CINEMA TORRESE AMARCORD


La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta

Pag. 15

I fumetti

Erano due fratelli, uno bruno, l’altro biondo, che piu’ diversi non potevano. Abitavano al primo piano del palazzo della Muzzona, proprio di fronte al negozio dei miei.  Un giorno, ricordo che stavano traslocando,  dal balcone mi fecero segno di avvicinami. Con il paniere mi calarono giu’ un bel mazzetto di fumetti a strisce. Erano tutti di Kinowa, l’antesignano di Tex. Kinowa era un cacciatore di indiani, li catturava e poi , una volta brutalmente ammazzati, toglieva loro lo scalpo. Era una vendetta, poiche’ lui stesso era stato fatto prigioniere dagli indiani che gli avevano poi reciso il cuoio capelluto. Infatti Kinowa non aveva un bell’aspetto: era calvo e stranamente, cosa che non ho mai capito, gli spuntavano due piccole corna sulla fronte.
Quei fumetti, anche se non erano, come si dice oggi politicamente corretti, mi iniziarono alla lettura. Essi, i fumetti, sono stati fondamentali per la mia generazione,  ognuno di noi ne aveva una collezione. Erano finanche merce di scambio, e addirittura erano messi come posta nel gioco delle carte,
La domenica mattina si svolgeva anche un mercatino dei fumetti, precisamente nello spazio antistante i cinema Iris e Vittoria. Mi ci recavo di buon’ora, salendo per via Gradoni e Cancello. Ricordo ancora il brusio e il tintennare delle posate dell’orfanotrofio gestito dalle suore, posto sul finire della salita.  Sapendo contrattare, con poche lire ,si potevano fare dei buoni affari, e nel tempo mi ero fatto una discreta collezione. Possedevo intere collane di Tex, il Grande Blek, Capitan Mike e soprattutto il mio preferito: Nembo Kid, alias Superman . Di quest’ultimo la collezione ebbe inizio nel 1964, ma ne possedevo qualcuno anche del  48. Ad averli oggi varrebbero una piccola fortuna, invece andarono “persi” in fase di trasloco. Nel 1970 ,al ritorno dal servizio militare, non li trovai piu’. Molto mi sono prodigato nel cercarli, ma invano. Tuttora non mi rassegno ma purtroppo non c’e’ granche’ da fare.
Dicevo prima che i fumetti sono stati importanti. E’ vero, con essi abbiamo imparato a leggere, a porci domande circa il significato di alcune parole per noi, allora ,astruse. Poco  dopo arrivarono i primi libri,e per me furono “ il barone di Munchhausen”, con le sue avventure strampalate e “I viaggi di Gulliver” di j. Swift  e poi nel tempo tanti altri.  I fumetti in definitiva furono il viatico, potremmo dire, alla formazione della coscienza critica……,si’, potra’ sembrare paradossale,  ma da Kinowa a Kant il passo non fu poi tanto lungo.   

Il libro,che magnifica invenzione.

Certo tutto e’ partito da un libro: Gomorra.  Che potenza  i libri! Che carica dirompente ha una libreria,piu’ di una bomba  atomica. Pensateci bene, i despoti la prima cosa che mettono in atto,una volta acquisito il potere, e’ porli all’indice o addirittura bruciarli in enorme pile.  Cosi’ fu durante l’Inquisizione spagnola, ed anche con Hitler e  Mao. Ah, dimenticavo, anche Mussolini  e Stalin operarono la censura al riguardo.
Ce’ un bel libro,appunto,che descrive molto bene una societa’ del futuro dove i libri sono merce pericolosa. Chi ne possiede uno ,rischia di poter letteralmente perdere la testa. E’ Fahrenheit 451 di Ray Bradbury da cui Truffaut ha tratto un film stupendo. Quindi un libro e’ preziosissimo,ci puo’ cambiare la vita. Ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio e ci pone al cospetto di personaggi notevoli : Dante, Leopardi, Calvino, Moravia e … c’e’ da fare notte,
Un piccolo consiglio : non prestateli mai ! Rischiano di non fare piu’ ritorno a casa. Io stesso ne sono rimasto vittima. Era Chroniques napolitaines di Noel Schifano’. Chissa’ che fine ha fatto!

Il libro smarrito


Stasera quasi come un gioco, su un panchina nei pressi del bar Mennella, mentre mangiavo un gelato,furtivamente ho fatto scivolare di tasca un libro di poesie di Prevert.  Poi mi sono alzato e sono andato via. Ma non mi sono allontanato di molto, mi sono posto sui gradini della Posta,proprio di fronte la gelateria per vedere il libro che effetto avrebbe prodotto.

