Pag. 15
I fumetti
Erano due
fratelli, uno bruno, l’altro biondo, che piu’ diversi non
potevano. Abitavano al primo piano del palazzo della Muzzona,
proprio di fronte al negozio dei miei. Un giorno, ricordo
che stavano traslocando, dal balcone mi fecero segno di
avvicinami. Con il paniere mi calarono giu’ un bel mazzetto
di fumetti a strisce. Erano tutti di Kinowa, l’antesignano
di Tex. Kinowa era un cacciatore di indiani, li catturava e
poi , una volta brutalmente ammazzati, toglieva loro lo
scalpo. Era una vendetta, poiche’ lui stesso era stato fatto
prigioniere dagli indiani che gli avevano poi reciso il
cuoio capelluto. Infatti Kinowa non aveva un bell’aspetto:
era calvo e stranamente, cosa che non ho mai capito, gli
spuntavano due piccole corna sulla fronte.
Quei fumetti, anche se non erano, come si dice oggi
politicamente corretti, mi iniziarono alla lettura. Essi, i
fumetti, sono stati fondamentali per la mia generazione,
ognuno di noi ne aveva una collezione. Erano finanche merce
di scambio, e addirittura erano messi come posta nel gioco
delle carte,
La domenica mattina si svolgeva anche un mercatino dei
fumetti, precisamente nello spazio antistante i cinema Iris
e Vittoria. Mi ci recavo di buon’ora, salendo per via
Gradoni e Cancello. Ricordo ancora il brusio e il tintennare
delle posate dell’orfanotrofio gestito dalle suore, posto
sul finire della salita. Sapendo contrattare, con poche
lire ,si potevano fare dei buoni affari, e nel tempo mi ero
fatto una discreta collezione. Possedevo intere collane di
Tex, il Grande Blek, Capitan Mike e soprattutto il mio
preferito: Nembo Kid, alias Superman . Di quest’ultimo la
collezione ebbe inizio nel 1964, ma ne possedevo qualcuno
anche del 48. Ad averli oggi varrebbero una piccola
fortuna, invece andarono “persi” in fase di trasloco. Nel
1970 ,al ritorno dal servizio militare, non li trovai piu’.
Molto mi sono prodigato nel cercarli, ma invano. Tuttora non
mi rassegno ma purtroppo non c’e’ granche’ da fare.
Dicevo prima che i fumetti sono stati importanti. E’ vero,
con essi abbiamo imparato a leggere, a porci domande circa
il significato di alcune parole per noi, allora ,astruse.
Poco dopo arrivarono i primi libri,e per me furono “ il
barone di Munchhausen”, con le sue avventure strampalate e
“I viaggi di Gulliver” di j. Swift e poi nel tempo tanti
altri. I fumetti in definitiva furono il viatico, potremmo
dire, alla formazione della coscienza critica……,si’, potra’
sembrare paradossale, ma da Kinowa a Kant il passo non fu
poi tanto lungo.
Il libro,che magnifica invenzione.
Certo tutto e’ partito da
un libro: Gomorra. Che potenza i libri! Che carica
dirompente ha una libreria,piu’ di una bomba atomica.
Pensateci bene, i despoti la prima cosa che mettono in
atto,una volta acquisito il potere, e’ porli all’indice o
addirittura bruciarli in enorme pile. Cosi’ fu durante
l’Inquisizione spagnola, ed anche con Hitler e Mao. Ah,
dimenticavo, anche Mussolini e Stalin operarono la censura
al riguardo.
Ce’ un bel libro,appunto,che descrive molto bene una
societa’ del futuro dove i libri sono merce pericolosa. Chi
ne possiede uno ,rischia di poter letteralmente perdere la
testa. E’ Fahrenheit 451 di Ray Bradbury da cui Truffaut ha
tratto un film stupendo. Quindi un libro e’ preziosissimo,ci
puo’ cambiare la vita. Ci fa viaggiare nel tempo e nello
spazio e ci pone al cospetto di personaggi notevoli : Dante,
Leopardi, Calvino, Moravia e … c’e’ da fare notte,
Un piccolo consiglio : non prestateli mai ! Rischiano di non
fare piu’ ritorno a casa. Io stesso ne sono rimasto vittima.
Era Chroniques napolitaines di Noel Schifano’. Chissa’ che
fine ha fatto!
Il libro smarrito
Stasera quasi
come un gioco, su un panchina nei pressi del bar Mennella,
mentre mangiavo un gelato,furtivamente ho fatto scivolare di
tasca un libro di poesie di Prevert. Poi mi sono alzato e
sono andato via. Ma non mi sono allontanato di molto, mi
sono posto sui gradini della Posta,proprio di fronte la
gelateria per vedere il libro che effetto avrebbe prodotto.
|
Pag. 15
Trepidante, immaginavo la sorpresa di qualcheduno, che
raccoltolo avrebbe subito declamato qualche poesia agli
astanti. E poi le ovazioni e gli applausi profusi da questi
ultimi. Niente,era solo un sogno.
