RISVEGLIO


La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta

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Il deserto

In una mattina d’estate, In giro per le strade e viuzze della zona mare. Confesso, a malincuore che e’ sempre uno sperdimento, un pugno sferrato con virulenza allo stomaco. Cancelli e inferriate dappertutto.
E fin qui va bene, niente di nuovo, ma quello che mi sconcerta terribilmente e’ l’assenza dei bambini. Via Liberta’, niente, via Traversa liberta’,vuota anch’essa: un furgoncino  sta effettuando un trasloco, poche e misere masserizie sono poggiare a terra, un vecchio tristemente siede su di esse come in attesa. Largo Bandito, dove un tempo c’era il negozio di Marciono’,ricordate? Un deserto!  Sui bei gradini che scendono verso la ferrovia ,non anima viva. E pensare che un tempo questi luoghi erano il regno dei ragazzi, teatro di battaglie epiche( con pietre e cerbottane), ma anche scenario di incontri amorosi: nelle serate estive l’innamorato con sguardo fisso mirava alla finestra di lei, che ben protetta dalle tende ,con gli occhi sulla strada ma attentissima a non farsi scoprire dal terribile padre.
Ecco due ragazzine,in traversa Unita’ d’Italia, mi fermano, addirittura mi chiedono chi sono e cosa faccio. Le faccio mettere sedute sui gradini in piperno di quello che una volta era il palazzo della “guardastada” e scatto loro una foto. Si mettono in posa con fare lezioso, cosi’ come hanno visto fare in tv. Le lascio e proseguo. Giungo nello slargo della traversa.  Qui spesso giocavamo, adesso il portone che era spuntatore in quando dava su un altro che affacciava su via Liberta’ e’ brutalmente murato con blocchi di cemento e la collinetta lavica coperta anch’essa di cemento. Solo il lamento di un cane.
Il giro volge al termine, vado via non senza un senso di amarezza. Tanto per essere banali, si vede che abbasc’ammare non e’ piu’  luogo per bambini. Ce ne saranno pure, ma pochi e forse gia’ immalinconiti.

Il dubbio

Ogni tanto un dubbio mi assale, pervicace, molesto. Una piccola parentesi,quello di avere dubbi e’ cosa buona,denota umilta’,voglia di sapere,tolleranza. State in campana quando ,invece,vi si para davanti uno di quei tromboni dalle certezze granitiche,inflessibile,severissimo a che si rispettino i suoi dogmi.  Non volendo potreste trovarvi in una non comoda posizione all’interno di una “vergine di Norimberga”. Quindi,occhio! Tornando a bomba,dicevo,si’,del dubbio. A volte mi viene da pensare: non e’ che questa straordinaria facilitazione che la Rete ci offre ci stia rendendo piu’ superficiali,distratti,immersi  in un frastuono di cose irrilevanti.
Io stesso ,infatti, avverto questo pericolo,divagare in lungo ed in largo per trovarsi in mano un pugno di ceci. Quante ore ,che potremmo utilizzare in modo piu’ proficuo,lo sprechiamo nello scorrere le  mille facezie se non addirittura stronzate che noi stessi immettiamo. Cosi’,tanto per dire: ci sono anch’io. Edonismo mediatico?
Dov’e’ quel tempo ormai perso quando ,in un silenzio claustrale, si poteva leggere un libro da cima fondo senza essere interrotti da e-mail,sms,notifiche varie. Niente,non c’e’ piu’!  E cosi’ mentre nel libro “Balzac e la piccola sarta cinese” di Dai Sijie, non potendo leggere nessun  libro poiche’ proibito,la sartina darebbe la vita per poter avere un romanzo di Balzac,noi invece potendo leggere tutto,restiamo inappetenti e non leggiamo quasi piu’ niente.  Detto questo, potro’ sembrare anche vecchio ,datato, mi siedo sotto la mia pergola di glicine e cerco di portare a compimento il libro che sto leggendo. Libro di carta,beninteso.

