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Il terremoto
Era una sera’ come questa,con le stelle e
tutto il resto,solo ricordo un po’ piu fredda. Era una
domenica cosi’ come oggi,le stesse cose,il solito tran tran,
il pranzo,la bambina, mia figlia di appena un anno,che
giocava con le sue bambole. E’ sempre cosi’ nella vita,un
attimo,un secondo,un lampo di tempo e ad un tratto cambia
tutto. Il mondo,trac,cambia ed anche quello che siamo in
quel momento,e che dopo non saremo piu’. Quella sera di
trentaquattro anni fa,eppure
sembra avant’ieri,avevamo amici a casa,una coppia di cari
amici: Franca ed Enzo.
Mentre mia moglie stava in cucina con la sua amica,io ed
Enzo eravamo nel salotto a parlare del piu’ e del
meno,comodamente seduti su un divano. Ecco,esso ad un tratto
sobbalza come strattonato violentemente e sembra non la
smettere piu’. Cosi’ io sbotto,rivolto all’amico: e smettila
di fare il cretino! E lui,allarmato: ma non sono io!
Ci si guarda esterrefatti: ma allora e’ il terremoto! Era la
prima volta, nella mia vita, che ne avvertivo
uno cosi’ palesemente. La casa era a piano terra per cui fu
facile scappare e rifugiarci in uno spazio aperto nei
pressi.
Non eravamo soli ,anche i vicini ,piu’ impauriti di noi,
erano li’. Era sera,quasi le otto, ed il terremoto era stato
fortissimo. L’edificio di fianco alla mia villetta,di undici
piani,scappando di casa,l’avevo visto ondeggiare
paurosamente. C’era nello spiazzo un silenzio irreale e
tutti guardavano verso un’unica direzione: Il Vesuvio.
Si temeva che fosse lui l’artefice di quel brusco e
reiterato scuotimento . E ,puo’ sembrare strano,ma grande fu
il sollievo quando iniziarono ad arrivare le prime notizie
che davano come epicentro del sisma un paesino della
Basilicata. Cosi’, sebbene ancora terrorizzati,un po’ ci
eravamo acquietati dal aver scansato un disastro al cui
cospetto il terremoto non era che il male minore. Passammo
quella notte,ed altre ancora a seguire
,all’addiaccio,dormendo in auto. E la mia,una vecchia
Renault 4 azzurra,molto spartana nei rivestimenti, non era
affatto confortevole. Oggi ,dopo tanti anni da quel
terribile evento,questo e’ il ricordo che ho di quella
tragica serata nella quale molti furono meno fortunati di
noi.
E voi,almeno quelli che hanno vissuto quegli orribili
istanti, che ricordi avete?
Pensierino della notte
Ricordo che un po’ di tempo fa non era
infrequente imbattersi in qualcheduno con un libro in mano.
E a volte erano anche tomi difficilmente digeribili, romanzi
che oggi farebbero venire attacchi di fibrillazione atriale. |
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Chi oggi oserebbe piu’inerpicarsi nella lettura del Don
Chisciotte, o dell’Ulisse,o dei Fratelli Karamazov? Forse
solo qualche esagitato masochista,ma comunque pochi
,pochissimi. E cosi’ al tempo di Face book tutti ostentano
in mano uno
smartphone invece di un libro. E cosi’ bellissimi romanzi
marciscono nei reparti polverosi di librerie sull’orlo del
tracollo, o gia’ drammaticamente chiuse.
E la societa’ delle immagini,bambola, e non puoi farci
niente! E cosi nessuno riesce piu’ a concentrarsi per piu’
di un paio di frasi di un racconto. Con internet , si e’
operata silenziosamente una regressione, si e’ tornati un
po’ tutti al mondo incantato delle favole,
all’annichilimento della coscienza critica. Povero Kant,
senza piu’ stelle ne morale! Si e’ tornati tutti sui banchi
di scuola elementare con i testi con a fianco la “figurella”
come amo ingannevole per invogliare alla lettura. Alla fine
si sta avverando una vera e propria metamorfosi cognitiva
con tutti i pericoli che ne possono scaturire, e con i
vecchi e logori demoni che possono balzare fuori dai meandri
della Storia.
La
montagna quietata
Anche se dormiamo su un letto di fuoco, noi tutti siamo
sereni, e cosi’ anche se sappiamo che sotto di noi scorrono
fiumi di magma rosso sangue noi non ci si pensa affatto .
Non nutriamo alcun timore di quel moloch che, splendidamente
si erge sopra le nostre teste, anzi ci piace mirarlo,godere
delle variazioni di colore dal verde fulgido della mattina
al viola sempre piu’ cupo man mano che il giorno tende a
morire. Per noi il Vesuvio e’ un amico e difficilmente
potremmo pensare che potrebbe farci qualche cattiveria. E
cosi’ , con l’anima quietata, noi facciamo come se non
esistesse, come se esso non fosse che una banale montagna.
Ergiamo quindi manufatti di dieci piani, villette
orripilanti fin sotto il suo ombelico, strade a ridosso
delle pendici….insomma siamo tutti tranquilli.
Eppure a rileggere alcune cronache di storia apprendiamo che
in tempi piu’ o meno recenti un po’ di guai pure li ha
procurati, con tanti morti e averi distrutti. Ma pochi
spendono il proprio tempo a investigare sulle cose antiche,
e cosi’ intonse pure rimangono le lettere di Plinio il
giovane che narrano dell’apocalisse del 79 d.c..
L’homo vesuvianus non sa e non vuole sapere, gode molto nel
rimuovere i pensieri molesti e di natura e’ fatalista. Ed
anche se sul suo capo pende la spada di quel poveraccio di
Damocle, lui non se ne fotte e quindi neanche vede il crine
di cavallo che, per l’eccessivo peso, potrebbe spezzarsi
all’improvviso fracas- sandogli il cranio. Insomma giu’ da noi
un po’ si vive alla giornata prendendo il buono che si
riesce ad ottenere nell’immediato e per il domani…che Dio ci
pensI. |