LA MIA TESI IN FILOSOFIA

                    CULTURA TORRESE         

  IL MALEDETTO INCASTRO

Farsa in un atto di Franco Penza

Scena: interno di un’abitazione rurale di una  cittadina campana alle falde del Vesuvio

PERSONAGGI: paraninfo, fattucchiere, patriarca, ragazza, giovane.

MATRIARCA: Buongiorno, don Menio. Come mai da queste parti?

FATTUCCHIERE: Signora, ho portato l’intruglio che mi avete chiesto. Vado di fretta. Tenetevi la bottiglietta e custoditela bene. Arrivederci.

PARANINFO: Posso entrare? Buongiorno, signora! Come vanno gli amori? Se male, provvedo subito. Tengo due giovani a portata di mano, che fanno al caso vostro. L’anno scorso mi avete compensato molto bene.

MATRIARCA: Vanno ancora d’accordo. Appena dovesse accadere qualcosa, vi farò sapere.

PARANINFO: Stiamo durando. L’anno scorso ne cambiammo una sessantina, vale a dire uno ogni settimana circa. Avevo preso gusto a dire: ”Signora, ho provveduto alla vostra richiesta. Ho trovato un giovane, che fa al caso vostro. “Voi rispondevate ansante:”Che professione svolge, come si chiama, è alto, bello?” Io replicavo:”Piano, piano, sta fuori; ve lo faccio subito conoscere. Beh, signora, per ogni eventualità, sapete dove trovarmi. Arrivederci.

MATRIARCA: Figlia mia, speriamo che con questo si arrivi al matrimonio. Ti raccomando di dire che non sei mai stata fidanzata, che non hai visto mai volto di un uomo, che non conosci un’acca della vita. Deve crederti un angelo.

GIOVANE: E’ trascorso del tempo, ma sono emozionato. Non mi era mai successo una cosa del genere. Io sono abituato alla conquista.

RAGAZZA: Qui è tutto diverso. Ci si fidanza una sola volta, non si parla per strada con i giovanotti, non si conosce volto di uomo, non si capisce un’acca della vita.

GIOVANE: Male da un lato, perché bisogna arrivare preparati al matrimonio. Potrebbe essere un bene dal lato morale con le debite riserve. Una gemma rara in un mondo, che sa solo cos’è la corruttela.

MATRIARCA: Prendi una gustosa tazza di caffè, roba fatta in casa, genuina.

GIOVANE: Mi fanno ridere, quando si parla di miscele con fatture. Idee che appartengono al satellite dell’ignoranza. Che strano caldo stamattina! Tutti alla spiaggia: ossa, carne e pelle al mare: un carnaio. Egregie, i tempi sono mutati. Ai tempi vostri c’era più ipocrisia, ma era la stessa cosa.

MATRIARCA: Per amore del cielo! Ti dico che c’era più semplicità. Ma le mie figliole sono rimaste a quella semplicità. Io sono ancora ingenua in certe cose. Raccontano sozzure, che fanno rabbrividire alla mia età.

GIOVANE: Penso che tu sia diversa dall’ambiente in cui vivi. Penso che tu sia una ragazza evoluta. Ti sei adeguata ai tempi. Non dimentichi lo sbalorditivo progresso di oggi. Sarebbe assurdo vivere contro corrente.

RAGAZZA: Noi non viviamo contro corrente. Viviamo secondo quanto nostra madre ci ha insegnato. Nostra madre ha detto sempre che innanzi tutto il denaro è alla base dell’amore. Poi viene il resto. Non siamo mai state fidanzate, non abbiamo mai conosciuto volto di uomo e non conosceremo altro se questo amore dovesse fallire. Meglio il convento.

GIOVANE: Fidanzate cento volte, violentate e abbandonate, tutto ciò a me non interessa. Basta solo che ci si dedichi completamente al nuovo amore. Il soldo poi serve non in senso assoluto, ma relativo. Avete una mentalità gretta e fuori epoca. E qui esiste una forma patriarcale superata da secoli. Siamo indietro di millenni rispetto alla signora civiltà.

MATRIARCA: Ho pensato di celebrare un unico matrimonio. Due sorelle e due fratelli. Fantastico!.

GIOVANE: Quanta fretta! Senza conoscersi si convola a nozze. Diamo tempo al tempo. E poi insieme…

MATRIARCA: Quando dico una cosa non voglio che mi si contraddica, assolutamente!

GIOVANE: Voi siete stati educati ad agire così, ma noi no. Solo se il maestro Pitagora asseriva qualcosa, i suoi discepoli esclamavano in coro :”Dixit!” e tacevano. Ma non tutti sono Pitagora. In epoca spaziale obbligare il matrimonio. Ma stiamo scherzando? E l’amore, dov’è l’amore??

MATRIARCA: Parli sempre d’amore, ma a che cosa serve questo amore benedetto?

GIOVANE: Purtroppo, questo amore, che domina il creato, che fa soffrire e gioire, non lo capirete mai. Capirete soltanto l’amore per il soldo, il maledetto denaro. Vedo che il mosaico traballa.

MATRIARCA: I soldi sono la base di tutto!

GIOVANE: Signora, siamo agli antipodi. Io dico bianco e voi rispondete nero. Io ideale e voi materia. Io verità e voi bugia. Io progresso e voi regresso. Egregia signora, restate con la vostra ed io con la mentalità. Mi dispiace per la ragazza, che purtroppo fa parte del naufragio ambientale.

MATRIARCA: Dunque, è tutto finito?

GIOVANE: Abbiamo appena iniziato e già tutto è finito. Avete creato un maledetto incastro! Se il male è alle radici, meglio svellere la mala pianta. Arrivederci! E ricordate che avete perso un’altra battaglia decisiva. Bisogna estirpare le ortiche!

RAGAZZA: Non sono stata mai fidanzata, non ho conosciuto volto di uomo, meglio il convento.

PARANINFO: Stavolta, signora, ho provveduto alla vostra solita richiesta!…  

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L’EDUCAZIONE ALL’UMANITA’ NEL PENSIERO DI HERDER

Franco Penza

La filosofia illuministica pretende di rischiarare con i lumi della ragione tutta la realtà, lottando contro il presunto oscurantismo medievale, sottoponendo a revisione critica, minuta ed implacabile, gli istituti tradizionali, il feudalesimo, l’assolutismo monarchico, la chiesa, i sistemi scolastici, le strutture giuridiche, l’economia.

In Germania, il movimento culturale “Sturm und Drang” (impeto ed assalto) anima il periodo preparatorio del Romanticismo. Esso non è solo una rivoluzione letteraria, il programma estetico d’una avanguardia ribelle, ma la istanza di un’etica nuova, un’interpretazione del mondo, mirante a sconvolgere non tanto la tradizione letteraria quanto l’ordine filosofico, scientifico, religioso, politico e sociale.

