Mio caro Antonio,
premetto che questa mia risposta avrà l'aria di un sermone. Non mi arrogo questo diritto, non mi compete, ma non c'è altro modo per esprimere certi concetti. Ma si tratta di un discorso umanistico, filosofico, mai politico.
Questo sito è apolitico, anchè se la politica è in tutte le azioni che compiamo, ma passivamente. Torreromnia fondamentalmente parla d'Amore, di solidarietà, di comprensione e di altruismo e non ci sono gerarchie o capi, io stesso sono passibile di errori e difetti come tutti. Fare la politica propriamente detta in Torreomnia significherebbe insozzarlo, e alla fine si finirebbe per inclinarsi di qua o di là. Anche se si propendesse per il male minore, sempre male è.
La storia ci ha insegnato che tutto ciò che passa per mano dell'uomo è un danno per l'umanità stessa, persino il cosiddetto "progresso".
Oramai abbiamo superato anche la fase delle utopie: quella comunista di fine secolo , quella della rivoluzione francese, ecc.
Liberté umanité fraternité non ci saranno mai, altrimenti il mondo perderebbe l'equilibrio. Chiese e tribunali non avrebbero ragione di esistere, né servirebbero i covoni bancari. Il mondo ne rimarrebbe sconvolto. Persino Dio non avrebbe ragione di essere. Sarebbe un mondo piatto, vegetale a cui l'uomo non saprebbe abituarsi in breve tempo. Starei per dire "Il male è un male necessario", ma non l'ingiustizia sociale, le caste. Ciascun uomo dovrebbe fruire del male o del bene nella stessa misura senza ingerenze della legge del più forte.
Detto questo: la politica è sinonimo di potere. Il potere significa possesso e si quantifica nel danaro. Più danaro, più potere, senza sazietà, senza limiti. Tutte le risorse in eccesso relative al potere-danaro vengono sottratte ai lavoratori, ai deboli, agli onesti; mai le leggi repressive e fiscali vengono modellate addosso ai ricchi e a chi detiene il potere, ma calzano a pennello indosso a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese con la scusa della pluralità.
Il colore politico non c'entra, è l'uomo in se che è succube della propria malattia di potere, quindi di ricchezza che, alla fine, serve ad esorcizzare la propria impotenza di finibilità. L'uomo Più possiede e più si illude di scongiurare le insidie irriducibili della vita verso cui non si può ottenere sopraffazione, prevaricazione, vittoria. Un po' come l'acquisto delle indulgenze pre-riforma o la donazione di beni alla Chiesa che scongiurerebbe la probabile assensa salvifica post mortale.
Ora, non è la bontà, la comprensione, l'amore che può  prevalere sul male e sulla cattiveria, questi sentimenti non hanno forza, sono gregari, si rafforzano solo se si indebolisce il male, nella fattispecie il grado di intensità della malattia del potere-danaro. Più si è dannati in questa sindrome e più vengono sacrificati i valori di comprensione, altruismo, generosità, aiuto; più vengono penalizzati i poveri, e rafforzati i ricchi. Rafforzati per modo di dire, perché una malattia sempre malattia è. Io non conosco nessun ricco vesuviano che non sia morto disperandosi. E' una scusa banale la continuità ereditaria. E la morte non tarda a venire. Eh se tarda...

La conclusione. Perché una città vesuviana è più comprensiva di un altra riguardo le tasse? Perché c'è, rispetto agli altri, chi tiene conto e chi no, che esistono famiglie povere o pensionati al limite della miseria, a cui è necessario e doveroso applicare sgravi ed esenzioni?
Il motivo è che ci sono aree geografiche intorno al Vesuvio, come Torre del Greco, S. Giuseppe Vesuviano, ecc. dove il reddito pro-capite SPEREQUATO s'intende, è superiore alla media nazionale. Il ricco è il povero magari vivono gomito a gomito, nello stesso stabile; ma questi nuovi poveri non piangono, non si disperano per DIGNITA'. Nessuno vede e sente la loro angoscia, il loro nichilismo forzato, il loro abbandono a se stessi per la straordinaria ingiustizia sociale che vi alligna. Così si ripiega silenti con messe e psicofarmaci.

INSOMMA PIU' LA MALATTIA DEL DANARO E' INTENSA IN UNA CITTADINA', MAGGIORMENTE NON SI AVRA' COMPRENSIONE PER CHI HA BISOGNO, PERCHE' LA SINDROME PREVEDE "L'ASSO PIGLIA TUTTO".
"Fuoco, ricchezza e gioco non si contentano mai di poco"
I giovani che hanno santi in paradiso risolvono in qualche modo, il resto, per dignità emigrano nel nord (due mie figlie lavorano nel nord Italia); ma gli anziani,  i deboli, i bisognosi, coloro che non si abbassano ai compromessi e devono stare nel sud giocoforza?
"Ci vuole un coraggio da leoni per astenersi dal fare violenza ai deboli".

Questo è progresso e civiltà in una città pregna di benessere?. Allora si potrà parlare di giustizia sociale, ma soprattutto di civiltà e progresso quando l'ultimo dei cittadini avrà un tetto, un pasto caldo e un abito dignitoso, senza essere tartassato, vivendo la propria ristrettezza con serenità, senza ricorrere a finanziarie, strozzini, maghi, e gioco d'azzardo statalizzato (sic), perché al danno la beffa: l'aumento della TARSU del 100 per cento per una nominale "monnezza" mai regolarizzata appieno, sicuramente anche per colpa di noi cittadini.

Luigi Mari