La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta


TORRE RISBOCCIATA

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Battiti d’ali

Ecco,stamane ne e’ arrivata una. Appena sveglio,cosi’all’improvviso.  Era da un po’ che non ne avvertivo. Quindi rimango vigile,come in attesa. Sono passati cinque minuti e niente. Fortunatamente era un episodio isolato.  Cosi’,rinfrancato,scendo dal letto e faccio per radermi. Ma,no! Un altro colpo,anzi due di seguito! Rimango tramortito ed impaurito. Cosi’ mi siedo su una poltrona, senza forza alcuna di alzarmi. Il sudore comincia ed imperlare la fronte e presagi infausti iniziano ad affollare la mente.  Inizio a tastare il polso,uno,due,tre, quattro…tutto bene,e’ regolare…ma ecco una salve ,inaspettata. Tre di seguito!  Ora e’ il panico! Lascio scivolare il braccio sinistro lungo il fianco della poltrona,nell’intento,un po’ ingenuo,di distendere anche il cuore. Ma invano,non serve a niente. Staro’ per morire?
Penso,ormai,che adesso sia chiaro di che sto parlando,delle micidiali extrasistole. Quei colpi al cuore,quel correre impazzito dei battiti,che ti serrano la gola e ti tolgono il respiro. Chi di voi non ne ha mai sofferto?
C’e’ stato un periodo della mia vita che esse mi hanno afflitto di continuo ,fino allo sfinimento. In pratica mi ritenevo essere malato di cuore. Una notte,all’Aquila, proprio nel cuore della notte,balzai praticamente all’impiedi  : il cuore era praticamente impazzito,uno,due battiti ed una di essa,e cosi’ di seguito. Una notte di terrore! Ero ad un corso di formazione, ma in aula  non intendevo nulla di quel che dicevano . Solo la mente era presa dal controllo dei battiti. E un’altra vota, a Roma,in piena calura estiva, mi presero in un taxi,diretto alla stazione. Uno, due, zac….. ma poi il cuore inizio’ a galoppare impazzito. A stento riuscivo a camminare, a reggermi in piedi. Il panico,si’,un vero attacco di panico. Mi sembrava di stare per svenire.
 Riuscii’, a stento, ad arrivare al pronto soccorso della stazione. Il medico di turno capi’ tutto,e mi somministro’ delle gocce di valium. Ero guarito,cosi’ come d’incanto! Tornai al casa tranquillo senza avvertire piu’ quei fastidiosi battiti d’ali al cuore.
Da tutti i controlli effettuati non e’ mai risultato nulla,il cuore e’ sanissimo. E’ solo la mente,i pensieri che a volte non lo fanno riposare . Oggi esse non mi vengono quasi piu’, anzi qualche volta ne avverto la presenza.  Ma adesso ho capito come fare. Faccio l’indifferente,come se no le avvertissi. Come con i bambini  petulanti. Non do loro importanza,finche’ ,vedendosi completamente ignorate,non smettono. E funziona, veramente funziona!
 

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Cancro


Era una sera di maggio di alcuni anni fa,lo ricorda benissimo come se il tutto fosse accaduto vant’ieri. Vittorio l’aveva lasciata cosi’ senza che la cena fosse terminata. Si era alzato di scatto e senza proferire alcun parola si era diretto verso l’uscio. Usci,come di consueto in questi casi,sbattendo la porta. Era cambiato,si rendeva benissimo conto  che non era piu’ lo stesso, guascone ed irruente.
Negli ultimi tempi si era indebolito,una stanchezza pervicace gli pervadeva l’anima ed il corpo. Le rampe di  scale che era solito salire,d’impto a due a due,adesso invece gli procuravano agffanno gia’ al primo piano. Cosi’ sostava un po’ sul pianerottolo,simulando chissa’ che cosa pr non darlo a vedere ai vicini,e con una certa indifferenza riprendeva a salir.
Il medico era stato un po’ brutale,senza girarci affatto attorno. Cancro alla prostata,aveva proferito,evitando di guardarlo negli occhi. Era rimasto ipassibile,come se la faccenda riguardasse altri e non lui. Ma poi,uscendo dallo studio,lo sconforto lo prese ed in u angolo appartato diede sfogo ad un pianto irrefrenabile. In quel momnto si rese conto che non sarebbe stato piu’ quello di prima. La malattia lo avrebb cosumato giono dopo gorno. Se tutto andava bene,sarebbe divenuto una lrva vivnte.
Inizio cosi’ ,quella sera, a girovagare per il paese senz alcuna meta, solo la mente in subbuglio ed un solo pensiero fisso: farla finita.
Ripercorreva le strade della sua memoira, qui il primo bacio,p’ avanti la scuola elementare  , poi  la vesuviana dove tanti anni fa  aveva incontrato lei, l’amore della sua vita.
Era quasi scappato  scappato di casa per non tormentarla,per farle respirare una boccata d’aria. E poi non sopportava la compassione. Lo sminuiva ai suoi occhi. Dannato cancro! Gli si era infiltrato dentro, quatto, quatto,senza che se avvedesse affatto. Un nemico invincibile,ostinato,di quelli che se pure li vinti, ti distruggono comunque.