Nel suo irrazionalismo lo “Sturm” costituisce storicamente un atteggiamento di istintiva reazione alla filosofia illuministica. Il movimento, rompendo ogni rapporto con le tradizioni letterarie, affermando la necessità di un ritorno alla natura nelle relazioni umane, sostenendo l’assoluta libertà dell’arte, può considerarsi un’esaltazione della vita nella sua immediatezza e in tutta la sua spontaneità.

La natura umana è istinto, sentimento, passione, ma lo “Sturm” lancia sfide, cercando di distruggere convenzioni e miti, affrontando anche una problematica sociale e politica, però in modo tumultuoso e incoerente: questi fermenti sono destinati a una generazione più tardi, quando il Romanticismo riprende gli spunti di Herder.

 

 

L’INIZIATORE DELLO STORICISMO

Giovanni Goffredo Herder (Mohrungen 1744-1803) è destinato a occupare un posto di rilievo nella letteratura tedesca non per le sue opere, ma per la ricchezza di idee, che sparge intorno a sé.

Nessuna delle sue opere, infatti, è un capolavoro: il loro contenuto concettuale (poiché non si può parlare di un sistema filosofico) è frammentario e spesso contraddittorio. Eppure Herder resta l’animatore dello “Sturm”, l’iniziatore dello Storicismo e molti suoi motivi, ripresi dal Romanticismo, condizionano un secolo di letteratura. Le idee più feconde nell’indagare il rapporto tra lingua e letteratura sono quelle che riguardano il “genio” della poesia di un popolo come l’insieme delle sue caratteristiche spirituali, primi germi di una estetica romantica. “Il giornale del mio viaggio” è un incompleto zibaldone, in cui, però, già appare l’intuizione di una storia umana, che sia storia della civiltà.

Nel saggio “Sull’origine del linguaggio” Herder si allontana da Hamann e confuta l’idea dell’origine divina del linguaggio (origine non da intendere in senso temporale, ma eterno momento dello spirito umano); non solo nel linguaggio parla l’anima umana, ma il linguaggio è la stessa anima, che si autoconosce. Herder assegna valori di originalità poetica solo ai canti dei popoli primitivi, contrapponendoli ai classici, affermando così il concetto di genio del popolo. Raccoglie una silloge di canti popolari di una ventina di nazioni cercando in essi l’espressione della vita naturale ed elementare delle nazioni in età aurorale. L’opera non solo inaugura le ricerche sulla poesia popolare, ma opera una rivoluzione sostanziale del gusto

Pur ricollegandosi all’altra opera di filosofia della storia “Auch sine Philosophie der Gerschichte” “Le ideen”rappresentano il pensiero di Herder nella sua quasi totalità. Vi troviamo riferimenti al problema della storia anche quando si tratta di problemi estetici e critici.

Qui lo Storicismo già indica una concezione della realtà come storia, una considerazione del reale di prevalente interesse storico o storiografico.

Il rapporto tra la sensibilità dei diversi popoli e le condizioni climatiche è ben manifesto.

Nasce la tendenza ad usare come metodo di interpretazione della storia il rapporto tra diverse facoltà di pensiero, anche se applicato ad una forma spirituale, quale la poesia. Il passaggio della poesia naturale alla poesia d’arte è considerato come passaggio della “logica degli affetti” a quella della ragione e nella storia della poesia viene ravvisata la stessa sequenza di vita-sentimento-azione-pensiero e morte, come fasi diverse e insostituibili di un processo irreversibile, che opera nella vita dell’uomo.

Secondo Herder la filosofia della storia del genere umano deve iniziare dal cielo, perché la terra fa parte.di un tutto, il cui pensiero infinito si annienta. Bisogna rintracciare, capire e interpretare il disegno divino, in cui l’uomo è chiamato ad operare. Herder pensa che su Venere e Marte ci sia vita. L’analogia ci permette di pensare che la nostra esistenza a perfezione possa proseguire in forme più pure su altri pianeti o stelle o incontrarsi con altre creature di altri mondi, attraverso le quali tendere all’unità.

La composizione della terra mostra, sia in superficie che nel suo interno, tracce di inondazioni, eruzioni, terremoti e modifiche di ogni genere. La natura sembra proprio aver percorso l’itinerario mosaico, con tempi diversi e più ampi di quelli umani.

L’uomo è soggetto alle leggi della sua dimora, leggi eterne di sapienza e di ordine, secondo cui è perfettamente naturale che qualcosa nasca e perisca. Ma il perire è apparente e costituisce solo un mutamento di forze.

 

IL CONTINUO MUTAMENTO

Sulla terra tutto è soggetto a continuo mutamento e non solo i fattori fisici, ma anche quelli spirituali, non solo il clima, ma i costumi, le religioni, gli abiti, i cuori. Colleganza naturale perfetta della grande varietà all’unità. Come la forza di gravità ci tiene legati alla terra, così noi siamo legati spiritualmente alla  nostra terra, ai costumi, alla lingua, all’ambiente. L’uomo, quindi, è creato per tutta la terra e tutta la terra per l’uomo. Se vogliamo conoscere il genere umano, non dobbiamo conoscere una sola cultura e un solo paese, ma considerarlo nelle varie forme, che ha assunto nelle varie parti della terra. La varietà è stata favorita dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al sole, che permette alternanza di climi, costumi, abitudini umane, occupazioni diverse. Forse matrice delle prime forme di vita, l’atmosfera esercita una notevole attività su tutte le creature terrestri. Ciò spiegherebbe anche la diversa formazione fisica e spirituale dell’uomo. Ci sono anche influenze astrali, sole, luna, che si dovrebbero meglio studiare per comprendere l’intreccio totale di forze, che il Creatore ordina in ogni punto dell’universo.La conformazione orografica influisce sulla distribuzione della popolazione terrestre e sulle sue vicende. Così come determina la scelta di certe forme di vita (caccia, pastorizia, agricoltura) e la fioritura di costumi diversi.

 La diversità nelle disposizioni delle catene montuose tra il vecchio e il nuovo mondo, trasversali nel primo, longitudinali nel secondo, determinano condizioni diverse di clima.

Tutte le creature della Terra obbediscono ad unica legge, che le concatena. L’uomo dovrebbe trarre una lezione di umiltà e di modestia, considerandosi così piccolo davanti al creato. Il regno vegetale è una vasta organizzazione di forme che da una parte confina con il regno minerale, dall’altra con quello animale. L’uomo, avendo lo stesso ciclo delle piante è un essere vegetativo. Ed anche nella vita spirituale è ricco di aspirazione in gioventù e, a poco a poco, spento nella vecchiaia. Anche l’ambiente e il clima sono fattori analoghi alla vita dell’uomo o dell’animale. Gli animali sono i fratelli maggiori dell’uomo. Il rapporto con gli animali spiega molti caratteri dell’uomo, che nella convivenza ha imitato o imparato. Gran parte della civiltà umana è zoologica e geografica. La posizione di privilegio certamente è dell’uomo. Tra le strutture delle piante e quella dell’uomo c’è una notevole differenza. Prima fra tutte gli apparati. In prima analisi la nutrizione. Diverse forze organiche operano nell’animale, con diverse strutture fisiologiche.

