EUTANASIA A NOI MEDESIMI - SPEGNI COL MOUSE


La torre del Greco
cromosomica

di
Giovanni Ruotolo

"Sono io la Napoli di cui racconto e altre non ne conosco perché solo di me so qualcosa
se lo so..."
               
                             Giuseppe Marotta

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A Marco

Oggi 2 febbraio 2013 nuvole leggere sorvolano Napoli,sembra quasi l’accarezzino. Un vento leggero soffia sulla citta’,il mare e’agitato e le onde increspano il golfo. Da quassu’,ovvero dalla collina del Vomero ,si gode una veduta bellissima. La stessa che impressiono’ coloro che nel settecento ebbero la ventura di capitare da queste parti. Addirittura qualcuno,forse esagerando,conio’il detto”Vedi Napoli e poi muori” come a dire che la bellezza di Napoli non ha pari al mondo.
Comunque il panorama,davvero incantevole, abbraccia tutto il golfo: da Capo Miseno fino al baluardo
tufaceo DI Castel dell’Ovo. Finanche si scorge il Vesuvio e la propaggine azzurra della costiera sorrentina fino a capo Minerva. E poi Capri sullo sfondo e piu’ sulla destra Ischia.
Proprio oggi,in una giornata cosi tenera,tua mamma e’ giunta quassu’ ,appunto al Vomero. Qui infatti si trova la clinica Ruesc,una struttura di buon livello che i tuoi genitori hanno scelto per farti venire al mondo.
La retta non e’ affatto economica, diciamo che i tuoi non hanno badato a spese pur di farti nascere in condizioni ottimali.
La clinica gode di una vista invidiabile sul Golfo, tant’e’che dalla finestra che e’ stata assegnata alla mamma
Il mare azzurrissimo sembra cosi’ vicino che sembra quasi di immergercisi.
La mamma assieme a papa’ e’ arrivata qui di buon mattino ed i medici hanno subito iniziato a sottoporla a tutti i controlli del caso. C’e’ pure nonna Anna che l’aiutera’e l’assistera’ per tutta la durata del ricovero.
I tuoi genitori hanno deciso di chiamarti Marco. Ma tutti noi ti abbiamo sempre chiamato semplicemente fagiolino. E’ cosi che tua mamma ti ha sempre evocato , per tutti i nove mesi, appena ha avuto modo di scoprire la tua presenza dentro di lei
Sei stato un figlio molto desiderato. I tuoi , per un anno e piu’ dopo il matrimonio,hanno vissuto in uno stato di angoscia e di forte trepidazione poiche’ man mano che il tempo passava e tu non davi cenno di voler arrivare, sempre piu’ hanno temuto di non poter avere figli.
Quindi immensa e’ stata la gioia quando hanno preso coscienza che tu c’eri. A che cio’ avvenisse, confesso che abbiamo tentato di tutto,anche le cose piu’ inverosimili: io e nonna siamo andati a piedi in pellegrinaggio da Torre del Greco fino a Pompei,la citta’ che custodisce l’icona della Madonna bruna. Dicono che abbia fatto molti miracoli.
Mamma ,non ti nascondo, che trovandosi tutte le mattine a Napoli per lavoro si e’ recata sovente nei quartieri spagnoli dove si trova la casa detta “della santarella” che custodisce una sedia considerata miracolosa. Le donne che desiderano un figlio e non riescono ad averlo vi ci siedono e recitano una preghiera. Si dice che spesso il loro desiderio viene esaudito.
Bene, tua madre si e’ seduta su quella sedia diverse volte e senza voler indagare nell’ imponderabile sta di fatto che tu sei arrivato.
Appena giunto in clinica mi reco al secondo piano che sarebbe il piano adibito alle nascite. Proprio in quel momento stanno monitorando il tuo cuoricino attraverso la pancia di mamma. Non ci sono problemi,va tutto per il meglio.
Per farti nascere ,siccome la mamma e’ uscita di conto, si e’ optato per il parto cesareo. Vedi un po’ cosa ti fa fare l’amore.
Dico questo, poiche’ e’ tale la contentezza di averti che mamma ha superato qualsiasi paura. E pensare che mamma tua, che poi sarebbe mia figlia Stefania, di paure nella sua vita ne ha avute tante.
Fin da piccola e’ stata molto sensibile. I medici dicevano che soffrisse di crisi vagali . Cosi anche da grande, a volte, bastava la vista di una goccia di sangue per farla svenire. Ricordo che piccola, avra’ avuto si e no un quattro o cinque anni ,la portammo a fare una passeggiata nella riserva Tirone sul Vesuvio.Essa e’ un lungo sentiero che arriva fino a Bosctrecase.Mentre si camminava inizio’ a lamentarsi che non si sentiva bene.Ma io prospettandole che piu’ avanti ci fosse la casa di Biancaneve la convinsi a continuare. Sta di fatto che mi svenne tra le braccia. Subito la portammo in ospedale. Niente di grave per fortuna. Si rimise subito,
Adesso, grazie a te, ha il coraggio di una leonessa. Intendiamoci ha ancora paura: del dolore in se’, di poter rimanere paralizzata alle gambe. Ma l’amore e’fatto cosi. Vanifica ogni paura.
Questo mi ripota a una scena di un film. Si tratta di “Roma citta’ aperta”di Rossellini. E’la scena veramente toccante di una mamma ,interpretata da una magnifica Anna Magnani , che pur di salvare il figlio dalla deportazione , non ha alcuna esitazione. Morira’ uccisa dai nazisti .

