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Battiti d’ali
Ecco,stamane
ne e’ arrivata una. Appena sveglio,cosi’all’improvviso. Era
da un po’ che non ne avvertivo. Quindi rimango vigile,come
in attesa. Sono passati cinque minuti e niente.
Fortunatamente era un episodio isolato. Cosi’,rinfrancato,scendo
dal letto e faccio per radermi. Ma,no! Un altro colpo,anzi
due di seguito! Rimango tramortito ed impaurito. Cosi’ mi
siedo su una poltrona, senza forza alcuna di alzarmi. Il
sudore comincia ed imperlare la fronte e presagi infausti
iniziano ad affollare la mente. Inizio a tastare il
polso,uno,due,tre, quattro…tutto bene,e’ regolare…ma ecco
una salve ,inaspettata. Tre di seguito! Ora e’ il panico!
Lascio scivolare il braccio sinistro lungo il fianco della
poltrona,nell’intento,un po’ ingenuo,di distendere anche il
cuore. Ma invano,non serve a niente. Staro’ per morire?
Penso,ormai,che adesso sia chiaro di che sto parlando,delle
micidiali extrasistole. Quei colpi al cuore,quel correre
impazzito dei battiti,che ti serrano la gola e ti tolgono il
respiro. Chi di voi non ne ha mai sofferto?
C’e’ stato un periodo della mia vita che esse mi hanno
afflitto di continuo ,fino allo sfinimento. In pratica mi
ritenevo essere malato di cuore. Una notte,all’Aquila,
proprio nel cuore della notte,balzai praticamente all’impiedi
: il cuore era praticamente impazzito,uno,due battiti ed una
di essa,e cosi’ di seguito. Una notte di terrore! Ero ad un
corso di formazione, ma in aula non intendevo nulla di quel
che dicevano . Solo la mente era presa dal controllo dei
battiti. E un’altra vota, a Roma,in piena calura estiva, mi
presero in un taxi,diretto alla stazione. Uno, due, zac…..
ma poi il cuore inizio’ a galoppare impazzito. A stento
riuscivo a camminare, a reggermi in piedi. Il panico,si’,un
vero attacco di panico. Mi sembrava di stare per svenire.
Riuscii’, a stento, ad arrivare al pronto soccorso della
stazione. Il medico di turno capi’ tutto,e mi somministro’
delle gocce di valium. Ero guarito,cosi’ come d’incanto!
Tornai al casa tranquillo senza avvertire piu’ quei
fastidiosi battiti d’ali al cuore.
Da tutti i controlli effettuati non e’ mai risultato
nulla,il cuore e’ sanissimo. E’ solo la mente,i pensieri che
a volte non lo fanno riposare . Oggi esse non mi vengono
quasi piu’, anzi qualche volta ne avverto la presenza. Ma
adesso ho capito come fare. Faccio l’indifferente,come se no
le avvertissi. Come con i bambini petulanti. Non do loro
importanza,finche’ ,vedendosi completamente ignorate,non
smettono. E funziona, veramente funziona!
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Cancro
Era una sera di maggio di alcuni anni fa,lo ricorda
benissimo come se il tutto fosse accaduto vant’ieri.
Vittorio l’aveva lasciata cosi’ senza che la cena fosse
terminata. Si era alzato di scatto e senza proferire alcun
parola si era diretto verso l’uscio. Usci,come di consueto
in questi casi,sbattendo la porta. Era cambiato,si rendeva
benissimo conto che non era piu’ lo stesso, guascone ed
irruente.
Negli ultimi tempi si era indebolito,una stanchezza
pervicace gli pervadeva l’anima ed il corpo. Le rampe di
scale che era solito salire,d’impto a due a due,adesso
invece gli procuravano agffanno gia’ al primo piano. Cosi’
sostava un po’ sul pianerottolo,simulando chissa’ che cosa
pr non darlo a vedere ai vicini,e con una certa indifferenza
riprendeva a salir.
Il medico era stato un po’ brutale,senza girarci affatto
attorno. Cancro alla prostata,aveva proferito,evitando di
guardarlo negli occhi. Era rimasto ipassibile,come se la
faccenda riguardasse altri e non lui. Ma poi,uscendo dallo
studio,lo sconforto lo prese ed in u angolo appartato diede
sfogo ad un pianto irrefrenabile. In quel momnto si rese
conto che non sarebbe stato piu’ quello di prima. La
malattia lo avrebb cosumato giono dopo gorno. Se tutto
andava bene,sarebbe divenuto una lrva vivnte.
Inizio cosi’ ,quella sera, a girovagare per il paese senz
alcuna meta, solo la mente in subbuglio ed un solo pensiero
fisso: farla finita.
Ripercorreva le strade della sua memoira, qui il primo
bacio,p’ avanti la scuola elementare , poi la vesuviana
dove tanti anni fa aveva incontrato lei, l’amore della sua
vita.
Era quasi scappato scappato di casa per non tormentarla,per
farle respirare una boccata d’aria. E poi non sopportava la
compassione. Lo sminuiva ai suoi occhi. Dannato cancro! Gli
si era infiltrato dentro, quatto, quatto,senza che se
avvedesse affatto. Un nemico invincibile,ostinato,di quelli
che se pure li vinti, ti distruggono comunque. |