 

L’ISTINTO

Nell’animale l’istinto, nell’uomo l’intelligenza. C’è una differenza soprattutto organica tra uomo e animale. Secondo il luogo abitato, l’uomo ha una conformazione organica. Al Polo Nord l’uomo è simile molto all’orso. Il freddo rende più lenta la circolazione sanguigna e quindi egli è meno irritabile, più disteso e inerte. Il volto è piatto. Nel dorso asiatico, per il clima asciutto e ventoso, i Calmucchi e i Mongoli presentano tratti deformi sia nel volto che nel corpo. Sulle rive del Mediterraneo, in Grecia, nacque la figura più bella, non solo nel fisico, ma anche nella mente. Gli africani per il clima, il vento e il cibo hanno caratteri somatici ben diversi dagli altri e per i quali bisogna eliminare ogni pregiudizio. Gli americani devono la loro conformazione alle loro origini europee. Una sola specie umana c’è da per tutto, benché il manifestarsi sia diverso nel genere umano. Né volti, né organismi uguali tra loro, ma continua metamorfosi. Numerosi popoli abitano terre inospitali (Asia, deserti dell’Arabia,costa della California) ma l’uomo si è sempre adattato al clima e ai costumi. Proprio per questo rapporto con il clima si spiega l’attaccamento alla terra d’origine. Così si spiega anche la disperazione degli schiavi strappati alla loro terra, che diventano omicidi o suicidi, e l’accanimento delle popolazioni contro gli invasori stranieri e la commozione profonda, che provano gli uomini primitivi quando rivedono la loro terra.

 

IL CLIMA  

La natura del clima non si può spiegare a parole, ma bisogna conoscere l’origine dei poli e le leggi del magnetismo. I dati che abbiamo non si possono applicare in modo universale. Il clima è soggetto a variazioni locali, ai Poli, all’Equatore, alla vicinanza o lontananza del mare, altezza e profondità del terreno, ai monti, alle colline, ai processi di evaporazione, alla corrente elettrica e alle reazioni degli organismi umani. L’essere vivente è un miracolo della Creazione divina. Ogni organo, che si è venuto a formare, assume la propria funzione e deve avere in sé il tipo della sua manifestazione. La creatura è un’idea reale della natura e ad alimentarla è il calore materno e il sole, uniti sempre alla vita e al calore del padre. La forza della natura creatrice non abbandona mai la creatura, ma cerca di custodirla e moltiplicarla. Secondo i filosofi Ippocrate, Aristotele, Galeno, l’uomo pensa ma non conosce la forza pensante e la forza vitale non sa mai dove sia. L’uomo è perfetto perché in lui operano le forze della natura. Ciascun uomo o pianta o animale riceve le influenze esterne e le rielabora organicamente. Dall’uomo alla pietra c’è un manifestarsi particolare. L’uomo elimina dal corpo ciò che è estraneo, perfezionando la forza organica, cioè equilibrandosi con la nutrizione e la riproduzione. Il negro è più bianco quando nasce, ma il clima, la nutrizione lo modificano e tutti i fattori esterni gli colorano di più la pelle. Cambiano con il colore anche gli organi genitali, le orecchie, il collo, la voce, le labbra. Anche se gli uomini hanno cercato a volte di cambiare le forme del corpo, forando il naso o incatenando i piedi, la natura è stata irremovibile. L’uomo è come un albero: i rami, le foglie, le bacche sono esclusivamente di quel corpo, di quel vegetale con caratteristiche proprie. Se il negro si reca dall’Africa all’Europa, rimane tale; ma se sposa una donna bianca, in breve nascerà una nuova generazione ed avverrà ciò che nessuno nello spazio di secoli potrà fare se non la natura.

Un attento osservatore nota nelle figure infinitamente diverse degli uomini alcune forme che appartengono in modo elusivo le une alle altre. Gli artisti la definiscono formazione organico-armonica del corpo con l’anima. Difatti, le statue delle dee dovevano avere quei capelli, quelle braccia, quelle spalle, come le statue dei giovanetti quelle deviazioni, quei vizi. Dal colorito della pelle, dalle strutture e conformazioni anche il medico è aiutato a formulare la diagnosi a seconda che queste caratteristiche per fattori patologici cambiano all’istante. La fisiologia ci illumina sul miracolo delle trasformazioni che il nostro organismo compie e modifica secondo le leggi di natura. Non sappiamo se nel corso delle ore, gli animali e le altre specie siano stati più vicini gli uni alle altre. Certo in stato libero gli animali non si accoppiano con altra specie, ma se l’uomo li costringe abbiamo delle deviazioni, però, non nascerà sicuramente né un centauro, né una medusa.

 

LA CREAZIONE

Il mezzo più bello per poter continuare la specie è la creazione con l’accoppiamento dei sessi. Solo in questo atto naturale c’è della spiritualità, mescolata ai tratti fisici dei genitori: l’unione del corpo e della anima completa. Si ereditano così conformazioni organiche, predisposizioni a malattie e inclinazioni a professioni. E’ così che a volte vediamo il miracolo del ritorno all’antenato. Tutto è miracolo dell’amore, che è sempre vivente nei cuori delle generazioni, nei popoli, nelle famiglie. L’amore unisce, l’odio disperde e divide. Il clima è un caos di cause lente e varie fino a penetrare nell’interno delle cose e cambiarle. La forza vivente resiste a lungo, ma non essendo indipendente deve accomodarsi ad altre forze. I passaggi da un emisfero o clima opposto raramente sono benefici.

L’arte e l’ingegno nell’uomo possono trasformare una parte di terra straniera in una nuova Europa, abbattendo boschi, e coltivando terreni, prosciugando fiumi, costruendo case, diminuiscono la selvaggina, i pesci, le piogge, le erbe, le piante. L’inverno durerà di più, la primavera sarà breve: tutto ciò dice chiaramente che l’uomo non deve cambiare rapidamente la natura. I popoli selvaggi, che vivono nel clima campestre, rispettando i costumi dei loro padri, sono forti e coraggiosi. Se si indebolisce la terra, si indeboliscono gli uomini. Tutti gli uomini possiedono gli stessi sensi, ma in ognuno vi è una seri di sfumature diverse, che variano con il clima e le abitudini.

La vista e l’udito sono i sensi più nobili, ma diversamente sviluppati da un uomo all’altro, mentre per l’udito c’è un aspetto naturale universale. La musica la sentiamo tutti, ma è la sensibilità dell’animo, che ad alcuni esalta e fa gioire. L’uomo è armonia: se è più sviluppato un senso l’altro sarà meno compensato dalla carica sensitiva. L’immaginazione dell’uomo è guidata dalla tradizione. Se l’uomo non vede una cosa, se non ha il concetto dell’esistenza di una cosa, non può avere sensibilità verso quella cosa.

