La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


TORRE RISBOCCIATA

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Ex convento
e chiesa del Carmine

In questi giorni finalmente si stanno effettuando i  lavori di rifacimento di piazza Palomba.  La piazza, cosi’ come si presentava attualmente, era orribile e si spera che dopo il restyling essa acquisti un aspetto piu’ gradevole, anche se certi guasti, ahime’,non si possono rimuovere. Fino agli anni 60 essa conservava una certa armonia architettonica, ma  fu interrotta, durante gli anni del sacco edilizio,da parte di una banda di cialtroni, con la distruzione di qualche antico edificio Al suo posto si e’ innalzato un manufatto banale nelle linee che nulla ha a che vedere con l’architettura circostante. Comunque speriamo  che la riqualificazione della piazza,della quale non e’ visibile alcun progetto, riesca, se fatta bene, a smussare quantomeno tale disarmonia.
 Su detta piazza  affaccia  la bella chiesa del Carmine e di fronte ad essa si erge la statua di Garibaldi. Come a dire il diavolo e l’acqua santa e si ha l’impressione che quasi  si guardino in cagnesco.
Spinto dalla curiosita’, un mattina mi sono recato sul posto per verificare, di persona lo stato dei lavori. E poi, come un gioco, ho chiesto ad alcuni che sostavano in piazza cosa sapessero circa la storia della chiesa. Le  risposte sono state sconfortanti e denotano purtroppo un’ignoranza imbarazzante. Cosi’, per riparare alle manchevolezze dei miei smemorati concittadini ho fatto io una ricerca nella biblioteca comunale ubicata nella bella villa Macrina e questo e’ cio’ che sono riuscito a cavarne fuori.

Dai Padri Carmelitani del Carmine Maggiore di Napoli fu edificata in Torre una chiesa dedicata alla Madonna del Carmine con annesso convento. La sua rifondazione rimonta ad oltre i tre secoli. Secondo un tale Ascione ,autore di una plagiata memoria sulla Torre del Greco,le fondamenta dell’edificio furono iniziate nel 1566 da un certo Alberto Napolitano.Lo storico Balzano nel suo libro dice che il complesso era posto all'uscire della città verso Torre Annunziata e che era assai antico, e accenna ad un documento del 1565 che riguarda un legato fatto al convento da un tale Andrea Spano per notaio Ambrosio Palomba. Si deve pertanto congetturar percio’ che le fondazione del Convento del Carmine e’ piu’ antica di pochi anni di quel che afferma  l’Ascione..

L’immagine della Vergine che vi si venera, la si fa rimontare dai fedeli a tempi remotissimi fino ai primi anni dl Cristianesimo. Una pia ed ingenua tradizione ne attribuisce il dipinto a S,Luca e la fa pervenire dall’Oriente in Italia nella prima meta’ del secolo decimosecondo.
Chiesa e convento non ebbero vita facile in seguito: nel 1631, durante l'eruzione vesuviana che danneggiò la città vennero parzialmente distrutti, meno nel punto dov’era situata l’immagine, il che fu ritenuto un miracolo, Comunquee i monaci ivi residenti dovettero riparare a Napoli.

Rimasta intatta la cappella con l'immagine della Madonna, i religiosi tornarono ma, perdute quasi tutte le rendite e privi di elemosine, dovettero abbandonare il progetto di riedificazione della loro dimora, e il convento venne addirittura soppresso con una bolla pontificia del 1652.
Si riprese poi il culto dell'immagine rimasta indenne ma tale devozione si spense del tutto per la peste del 1656 e migliaia di cadaveri degli appestati furono gettati in un fosso presso la chiesa distrutta  e, lasciati scompostamente ammonticchiati ed allo scoperto apportarono un tale fetore  ed un terrore superstizioso che nessuno osava piu’ passare di li’.
 Al riguardo anche lo storico torrese Francesco Balzano ne ”L’antica Ercolano” ci informa che a Torre, per tale lacrimevole eccidio, morirono 1500 cittadini che vennero per la maggior parte sepolti in una profonda fossa comune scavata alle spalle della chiesa del Carmine, fuori del centro cittadino. Secondo i calcoli più probabili la peste del ’56 uccise nella capitale circa 250 mila persone sulle 350 mila precedenti; nel viceregno, ove si contavano 14 milioni di abitanti, ne rimasero appena 4 milioni e mezzo. La diminuzione della popolazione e la sospensione delle attività produttive ebbero gravi conseguenze per la già compromessa economia.
Scarseggiarono le merci, aumentarono ancor più i prezzi, molti commercianti profittarono per arricchirsi, altri disonesti rapinarono case e botteghe rimaste abbandonate, turbe di mendicanti inondarono le strade. Fu, dunque, tale evento, secondo il giudizio di numerosi autorevoli studiosi, uno dei più disastrosi della storia di Napoli e del Mezzogiorno.