Il libro e’ rimasto per tre ore la dove l’avevo lasciato,
nessuno, incuriosito, se ne e’ preso cura. Anzi a sera tardi
una chiorma di ragazzini, per intenderci, quelli con i
pantaloni il cui cavallo tocca terra,ci hanno giocato, a mo’
di palla fino a quando,stanchi, lo hanno lasciato a terra. A
mezzanotte,il ragazzo del bar lo ha raccolto e lo ha riposto
nell’immondizia. Da dove, quasi commosso l’ho tratto e lo
ho rimesso i tasca.
Adesso,scampato il pericolo di essere sversato in qualche
discarica,esso troneggia la’ dove gia’ stava al sicuro dai
fantasmi che l’ignoranza produce.
Il sogno
Martin
Luther King, nel 1963, in un suo famoso discorso diceva:I
have a dream. Anch’io ho un sogno, quasi irrealizzabile, ma
,dicevo,appunto , un sogno:
Come nella metamorfosi di Kafka, ma un po’diversamente ,
una mattina, tutti gli abitanti del quartiere di Torre ,
che lambisce il mare, e detto , appunto, in dialetto,
abbasciammare, si svegliarono trasformati. Ma subito non ne
ebbero la percezione . Aperti gli occhi, si guardarono
attorno ,attoniti, si strofinarono gli occhi come a non
volerci credere. Possibile? Si dicevano, esterrefatti.
Abbiamo vissuto cosi’ supinamente, senza fare alcunche’, in
un degrado simile? Cosi’,come ubbidienti ad un ordine
supremo, tutti uscirono di casa, finanche i bambini e
addirittura i vecchi, qualcheduno pure con il bastone.
Armati di scope, di pennelli, di pittura, alacremente e con
fare allegro, dandosi di tanto in tanto la voce,in men che
non si dica ,ripulirono il quartiere. Poi vennero, gli
imbianchini, i giardinieri, i falegnami, tutti insomma, e
cosi’ dopo un po’ lo spettacolo che si presento’ ai loro
occhi li soddisfo’ appieno.
I palazzi che affacciano su via Liberta’ e sulla sua
traversa , tutti di architettura sobria del primo novecento,
furono ritinteggiati con colori lievi,colori pastello,
dall’azzurrino al giallo paglierino,tutti in armonia tra
loro.
Furono ripristinati gli archi di piperno con i rispettivi
portoni in legno massiccio la’ dove barbaramente, a suo
tempo, erano stati rimossi e sostituiti con banali e orrendi
infissi anodizzati. Furono ricreati i giardini interni che
all’uso moresco, preesistevano internamente ai palazzi e
che durante la calura, d’estate, davano conforto e
refrigerio agli abitanti.
Una marea di vasi con gerani rossi fecero capolino, come dal
nulla, da tutti i balconi. Vasi enormi con glicini, adorni
di grappoli azzurri, e di gelsomini odorosi comparvero
all’ingresso dei palazzi. Tende variopinte ,tante,adornarono
le balconate. Insomma un turbinio di colori , di odori da
togliere il fiato. Da far girar la testa, quasi a far venir
meno… e’ la sindrome di Stendhal ?
Di bellezza si puo’ anche morire,certo, ma in definitiva,
fra tante, non sarebbe forse la morte piu’ desiderabile?
La notizia della rivoluzione, perche’ di rivoluzione si
trattava, fece il giro del mondo. Arrivarono giornalisti da
ogni dove. Corso Garibaldi era incredibile, il mare non era
piu’ negato. Tutto cio’ che di brutto era stato edificato,
finanche sugli scogli, fu fatto saltare. Il mare torno’
color cobalto, aprirono bar con tavolini al’aperto, una
musica lieve e stupenda correva nell’ aria quasi ad
accarezzarti l’anima. Di notte anche il mare torno’ a far
risentire la sua voce.
Il negozio di mio padre divenne una biblioteca, libri in
ogni dove, e addirittura ragazzini sui muretti che leggevano
e , miracolo, i libri non erano ne’ di Volo, ne’ di Moccia.
Capitali e finanziatori comparvero in citta’, i cantieri
ripresero… e Deiulemar e tutta a la sua stirpe, come Mardoff
in America, ando’ in galera senza mai piu’ uscirne.
Fine del sogno, la metamorfosi non e’ avvenuta…. Ma mi
chiedo, un po’ scorato: possibile che da noi le cose che, in
altri paesi sono normale prassi, debbano avvenire solo in
sogno, a livello onirico? Appunto… i have a dream. |