Gli abitanti della Groenlandia amano sentire parlare di eventi e personaggi europei, ma senza degli esempi concreti, essi non capiscono. In ogni senso dell’uomo è espresso il carattere del clima e della nazione cui appartiene. Basta confrontare la mitologia della Groenlandia con la indiana, la lappone, la giapponese. In ogni uomo il rappresentarsi le cose è tanto più radicato quanto più gli appartiene, connesso al suo cielo e alla sua terra. Gli indiani dicono che il destino dell’uomo sia scritto nel proprio cervello.

 

LA MITOLOGIA

La mitologia ogni essere l’ha ereditata, non inventata, altrimenti ognuno la cambierebbe in meglio. I popoli, che vivono in posti tranquilli, hanno più accesa l’immaginazione, perché si nutrono di solitudine, di visioni di paesaggi ameni, di coste tempestose del mare: aspetti meravigliosi della natura, che invita a fantasticare. Le più grandi opere sono state percepite da persone solitarie in luoghi tranquilli. Quasi i tre quarti degli abitanti della terra seguono i fantasmi di idee mitologiche, che si possono definire culti della natura. Il modo di vivere e il genio del popolo hanno un’influenza determinante. Ogni uomo vede la natura a modo suo. Per il pescatore la natura è diversa dal pastore e dal cacciatore: il primo predilige il mare, il cielo; gli altri la montagna, la selvaggina. Di solito crediamo che gli stregoni, i maghi, soggetti primi delle favole, siano ingannatori, ma sono anche il popolo stesso. L’uomo eredita dai propri genitori non solo i caratteri somatici, ma anche un bagaglio di nozioni mitologiche. Presso alcuni popoli ricchi di fantasia i sogni hanno la loro importanza. La storia delle nazioni mostra che la Provvidenza ci fa usare l’immaginazione per attutire il dolore e la disperazione. L’intelletto umano, secondo i bisogni e le esigenze ha creato nuove forme di civiltà e di vita. Tutti esplicano un’attività, ma uno pesca e un altro caccia o pascola e questo crea la differenza della forma. L’uomo è un animale di abitudine, e, come vediamo, raggiunta la comodità, persevera nella sua pigrizia; allora ci vuole una spinta più forte, quella dello spirito, per far sì che egli migliori e si perfezioni.

Quelli che nascono in climi miti, dove la natura è generosa, conducono una vita tranquilla non si preoccupano di nuove scoperte per rendere più agiata la loro esistenza. Difatti, quelli che vivevano nelle isole Marianne sentivano il canto degli uccelli beati, né conoscevano arco o freccia perché non dovevano difendersi dalle bestie feroci; né il clima era così freddo che li incitava a escogitare mezzi per difendersi. I popoli dei paesi poveri mostrano maggiore intelligenza. Essi hanno trovato un compromesso con l’indigenza e fanno solo ciò che è strettamente necessario, come l’eschimese, abile nel remare, non ha mai imparato a nuotare. Sui grandi continenti vi sono più uomini che animali e l’intelletto degli uni esercita quello degli altri. Alcuni si servono di serpenti, di sauri, ma la maggior parte si è dedicata alla caccia nobile.

 

IL PROGRESSO

Il progresso ha permesso all’uomo di attrarre gli animali e di soggiogarli. Per il selvaggio la vita libera della natura vale più d’ogni altra cosa: egli è circondato di pericoli, ma le sue forze sono deste: il coraggio, la decisione, la ricompensa, la salute nella sua vita, la quiete nella sua capanna, la stima, la gloria della sua stirpe. Dove poi è stata introdotta l’agricoltura a fatica è stato fermato l’uomo su una parte di terra a insegnargli a dividere il suo da quello degli altri. Da quando l’agricoltura ha contribuito allo sviluppo di negozi, mestieri, di borghi o città, di leggi, ha aperto la mente al dispotismo ed egoismo, che portano all’avidità di lavorare solo la parte che si possiede. Il suolo non appartiene all’uomo, ma l’uomo al suolo. L’uomo perse le forze adoperate e, soggiogato, cadde in schiavitù.

I sentimenti e gli impulsi dell’uomo sono conformi allo stato di vita, alla formazione organica, alle opinioni e alle abitudini.

Ogni essere umano alla prima legge che obbedisce è l’istinto di conservazione; e la natura ha posto l’uomo in uno stato di quiete e comodità. Egli tiene il bosco, il mare, la pianura, quindi non deve esserci rivalità. Anche il tempo regola la vita dell’uomo, che rimane in famiglia fino a quando è debole, ma appena comincia ad essere forte, si allontana dalla propria famiglia e ne forma un’altra.

 

L’AMORE PER LA DONNA

Anche l’amore per la donna ha caratteristiche proprie secondo i popoli. C’è differenza di virtù femminili, come la delicatezza, la pazienza, il garbo di stimolare l’uomo ad imprese esaltanti. Anche la felicità è un bene individuale e in rapporto al clima, alla tradizione, all’abitudine.

La felicità, pura beatitudine, non può prenderla liberamente l’uomo. Egli, figlio della sorte, che lo pone qua e là sulla terra, deve discriminare la specie e le sue gioie, i suoi dolori, secondo il paese ove vive e le circostanze.

La felicità è uno stato interiore: solo il Creatore conosce lo scopo, per cui ha posto gli uni in uno stato di felicità superiore agli altri. Il sentimento stimola l’uomo ad azioni ben ricompensate. La fanciullezza è dimenticata, ma i germi dell’educazione ricevuta sono dentro di sé e al momento giusto si manifestano. Non generano da sé le forze spirituali dell’uomo, ma è il germe genetico, come avviene per il nostro corpo.

Il nostro occhio si abitua a vedere, così l’orecchio ad ascoltare, ma il completamento delle sensazioni si raggiunge con il linguaggio. L’uomo è una macchina ingegnosa dotata di una disposizione genetica, è una ricchezza di vita. La ragione è una raccolta di osservazioni e deve portare a compimento modelli estranei dati. Senza principio per la storia umana non ci sarebbe una storia. Se l’uomo ricevesse tutto il primo giorno di vita e tutto sviluppasse indipendentemente dall’esterno, ci sarebbe una storia umana, ma non del genere umano. Ognuno di noi quello che presenta nel carattere, nel fisico lo acquisisce in base al fatto che per tutta la vita viene indirizzato a quelle abitudini, che vanno perfezionate sempre più fino a formare l’uomo o la corruttibilità del genere umano.

Ecco la catena, i cui anelli sono società, tradizione, formazione, Soltanto con l’educazione l’uomo può essere tra gli individui. Non dobbiamo dire che l’uomo viene educato nel genere umano, ma singolarmente aiutato da fattori esterni, perché nessuno diventa uomo da solo. Nell’uomo vi è tutta una genesi spirituale, che si va perfezionando sempre più nell’educazione, attraverso il comportamento dei genitori, dei maestri, degli amici, con tutte le circostanze verificatesi durante il corso della vita.

Ogni educazione può avvenire solo mediante l’imitazione e l’esercizio.

