Copyright e pirateria Gennaro Francione

 

Ovvero quando i limiti del primo si scontrano con la realtà  del secondo

 

 

 di Maria Sabina Perfetto 

Intervista al dott. Gennaro Francione, già  magistrato penale ora in pensione, drammaturgo e hactivist culturale,
membro del Comitato Studi Informatica Giuridica di Firenze, autore di una sentenza da lui stesso definita
"anticopyright" che nel 2001 ha assolto dei venditori di cd contraffatti per "stato di necessità  dato
da bisogno alimentare non altrimenti soddisfatto".

Dott. Francione a distanza di otto anni dalla Sua sentenza è sempre dello stesso parere?
La legislazione sul diritto d'autore appare simile a un dinosauro del mondo fisico che cerca maldestramente di entrare nel mondo virtuale facendo la figura di uno sgraziato pidocchio. In questi anni, dopo la sentenza, il mio progetto anticopyright, vista la cyberagonia del diritto d'autore, si è rafforzato.
La verità è che il diritto d'autore è fedele a schemi antiquati di una proprietà intellettuale strettamente legata ai supporti materiali (il cartaceo, il CD etc.). Dopo gl'intenti originari censori del copyright nell'Inghilterra del '600, attraverso la London Company of Stationers (Corporazione dei Librai di Londra), si è affermato il monopolio editoriale che ha perpetrato nei secoli la tirannia degli editori e dei distributori. Costoro hanno sfruttato gli autori, i quali avevano bisogno dei loro servigi per materializzare le loro opere in serie e per diffonderle. Il sistema piramidale dell'economia ha portato nei tempi a privilegiare pochi autori, e neppure i più¹ bravi, a scapito degli altri, con evidente antidemocraticità  del sistema.

Lei ritiene che il commercio dei cd contraffatti e il downloader scaricabile in rete vadano valutati giuridicamente allo stesso modo?
Allo stato dell'attuale legislazione le due azioni non sono sullo stesso piano. La linea di demarcazione tra la sanzione penale e quella puramente amministrativa, parlo in generale, è il momento lucrativo. Là  dove ci sia un guadagno nummario s'incorre nel penale, alias si è al più passibili di sanzione amministrativa. In ogni caso la barriera contro la duplicazione ha la forza d'un guscio d
all'uovo perchè il mondo è invaso da opere duplicate. Il web ha portato all'ennesimo grado la capacità  riproduttiva ad opera dei privati che già  l'avevano conquistata con mezzi tecnologici di minor potenza. La nostra è una società  schizoide perchè da una parte ci rifornisce di strumenti riproduttivi (videoregistratori, radioregistratori, masterizzatori, macchine fotocopiatrici, etc.) e poi criminalizza il loro uso, persino dentro le mura domestiche, come si è tentato di fare recentemente in Italia col Decreto Urbani.

Secondo un recente sondaggio la maggior parte degli intervistati ritiene che scaricare musica da internet sia quasi un diritto: manca la coscienza dell'arte vista come acquisto o è la semplice tendenza ad ottenere gratuitamente qualcosa?
La psicologia della gente è frutto della tecnologia. E, comunque, noi perseguiamo un'utopia concreta, nel dilagare della New Economy, secondo cui il Sapere prevalga sull'Economia. Anche a livello pragmatico come cittadino io voglio leggere tutti libri del mondo, sentire tutta la musica del mondo, vedere tutti i film del mondo. Ma dove potrei prendere i soldi per comprare il tutto di arte e cultura? Nella Cyberpansofia (già  operante malgrado gli ostacoli della Old Economy) potrà farlo perchè tutto mi sarà  dato gratuitamente a parte comprare computer e accessori, pagare elettricità  e connessione telefonica.

Il fenomeno della pirateria non viene percepito come reato. Come mai secondo lei?
Per lo stesso motivo appena detto. Spesso il legislatore crea leggi per minoranze (in tal caso per le major) dimenticando che la sovranità , come dice la costituzione, appartiene al popolo e, quindi, la legge va modellata sul sentire della maggioranza estesa, Su questa base fondai il verdetto di assoluzione dei venditori di cd (http://www.antiarte.it/eugius/sentenza_anticopyright.htm): la gente comprava tranquillamente i cd, scaricava allora da Napster. Insomma non sentiva l'antigiuridicità  della condotta e allora la legge era contro il sentire popolare; per questo andava ridotta ai minimi termini. Il reato c'era ma i venditori erano scriminati dalla necessità di sfamarsi.

Elton John sostiene che per aiutare la discografia mondiale ormai in crisi bisogna abbattere internet. Lei è d'accordo?
Ci provino! Non ci riusciranno. E' la stessa demonizzazione fallace che afferrò il mondo quando venne creata la stampa. Nel medioevo abbiamo appreso già  che colui che demonizza è il vero demone! Intanto chi si ferma è perduto! Se continua dire queste cose, perderemo anche Elton John e dovremo andarlo a pescare... nellìinferno delle cose vuote e insensate!


La pirateria in rete o su supporti è la causa principale della crisi del mercato discografico?
Parzialmente. E' il principio dell'anticopyright dilagante via web e nell'ulespazio (spazio materiale; termine di mio conio), che porta in sè alla voglia e alla necessità  di musica gratuita. Ma v'immaginate e far pagare a tutti i giovani tutta la musica che vogliono ascoltare? Un'impresa da pazzi!