Pag. 15

Trepidante, immaginavo la sorpresa di qualcheduno, che raccoltolo avrebbe subito declamato qualche poesia agli astanti. E poi le ovazioni e gli applausi profusi da questi ultimi. Niente,era solo un sogno.
Il libro e’ rimasto per tre ore la dove l’avevo lasciato, nessuno, incuriosito, se ne e’ preso cura. Anzi a sera tardi una chiorma di ragazzini, per intenderci, quelli con i pantaloni il cui cavallo tocca terra,ci hanno giocato, a mo’ di palla fino a quando,stanchi, lo hanno lasciato a terra. A mezzanotte,il ragazzo del bar lo ha raccolto e lo ha riposto nell’immondizia. Da dove, quasi commosso l’ho tratto  e lo ho rimesso i tasca.
Adesso,scampato il pericolo di essere sversato in qualche discarica,esso troneggia la’ dove gia’ stava al sicuro dai fantasmi che l’ignoranza produce.


Il sogno

Martin Luther King, nel 1963, in un suo famoso discorso diceva:I have a dream. Anch’io ho un sogno, quasi irrealizzabile, ma ,dicevo,appunto , un sogno:
Come nella metamorfosi di Kafka, ma un po’diversamente ,  una mattina, tutti gli abitanti del quartiere di Torre , che lambisce il mare, e detto , appunto, in dialetto, abbasciammare, si svegliarono trasformati.  Ma subito non ne ebbero la percezione . Aperti gli occhi, si guardarono attorno ,attoniti, si strofinarono gli occhi come  a non volerci credere. Possibile? Si dicevano, esterrefatti. Abbiamo vissuto cosi’ supinamente, senza fare alcunche’, in un degrado simile? Cosi’,come ubbidienti ad un ordine supremo, tutti uscirono di casa, finanche i bambini e addirittura i vecchi, qualcheduno pure con il bastone.
Armati di scope, di pennelli, di pittura, alacremente e con fare allegro, dandosi di tanto in tanto la voce,in men che non si dica ,ripulirono il quartiere. Poi vennero, gli imbianchini, i giardinieri, i falegnami, tutti insomma, e cosi’ dopo un po’ lo spettacolo che si presento’ ai loro occhi li soddisfo’ appieno.
I palazzi che affacciano su via Liberta’ e sulla  sua traversa , tutti di architettura sobria del primo novecento, furono ritinteggiati con colori lievi,colori pastello, dall’azzurrino al giallo paglierino,tutti in armonia tra loro.
Furono ripristinati gli archi di piperno  con i rispettivi portoni in legno massiccio la’ dove barbaramente, a suo tempo, erano stati rimossi e sostituiti con banali e orrendi infissi anodizzati. Furono ricreati i giardini interni che all’uso moresco,  preesistevano  internamente ai palazzi  e che durante la calura, d’estate, davano conforto e refrigerio agli abitanti.
Una marea di vasi con gerani rossi fecero capolino, come dal nulla, da tutti i balconi. Vasi enormi con glicini, adorni di grappoli azzurri, e di gelsomini odorosi comparvero all’ingresso dei palazzi. Tende variopinte ,tante,adornarono le balconate. Insomma un turbinio di colori , di odori da togliere il fiato. Da far girar la testa, quasi a far venir meno… e’ la sindrome di Stendhal ?
Di bellezza si puo’ anche morire,certo, ma in definitiva, fra tante, non sarebbe forse la morte piu’ desiderabile?
La notizia della rivoluzione, perche’ di rivoluzione si trattava, fece il giro del mondo. Arrivarono giornalisti da ogni dove. Corso Garibaldi era incredibile, il mare non era piu’ negato. Tutto cio’ che di brutto era stato edificato, finanche sugli scogli, fu fatto saltare. Il mare torno’ color cobalto, aprirono bar con tavolini al’aperto, una musica lieve e stupenda correva nell’ aria quasi ad accarezzarti l’anima. Di notte anche il mare torno’ a far risentire la sua voce.
Il negozio di mio padre divenne una biblioteca, libri in ogni dove, e addirittura ragazzini sui muretti che leggevano e , miracolo, i libri non erano ne’ di Volo, ne’ di Moccia.
Capitali e finanziatori comparvero in citta’, i cantieri ripresero… e Deiulemar e tutta a la sua stirpe, come Mardoff in America, ando’ in galera senza mai piu’ uscirne.
Fine del sogno, la metamorfosi non e’ avvenuta…. Ma mi chiedo, un po’ scorato: possibile che da noi le cose che, in altri paesi sono normale prassi,  debbano avvenire solo in sogno, a livello onirico? Appunto… i have a dream.