 

L’EDUCAZIONE DEL GENERE UMANO

L’educazione del genere umano è duplice: genetica e organica; genetica tramite la comunicazione, organica mediante la ricezione e l’applicazione della cultura. Ogni popolo eredita i propri usi e costumi. La distinzione di civiltà di popoli non è di specie, ma di grado. L’uomo è scelto dal Creatore e da lui viene guidato nella religione, nella sapienza e nella destinazione. Dio opera sulla terra attraverso uomini eletti superiori. Il corpo dell’uomo imputridisce nella tomba e il nome del morto rimane solo un’ombra, ma se è incorporato nella voce di Dio, cioè nella tradizione formatrice, egli può sopravvivere con azioni anonime nelle anime dei discendenti. La filosofia della storia, che ripercorre la catena della tradizione, è la vera storia dell’uomo. Il linguaggio, mezzo meraviglioso per la formazione dell’uomo. Difatti, l’uomo per essere più in sintonia con gli altri, si accorda come meglio può, ascoltando non solo il suono della propria voce, ma anche le voci di tutti. Solo così si può esprimere. L’uomo, quando è bambino, non sa bene accordare i suoni e non sa ragionare, ma si manifesta con pianto, urla, gesti e passioni e pensieri passano inosservati fino a quando il suo interno si accorda con la sua ragione e la mente degli altri uomini, allora può parlare per manifestare con le parole la propria formazione. L’udito e il linguaggio sono connessi, perché nell’uomo la perfezione di un organo modifica sempre più l’altro, uniti per un solo effetto.

Il dolore, la gioia diventano suoni, che stimolano la lingua in espressioni con dei significati appropriati di spiritualità, per cui vediamo l’unione dell’uomo del corpo con l’anima. Mancando un uomo di spiritualità, ogni sua azione o ragionamento è solo materiale.

 

IL LINGUAGGIO

Il linguaggio ha reso l’uomo “umano”, dandogli un segno razionale per ricordarlo. Attraverso il linguaggio gli uomini si sono uniti gioiosamente e hanno stretto il vincolo dell’amore. In nome del linguaggio sono state emanate leggi, legate le stirpi: Per causa del linguaggio noi possiamo rivedere e sapere di personaggi morti migliaia di anni fa. In ogni lingua è impresso l’intelletto e il carattere di un popolo. Gli strumenti del linguaggio mutano da regione a regione e quasi ogni nazione ha lettere e suoni che sono propri. Molte nazioni hanno un linguaggio proprio per il genere maschile e uno per il femminile e “io” basta a distinguere persino la condizione sociale. Infine, la scrittura, tradizione delle tradizioni. Il linguaggio è il mezzo di formazione umana, la scrittura è il mezzo della formazione dotta. Tutte le nazioni, che si trovano al di fuori di queste tradizioni, sono rimaste incolte. Le arti e le scienze l’uomo le ha inventate con l’imitazione, la ragione e il linguaggio. Difatti, appena ebbe padronanza di sé e del linguaggio si avviò alle scienze e alle arti.

Con il linguaggio egli ha imparato a dominare le bestie e addomesticare quelle che gli potevano essere utili, impadronendosi di ciò che la natura donava. Mediante il linguaggio divennero possibili la procreazione, il riconoscimento, il ricordo, l’unione dei pensieri, le scienze e le arti, figlie della ragione. Spesso un’arte fu inventata e poi dimenticata perché non esercitata. La genesi dell’arte deriva da un istante di piacere, accoppiamento di idea e segno, di corpo e spirito.

L’arte e la scienza hanno contribuito moltissimo a dare felicità all’uomo, perché sono due creature che creano un legame di socievolezza negli uomini e nelle nazioni. Tutto rientra nella superiore economia divina riguardo il genere umano, nella vera filosofia della storia. I Governi sono ordinamenti stabiliti tra gli uomini per lo più ereditati dalla tradizione. L’uomo nasce e viene educato in società, che lo rende figlio, fratello, sposo, padre, amico. Si ha il primo ordine, la famiglia, il primo governo in piccolo. Essa rappresenta il primo grado di governo umano. Le altre popolazioni o comunità rappresentano il secondo grado di governo naturale. I governi ereditati il terzo grado.

 

IL CAPO

La natura stabilisce il capo di un popolo o nazione. A volte la guerra dà ai governi alle nazioni e i capi si dividono parte del mondo, facendo sorgere principati e feudi. Il contratto tacito o diritto al comando maturato nel tempo è che il più forte prende ciò che vuole e il più debole dà o patisce. Non si deve mai pensare che al comando siano delle mostruosità di scienza o di coraggio. Il capo di una colonna quando si sente seguito dagli uomini li tratta con diritto amoroso. Alcuni uomini non hanno civilizzato i popoli nel modo di come un padre educa i propri figli, ma da civilizzatori sono diventati governanti forti autocrati, poi signori e i popoli i loro schiavi. La natura ha condotto il filo della società fino alle famiglie, dopo ha lasciato al nostro genere la libertà di organizzarsi, di costruire, come voleva il più raffinato prodotto della sua arte, cioè lo Stato.

Fin quando i popoli sono desti e lavorano, custodiscono sempre la libertà. L’uomo, lo dice la filosofia della storia, ha bisogno di un padrone, perché è un animale, ma appena si sente maturo e completo lo rifiuta. Il padrone non lo ha stabilito la natura, ma la passione e il vizio, per cui egli può dominare come il padre educa il figlio verso il bene e gli fa capire il male.

La donna ha bisogno dell’uomo, l’uomo della donna, il malato del medico e così via. Questi sono rapporti insiti nella natura. La natura educa le famiglie, le famiglie formano lo Stato e il capo dello Stato è certamente designato prima della nascita, dalla Provvidenza.

 

LA RELIGIONE

La Religione è la tradizione più antica e sacra della terra. Gli Stati sono sorti tardi e l’arte e le scienze ancora più tardi, ma la famiglia e la opera umana più bella ed eterna. Le lingue cambiano da un popolo all’altro, così il clima, ma la Religione per quanto possa essere diversa si trova tra i popoli più rozzi e più poveri ed è la fonte di ricchezza e saggezza. Non esiste un popolo senza religione.

Ci si domanda come i popoli si siano inventato il culto. Essi seguono la tradizione dei padri, quindi la Religione è nata con l’uomo. La tradizione ha trasmesso il linguaggio e la cultura, la Religione gli usi sacri. Con il tempo è stato confuso il sacro e il profano, con la vittoria di quest’ultimo, tanto che i sapienti della nazione sono diventati muti servi dell’idolatria o falsi profeti della superstizione. La storia della civiltà mostra che anche presso i popoli più colti le cose sono andate così.

