I GIOCHI DEL DOPOGUERRA


La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta

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Al mio caro amico Arturo

 Arturo,un po’ come Oblomov,il personaggio del romanzo di Concarov, era precipitato nell’inedia piu’ totale. Trascorreva le giornate a letto, aspettando che il Sole tramontasse. Non aveva piu’ voglia di far nulla, solo la buona tavola era per lui l’unica ragione di vita. Tutti i giorni si rimpinzava di gustosi manicaretti. La parmigiana di melanzane era il piatto forte,e poi a seguire peperoni imbottiti di carne,lasagne in tutti i modi,polipi alla luciana,vermicelli con intingoli vari ….Da quando aveva deciso di lasciarla,ormai per lui si era aperto il baratro. Si era sentito inadeguato,non alla sua altezza. Lei ,bellissima, con i suoi capelli dorati e la pelle ambrata,lo amava ancora,ma lui non credeva piu’ a nulla e  cosi’,ormai  stanco ed appesantito,aveva abbandonato la vita. Chi  vuole, lo puo’ trovare ,oggi,dalle parti di via Vittorio Veneto dove ,seduto su una panchina, trascorre le mattinate con lo sguardo perso nel vuoto.

Incanto a Capri

Stava li’ riversa sugli scogli , la pelle ambrata,un corpo perfetto. Vittorio  nel vederla, dal mare,ne rimase colpito.
Era talmente bella che smise di nuotare,si aggrappo ad uno scoglio e, cercando di non darlo a vedere, la osservo’ da lontano. Lei non si muoveva,sembrava dormire,e i suoi capelli color miele le coprivano parte del viso.
Era da poco tornato da Torino dove aveva prestato servizio militare,e con un amico ,Ciro, aveva deciso di trascorrere quella calda giornata di inizio agosto a Capri. Giunti nella magnifica insenatura di Marina piccola, non aveva resistito e si era tuffato in quelle acque cristalline.
Usci’ dal mare e, lentamente, le si avvicino’e le si accovaccio’ accanto. Lei continuava a dormire, o almeno a lui cosi’ sembrava. Stette li,in quella posizione un po’,poi ,come un istinto irrefrenabile,accosto’le sue labbra a quelle di lei,e la bacio’. Solo allora lei apri gli occhi. E che occhi! Stupendi,di un verde intenso.
Gli sorrise. Fu un incanto,quasi un ritrovarsi,eppure era la prima volta che  si vedevano. Questo era un dono della vita, doni che difficilmente vengono concessi. Si chiamava Margareth ed era australiana,la sua citta’ era Brisbane.
Sii alzo’,era statuaria e anche un po piu’ alta di Vittorio, ma lui non se ne ebbe a male. Era bellissima!
Si tuffarono assieme,nuotarono al largo. Oggi, a distanza di tanto tempo,rimane  in Vittorio il rammarico di non aver assaporato ,fino all’ultima stilla,  quei momenti che nella vita possono essere irripetibili, Ma al momento non si sa, e s vive  come se questo fosse un dono fra tanti.

 Dalla spiaggia giungevano le note di una canzone che Vittorio ha sempre amato,”
Tous les garçons et les fil LES” di Francouse Hardy.

Il tempo come se si fosse fermato, i cuori battevano quasi all’unisono,il cielo era di uno splendido azzurro venato da qualche nube. Si fece ora di pranzo, si rivestirono ed  iniziarono a girovagare tra le viuzze dell’isola. Si ritrovarono, ad un tratto, in una radura ,tra macchie  odorose di oleandro e gigantesche agave con i loro falli possenti rivolti al cielo.
Distesi sull’erba, si baciarono ardentemente….fino all’estasi finale. Ad un tratto qualche goccia d’acqua poi addirittura uno scroscio. Ridendo come pazzi,che dico, si, va bene ,pazzi di felicita’, era si’ quella la felicita’, corsero a perdifiato verso una casa colonica di un bianco accecante. Si sedettero sui gradini del portico, al riparo della pioggia.
 Lei gli racconto’ della sua vita, del padre violento che, ubriaco, spesso la picchiava. Lui le carezzo’ gli occhi e la bacio teneramente. La proprietaria della casa, invece di mandarli via, si avvicino’ con un involto in mano. Erano due bei panini al salame. Glieli diede  con un sorriso. Forse dentro di lei aveva rivisto in loro  la sua gioventu’ ormai svanita.
Mangiarono avidamente. Mai cibo fu piu’ buono! Si guardavano e non smettevano di sorridersi. Intanto un cane abbaiava e le cicale stordivano con il loro canto insistente.
Era ormai giunta per lei l’ora di tornare.   Partiva assieme ad altri connazionali con un pullman turistico.
Sulla piazzetta assolata, si salutarono malinconicamente. Le mani si lasciarono lentamente. Non si sarebbero rivisti piu’. Vittorio la guardo’ partire  con una stretta al cuore e intanto quella manina continuava a salutare… bye bye