Il nuotatore 

Di nuovo in piscina. Sono anni che ci viene. L’avra’ percorsa ,nella sua lunghezza, migliaia di volte, avanti ed indietro, quasi come un mantra, fino a stordirsi. Sono quindici anni che ci viene ed ogni volta e’ un sfida, contro se stesso ed contro il tempo che invecchia. Guarda l’acqua e gia’,con un fremito, immagina i brividi che sentira’ tuffandosi . Ma e’ un attimo. Subito, con vigore, immerge le braccia, prima una e poi l’altra, in un ritmo crescente. E’cosi’ la sua mente si libera, quasi non avverte piu’ il corpo, che scivola leggero e sembra come  non appartenergli. E’ strano come nuotando, in tutti quegli anni, lui abbia ripercorso tutta la sua vita.
Mentre gira  con una capriola perfetta rivede le figlie ancora bambine e con amarezza   scopre che esse,quelle bambine, non ci sono piu’. Sono donne oramai, e una nostalgia atroce gli serra le mascelle. In effetti quelle bambine per le quali stravedeva sono scomparse. Sto impazzendo, gli viene da pensare, mentre conta la decima vasca gia’ percorsa. Ecco lui, da ragazzo, sveglia all’alba, per andare, senza uno straccio di colazione, a scuola. In quel periodo frequentava l’istituto tecnico a Bagnoli. Digiuno, tornava a casa all’imbrunire e spesso,in una casa vuota, ad attenderlo un piatto di pasta al pomodoro freddo sormontato da qualche polpetta. Ma la domenica, come in un convivio, tutti assieme a tavola. E poi certi pranzi, il pollo alla diavola, le fettuccine alla genovese, ma il massimo un enorme calamaro ripieno immerso nel sugo di pomodoro. Sente freddo, e’ gia’ un’ora che sta in acqua, senza fermarsi neanche un attimo. Altre due vasche ed ha finito. Avverte cosi’ il sapore del suo primo bacio. Era una ragazzetta magra come un chiodo ma carina. L’ha rivista pochi giorni fa, sicuro che lei di quell’attimo  non serbera’ piu’ alcun ricordo. Ecco ha finito,esce fuori, non e’ stanco. Guarda dall’alto l’acqua. In appena quaranta vasche, giusto un kilometro, ha ripercorso anni della sua vita. Che strano, pero’!

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Il fortino

Stasera ho incontrato il Sig. Antonio Pedone con la moglie. Voi mi direte chi e’ questo Sig. Antonio Pedone?
Antonio Pedone e’ uno dei proprietari di quel palazzetto fatiscente, di cui ancora si intravedono i lineamenti in stile liberty,che si trova all’angolo della parte bassa di C. Battisti proprio di fronte alla scuola media.
Prontamente non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Gli ho chiesto ,quindi, quanto lui sapesse circa la storia di quel manufatto. Questo e’ il resoconto di quello che mi ha raccontato.
In quello stesso luogo, dove tutt’ora si trova il palazzetto, sembra che, non so quando ,siano stati trovati i resti di quelli che furono i basamenti di un fortino che ,a sua volta, faceva parte di un complesso di difesa piu’ vasto che prendeva tutta l’area dei mulini. Infatti lo storico torrese F. Balzano cosi scrive:
“Da tempi remoti esisteva un fortino sulla riva di Calastro per la probabile difesa dei pirati del Mare. Il fortino fu demolito un anno dopo il delitto Cuocolo perché fosse costruito il Mulino Feola-Marzoli su un'area di mille metri quadrati. Uno dei maggiori dell'Italia meridionale che macinava 8000 quintali di grano il giorno. Durante gli scavi per la costruzione del Mulino fu rinvenuta una fonte d'acqua e dei minerali”.
Fu demolito il fortino quindi nel 1906. Esso, e quindi anche i resti del basamento, risalirebbero al periodo vicereale spagnolo, quindi dalla meta’ del 600 in poi.
Tornando al Sig. Pedone verso la meta’ dell’ottocento nello stesso edificio che vediamo oggi, anche se in seguito e’ stato un po’ rimaneggiato, c’era una corderia, ovvero una fabbrica di corde per le imbarcazione e poi divenne alla fine dell’ottocento, sede della Banca Commerciale Torrese. Detta banca falli nei primi decenni del novecento, chissa’ se fu dovuto allo scandalo che porto’ al fallimento della Banca Romana, e fu quindi messo all’asta l’edificio. L a compro’ nel 1920 un certo Sig. Antonio Pedone,che,come e’ facile intuire, era il nonno del nostro amico Antonio.Da allora la proprieta’ e’ rimasta sempre in possesso della famiglia Pedone.
Antonio mi raccontava poi che il palazzetto si estendeva,come area verde, fino dove fino a poco tempo fa c’era il ristorante Luna Rossa, e proprio li’ c’era il cancello di ingresso al parco ed in fondo il bell’ edificio. L’attuale scuola non c’era ed al suo posto si ergeva una bella pineta e dietro di esso c’era una scuderia con tanti cavalli. Dalla terrazza poi si poteva ammirare tutto il golfo di Napoli, non essendoci ancora alcun edificio ad oscurarne la vista. Una veduta incantevole!
Attualmente l’edificio e’ in stato di completo abbandono. E’ diviso tra diversi eredi che fino adesso non hanno trovato alcun accordo per riattarlo. Ed e’ facile immaginare che se dovesse persistere questo stato di incuria,il manufatto, come gia’ alcuni, prima o poi potrebbe tracollare, con buona pace di tutti.
 