Gli Egiziani, gli Europei, gli Etruschi, i Greci, i Romani, le nazioni civili dell’antichità hanno ricevuto le scienze dalle tradizioni religiose: così furono date loro la poesia, l’arte, la musica, la scrittura, la storia, la medicina, la fisica, l’astronomia. Gli uomini la Religione ha innalzato al di sopra degli animali con la ragione e il linguaggio. Il sentimento religioso dovette fondare la prima formazione di idee razionali astratte. La rappresentazione di una forza nell’azione e cioè di un invisibile nel visibile è l’unico elemento della ragione che innalza l’uomo e vale per la sopravvivenza dell’anima dopo la morte. E’ l’immortalità dell’anima dopo la morte, che ci distingue dall’animale. Tutte le religioni pensano che l’uomo dopo la morte vada nel mondo dei propri padri. Nessun uomo, perciò, viene sotterrato come un animale, ma per ognuno c’è una cerimonia, che incoraggia l’anima ad entrare nel regno dei beati.

Restiamo in terra, luogo destinato agli esseri viventi e domandiamoci:”Ma dove si è formato l’uomo e qual era la sua antica abitazione?”

 

LA GRANDE PIRAMIDE

L’uomo è la punta della grande piramide della creazione; quindi, prima è stato creato tutto per lui. Il cammino della storia umana dimostra che il genere umano è nato in Asia. Si presume che i popoli europei derivino dall’Asia, perché i fondamenti della civiltà del linguaggio, della scrittura provengano da essa. Come pure le forme di civiltà (Agricoltura, allevamento di bestiame, culto per le arti e per le scienze e anche tipi di governi): Ma tutte queste notizie non sono documentate. La genesi biblica racconta che all’inizio vi era un corpo celeste deserto, intorno aleggiavano forze piene di vita. Poi questo corpo, composto di granito, si è staccato dal sole e delle forse interne l’hanno spaccato e formato la terra. La creazione delle cose comincia con la luce, cioè con il fuoco della massa organica. La nascita ad immagine e somiglianza del Creatore indica l’attribuzione all’uomo del dominio sulla terra secondo gli orientali. Il riposo del Creatore rappresenta il culmine della creazione e ciò che la forza genetica può produrre sulla terra. Intorno alla creazione c’è confusione, perché non c’è scrittura, ma tutta è tradizione. I popoli asiatici sono giudicati accorti e pignoli per i loro calcoli dei tempi, mentre infantile è la nostra tradizione, perché vorrebbe risolvere il problema con semplicità. Mosè, da dotto egiziano, raccolti i fatti della antica tradizione orale, ha volutamente ignorato le ere di dei e semidei, per concentrare l’intera genesi del mondo nella realtà della storia. Si vuole così parlare di epoche, in cui dominano le forze degli dei. La roccia, che costituisce la terra, è molto antica e Mosè situa il suo quadro sistematico nel ciclo più facile di una rivoluzione della terra; ma quanto più antiche e lunghe sono le rivoluzioni, tanto più recente deve essere il genere umano, perché secondo la natura delle cose egli è l’ultimo prodotto della terra ormai compiuta.

La più antica filosofia e le più recenti esperienze asseriscono che l’uomo sia di terra umida di rugiada e che la morte lo riduca in acqua e aria, e, mediante un soffio vitale, egli si muova e sia un animale vivente. La prima dimora dell’uomo è un giardino, secondo la tradizione, perché appena nato egli non poteva stare in altro luogo in quanto incapace, senza esperienze e arte: non nacque per la vita selvatica, ma per quella comoda, trasferendo la terra primitiva molto più in alto, sul dorso estremo della terra abitata. Questa altura si trova dove scaturiscono quattro fiumi da una sola fonte, l’Eufrate. Altra verità attestata dalla tradizione mosaica, è che l’uomo all’inizio del suo sviluppo non poteva restare solo con le sue capacità potenziali, ma aveva bisogno di educazione e assistenza, che lo aiutassero ad avviarsi alla realizzazione della umanità.

 

LA CINA

La Cina, paese popoloso, in cui è sviluppata l’agricoltura, si regge su un ordinamento sociale statale basato sulla riverenza dei figli per i padri. La legislazione fondata sulla morale, la popolazione di stirpe mongolia ricercata nei costumi, nelle arti e nelle tecniche, per la posizione geografica, per la diffidenza verso gli stranieri, si è come addormentata per migliore sviluppo.

IL TIBET

Il Tibet è una plaga dl mondo in cui il potere politico e quello spirituale si sono quasi fusi.

Il carattere mite dei tibetani lascia supporre che derivino da regioni più calde, che si siano adattati per l’asprezza del clima. La religione è diffusa, ma non strettamente seguita, solo per addolcire i costumi e introdurre nuove forme di civiltà. Il carattere è tipicamente orientale, sobrio e parsimonioso, non solo nel cibo ma anche nelle parole con tendenza contemplativa o fantasiosa, ingenua e infantile.

 

L’INDOSTAN

L’Indostan ha un regime strano e durevole del mondo della divisione in casta secondo la discendenza delle diverse parti del corpo del dio Brama, per cui la casta sacerdotale è depositaria di ogni sapienza. Il culto braminico penetra nella vita del popolo fin dall’infanzia e lo segue per sempre. I bramini praticano la castità e l’educazione, il disprezzo per i nati nei ceti inferiori, considerandoli anime reincarnate e tornate sulla terra a scontare le colpe delle vite precedenti.

 

LA BABILONIA, L’ASSIRIA E LA CALDEA

In Babilonia, l’Assiria e la Caldea formano una sola zona fertile tra il Tigri e l’Eufrate. Le arti di queste popolazioni sono imitazione delle arti egiziane. Le continue inondazioni irregolari dei fiumi hanno trasformato i popoli da pastori in agricoltori.

Lo sviluppo di queste società è favorito anche dalla posizione geografica con i paesi orientali.

La scrittura è sillabica e non geroglifica, la scienza una mescolanza di osservazioni astronomiche e di leggende, la politica legata alla persona del sovrano. La civiltà riflette l’origine nomade e la abitudine alla contemplazione della natura. I Medi e i Persiani sono popoli con storie di conquiste e un adeguato ordinamento sociale statale. La Religione di Zoroastro ha la sua base nella politica, ossia consacrazione rituale di gerarchie e costumi dell’impero. Con la caduta dell’impero, decade anche la Religione, salvo che in India, praticata dai Persi, popolo tranquillo e pacifico. Secondo il destino ogni potenza e ogni male finisce prima o poi: così per questi popoli, che non hanno lasciato tracce rilevanti della loro civiltà.

 

GLI EBREI

Gli Ebrei si distinsero per aver conservato i loro annuali, scritti attraverso i quali possiamo sapere dell’arrivo del popolo in Palestina, della emigrazione in Egitto e del ritorno con la guida di Mosè. Mancando Mosè il popolo è tornato a dividersi in tribù, il cristianesimo interpretato in maniera personale e tra gli altri mostra il senso spiccato del commercio con danno di chi lo ospita.

 

I FENICI E I CARTAGINESI

Ai Fenici e ai Cartaginesi, intelligenti, ingegnosi e operosi, risalgono molte invenzioni, come il vetro e la porpora, il perfezionamento di tecniche, la buona conoscenza della navigazione, le scoperte astronomiche e l’uso dell’alfabeto. Il fenicio è un popolo di tribù barbare e zingaresche, ma il contatto con i popoli asiatici e mediterranei stimola il loro spirito d’iniziativa. Meno importante l’influenza di Cartagine sugli europei. Non un popolo, ma una città con dominio su altre città. Governata da una rozza e avida aristocrazia, i molti generali la rendono bella e ricca, ma i Romani distruggono lo Stato e le testimonianze della storia cartaginese.