Giuridicamente quale sarebbe il sistema migliore per poter tutelare sia i diritti dei consumatori che il mercato discografico evitando scontri?
A fronte della cyberagonia del diritto d'autore sono state proposte soluzioni alternative come le creative commons che noi riteniamo utili ma non sufficienti a risolvere il problema. Ripetendo una metafora che feci a Napoli in un convegno sul copyright, se il copyright è la destra del diritto d'autore, le creative commons rappresentano il centro moderatamente riformista. In nome del prevalere del Sapere sull'Economia, solo un'autentica rivoluzione cybersocialista dell'arte, pacifica e gandhiana, può abbattere l'attuale sistema piramidale a favore di una nuova situazione sferica con artisti e usufruitori davvero eguali e liberi. Rivoluzione non fuori dal sistema ma impregnata nello stesso, avendola trovata predicata nella stessa Costituzione della Repubblica Italiana (soprattutto artt. 2, 3, 33 e 41). Le creative commons danno, dunque, una soluzione parziale e riduttiva alle nuove problematiche sul fatiscente diritto d'autore ma non risolvono la questione a monte, che richiede un drastico abbattimento del sistema copyright. Ecco la soluzione da me proposta per i tempi internettiani. L'autore viene depotenziato ai minimi termini, rimanendogli solo la detentio morale ed economica della sua opera.
Detentio è possesso in nome dell'Umanità  la vera titolare del diritto d'autore in quanto essa fornisce i materiali da riassemblare. Una soluzione da me avanzata, nella veste di giurista-artista fondatore del Movimento Utopist-Antiarte 2000 (http://www.antiarte.it/antiarte/, http://www.antiarte.it/movimentoutopista/) in una serie di convegni e via web, trovando l'appoggio di milioni di artisti sconosciuti e di usufruitori di arte e cultura sfruttati dall'attuale sistema pseudolibertario del copyright.


Lei è favorevole ai DRM (gestione dei diritti d'autore digitali) e all'Equo Compenso (sovrapprezzo applicato ai supporti come compenso agli autori per il mancato guadagno sulle copie private)?
Kaputt su tutta la linea.


In che modo possono essere tutelate le idee degli autori?
Nella mia sistematica l'autore non deposita alla SIAE ma direttamente in rete. Questo è il paradosso che fonde esigenza di tutela e visibilità . Scopo primario dell'autore è far conoscere la sua opera e ciò l'ottiene depositandola in internet.    
Quanto alla tutela è il fatto stesso di rendere pubblica un'opera che la tutela temporalmente contro eventuali plagi. Il plagio poi è categoria in nuce inesistente. Sia perché la trasmissione di arte e cultura proprio avviene attraverso continue forme di plagio, ovvero riassemblaggio di elementi precedenti, sia perchè il plagio puro (copia integrale di un'opera) non dà alcuna soddisfazione a un autore e, quindi, tamquam non esset.


Per aggirare il problema della pirateria non sarebbe meglio per gli artisti proporre direttamente sul web modalità  inedite per il downloader della loro produzione a prezzi naturalmente inferiori?
Al riguardo vediamo come funziona il mio sistema anticopyright. Finisce il ricatto del prodotto artistico che può essere utilizzato solo pagando. L'arte è di tutti! Con l'anticopyright, se hai i soldi, paghi il mio prodotto confezionato(ad es. libro cartaceo). Se hai pochi soldi, paghi il prodotto degradato (dvd, cd, dischetto etc.). Se non hai soldi, usufruisci gratuitamente della mia opera in rete. Ciò grazie alla cyberteca universale dove ogni autore è tenuto a depositare e mostrare la sua opera.

E l'autore guadagna?
Certo che ci guadagna!
In primis il vero profitto per l'autore, come detto, è veder diffusa la sua opera ma poi anche materialmente guadagna ad es.
- col vendere comunque il prodotto confezionato o degradato;
- con l'esecuzione dei suoi pezzi;
- col ricevere dal server una percentuale in rapporto tempo necessario a scaricare la sua opera.

Prima dell'entrata in vigore del Decreto Urbani (22/3/2004 convertito in legge il 18/5/2004) non erano previste sanzioni per la condivisione di opere tutelate dal diritto di autore qualora non vi fosse scopo di lucro. Paradossalmente proprio in seguito a detta legge l'industria discografica ha cominciato ad utilizzare internet in maniera massiccia per la produzione e il marketing musicale. Andrebbe rivisto secondo lei il Decreto?
Va rivisto il Decreto insieme con l'intera legge sul copyright. Ci vogliono uomini del cyberspazio per ottenere tanto. Gli attuali legislatori sono ancorati a vecchie posizioni lobbistiche, scollati, anche i più¹ volenterosi e aperti, almeno di un ventennio dal mondo reale.

Perchè i libri sono meno piratati?
Chi l'ha detto? La trasmissione della cultura riguarda indifferentemente suoni, immagini, parole. Ogni scrittore pirata continuamente libri, notizie, etc. per avere informazioni da infilare nelle sue opere. Se non lo facesse, ritornerebbe all'età  della pietra.