La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


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Il sorpasso

Se ricordate bene la trama del film “Il sorpasso” si svolge nella solitudine di un ferragosto dei primi anni sessanta. Il personaggio interpretato da  Gasman  avverte come un peso insostenibile tutta l’inadeguatezza  della sua precaria esistenza. Cosi’ Vittorio ,ieri quindici agosto,con la sua due posti  percorreva in lungo ed il largo le nostre periferie misere ed immalinconite, senza che si rivelasse la presenza di alcuna traccia umana. Ogni tanto,ecco apparire,come dal nulla,in una atmosfera surreale dal sapore felliniano ,una motoretta con cinque o sei persone,adulti e  bambini. Un’intera famigliola, forse dal ritorno dal mare. E come leitmotiv una dannata canzone neomelodica.
 E’ rimasto praticamente solo,gli amici tutti sono partiti e non riesce ad immaginare come porre dietro le spalle quel meriggio angosciante.
 Cosi’, tanto per ingannare il tempo o per meglio dire ingannare se stesso ,si inventa un gioco:ripercorrere l luoghi cult che lo hanno visto fare le esperienze piu’ salienti della sua vita.
Con la sua due posti inizia questa via crucis che lo porta dapprima sui gradini che dalla stradina che costeggia le cento fontane portano alla stazione: era da queste parti che abitava una ragazzetta ai tempi delle scuole medie.  Il suo primo amore ma praticamente non corrisposto poiche’ lei non lo ha mai saputo.
Poi,a piedi,risale i gradini delle fontane che da piccolo faceva con la nonna,lui piccolo con il catino ricolmo d’acqua e la nonna che lo teneva per mano.
 Ecco…ecco, sembra che ogni angolo richiami la sua attenzione , sembra  che una voce lo chiami e gli dica,ti ricordi?, ti ricordi? Tutta la sua esistenza, in quella giornata di un vuoto assoluto, gli si svolge davanti agli occhi.
E’ sera oramai e il centro di Torre sembra un teatro abbandonato. La giornata, come voleva ,e’ trascorsa, e non ha avuto alcun epilogo tragico come nel bel film di Risi. Si siede cosi’ tra i pochi avventori di un bar  ed il sipario di ferragosto  cala mentre lui e’ alle prese con un gelato, il suo preferito… fior di latte e mirtilli.


Gli amanti 
Nella notte dei mille bagliori,io ti ho amato perdutamente
Nella notte delle urla e del dolore io mi sono persa nei tuoi occhi
E mentre il fuoco consumava le nostre vite  ti ho stretto a me
regalandoti un’ultima carezza nel mentre i nostri corpi si sono fusi per sempre
In un abbraccio di pietra e di commozione

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I fumetti

Erano due fratelli, uno bruno, l’altro biondo, che piu’ diversi non potevano. Abitavano al primo piano del palazzo della Muzzona, proprio di fronte al negozio dei miei.  Un giorno, ricordo che stavano traslocando,  dal balcone mi fecero segno di avvicinami. Con il paniere mi calarono giu’ un bel mazzetto di fumetti a strisce. Erano tutti di Kinowa, l’antesignano di Tex. Kinowa era un cacciatore di indiani, li catturava e poi , una volta brutalmente ammazzati, toglieva loro lo scalpo. Era una vendetta, poiche’ lui stesso era stato fatto prigioniere dagli indiani che gli avevano poi reciso il cuoio capelluto. Infatti Kinowa non aveva un bell’aspetto: era calvo e stranamente, cosa che non ho mai capito, gli spuntavano due piccole corna sulla fronte.
Quei fumetti, anche se non erano, come si dice oggi politicamente corretti, mi iniziarono alla lettura. Essi, i fumetti, sono stati fondamentali per la mia generazione,  ognuno di noi ne aveva una collezione. Erano finanche merce di scambio, e addirittura erano messi come posta nel gioco delle carte,
La domenica mattina si svolgeva anche un mercatino dei fumetti, precisamente nello spazio antistante i cinema Iris e Vittoria. Mi ci recavo di buon’ora, salendo per via Gradoni e Cancello. Ricordo ancora il brusio e il tintennare delle posate dell’orfanotrofio gestito dalle suore, posto sul finire della salita.  Sapendo contrattare, con poche lire ,si potevano fare dei buoni affari, e nel tempo mi ero fatto una discreta collezione. Possedevo intere collane di Tex, il Grande Blek, Capitan Mike e soprattutto il mio preferito: Nembo Kid, alias Superman . Di quest’ultimo la collezione ebbe inizio nel 1964, ma ne possedevo qualcuno anche del  48. Ad averli oggi valrebbero una piccola fortuna, invece andarono “persi” in fase di trasloco. Nel 1970 ,al ritorno dal servizio militare, non li trovai piu’. Molto mi sono prodigato nel cercarli, ma invano. Tuttora non mi rassegno ma purtroppo non c’e’ granche’ da fare.
Dicevo prima che i fumetti sono stati importanti. E’ vero, con essi abbiamo imparato a leggere, a porci domande circa il significato di alcune parole per noi, allora ,astruse. Poco  dopo arrivarono i primi libri,e per me furono “ il barone di Munchhausen”, con le sue avventure strampalate e “I viaggi di Gulliver” di j. Swift  e poi nel tempo tanti altri.  I fumetti in definitiva furono il viatico, potremmo dire, alla formazione della coscienza critica……,si’, potra’ sembrare paradossale,  ma da Kinowa a Kant il passo non fu poi tanto lungo.