Bando alle tristezze. E’ giunto il momento tanto atteso. Mamma viene portata in sala parto. Ah,dimenticavo un particolare. Mamma per tutta la giornata,visto che doveva rimanere a digiuno,ha sofferto di una fame atroce. In particolare desiderava il prosciutto crudo,e poi la lasagna, le polpette e tanti altri manicaretti.
Tornando a noi,dopo che mamma e’ entrata in sala parto,il tuo papa’ ha chiesto di poterci entrare anche lui per starle vicino e farle coraggio. Li per li acconsentono ma dopo per un presunto disguido no se ne fara’ nulla. Ci rimarra’ molto male.
Restiamo tutti fuori in attesa. Il tempo sembra non passare mai,quando ad un tratto nell’ aria irrompe un vagito. Possibile che sei tu? Non e’ possibile? E’passato cosi poco tempo.
Invece l’infermiera ci avvisa che sei gia’ nato e ti trovi nella nursery. Corriamo subito di sopra. Ci troviamo cosi’ davanti una scena ,gia’ vista in tanti film, che e’ a dir poco comica.

Una ridda di persone davanti al vetro che li separa dai neonati. Neopapa’,nonni e parenti vari con il viso spiaccicato sul vetro a fare boccucce ,smorfie varie e commentare le fattezze del neonato.
Eccoti. Il pediatra che ti visita ti solleva per le braccia. Sei proprio carino con i capelli un po’impiastricciati e leggermente ondulati. Piangi e dai segni di insofferenza . Sfido io, pochi secondi prima eri al calduccio,immerso nel liquido amniotico. Adesso scaraventato in un mondo incomprensibile e assurdo.
Dopo la visita vieni riposto nell’ incubatrice come da prassi. Ti osservo: hai gli occhi spalancati, quasi attoniti. Non fai che sbadigliare.
Nell’arco di una mezz’ora vieni bombardato dalle macchine fotografiche. Cento foto o piu’ in un lasso
di tempo brevissimo.
E pensare che della mia nascita non ho alcuna foto. Una delle mie prime foto mi ritrae in braccia a mia madre, di fronte al negozio. Avro’ avuto si e no cinque o sei mesi. A mio fratello Ciro invece la foto appena nato gliela hanno fatto. Lo si vede sorridente disteso su una copertina con pelliccia. Questa foto ha campeggiato sul como’ di mamma per anni. Certo con un po’ di invidia da parte mia.
Come si suol dire, non senza una certa enfasi, sei venuto alla luce alle ore 19,23 .
Poco dopo portano anche mamma. E’ dolorante,sfido io ha subito un taglio al ventre per farti venire fuori.
Per vederti e’ un via vai di parenti:i nonni paterni e tanti amici dei tuoi: Dario, amico di papa’,Vincenzo e Valentina, le sorelle di papa’ e tanti altri.
Finalmente il momento tanto atteso e’ giunto. Un’infermiera ti porta da mamma tua. Appena entri c’e’ una gioia incontenibile. Sei di nuovo con mamma, ti ricongiungi con lei, quasi in simbiosi, dopo una breve separazione.

Su questa bellissima scena cala la sera e ringraziando il Signore e’ andato tutto per il meglio: tu stai bene, cosi’ anche mamma e tutti noi siamo felici di averti con noi.
A tarda sera lascio la clinica. Sull’autostrada vengo sorpreso da un forte temporale. L’acqua che vien giu’ e’ tanta. Rifletto sulla mia vita. Oramai ho 63anni ,diciamo che mi avvio,come si suol dire, verso i viale del tramonto. Penso che mi sara’ impossibile vederti fra trent’anni. D’altronde neanche me lo auguro:avrei 93 anni. A che servirebbe.
Penso anche all’altra mia nipote,Alessia. Vive in Svizzera ed ha 14 anni. Posso dire che sono stato quasi un padre per lei. Tante estati passate assieme,tanti giochi condivisi,tante fantasie.
Sua mamma e’ mia figlia Grazia.A quasi 17 anni ha avuto il coraggio di diventare mamma. Si puo’ dire che ha allevato la figlia da sola ,in un paese straniero . Ha fatto qualsiasi tipo di lavoro, anche la cameriera. Nel frattempo si e’ laureata in sociologia ed attualmente ha un buon lavoro vicino Losanna.Posso benissimo dire che e’ una donna molto coraggiosa.
E come Cornelia , la mamma dei Gracchi , che riferendosi ai figli diceva:questi sono sono i miei gioelli,io dico altrettanto delle mie figlie. Forse sono la cosa migliore che io e mia moglie siamo riusciti a fare.
E’ mezzanotte,sono a casa. Questa giornata importante per te Marco e’ giunto all’epilogo e solo mi rimane da augurarti una buona vita,una vita lunga a cui senz’altro saprai dare dignita’. Una dignita che forse a me sara’ sfuggita,un po’ per pigrizia ed un po’ anche per mancanza di coraggio.
Per finire solo un consiglio ti voglio dare : diffidi sempre di coloro che ostentano di avere la verita’ in tasca e solo coltivi il dubbio, su tutto.E’ l’unica strada che,secondo me, ti puo’ condurre ad un esistenza piu’ o meno autentica .
Chiudo infine cosi come finiva una nota trasmissione degli anni 70: e il resto e’ vita.

Giovanni Ruotolo 30-03-2013