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Il
libro, che
splendida invenzione
C’e’ stato un tempo che un libro poteva costarti la vita.
C’e’ stato un tempo che i libri venivano messi
all’indice,oppure bruciati, accatastati in pile enormi. C’e’
stato un tempo che avere un libro,rubarlo quasi e leggerlo
di nascosto,in un angolo appartato, poteva arrecare un gioia
immensa. Nemico acerrimo dei libri e’ , da sempre,il
pensiero unico, perche da essi si dipana la coscienza
critica,unico baluardo contro le derive autoritarie. E cosi’
nel suo bel libro “ Balzac e la piccola sarta cinese” Dai
Sjie narra di come i libri del prolifico autore della
“Commedia umana “trasformino la vita, durante la dittatura
maoista , di questa piccola contadina tale da farle
dire"Balzac mi ha fatto capire una cosa: che la bellezza di
una donna è un tesoro inestimabile". Ecco i libri sono
artefici di metamorfosi portentose,danno luce alle cose e
dipanano le opacita’ che ottenebrano le nostre vite. E cosi’
anche in “ Fahrenheit 451”di Ray Bradbury, ambientato in un
imprecisato futuro posteriore al 1960, vi si descrive una
società dispotica in cui leggere o possedere libri è
considerato un reato, per contrastare il quale è stato
istituito un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a
bruciare ogni tipo di volume. Dunque i libri sono oggetti da
perseguire nei regimi autoritari,e molti, a costo della
vita, cercano in ogni modo di possederne qualcheduno. Ed
oggi,invece, che abbiamo la possibilita’ di poterne avere
quanti ne vogliamo, noi non li cerchiamo piu’, come fossero
cose obsolete, inutili. Non leggiamo piu’ e cosi’ di giorno
in giorno precipitiamo inesorabilmente in un eterno
presente, in un oblio perenne. |
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La solitudine
Abbiamo trascorso tutta una vita senza che nessuno ci
chiamasse e senza che noi chiamassimo alcuno. Si usciva di
mattina e la sera si rientrava senza che noi si sapesse
niente degli altri. Abbiamo in tal modo, comunque vissuto e
neanche male. Non siamo sprofondati nel tedio piu’ assoluto,
non siamo impazziti perche’ nessuno ci cercava. Sara’ che
noi si era in confidenza con il silenzio. Esso non ci
incuteva timore, un po’ ci era familiare, perche’ in fondo
eravamo cresciuti con esso. Abbiamo letto libri meravigliosi
senza che suoni molesti disturbassero i nostri incanti.
Abbiamo ascoltato fiabe e abbiamo goduto dei meravigliosi
suoni della natura in una sorta di contemplazione estatica.
Poi tutto e’ cambiato, piano piano senza che ce ne
avvedessimo. E cosi’,oggi, presi da una sorta di dipendenza
, stiamo male se non rendiamo tutti partecipi delle nostre
cose, delle nostre idee, addirittura di quello che mangiamo.
E cosi’ siamo tutti allegramente iperconnessi. Tutti a dirci
istante per istante dove siamo e cosa facciamo, senza
tregua, senza un attimo di ristoro. Siamo cosi’ tutti
ipervigilati come in quel romanzo di Orwell, solo che qui
non c‘e’ alcun angolo per poter sfuggire al controllo.
Neanche piu’ si puo’ dire un bugia, perche questi aggeggi,
che ci portiamo appresso, dicono tutto di noi, anche dove ci
si trova.
E poi e’ cosi’ sconfortante vederci scrutare gli schermi
colorati neanche se attendessimo il responso dell’oracolo di
Delfi. Cosi’ avvilente quel tempo perduto a dirci menate.
Tempo prezioso che potremmo impiegare a leggere, a coltivare
fiori,ad amare e, perche’ no, a conversare con chi ci sta
accanto. Ed invece il tutto sembra una grande fuga da noi
stessi e dagli altri. |