all’interno di una “vergine di Norimberga”.
Quindi,occhio! Tornando a bomba,dicevo,si’,del dubbio. A
volte mi viene da pensare: non e’ che questa straordinaria
facilitazione che la Rete ci offre ci stia rendendo piu’
superficiali,distratti,immersi in un frastuono di cose
irrilevanti.
Io stesso ,infatti, avverto questo pericolo,divagare in
lungo ed in largo per trovarsi in mano un pugno di ceci.
Quante ore ,che potremmo utilizzare in modo piu’ proficuo,lo
sprechiamo nello scorrere le mille facezie se non
addirittura stronzate che noi stessi immettiamo. Cosi’,tanto
per dire: ci sono anch’io. Edonismo mediatico?
Dov’e’ quel tempo ormai perso quando ,in un silenzio
claustrale, si poteva leggere un libro da cima fondo senza
essere interrotti da e-mail,sms,notifiche varie. Niente,non
c’e’ piu’! E cosi’ mentre nel libro “Balzac e la piccola
sarta cinese” di Dai Sijie, non potendo leggere nessun
libro poiche’ proibito,la sartina darebbe la vita per poter
avere un romanzo di Balzac,noi invece potendo leggere
tutto,restiamo inappetenti e non leggiamo quasi piu’ niente.
Detto questo, potro’ sembrare anche vecchio ,datato, mi
siedo sotto la mia pergola di glicine e cerco di portare a
compimento il libro che sto leggendo. Libro di
carta,beninteso.
Il nuotatore
Di nuovo in
piscina. Sono anni che ci viene. L’avra’ percorsa ,nella sua
lunghezza, migliaia di volte, avanti ed indietro, quasi come
un mantra, fino a stordirsi. Sono quindici anni che ci viene
ed ogni volta e’ un sfida, contro se stesso ed contro il
tempo che invecchia. Guarda l’acqua e gia’,con un fremito,
immagina i brividi che sentira’ tuffandosi . Ma e’ un
attimo. Subito, con vigore, immerge le braccia, prima una e
poi l’altra, in un ritmo crescente. E’cosi’ la sua mente si
libera, quasi non avverte piu’ il corpo, che scivola leggero
e sembra come non appartenergli. E’ strano come nuotando,
in tutti quegli anni, lui abbia ripercorso tutta la sua
vita.
Mentre gira con una capriola perfetta rivede le figlie
ancora bambine e con amarezza scopre che esse,quelle
bambine, non ci sono piu’. Sono donne oramai, e una
nostalgia atroce gli serra le mascelle. In effetti quelle
bambine per le quali stravedeva sono scomparse. Sto
impazzendo, gli viene da pensare, mentre conta la decima
vasca gia’ percorsa. Ecco lui, da ragazzo, sveglia all’alba,
per andare, senza uno straccio di colazione, a scuola. In
quel periodo frequentava l’istituto tecnico a Bagnoli.
Digiuno, tornava a casa all’imbrunire e spesso,in una casa
vuota, ad attenderlo un piatto di pasta al pomodoro freddo
sormontato da qualche polpetta. Ma la domenica, come in un
convivio, tutti assieme a tavola. E poi certi pranzi, il
pollo alla diavola, le fettuccine alla genovese, ma il
massimo un enorme calamaro ripieno immerso nel sugo di
pomodoro. Sente freddo, e’ gia’ un’ora che sta in acqua,
senza fermarsi neanche un attimo. Altre due vasche ed ha
finito. Avverte cosi’ il sapore del suo primo bacio. Era una
ragazzetta magra come un chiodo ma carina. L’ha rivista
pochi giorni fa, sicuro che lei di quell’attimo non
serbera’ piu’ alcun ricordo. Ecco ha finito,esce fuori, non
e’ stanco. Guarda dall’alto l’acqua. In appena quaranta
vasche, giusto un kilometro, ha ripercorso anni della sua
vita. Che strano, pero’! |
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Il fortino
Stasera ho incontrato il Sig. Antonio Pedone con la moglie.
Voi mi direte chi e’ questo Sig. Antonio Pedone?
Antonio Pedone e’ uno dei proprietari di quel palazzetto
fatiscente, di cui ancora si intravedono i lineamenti in
stile liberty,che si trova all’angolo della parte bassa di
C. Battisti proprio di fronte alla scuola media.
Prontamente non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Gli ho
chiesto ,quindi, quanto lui sapesse circa la storia di quel
manufatto. Questo e’ il resoconto di quello che mi ha
raccontato.
