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      per Rose, in
      questo lungo racconto di Enzo Mazza, e da considerarsi un luogo
      letterario, un posto dell’anima in cui l’autore sembra muoversi
      perfettamente a suo agio, come avviene anche nei sogni, popolandolo via
      via di personaggi che appaiono, anch’essi, in preda ad un misterioso
      sortilegio. Dal fascino di questa casa vengono coinvolti tutti e le loro
      vicende si snodano fra rose e tramonti, sull’orlo di un’attesa
      costante di incontri concilianti, nel grande scenario di giardini
      traboccanti di fiori e sopratutto di rose. 
      Le rose, che con le loro ”mille palpebre ”, come le descrive Rilke,
      sembrano aprire il varco alla speranza di Henry di riappropriarsi deI
      proprio ”io” soffocato da una vita sociale e familiare piena di
      tensioni negative. Le rose che tracciano un sentiero verso un mondo
      diverso, con un diverso uso del tempo e che con le loro piccole spine
      fanno barriera contro l’indifferenza.  
      E qui bisogna aprire una piccola parentesi sul vissuto del nostro auto- re
      che mescola continuamente il suo mestiere di psicologo con la sua
      vocazione d’artista, ruoli che in lui e nella sua scrittura si fondono
      continuamente consegnandoci situazioni e ritratti umani pieni di
      carattere.  
      
      
      II personaggio di Henry (che e poi il burattinaio di tutta la storia), nel
      suo desiderio di vita, determina incontri ed eventi che mettono insieme
      persone apparentemente diverse e distanti ma che poi, lasciandosi
      coinvolgere in un processo di continua vitalità, finiscono con lo
      scoprire affinità e capacita affettive, creando cosi I’incontro.  
      Accade perciò che Henry, il giurista di fama, il giovane Rodrigo
      appassionato tennista quasi imprigionato dalla sua bellezza e cosi diverso
      daI primo, si incontrano su questa pista privilegiata e si accorgono che
      solo aprendo il proprio cuore si può arrivare ad una comunicazione
      profonda. E qui arriva il dolce, l’indifeso Jamel, il ragazzo che cura i
      giardini e coltiva, oltre che le sue rose, anche la sua sommessa voglia di
      essere artista, in una silenziosa vocazione che riempie la sua vita di
      bellezza.  
      
      
      Ed e lui,
      il semplice, 1’innocente, a creare iI legame che presto unirà i tre
      personaggi, suscitando, in un certo senso, nuove scelte di  | 
    
       vita
      nella consapevolezza che per tutti e tre possa iniziare il tempo della
      ricerca di se, il tempo delle rose. Intorno a questi tre personaggi se ne
      muovono altri, nei ruoli di governanti, segretarie, portieri d’albergo,
      tutti a far da cornice alle vicende dei protagonisti. Jamel, nato nello
      stesso giorno della nascita della sua giovane madre, Sarah, creatura piena
      di canti e di tenerezza, si porta dentro questo sigillo d’amore, lo
      racconta come fosse la storia di un viaggio sulla terra, sotto la guida di
      una stella lontana e vicina, inafferrabile come un sogno, ma testardamente
      adottata per illuminare il cammino. 
      Jamel con la sua ”pelle ambrata e le pupille di cerbiatto triste”, il
      ragazzo della Iuna e delle rose, anch’egli ”rosa senza ragione” che
      nasce di notte e al mattino mostra la sua bellezza e la sua fragilità. La
      sua snella figuretta appare d’improvviso ma impetuosamente entra nel
      cuore di Henry che ne ammira la pacata bellezza e in quella di Rodrigo, la
      cui sete d’amore si placa come ”mare a riva” consentendogli
      d’essere final- mente di fronte a se stesso, senza riserve ne
      paure.  
      La gioia di vivere che ognuno di noi si porta dentro in maniera quasi
      celata aI fondo di se stesso, riemerge come il fiore di Dylan Thomas che
      ”esplode su per la verde miccia” dello stelo e ci rende creature
      aperte alla vita. Jamel, incosapevole ”deus ex machina” di questo
      racconto, diviene inconscio strumento della crescita umana dei suoi amici,
      mettendo a disposizione del loro codificato sapere la sua innata saggezza
      e la sua capacita di donarsi senza corrispettivi.  
      Mettendo sulle sue mani il suo cuore trepido che s’apre come la rosa sul
      limite della siepe, poi- che egli e come la rosa di Johannes Angelus
      ”che e senza perché, poiché ella fiorisce quando fiorisce ne si
      preoccupa di se ne chiede se qualcuno la vuole”, egli ci fa riflettere
      anche sulle altre bellissime parole del poeta tedesco ”amo la bellezza
      ma non la chiamo bellezza se non la contemplo fra le spine... ”. Jamel
      che supera ogni barriera che s ’ispiri ad un concetto restrittivo
      dell’amore, inteso come recinto chiuso, come aiuola recintata ove
      ”tutto possa, si, rinascere ma anche soffocare contro i fili metallici
      di una rete”. Jamel che conduce con tenere mani l’incerto passo di chi
      sta imparando ad amare. 
      Maria Froncillo
      Nicosia  |