 

GLI EGIZIANI

Gli Egiziani per l’antichità, per le arti e l’ordinamento politico, sono un enigma, una sacra sfinge. Alcune opere, come i canali, le dighe, le catacombe sono costruite per necessità: incanalamento del Nilo, seppellimento dei cadaveri per evitare epidemie. Ma non si riesce a capire il gusto per gli obelischi, le piramidi, le sfingi.

Di temperamento mite, non belli, gli Egizi amano la solidità e l’imponenza, date anche per avere abbondanza di rocce a disposizione per tutto il territorio. Le piramidi e gli obelischi, in fondo, sono presenti presso molti popoli e confermano un periodo di superstizione e di sconsideratezza di un popolo, che non tiene alla vita del singolo, ma solo al culto del sovrano.

I geroglifici non sono poi un esempio di sapienza, anzi testimoniano una forma rozza d’intelletto, come presso altri popoli selvaggi dell’America. Per la religione e la sapienza politica non si può attribuire più di quanto si debba ad altri popoli antichi con cui hanno tratti comuni.

L’esaltazione è venuta dalla leggenda greca e dai resti imponenti.

 

LA GRECIA

La Grecia è una terra che sembra disposta a ricevere oltre che abitanti anche germi di civiltà da molte zone della terra. Il tempo in cui si realizza la civiltà greca, il grado di cultura hanno contribuito a formare la più alta espressione del pensiero umano. Se la forza, che ha costruito la terra, avesse dato ai monti e al mare altra forma, l’intero corso della civiltà e della storia sarebbe diverso. Regna la legge naturale, dove c’è quiete e l’attività viene stimolata, che favorisce anche i popoli vicini. Il popolo greco è passato da una tribù all’altra fin quando gli Elleni hanno portato una nuova civiltà. In tal modo la lingua giunge all’unità e all’originalità. Nella Tessaglia e nella Beozia non c’è fiume, né fonte, né collina, né bosco che non siano notati nella poesia. La civiltà non è imposta da un sovrano, ma si accolgono costumi e leggi mediante giochi, danze sacre, arti e scienze inventate da sé. Ecco un popolo veramente libero. La lingua greca è la più colta del mondo, la mitologia la più ricca e la poesia la più perfetta. I primi passi della lingua sono in una fase rozza. Mano mano la lingua assume una forma regolare. Le parole divengono armoniose, piacevole melodia. Così i poeti cantano le leggende, inseriscono nelle tavole genealogiche delle loro divinità e dei loro eroi allegorie molto efficaci; e , quando nel tempo si sono analizzati i termini, sono venuti fuori intrecci di parole significative. Ricordiamo Omero, i cui poemi dopo millenni risplendono come una dimora indistruttibile di dei e di eroi. Per i greci la musica è fondamentale per l’educazione, la quale è un grande strumento dello Stato e alla sua decadenza si attribuiscono le più importanti conseguenze. Strane sembrano le lodi che i greci tributano alla danza, alla mimica e al teatro come arti sorelle. Molti credono che la musica sia un prodigio per la perfezione stilistica, ma i greci non trattano mai la musica come una scienza, bensì come ausilio della poesia, della danza e del teatro. La poesia greca, nata dalla musica, resta musicale. La commedia, i divertimenti pubblici, le battaglie e le gioie si devono svolgere a suon di musica e di danza. Il Teatro è paragonabile al nostro, il dramma non è ripetibile. Popolo sensibile, amante del bello, erige templi agli dei, edifici pubblici e monumenti per lo Stato.

La religione contribuisce notevolmente allo sviluppo dell’arte. Essi cercano di dare al loro Dio una forma, un’immagine, prima un masso di pietra, poi statua. L’artista impara dai poeti la storia degli dei e il modo di rappresentarli. Basta percorrere i paesi, le strade, i boschi della Grecia per vedere la presenza di una divinità ereditata dagli avi. Le tombe, gli scudi, gli altari, i templi conservano saldamente la memoria degli antenati. I popoli guerrieri hanno dipinto e adornato i loro scudi e i greci raffigurato con sculture il ricordo delle imprese dei padri. Vi è inoltre una connessione tra il ricordo degli dei e degli eroi così stretto da rappresentare una sola forma di culto o da costituire un solo impulso per l’arte. Si aggiungano poi le innumerevoli opere giunte nei templi degli dei come dono di famiglia, di tribù, di privati in ricordo o ringraziamento.

Anche il clima alimenta il bello. La figura umana emerge per i materiali eccellenti che la Grecia possiede, come il marmo di Paro, l’avorio, il bronzo e tutto ciò che è utile per una opera d’arte. Il commercio precede la nascita dell’arte, infatti, essi possiedono oggetti preziosi provenienti dall’Asia minore, dalla Fenicia. Il carattere sereno permette la realizzazione di opere concilianti la misura per il sublime, per la grazia: le statue, gli altari, i templi sembrano librarsi nel cielo immenso.

La civiltà dei costumi proviene loro dalla religione, come le cerimonie del culto, i misteri, i sacri riti, i diritti d’ospitalità e protezione dell’infelice, la credenza nelle furie, nelle profezie, nelle maledizioni; accanto vanno conservati i costumi dei loro padri a ricordo dei posteri. I giochi pubblici hanno permesso all’educazione uno sviluppo completo. I giovani sani, buoni, attraverso lo sport ricevono agilità, equilibrio e benessere per il corpo e la mente. La donna non è l’intero premio per un giovanetto, perché non è solo il possesso a rendere felice un uomo o a renderlo virtuoso. L’amicizia, coltivata tra maschi esperti deve essere emulazione, ammaestramento, perseveranza e spirito di sacrificio. Ma questo tipo d’amicizia non tiene lontano le perversioni. La filosofia greca è basata sulle antiche leggende, in cui gli elementi principali sono l’odio e l’amore. E’ rivolta particolarmente all’uomo o alla morale. La storia della natura, la fisica, la matematica si riferiscono sempre ai costumi dell’uomo. Tutto viene celebrato nelle scienze: le passioni, le energie, il dominio, l’arte definita filosofia del pensiero. Socrate ha condotto la filosofia a familiarizzare con la vita degli uomini e resta un modello per la formazione morale. Diverso Aristotele, spirito più acuto, più solido e più freddo. La sua è filosofia per la scuola e per la vita e maggior profitto ne è stato tratto per la ragione e per la scienza pura. La filosofia greca ha tre cardini importanti: il linguaggio, l’arte, la storia. La lingua si è sviluppata attraverso l’opera di poeti, oratori e filosofi. E ogni filosofia delle lingue, specie lo studio della lingua romana, ha preso spunto dalla lingua greca, così lo studio dei dialetti orientali dell’Asia Minore e, soprattutto, ha riportato a regole la lingua araba ed ebraica. La storia ha avuto molta vita, perché i Greci e la Grecia hanno la storia. Gli orientali invece genealogie e favole. La Grecia ha fruito interamente del tempo che le spettava, ha sviluppato quanto più possibile per raggiungere la perfezione, ma deve tutto anche alla fortuna, che crea posizioni favorevoli e non si è mai unita con popoli stranieri per non disperdersi: senso di potenza e istinto di commercio. La natura pone gli uomini in precisi luoghi, che possono trasformare a piacimento. I cinesi, per esempio, non avrebbero permesso lo sviluppo della terra, come i greci. La storia umana è pura e ricca di forze, di azioni e di istinti, secondo il tempo, il luogo e il destino. In Grecia fiorisce e s’incrementa l’arte e la poesia, ma sono scarsi il genio militare e il patriottismo. Si difende meglio con l’oratoria. Ogni opera è perfetta nella sua specie, dopo ci sono solo imitazioni. L’uomo non arriva al livello dell’altro, ma ognuno crea per sé la sua opera d’arte. L’Arte è come la giovinezza: si crea con ispirazione la prima volta, con tutte le forze dello spirito, poi dopo l’impulso resta l’essenza, che viene modellata con la maturità e il tempo. Uno Stato si fonda sull’equilibrio delle forze, che in esso operano. Ogni volta che un popolo raggiunge il massimo della sua potenza c’è sempre una forma di violenza, che tenta di riportarlo allo stato precedente.