In quello stesso luogo, dove tutt’ora si trova il
palazzetto, sembra che, non so quando ,siano stati trovati i
resti di quelli che furono i basamenti di un fortino che ,a
sua volta, faceva parte di un complesso di difesa piu’ vasto
che prendeva tutta l’area dei mulini. Infatti lo storico
torrese F. Balzano cosi scrive:
“Da tempi remoti esisteva un fortino sulla riva di Calastro
per la probabile difesa dei pirati del Mare. Il fortino fu
demolito un anno dopo il delitto Cuocolo perché fosse
costruito il Mulino Feola-Marzoli su un'area di mille metri
quadrati. Uno dei maggiori dell'Italia meridionale che
macinava 8000 quintali di grano il giorno. Durante gli scavi
per la costruzione del Mulino fu rinvenuta una fonte d'acqua
e dei minerali”.
Fu demolito il fortino quindi nel 1906. Esso, e quindi anche
i resti del basamento, risalirebbero al periodo vicereale
spagnolo, quindi dalla meta’ del 600 in poi.
Tornando al Sig. Pedone verso la meta’ dell’ottocento nello
stesso edificio che vediamo oggi, anche se in seguito e’
stato un po’ rimaneggiato, c’era una corderia, ovvero una
fabbrica di corde per le imbarcazione e poi divenne alla
fine dell’ottocento, sede della Banca Commerciale Torrese.
Detta banca falli nei primi decenni del novecento, chissa’
se fu dovuto allo scandalo che porto’ al fallimento della
Banca Romana, e fu quindi messo all’asta l’edificio. L a
compro’ nel 1920 un certo Sig. Antonio Pedone,che,come e’
facile intuire, era il nonno del nostro amico Antonio.Da
allora la proprieta’ e’ rimasta sempre in possesso della
famiglia Pedone.
Antonio mi raccontava poi che il palazzetto si
estendeva,come area verde, fino dove fino a poco tempo fa
c’era il ristorante Luna Rossa, e proprio li’ c’era il
cancello di ingresso al parco ed in fondo il bell’ edificio.
L’attuale scuola non c’era ed al suo posto si ergeva una
bella pineta e dietro di esso c’era una scuderia con tanti
cavalli. Dalla terrazza poi si poteva ammirare tutto il
golfo di Napoli, non essendoci ancora alcun edificio ad
oscurarne la vista. Una veduta incantevole!
Attualmente l’edificio e’ in stato di completo abbandono. E’
diviso tra diversi eredi che fino adesso non hanno trovato
alcun accordo per riattarlo. Ed e’ facile immaginare che se
dovesse persistere questo stato di incuria,il manufatto,
come gia’ alcuni, prima o poi potrebbe tracollare, con buona
pace di tutti.
Il
funambolo
Ecco
arrivano! questo in dialetto pero’. Arrivano gli acrobati!
di nuovo come in coro. Tutti, all’unisono si girano verso le
scale della Ripa. Erano due uomini, uno alto e magro,l’altro
tarchiato e con dei baffi strani, piegati all’insu’ ( a
manubrio ,avrei saputo in seguito ).Un applauso fragoroso
li accoglie e loro, un po’ impacciati, si piegano
leggermente verso quel pubblico vociante. Vestivano entrambi
una tuta nera aderente, come dei mimi, e parlavano una
lingua per noi incomprensibile( erano tedeschi).
Il largo di via Fontana, di fronte al bar del Caporale era
una marea variopinta e festante: uomini, donne, vecchi e
bambini,tanti. Si erano portati chi sedie,chi sgabelli,
ognuno da casa propria. Chi non aveva potuto soffriva in
piede o stava accovacciato sul marciapiede. Era gia’ quasi
sera e gli acrobati, che poi in verita’ erano dei funamboli,
avevano gia’ provveduto a stendere la corda tra il palazzo
del bar e quello di fronte.
Noi bambini eravamo tutti con il naso per aria: le stelle
iniziavano a fare capolino e la Luna, come un grosso faro,
illuminava il tutto. Ad un tratto uno squillo di tromba, un
rullo di tamburo ed inizia la prova. Dal parapetto del
palazzo,in alto, ecco apparire un uomo con un’asta in
equilibrio tra le mani, avanza e dalla folla ecco uscire un
boato di sconcerto, quasi di paura, E’ una prova terribile,
se dovesse cadere, non avrebbe scampo poiche’ non c’e’ rete
di protezione. Dopo un attimo di sconcerto l’uomo avanza,per
un attimo barcolla, parte un brusio dalla folla, poi
silenzio assoluto. Ecco adesso e’ a meta’ strada, volevo
dire meta’ corda, non puo’ piu’ tornare indietro. Oramai o
la va o la spacca. Prosegue, e’ quasi arrivato, di nuovo
barcolla, un”oooh”di nuovo dalla folla. La luna sorride
incurante. Ecco con passi veloci si affretta sulla sponda
tanto desiderata. un boato, poi un applauso fragoroso. La
prova e’ riuscita!
Noi piccoli si rimane basiti,pensavamo che ha fatto di tanto
grandioso? Incuranti del fatto che quell’uomo poteva
morire….. ma si sa a quell’eta’ la morte non esiste,….. si
e’ tutti immortali. |