Il funambolo 

 Ecco arrivano! questo in dialetto pero’.  Arrivano gli acrobati! di nuovo come in coro. Tutti, all’unisono si girano verso le scale della Ripa. Erano due uomini, uno alto e magro,l’altro tarchiato e con dei baffi strani, piegati all’insu’ ( a manubrio ,avrei  saputo in seguito ).Un applauso fragoroso li accoglie e loro, un po’ impacciati, si piegano leggermente verso quel pubblico vociante. Vestivano entrambi una tuta nera  aderente, come dei mimi, e parlavano una lingua per noi incomprensibile( erano tedeschi).
Il largo di via Fontana, di fronte al bar del Caporale era una marea variopinta e festante: uomini, donne, vecchi e bambini,tanti. Si erano portati chi sedie,chi sgabelli, ognuno da casa propria. Chi non aveva potuto soffriva in piede o stava accovacciato sul marciapiede. Era gia’ quasi sera e gli acrobati, che poi in verita’ erano dei funamboli, avevano gia’ provveduto a stendere la corda tra il palazzo del bar e quello di fronte.
Noi bambini eravamo tutti con il naso per aria: le stelle iniziavano a fare capolino e la Luna, come un grosso faro, illuminava il tutto. Ad un tratto uno squillo di tromba, un rullo di tamburo ed inizia la prova. Dal parapetto del palazzo,in alto, ecco apparire un uomo con un’asta in equilibrio tra le mani, avanza e dalla folla ecco uscire un boato di sconcerto, quasi di paura, E’ una prova terribile, se dovesse cadere, non avrebbe scampo poiche’ non c’e’ rete di protezione. Dopo un attimo di sconcerto l’uomo avanza,per un attimo barcolla, parte un brusio dalla folla, poi silenzio assoluto. Ecco adesso e’ a meta’ strada, volevo dire meta’ corda, non puo’ piu’ tornare indietro.  Oramai o la va o la spacca. Prosegue, e’ quasi arrivato, di nuovo barcolla, un”oooh”di nuovo dalla folla. La luna sorride incurante. Ecco con passi veloci si affretta sulla sponda tanto desiderata. un boato, poi un applauso fragoroso. La prova e’ riuscita!
Noi piccoli si rimane basiti,pensavamo che ha fatto di tanto grandioso? Incuranti del fatto che quell’uomo poteva morire….. ma si sa a quell’eta’ la morte non esiste,….. si e’ tutti  immortali.