Anche
nella
nostra Torre del Greco non guardiamo più il cielo stellato perché
abbiamo smesso di essere romantici,
e vinnamorci come una volta, ai tempi dei giochi estivi per le strade fino a
notte, ai tempi delle bibite e le "tirate di recchie" sui terrazzi e
nelle vecchie case giardino.
Antonio Lubrano fa questa ossevazione che leggerai qui a destra
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Le
stelle? E chi le guarda più, le abbiamo quasi dimenticate. Fateci caso: di sera
per le strade non c’è nessuno che alza gli occhi al cielo per godersi il
firmamento. Le luci della città lo hanno cancellato. Perciò si parla di
inquinamento luminoso. Ora si da il caso che a Nove, un centro di cinquemila
abitanti in provincia di Vicenza, hanno studiato e attuato un progetto per
restituire al paese la magìa del cielo notturno . E’ stato adottato cioè per
le strade, per i monumenti, per i giardini pubblici un tipo di lluminazione non
invasiva o arrogante. “I fanali tradizionali, mi spiega un astrofilo del
luogo, diffondono una luce che solo per il 40% va a terra mentre il 60% si
disperde nell’aria e oscura la volta celeste. Invece i nostri nuovi fari, in
ceramica, sono dotati di lampade al sodio che diffondono una luce meno forte ma
non inquinano perché la loro cupola vetrosa è opacizzata, in tal modo il loro
fascio è rivolto solo verso il basso“. Con questo sistema il comune può
risparmiare anche trentamila euro all’anno.
Sull’esempio di Nove altri cinque centri del Vicentino e forse uno in
Calabria. Ma sulla rivalutazione del cielo stellato aspetto le vostre
segnalazioni. Chissà quanti altri piccoli paesi dal nord al sud hanno cambiato
fanali.
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