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Elvis vive
Elvis e’ morto a Memphis il
16 agosto 1977. E invece non e’ vero! Voi ci siete cascati
come degli allocchi. Vi siete bevuti la panzana che vuole il
re del rock finire i suoi giorni,di notte,nel cesso della
sua grottesca dimora, con la faccia nella tazza e riverso in
un lago di umori nauseabondi. Tutte stronzate! La verita’ e’
un’altra. Elvis non e’ mai morto e tutt’ora e’ vivo. Quella
sera aveva litigato con la sua bella fidanzata Ginger Alden
ed, in preda allo sconforto ,era scappato da Graceland,Memphis.
Con mezzi di fortuna era
giunto a New York e di li’ aveva preso il primo aereo che
partiva, senza curarsi dove portasse. Quell’ aereo aveva
come destinazione Napoli. Quindi il 18 agosto Elvis the
Pelvis ,di mattina,e' giunto nel capoluogo campano.
Sempre,ad capocchia, ha preso uno dei tanti treni che di li’
partono per la provincia. Strabuzzate gli occhi,cose da non
credere. Elvis, in quella tarda mattinata di un’estate
torrida del 77, e' sceso nella stazione delle F.S. di Torre
del Greco, a ridosso del bel porto. Voi obietterete,com’e’
che nessuno non lo abbia notato? Penso che il motivo sia da
ricercarsi nel fatto che Elvis non era piu’ lui,voglio dire
che era completamente irriconoscibile,ingrassato,il viso
tumefatto e ,senza il parrucchino (lo portava? .Si dice che
fosse completamente calvo. In definitiva sembrava
semplicemente un grottesca imitazione del grande re.
Insomma l’abbiamo avuto tra
noi e non ce ne siamo mai dato cura. Che stolti! Lui si
faceva chiamare Pietro ed aveva trovato una discreta
sistemazione in uno di quegli orribili palazzacci che
affacciano sulle Cento fontane. Sebbene piu’grande di
me,siamo stati grandi amici e sempre ho tenuto segreta la
sua vera identita’. Ricordo, nelle serate estive,i"
memorabili "concerti che gratuitamente dava nello scenario
delle Cento fontane, vicino casa sua . Purtroppo finivano
tutti con bordate di fischi ed insulti improferibili. La
voce non era piu’ quella di una volta,dimenticava le parole
e praticamente non ancheggiava piu. Qualche anno dopo non lo
si e’ visto piu’.
E proprio stamane,un omone
grasso,sul porto, sembrava lui.: dava da mangiare ai gatti.
Era proprio Pietro- Elvis. Ma sei proprio tu? Gli ho
chiesto. Con lo sguardo perso nel vuoto, ha farfugliato
parole prive di senso. Che tristezza, Il mitico re del
rock,vecchio ed inebetito.
A
questo punto, forse mi conviene velare la verita’ e lasciare
che si creda che,appena quarantenne, sia morto
d’infarto,sebbene in un contesto vomitevole, piuttosto che
vederlo scivolare in un’agonia lenta e patetica….Quindi e’
morto Elvis,viva Elvis. |
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Equilibrio
precario
Erano gia’ diverse notti, che quasi come un incubo,
rifaceva lo stesso sogno. Esso era un fatto che gli era
realmente accaduto. Una mattina d’estate, giu’ al
laghetto,molti anni fa. Era un ragazzino, si e no
dieci,undici anni. Allora la costa non era cosi’ come si
vede oggi, banalmente abbrutita. C’ erano i cassoni, enormi
rettangoli di cemento, a difendere dalla furia del mare, il
costone della ferrovia. Ed in alcuni tratti essa presentava
, nella massa tufacea, giochi architettonici ad opera del
vento e del mare. Tornava a casa, dopo essere stato a mare
con gli amici. Non si sa come, venne a trovarsi aggrappato d
uno scoglio, nell’intento di superarlo. Ma il panico lo
prese, tale che non riusciva ad andare ne’ avanti ne’
indietro. Di sotto,molto in basso, gli scogli acuminati. Il
sudore freddo inizio’ ad imperlargli la fonte. Che fare? Se
andava avanti rischiava di cadere giu’ e di sfracellarsi, ma
lo stesso era se tornava indietro. Rimase ,cosi’, per un
tempo indefinito,in quella scomoda posizione, con le forze
che iniziavano a scemare. Le mani aderenti allo scoglio
quasi ad abbracciarlo. Cosi’ come nella vita, viene il
momento della decisione, costi quel che costi. Avanzo’
cautamente con la pancia che aderiva alla pietra bollente, e
con uno slancio passo’ dall’altra parte. Ce l’aveva fatto!
Cosa da non crederci. Guardo’ giu ‘ gli scogli, fino ad un
momento prima, minacciosi. Poteva morire. Ma cos’era poi la
morte a quell’eta’?
Cosi’,dopo tanti anni, un ricordo ormai sopito, gli
ritornava intatto nei sogni: la pietra nera, il mare color
cobalto, e quell’ansia di morte imminente. …In definitiva
voleva pur dire qualcosa?
Dov’e’
la nostra
infanzia?
Dov’e’ piu’ la nostra gioventu’? Tutti quegli attimi di
stupore, tutte le nostre mille illusioni dove soo andate a
finire? Possibile che di essi non rimanga piu’ nulla, come
se di quella vita di quella nostra vita noi non l’avessimo
vissuta, non l’avessimo attraversta.
Sovvengono di momeniti che si ha la terribile impressione
che noi si e’ quel ch siamo adesso, e non gia’ quel che
siamo stati, come se il passto fosse svanito come neve al
sole. Possibile ch di esso, come muti testimoni, ci
rimangano solo vecchie e logore fotografri.?
Ed esse cosa potrammo mai dire a chi le guardera’. Cosa
potra’ ai dire ai nosri nipoti di quel che abbiamo provato
in questa nostra vita.Certo non potranno mai raccontare i
nostri spaesamenti, i nostri turbamenti, le nostre follie,
i nostri turbamenti.. |