Pag. 12
Il sorpasso
Se ricordate bene la trama del film “Il sorpasso” si svolge
nella solitudine di un ferragosto dei primi anni sessanta.
Il personaggio interpretato da Gasman avverte come un peso
insostenibile tutta l’inadeguatezza della sua precaria
esistenza. Cosi’ Vittorio ,ieri quindici agosto,con la sua
due posti percorreva in lungo ed il largo le nostre
periferie misere ed immalinconite, senza che si rivelasse la
presenza di alcuna traccia umana. Ogni tanto,ecco
apparire,come dal nulla,in una atmosfera surreale dal sapore
felliniano ,una motoretta con cinque o sei persone,adulti e
bambini. Un’intera famigliola, forse dal ritorno dal mare. E
come leitmotiv una dannata canzone neomelodica.
E’ rimasto praticamente solo,gli amici tutti sono partiti e
non riesce ad immaginare come porre dietro le spalle quel
meriggio angosciante.
Cosi’, tanto per ingannare il tempo o per meglio dire
ingannare se stesso ,si inventa un gioco:ripercorrere l
luoghi cult che lo hanno visto fare le esperienze piu’
salienti della sua vita.
Con la sua due posti inizia questa via crucis che lo porta
dapprima sui gradini che dalla stradina che costeggia le
cento fontane portano alla stazione: era da queste parti che
abitava una ragazzetta ai tempi delle scuole medie. Il suo
primo amore ma praticamente non corrisposto poiche’ lei non
lo ha mai saputo.
Poi,a piedi,risale i gradini delle fontane che da piccolo
faceva con la nonna,lui piccolo con il catino ricolmo
d’acqua e la nonna che lo teneva per mano.
Ecco…ecco, sembra che ogni angolo richiami la sua
attenzione , sembra che una voce lo chiami e gli dica,ti
ricordi?, ti ricordi? Tutta la sua esistenza, in quella
giornata di un vuoto assoluto, gli si svolge davanti agli
occhi.
E’ sera oramai e il centro di Torre sembra un teatro
abbandonato. La giornata, come voleva ,e’ trascorsa, e non
ha avuto alcun epilogo tragico come nel bel film di Risi. Si
siede cosi’ tra i pochi avventori di un bar ed il sipario
di ferragosto cala mentre lui e’ alle prese con un gelato,
il suo preferito… fior di latte e mirtilli.
Gli amanti
Nella notte dei mille bagliori,io ti ho amato perdutamente
Nella notte delle urla e del dolore io mi sono persa nei
tuoi occhi
E mentre il fuoco consumava le nostre vite ti ho stretto a
me
regalandoti un’ultima carezza nel mentre i nostri corpi si
sono fusi per sempre
In un abbraccio di pietra e di commozione |
Pag. 12
I fumetti
Erano due
fratelli, uno bruno, l’altro biondo, che piu’ diversi non
potevano. Abitavano al primo piano del palazzo della Muzzona,
proprio di fronte al negozio dei miei. Un giorno, ricordo
che stavano traslocando, dal balcone mi fecero segno di
avvicinami. Con il paniere mi calarono giu’ un bel mazzetto
di fumetti a strisce. Erano tutti di Kinowa, l’antesignano
di Tex. Kinowa era un cacciatore di indiani, li catturava e
poi , una volta brutalmente ammazzati, toglieva loro lo
scalpo. Era una vendetta, poiche’ lui stesso era stato fatto
prigioniere dagli indiani che gli avevano poi reciso il
cuoio capelluto. Infatti Kinowa non aveva un bell’aspetto:
era calvo e stranamente, cosa che non ho mai capito, gli
spuntavano due piccole corna sulla fronte.
Quei fumetti, anche se non erano, come si dice oggi
politicamente corretti, mi iniziarono alla lettura. Essi, i
fumetti, sono stati fondamentali per la mia generazione,
ognuno di noi ne aveva una collezione. Erano finanche merce
di scambio, e addirittura erano messi come posta nel gioco
delle carte,
La domenica mattina si svolgeva anche un mercatino dei
fumetti, precisamente nello spazio antistante i cinema Iris
e Vittoria. Mi ci recavo di buon’ora, salendo per via
Gradoni e Cancello. Ricordo ancora il brusio e il tintennare
delle posate dell’orfanotrofio gestito dalle suore, posto
sul finire della salita. Sapendo contrattare, con poche
lire ,si potevano fare dei buoni affari, e nel tempo mi ero
fatto una discreta collezione. Possedevo intere collane di
Tex, il Grande Blek, Capitan Mike e soprattutto il mio
preferito: Nembo Kid, alias Superman . Di quest’ultimo la
collezione ebbe inizio nel 1964, ma ne possedevo qualcuno
anche del 48. Ad averli oggi valrebbero una piccola
fortuna, invece andarono “persi” in fase di trasloco. Nel
1970 ,al ritorno dal servizio militare, non li trovai piu’.
Molto mi sono prodigato nel cercarli, ma invano. Tuttora non
mi rassegno ma purtroppo non c’e’ granche’ da fare.
Dicevo prima che i fumetti sono stati importanti. E’ vero,
con essi abbiamo imparato a leggere, a porci domande circa
il significato di alcune parole per noi, allora ,astruse.
Poco dopo arrivarono i primi libri,e per me furono “ il
barone di Munchhausen”, con le sue avventure strampalate e
“I viaggi di Gulliver” di j. Swift e poi nel tempo tanti
altri. I fumetti in definitiva furono il viatico, potremmo
dire, alla formazione della coscienza critica……,si’, potra’
sembrare paradossale, ma da Kinowa a Kant il passo non fu
poi tanto lungo. |