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Amore vile
 Erano ormai ore che stava li’ sul molo accovacciata alla base del faro. Il vento forte le scompigliava i capelli,il mare con furore si infrangeva in onde vigorose sugli scogli, schiumando come di rabbia. L’odore di salsedine la inebriava  e tutta era come scossa da un brivido gelido.
Lui non era venuto, ancora mezz’ora, si era detta, un’altra mezz’ora e vado via. Puo’ darsi che abbia avuto qualche impedimento. Verra’!
Sempre cosi la sua vita, fatta di lunghe attese, di ore interminabili,del tempo che non ne vuole sapere di scorrere. E cosi’ ormai era rimasta sola. All’inizio era stato bello,si’,i fiori, i baci appassionati,le  serate
vicino al mare. Ma poi ,d’un tratto una metamorfosi, una trasformazione inaspettata: le urla, le botte per un nonnulla, calci, pugni. Giocava e perdeva.  A casa sfogava la rabbia e lei, ammutolita,riversa sul letto a piangere. Un giorno,dopo l’ennesima lite,la rivolta,la fuga.
Lo denuncio’ in una livida giornata di fine marzo .Ma lui la seguiva,la pedinava, mille chiamate a cui lei non rispondeva.
Una sera,una di quelle sere che la solitudine ti serra la gola, aveva risposto. Era lui, era cambiato,diceva, vediamoci domani, amore mio.
Oramai e’ sera,inutile attendere  ancora, la furia del mare e’ ancora piu’ forte, dei ragazzini giocano a rincorrersi sul camminamento. Non verra’, si dice in cuor suo…..non verra’ mai piu’

Armando

Armando e’ un piccolo imprenditore edile  che vive di piccoli lavori. Egli categoricamente non accetta assegni ma solo fruscianti banconote ed il motivo e’ semplice: non essendoci alcuna tracciabilita’, quel pagamento non e’ mai avvenuto. Quindi Armando, pur avendo un giro d’affari intorno ai 100.000 euro l’anno, risulta essere un incapiente per cui zero tasse. Cosi’ Luca l’ idraulico, Mario il falegname….
Oltre ad essere tutti evasori, essi hanno un'altra caratteristica in comune: ce l’hanno a morte con i politici in quanto ladri e corrotti. Pertanto molto di costoro militano in formazioni politiche che fanno dell’onesta il proprio cavallo di battaglia.
Essi passano ore intere a scovare situazioni inconfessabili del tipo, la nonna di Renzi  ha un amante giovane, l padre della Boschi a volte non paga il biglietto del tram,,,,e altre amenita’. Poi, con fare scandalizzato, le immettono sui social network. Siamo un Paese di ipocriti dove tutti pretendono e nessuno da’, dove anche chi percepisce una pensione oltre i quattromila euro mensili pretende gli arretrati del mancato adeguamento tralasciando il fatto  di essere comunque un privilegiato avendo sicuramente versato meno di quel che percepisce. E’ un suo diritto si dira’. S’, e’ vero, ma un atto di altruismo, mai?
Come Capanna, leader e maitre a penser   delle rivolte del 68, quindi uno di sinistra sinistra strenuamente abbarbicato ai suoi vitalizi. E cosi’ Bertinotti ed tanti altri spartachisti.
Siamo in definitiva un Paese di vecchi spilorci, un Paese dove gli interessi corporativi sono un ostacolo insormontabile e dove molti, con falso pudore amano atteggiarsi a puri ed immacolati pur avendo armadi stracolmi di cadaveri.
Al mio caro amico Arturo
 Arturo,un po’ come Oblomov,il personaggio del romanzo di Concarov, era precipitato nell’inedia piu’ totale. Trascorreva le giornate a letto, aspettando che il Sole tramontasse. Non aveva piu’ voglia di far nulla, solo la buona tavola era per lui l’unica ragione di vita. Tutti i giorni si rimpinzava di gustosi manicaretti. La parmigiana di melanzane era il piatto forte,e poi a seguire peperoni imbottiti di carne,lasagne in tutti i modi,polipi alla luciana,vermicelli con intingoli vari ….Da quando aveva deciso di lasciarla,ormai per lui si era aperto il baratro. Si era sentito inadeguato,non alla sua altezza. Lei ,bellissima, con i suoi capelli dorati e la pelle ambrata,lo amava ancora,ma lui non credeva piu’ a nulla e  cosi’,ormai  stanco ed appesantito,aveva abbandonato la vita. Chi  vuole, lo puo’ trovare ,oggi,dalle parti di via Vittorio Veneto dove ,seduto su una panchina, trascorre le mattinate con lo sguardo perso nel vuoto.