 

LA PENISOLA ITALIANA

    La penisola italiana, invece, definita una serra, accoglie immigrazioni di popoli, primi gli Etruschi, amanti delle arti, commercio e navigazione, con spirito europeo. Gli etruschi amano la guerra, che per essi è quasi una cerimonia religiosa, ma credono di essere superiori a tutti su tutto e non giungono mai allo splendore e alla grandezza dei Greci, anche perché i vicinissimi Romani soffocano la loro civiltà. All’ascesa di Roma contribuiscono re saggi e re bellicosi. Lo statuto voluto da Romolo contiene la disciplina degli sviluppi sociali e politici della città. Il Senato e il Popolo Romano sono guerrieri ben educati e quasi tutti nobili. Vige lo spirito di conquistatori di gloria. La strategia consiste nel non dar mai tregua al nemico, fino alla distruzione. Essi portano dovunque desolazione, specie in Italia ricca di popoli, di stirpi, di costumi e leggi diverse. Vogliono che le popolazioni italiche combattano per loro. Essi impongono il loro dominio su tutta la terra allora conosciuta. C’è una legge di natura che domina le cose: la legge del compenso. Non c’è un eccesso di potenza, che non rechi in sé il principio di una imminente rovina. La divisione tra Senato e Popolo è il principio della sua decadenza. Con le guerre vi sono conquiste e schiavi, addetti alla coltivazione dei campi e allo sviluppo del commercio. Il lusso sfrenato conduce alla decadenza,, alla corruzione e all’indebolimento della stirpe, tanto da non avere più la forza di scacciare i barbari. Il carattere dei Romani può considerare la diretta conseguenza del tempo, in cui vissero, racchiuso in valore e coraggio. Nella guerra sono tenaci, marciano da una parte all’altra del mondo e tengono in mano il destino dei popoli con fierezza e abilità. Sprezzanti della pompa e della ricchezza dei re barbari. L’ornamento è l’elmo e la corazza. Essi si dedicano alla guerra e alla famiglia e anche di fronte al nemico sanno essere magnanimi. Anche nel sesso femminile rifulgono veri esempi di virtù e spesso superano gli uomini per senno e dignità. Nel campo delle Scienze non c’è paragone con i greci. Il loro dialetto eolico è misto a tutte le lingue d’Italia, poi mano mano la forma rozza viene elaborata, sciolta, chiara e bella. La lingua dei latini è dignitosa, piena di dominio, che riproduce l’immagine del guerriero. Radici profonde della buona lingua si possono evidenziare nell’eloquenza, nella legislazione e nella storia, nelle prime opere drammatiche e poetiche. La poesia ha preso spunto da altri paesi e poi è cresciuta nel Lazio, colorandosi di propria sfumatura. La storia dell’erudizione romana non ha per noi nessuna testimonianza, perché mancano le raccolte della letteratura. Per l’arte i Romani si presentano al mondo e ai posteri come i conquistatori, che possono disporre di materiali e di braccia di popoli diversi. Templi e piazze celebrano le vittorie e la potenza. Non sappiamo se alla grandezza di Roma abbiano contribuito più il valore o la fortuna. Alcuni danno il merito al valore e alla saggezza politica, su cui si è andata costruendo. Con Roma si perfeziona un altro anello della civiltà e della cultura. L’esempio dei popoli greco e romano risplende della storia e incoraggia a sforzi simili con uguale assistenza del destino.

 

LA CIVILIZZAZIONE

Nel genere umano la “civilizzazione” comporta che insieme alla forza animale del corpo indebolisce la disposizione al selvaggio e si formi una più delicata concezione della vita.

Un genere umano privo di passioni non avrebbe mai sviluppato la sua ragione e si troverebbe ancora in una caverna troglodita.

L’umanità è un disegno di forze così cieco e ricco che nella natura tutto colloca nella sua precisa individualità, anche le disposizioni molteplici si manifestano sul nostro pianeta suddivise tra milioni di esseri. Su di esso nasce tutto ciò che può e si conserva se trova l’ambiente adatto alle leggi di natura. Ogni uomo reca in sé tanto nel corpo quanto nell’anima l’armonia, per cui è formato. Attraverso errori, educazione, bisogno, esercizio, ogni mortale cerca l’armonia delle sue forze, nella quale soltanto si trova la piena funzione della sua esistenza, ma pochi sono gli eletti che la raggiungono. Sul Giudaismo e sul Cristianesimo in particolare influì la filosofia orientale, figlia della filosofia eclettica e neoplatonica, che si estese fino all’Estremo Oriente. Ma la diffusione del cristianesimo non portò mai alla edificazione di uno Stato perfetto: ben presto passò l’entusiasmo e la dottrina cristiana fu costituita da complessi riti e neppure il prestigio dei sacerdoti pose rimedio. Il Cristianesimo in Egitto e nel mondo greco bizantino prese aspetto ascetico. Portò confusione per la sua interpretazione riguardo la politica, le arti e le testimonianze dei culti pagani.

A Roma il Cristianesimo fu prima tollerato come tutte le altre sette, poi perseguitato, perché nel rifiuto del culto all’imperatore si avvertì una minaccia politica. Si ebbero i martiri e intorno alle tombe di questi si riunirono le comunità religiose con la guida dei vescovi. Col diffondersi del Cristianesimo, si affermò l’importanza del vescovo di Roma, che impresse un carattere romano e che causò non poche discordie in Oriente.

Dott. Franco Penza