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Cessato il morbo e riparato lo sconcio dei cadaveri con darne pietosa sepoltura si riprese con tale fervore  il culto dell’immagine abbandonata che si potette  ristrutturare la chiesa che fu data in custodia ad un romito. I Torresi pregarono i frati del Carmine Maggiore di Napoli di rioccupare la loro antica sede, ma ne ebbero un rifiuto, onde si rivolsero ai Carmelitani di S. Maria della Vita alla Sanità che acconsentirono e vi si stabilirono nel novembre 1672.
Nell'eruzione vesuviana del 1737 il complesso fu sfiorato dalla lava ignea del vulcano e subì dei danni; in quella gravissima del 1794 rimase fra i pochi che non andarono compresi nella generale rovina,per cui divise con S,Maria di Costantinopoli la cura parrocchiale finche’ non fu ricostruito il tempio  S.Croce  e ospitò la collegiata costituita nel 1796 dal card. Zurolo. Da essa il beato Romano, come vice parroco, partì in processione solenne la domenica del 5 giugno 1796 per la cerimonia della posa della prima pietra della erigenda nuova S. Croce. Con l'avvento della monarchia napoleonica un decreto del re Gioacchino Murat del 7 agosto 1809 soppresse ancora il convento torrese come altri del Regno, e il 9 luglio 1811 fu ordinata la chiusura anche della chiesa.
I Torresi, con a capo il sac. Crescenzo Ascione, ottennero, due anni dopo, la riapertura di questa, mentre il convento passò in potere dell'amministrazione cittadina diventando sede comunale fino al 1851. Nel 1878 divenne sede della nascente "Scuola di Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale", oggi Istituto Statale d'Arte.
La chiesa fu ampliata nel 1908 e fu proclamata parrocchia nel novembre 1929, avendo come primo parroco dal 1931 don Michele Di Rosa; l'attuale e’ don
Essa è di stile barocco napoletano: l'interno ha una sola navata, con tre cappelle su ogni lato, cupoletta e volta a botte che ha tre affreschi dei pittori Vinciano e De Rose, dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, fra cui quello centrale con il "Trionfo della Madonna del Carmelo"; l'altare maggiore, riccamente decorato con marmi policromi, ha l'antico quadro della Madonna col Bambino, copia di quello del Carmine di Napoli.
Sul lato sinistro della navata, il varco di una porta sormontato da un busto di San Gennaro mostra un masso di colata lavica dell'eruzione del 1737 che quì giunse e si pietrificò.

Una lapide marmorea a ricordo dice:
A PARTU VIRGINIS ANNO MDCCXXXVII
TORRENS VESAEVINUS, PRAECEPS PER HANC IANUAM
INGRESSUS, IN PROSPECTU ICONIS DEIPARAE
CARMELITAE IMMOBILIS, UT CONSPICIS, REPENTE
 
STETIT, FREMET ICONOCLASTES, EXULTET PIUS
CULTOR IMAGINIS MARIAE, OLIM FLUCTUS MARIS,
 
NUNC FLUCTUS IGNIS NE PROGREDI IUSSIT DEUS
SI MIRABILIS IN SANCTIS SUIS MIRABILIOR IN
REGINA SANCTORUM POSTERITAS NE TANTI FACTI
EXPERS AB INTERITU VINDICARUNT PP. CARMELITAE
 
ANGELUS CINGERI ITE RUM PROVINCIALIS ,
COENOBII MODERATOR IOSEPH ARDIA 1785.

(Nell'anno 1737 dal parto della Vergine il torrente vesuviano, entrato precipitoso attraverso questa porta, si fermò immobile subitamente, come si vede, innanzi all'immagine della Vergine del Carmelo. Frema l'iconoclasta, esulti il pio devoto dell'immagine di Maria. Dio, mirabile nei suoi santi, più mirabile ancora nella Regina dei Santi, una volta impedì ai flutti del mare di andare oltre, ora lo ha impedito ai flutti del fuoco. Affinché i posteri non fossero privi della conoscenza di un sì grande avvenimento, lo difesero dall'oblio i Padri Carmelitani Angelo Cingeri, provinciale per la seconda volta, e Giuseppe Ardia, rettore del convento. 1785).
 

E’ da ricordare che a pochi passi dal Carmine c’e’ la piccola chiesa del Purgatorio. Essa ebbe origine nel 1656 quando cesso’ il morbo che fece perire 1500 cittadini in Torre del Greco, gli avanzi putrefatti dei morti appestati, furono tolti dalla primitiva giacitura ed accumulati in un profondo fosso vicino, appositamente cavato. Su questo, dalla pieta’ dei fedeli, fu elevata una cappella sotto il titolo di Santa Maria del Pianto in suffragio delle anime dei defunti. Distrutta la Chiesa dopo ottantun’anni dall’eruzione dl 1737, fu riedificata sotto l’attuale titolo del Purgatorio
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